lunedì 21 gennaio 2008

Batti e ribatti: Il nostro segretario regionale, Pino Marinelli, viene pubblicato su Il Giornale e ne scaturisce una vivace discussione.

Egregio direttore,

esprimo tutto il mio sdegno e la mia riprovazione per quanto scritto da Mario Cervi nella recensione fatta al libro di Pino Aprile.
Con la «cacciata» di Montanelli pensavamo che il subdolo razzismo verso il sud da parte del Giornale fosse terminato ed invece Cervi volendo imitare, ovviamente non riuscendoci, lo scomparso maestro continua adenigrarci. Continui pure a ossequiare i padroni del vapore e i Regnanti di casa Savoia, e ci risparmi le stupidaggini che ha scritto e nelle quali ormai, tra i giornalisti documentati ed onesti, credono solo lui ed Emanuele Filiberto.
Provvederò a scrivere a casa Savoia per sapere quanto paga per ogni articolo scritto da Mario Cervi contro i Borbone (ironico ovviamente). Peccato che abbia perso una buona occasione per stare zitto, oppure ci scriva qualcosa sulla «dignità regale» degli attuali Savoia, e del prestigio che danno all’Italia.


Non è che nel risarcimento chiesto all’Italia, in qualche angolino c’è pure la sua parcella per i servizi resi da Mario Cervi ai Savoia?
Direttore, capisco benissimo che non può pubblicare quanto sopra scritto, ma la prego, e questo credo lo possa fare, facciai miei complimenti a Pino Aprile per il suo coraggioso libro e scusi il tono risentito, ma è la lettera meno volgare che son riuscito a scrivere contro la spocchia, la presunzione e la disinformazione di Mario Cervi.


Pino Marinelli





Risponde Mario Cervi:


Non tema, Pino Marinelli: si può, altroché se si può, pubblicare la sua lettera: che mi rinfaccia spocchia, presunzione e disinformazione per avere espresso un’opinione - discutibile ma legittima sul Regno delle due Sicilie.
Non mi pare in verità molto informato il Marinelli quando insinua che io sia al soldo dei Savoia, e quando mi sfida a dire qualcosa sulla loro dignità. È quanto ho fatto di recente, occupandomi della richiesta di risarcimento avanzata da Vittorio Emanuele e dal figlio, e scrivendo testualmente:«Siamo in molti ad avere rispetto per la monarchia e per i suoi meriti passati... Ma non accettiamo l’idea che un Paese trascinato in una guerra catastrofica con la firma del sovrano regnante - il quale oltretutto l’appose anche alle inique leggi razziali - debba pagare sia pure un soldo, o un euro, agli ultimi esponenti della dinastia. Ultimi non solo in senso cronologico». L’abitudine di considerare malvagio o corrotto chiunque non sia del nostro stesso parere contrassegnai fanatici e gli intolleranti.
In un’altra lettera viene affermatoche «quando al Sud si legiferava al Nord si viveva nelle caverne e si moriva di pellagra». Mi pare che ci sia anche in questo un tantino d’esagerazione. Di ben altro spessore - per non parlare della buona educazione - le osservazioni di Giuseppe Marino Troja che porta a sostegno delle sue tesi statistiche serie e argomenti solidi.
A questo punto vorrei ricapitolare i termini d’una querelle nata dalla mia recensione al libro «Il trionfo dell’apparenza», di Pino Aprile. In amichevole polemica con lui criticavo un revisionismo che vuol spacciare per Stato esemplare ciò che Gladstone bollava come «negazione di Dio». Non dimenticavo «le soperchierie piemontesi e la retorica nauseante che ha avvolto il Risorgimento», ma insistevo e insisto nel considerarlo, senza nessuna insensata mitizzazione, la stagione migliore dell’Italia moderna. Oltretutto le mie considerazioni riguardavano prevalentemente il lascito dell’ancor oggi rimpianta amministrazione austriaca nel Lombardo-Veneto. Ma vige ormai una scuola di pensiero secondo la quale è sacrosanto denunciare gli errori e anche i crimini della piemontizzazione dell’Italia, è sacrosanto parlar male di Garibaldi, ma è sacrilegio sottolineare le pecche d’un dominio fosse quello borbonico o fosse quello papale - che nel già citato Gladstone aveva suscitato reazioni vivaci. Non insisto sulla diversa eredità civica toccata alla Milano che era stata di Radetzky e alla Napoli di Franceschiello.
Ma davvero nessun filo storico percorre un secolo e mezzo, econtribuisce a spiegare perché a Brescia l’immondizia sia tranquillamente smaltita e in Campania assuma dimensioni himalayane?
Mario Cervi (Il Giornale)




