martedì 30 settembre 2008

Melfi. La Notte del Brigante


Diramiamo il programma-invito e i manifesti dell'evento che si terrà a Melfi(PZ) e a Palazzo San Gervasio (PZ) da giovedì 9 a domenica 12 ottobre prossimi.

E' da segnalare anche la presenza del gruppo di rievocazione storica "Reggimento Real Marina" di Caltanissetta, che si esibirà in una dimostrazione di fuoco e sfilerà con le uniformi dell'esercito borbonico.




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lunedì 29 settembre 2008

Banco di Napoli e Sicilia, quando le banche padane si ergevano a salvatrici del credito meridionale.



Una volta era il glorioso e prospero Banco delle Due Sicilie, dopo l'Unità d'Italia fu diviso in Banco di Napoli e Banco di Sicilia.
Come tutte le banche meridionali non navigavano nell'oro, tale situazione era dovuta essenzialmente alla situazione del comparto industriale, praticamente inesistente al Sud(a causa delle note operazioni padane contro il Meridione affinchè non il territorio non sviluppasse quell'industria che avrebbe potuto creare seri problemi di concorrenza alle linee di produzione settentrionali, ecco perchè i popoli del Sud, sono un popolo di consumatori e tali devono rimanere).
Da qui il "salvataggio" delle due più importanti banche meridionali da parte di Intesa-San Paolo e Unicredit-Capitalia, banche chiaramente(e vedremo il perchè) piene di debiti che non potevano assolutamente permettersi l'acquisto delle nostre, ma che gli fu ugualmente concesso grazie alle alchimie finanziare che i padani ci hanno ormai ben abituato(vedi tangentopoli)
Chiaramente l'acquisizione era rivolta solo agli sportelli delle banche, non ai debiti, perchè quelli furono accollati allo Stato con la creazione di una "Bad-Bank" (peraltro, i commissari governativi riuscirono a dimezzare questi debiti, svelando così l'operazione-truffa che si era compiuta)
E' così, seguendo la sorte di tutte le altre banche meridionali(ormai non ne esistono più, perchè gli sportelli sono posseduti esclusivamente da banche del nord!) furono inglobate dai sopracitati istituti di credito.
All'epoca la stampa nazionale(padana) mise sugli incensi l'operazione, "degna del nobel dell'economia", ci spiegassero come mai quando si tratta di rubare, ci si scorda dell'inefficenza del Meridione...
Sono passati degli anni, da quegli infausti giorni, ma come si suol dire, i nodi prima o poi vengono al pettine, e quelli che vediamo oggi, altro che nodi, sono delle vere e proprie matasse da sbrogliare...
E così quelle banche italiane che tanto furono lodate per il salvataggio delle "inefficenti" banche meridionali, oggi sono al collasso per gli stessi motivi, peggio, falliranno per avere utilizzato i soldi dei risparmiatori per delle infauste ed alchemiche speculazioni finanziare, un po come hanno fatto le banche americane insomma.
La recente tempesta finanziaria ha messo a nudo questi gravi problemi, che da parecchi anni si portano dappresso le banche italiane(padane)

Ma il mercato non perdona ed ecco come punisce questi stolti:
(riferito al 28 settembre 2008)
IL CROLLO
Intesa Sanpaolo (-4,66%) (Banco di Napoli)
Unicredit (-10,30%) (Banco di Sicilia)

Insomma ci faranno fallire per la seconda volta.

L'idea che Unicredit e Capitalia siano con l'acqua alla gola ce lo danno alcuni numeri, che le testate giornalistiche hanno fatto passare sui rotocalchi davvero poco(anzi nulla):
"Altissimo il numero di investitori che hanno in portafoglio titoli della banca fallita. L'Adusbef punta il dito contro Unicredit e Intesa che hanno emesso obbligazioni Lehman per 3,2 miliardi" nonostante "la situazione pre-fallimentare fosse chiara.....in totale 400 milioni di bond"
fonte: http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=618116

Urge assolutamente la creazione di un nuovo, libero istituto di credito nel Sud, nel frattempo è vivamente consigliato ritirare il proprio contante dai suddetti sportelli onde evitare fregature ben più grosse, tipo il dover assaltare il supermercato a causa del congelamento dei conti correnti, come già avvenuto in Argentina.

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giovedì 25 settembre 2008

Il Federalismo unilaterale della Lega.



Se qualcuno pensa che il federalismo porterà ricchezza al Sud, si sbaglia di grosso, perchè ancora una volta i padani tenteranno di portare a casa l'intero malloppo.
Lo fecero già ai tempi del dopoguerra, quando i fondi americani della Legge Marshall, per la ricostruzione economica dell'Italia, vennero assorbiti dalle avide lobby industriali del Nord, lasciando il Meridione d'Italia in uno stato arretratissimo, come ce lo avevano fatto sprofondare, sempre Lorsignori, dopo due guerre mondiali.