Risponde Pino Marinelli:

Egregio Dott. Cervi,

ho letto con attenzione quanto da Lei scritto nella risposta da Lei data alla mia "risentita" email, ma non vi ho trovato nulla in risposta al mio risentimento principale e cioè il razzismo verso il Sud ed in particolare verso il Regno delle Due Sicilie di cui sono intrisi i suoi articoli o i suoi commenti o le sue recensioni.
Perfino nella Sua risposta il "disprezzo" che Lei nutre verso i Borbone, viene a galla con quel chiamare il Re delle Due Sicilie "Francischiello", è come se io chiamassi il Suo Cecco-Peppe, oppure "l'uomo chiamato Cavallo" ed il suo degno puledro e credo capisca ciò che intendo.
A proposito Re Francesco contava sull'aiuto del Suo Cecco Peppe per rintuzzare un eventuale attacco a tradimento dei piemontesi, ma ciò non avvenne; certo che il suo Cecco-Peppe era davvero un alleato leale ed affidabile.
Quindi, secondo Lei, il fatto di aver scritto un articolo "contro" il risarcimento danni richiesto da i Savoja, Le conferisce una sorta di patente immunitaria per poter scrivere alla grande contro il Regno delle Due Sicilie e contro la dinastia dei Borbone ?
Se è questo che crede Beato Lei.
Perchè Esimio Dottor Cervi non ci scrive qualcosa su i savoja ed il loro esercito d assassini, per quanto hanno fatto nei 10 anni successivi al 1860 nel Regno delle 2 Sicilie?
Perchè non ci parla della Dichiarazione di Guerra fatta dal Regno Sardo Piemontese al Regno delle 2 Sicilie?
Vede Dottor Cervi, chi Le scrive, rappresenta solo un uomo senza Storia e senza Patria, perchè quell'unità d'italia (minuscole intenzionali) ci è stata imposta con le armi e la nostra Storia scientificamente cancellata dal savoiardo vincitore e dai suoi lecca......
In molti avevano creduto nelle promesse (sic) dei Savoia, ma tutto è restato come prima, anzi peggio, molto peggio di prima, massacri generalizzati, uomini rivoltatisi con le armi alla vile aggressione di uno Stato sovrano, chiamati volgarmente briganti e fucilati sul posto , contadini affamati e disperati dallo stato d'occupazione massacrati da criminali di guerra come Bixio, Cialdini ed altri come loro.
Chi Le scrive, non vuole nè la secessione, nè altro, solo Giustizia per una dinastia disprezzata ed un esercito umiliato dalla corruzione, dal tradimento dei suoi ufficiali comprati col soldo inglese, ma che ha saputo morire degnamente con le armi in pugno e credo non meritevole di tanta acredine, e la riscrizione della Storia spazzando via tutte quelle "fandonie" sul risorgimento.... già sul risorgimento del Nord Italia con l'oro del Banco di Napoli e tutte le altre ricchezze depredate al Regno delle 2 Sicilie e se per caso non ne fosse al corrente me lo dica pure che le mando qualche centinaio di paginette con tutte le opere realizzate dai Borbone e quelle smontate, depredate e trasferite al nord.
Per chiudere, ieri sera son passati su Striscia la notizia i "Reali d'Italia" allora Le pongo una domanda Dottor Cervi, ma secondo Lei i Borbone erano davvero peggio di quelle due patetiche figure prese in giro (l'espressione sarebbe un'altra) da Staffelli ?
Non sono ahimè uno Storico, nè un giornalista, ma so riconoscere "le bufale" e la buonafede.

Saluti Borbonici
Pino Marinelli

Ne approfittiamo per segnalare al Cervi, il quale ha citato Sir Gladstone, un'ottimo libro dal titolo "Confutazioni alle lettere del Signor Gladstone" edito a Losanna(Svizzera) nel 1851.
E' da parecchio quindi che si conoscono le falsità sbraitate dal massone inglese.
Il libro in questione è scaricabile interamente da qui.

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