Ancora sono ben impressi nei meno giovani i bombardamenti degli "alleati" che rasero al suolo le città portuali del Sud, che paradossalmente avevano fornito all'Italia la supremazia strategica sul Mediterraneo, poi persa a vantaggio degli inglesi...I padani si fanno forti solo con i meridionali, ma quando si tratta di contrasti internazionali, perdiamo anche contro la Romania[1].

E che dire della grande truffa della "Cassa del Mezzogiorno"instituita dall'establishment padana e nata apparentemente per "per finanziare iniziative industriali tese allo sviluppo economico del meridione d'Italia, allo scopo di colmare il divario con le regioni settentrionali" come disse De Gasperi.

Ma la macchina micidiale che avevano costruito nascondeva nei suoi archivi il segreto del suo funzionamento e la chiave della ingegnosa truffa.

Così è stato scoperto che oltre il 90% dei fondi di sempre della Cassa, ammontanti a 279.763 miliardi di lire, pari a circa 140 miliardi di euro[2], finirono, indovina, indovina: nelle casse delle aziende del Nord!E' stato possibile scoprire l'operazione diabolica, anche se ormai troppo tardi(ciò non toglie che non ne fossero al corrente i nostri politicanti) grazie alle ricerche di Gennaro Zona[3], compiute negli archivi polverosi dell' AgenSud che durarono per più di due anni e furono ostacolate duramente dal personale dell'Agenzia, che aveva ben capito dove il gruppo di ricerca "stava andando a parare"

Ma come finirono più di 200.000 miliardi delle vecchie lire nelle casse del Nord?Nel suo libro, "Come ti finanzio il Nord" (acquistabile qui) , Gennaro Zona lo spiega chiaramente:

- Le aziende del Nord aprivano uno stabilimento nel Meridione per poi richiuderlo nemmeno un'anno dopo, al solo scopo di appropriarsi dei fondi e utilizzarli per rinnovare il parco macchine e gli stabilimenti del settentrione; o alle imprese di caratura nazionale che già avevano uno sportello al Sud ed avevano presentato un progetto di ampliamento -.

- Ma in realtà - continua Gennaro, - non risulta nemmero veritiera la cifra di 279.763 miliardi, in quanto si tratta di fondi stanziati e mai davvero erogati, nella contabilità saltata fuori durante le ricerche, risultano delle cifre molto più irrisorie, assolutamente insufficienti per l'industrializzazione del Sud, ma probabilmente soddisfacenti per il salvataggio ed il rilancio delle note aziende di caratura nazionale con sede legale al Nord [chi legge sa a chi lo scrittore si riferisce]

Ciò che stupisce è che ancora oggi tali industrie chiedono onerose assistenze economiche allo Stato, e quindi anche ai cittadini meridionali, con la Cassa Integrazione e palliativi vari.

Fortunatamente la Cassa del "Mezzogiorno" fu abrogata nel 1992, ma adesso il Nord, in piena crisi economica ed industriale, sta riprovando a farsi la pelliccia nuova a spese del Sud, inventando il Federalismo Fiscale di Bossi, che come vedremo di federale ha ben poco, infatti nella ormai famosa "Bozza Calderoli" se da un lato sembra adottarre un approccio generoso includendo esplicitamente sanità, assistenza e istruzione (art. 5, comma 1, lettera a)[4], dall'altro non da nessuna possibilità di sviluppo del Sud, in quanto il famoso fondo perequativo, a cui dovrebbero accingere le regioni in difficoltà economiche, è composto dagli utili prodotti nelle regioni del Sud, tra cui, forse le accise della raffinerie petrolifere siciliani, ipotesi che ha generato, ma guarda un pò, delle forti proteste da parte di vari sindaci leghisti del Veneto, costoro affermano, "che spettano a tutti gli italiani"[5] (quando ci sono di mezzo i soldi non c'è Padania che tenga, si riprendano le raffinerie allora..)

Ci teniamo a sottolineare, che purtroppo delle proteste sono giunte anche dalle regioni meridionali di Puglia e Basilicata(controllate, guarda caso dalla sinistra) in quanto il trattamento delle accise sarebbe un favore alla Sicilia: i politicanti incapaci e venduti ai poteri forti padani, che hanno fatto queste dichiarazioni[6], dovrebbero guardarsi intorno e fare fronte comune con le altre regioni del Sud, perchè anche la Puglia possiede le sue raffinerie e centrali termoelettriche (si veda Taranto e Brindisi) ma la cosa più incredibile è che la Basilicata produce la stragrande maggioranza del petrolio estratto in Italia, grazie ai giacimenti della Val D'Agri, tra i più grandi dell'europa occidentale[7] ed altri giacimenti si pensa di trovare ancora in Puglia[8].

Di seguito la nostra proposta di federalismo fiscale, nella speranza che venga presa in considerazione dai nostri politici:



  • FONDO PEREQUATIVO NAZIONALE: prodotto dagli utili delle regioni del nord (non scordiamoci del reddito derivante dai lavoratori meridionali del nord)
  • FONDO ORDINARIO DELLA MACROREGIONE SUD: prodotto dagli utili delle raffinerie, dell'estrazione di idrocarburi, delle centrali elettriche
Le industrie energetiche sono le uniche a poter finanziare lo sviluppo del Sud, in quanto l'industria del Meridione è assolutamente inesistente: il federalismo predatore della Lega è indubbiamente da combattere.


[1] Quando fummo costretti a più miti consigli, dalle accuse di xenofobia che ci rivolse il presidente di quello stato conseguentemente ad un pestaggio di rumeni, avvenuto a Roma.(apr.2008)
[2] Storia della "Cassa del Mezzogiorno"[3] Imprenditore e Ricercatore,
[4] All'inizio non erano state introdotte, la versione iniziale contrastava con l'art.119 della Costituzione.
[5] L'Espresso, 17 settembre 2008
[6] Repubblica, 18 settembre 2008

[6] SassiLive, 17 settembre
[7] Fonte Shell[8] Taranto Sociale, 28 marzo 2008


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mercoledì 24 settembre 2008

Organigramma

PRESIDENTE : Davide Cristaldi di Giarre(CT)
MESSINA: Armando Donato (VICEPRESIDENTE)
CATANIA:Salvo Merito
SIRACUSA:Corrado Arato
PALERMO: Massimo Plescia

Per contattare il Comitato Siciliano:
e-mail: comitatosiciliano@associazioniduesicilie.it
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martedì 9 settembre 2008

Il Fortino Borbonico di Giardini Naxos(ME)















Sull'estremità meridionale del Golfo di Taormina, all'interno dell'area archeologica di Naxos, prima colonia greca di Sicilia, sorge un'antico forte borbonico databile nella prima metà dell'800.

Le informazioni che abbiamo su questa struttura sono scarsissime per non dire inesistenti, l'unica cosa certa che sappiamo è che l'edificio militare fu costruito dai Borbone, come riferisce anche il sito ufficiale del Museo Archeologico di Giardini, senza aggiungere nient'altro[1]...




Ciò dimostra come ancora oggi, ci sia un rifiuto pregiudiziale a tutto ciò che è borbonico ed a tutto ciò che riguarda un periodo d'oro come quello in cui esistette il Regno delle Due Sicilie, continuamente e colpevolmente denigrato e ciò unicamente per non disturbare i sonni e le coscienze di quei sapientoni nostrani che hanno fondato le loro carriere e le loro fortune sulle balle e sulle menzogne nazionali...











Visto dal'alto, l'edificio ha una forma romboidale ed è disposto lungo l'asse nord-sud, spesse sono le mura che lo circondano, con profonde e frequenti feritoie.

La parte sud ingloba il torrione, il quale presenta delle feritoie sia verso l'esterno che verso l'interno della fortezza, ciò significa che in caso di presa del piazzale interno era possibile continuare a difendere la postazione dall'interno della torre, estremo baluardo difensivo.

Sui libri ottocenteschi siamo riusciti a trovare pochissime informazioni sulla struttura eccetto che non fosse altamente strategica, in effetti a presidiare la Baia di Taormina, esisteva già la guarnigione borbonica di stanza nel "Castello Saraceno" [2] situato in posizione imprendibile, sulla rupe che sovrasta la nota località turistica siciliana.

Il Castello era dotato di una postazione telegrafica ottica, come è annotato nella "Mappa indicante le linee telegrafiche del Regno delle Due Sicilie" - 1860 - G.Arena

Tuttavia è noto che Garibaldi ed i piemontesi si servirono in più occasioni del molo di Giardini, posto esattamente dinnanzi al fortino borbonico, quindi la "scarsa importanza del presidio", indicata in alcuni documenti piemontesi, potrebbe essere smentita dall'uso effettivo che se ne fece[3].


Breve filmato dell'interno del fortino




[1] Sito Ufficiale del Museo
[2] Il castello di Taormina fu bombardato durante la seconda guerra mondiale, ed è attualmente semi-diroccato, tuttavia sono miracolosamenti sopravvissuti la stanza del macchinario telegrafico visuale e la soprastante torre d'avvistamento.
[3] Annali d'Italia dal 1750 - A. COPPI - Tomo XV - pag.199





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Inaugurazione del Real Arsenale Borbonico di Palermo





Appuntamento mercoledì 10 settembre, alle ore 14.30, in Via dell’Arsenale n. 142 a Palermo.
Clou della manifestazione il gruppo di rievocazione storica "Reggimento Real Marina" di Caltanissetta che sfilerà con la divista storica dell'esercito borbonico: seguirà una dimostrazione di fuoco con spari e cannonate a salve.

Clicca sull'immagine per visualizzare le foto dell'evento.




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