venerdì 29 gennaio 2010

XVIII Convegno Tradizionalista della fedelissima Città di Gaeta‏


Trasmetto il programma-invito del XVIII Convegno Tradizionalista della Fedelissima Città di Gaeta.

La partecipazione è quest'anno più che mai necessaria, poiché, com'è noto, ricorre il 150° anniversario dell'invasione delle Due Sicilie ed occorre affermare con forza e coerenza, senza compromessi e strumentali cedimenti, le verità nascoste sulla storia del Sud, per delineare insieme le prospettive dell'irrinunciabile rinascita.
Con viva cordialità.

Edoardo Vitale


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giovedì 28 gennaio 2010

Saranno finalmente recuperati i cannoni borbonici di Capo Peloro


(Cannone del Regno delle Due Sicilie abbandonato tra le immondizie)

Le istituzioni si sono finalmente decise a recuperare i cannoni borbonici che da 150 anni giacciono semisepolti sulla sabbia, fungendo da cassonetti per la spazzatura per i pescatori del luogo.

Nell'articolo i cannoni vengono chiamati "risorgimentali", ma poco importa.
Si occuperà del recupero e del restauro la Marina militare.

Riproproniamo per approfondimento anche l'articolo con il quale due anni fa denunciammo il vergognoso stato dei pezzi di artiglieria e la loro storia.

CONCLUSO IL TAVOLO TECNICO E VIA LIBERA ALLE OPERAZIONI DI RECUPERO E RESTAURO
Messina 27 gennaio 2010 - Ha avuto luogo questa mattina, con inizio alle ore 10.00, presso la Capitaneria di Porto di Messina il tavolo tecnico finalizzato al recupero dei cannoni risorgimentali ubicati a Capo Peloro.

Erano presenti il comandante della Capitaneria di Porto, capitano di vascello Nunzio Martello, l'assessore comunale alle politiche del mare, Giuseppe Isgrò, il direttore del Museo storico della Fortificazione permanente dello Stretto di Forte Cavalli, prof. Enzo Caruso, il direttore dell'Arsenale militare, ingegnere Gian Francesco Cremonini, i rappresentanti della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, architetto Daniela Sparacino e dottor Osvaldo Prestipino, della Polizia Municipale ed il tenente colonnello Roberto Mancuso della Brigata meccanizzata “Aosta”.

Prende corpo la significativa iniziativa di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale della città dello Stretto lanciata recentemente nel corso della trasmissione televisiva “Liberi e Forti” e subito recepita dalle Autorità civili e militari.
Nel corso della riunione il professore Caruso ha illustrato la documentazione storica raccolta negli archivi dell’Arma del Genio di Roma e dell’Archivio di Stato di Messina, relativa alla presumibile origine storica dei cannoni. Successivamente, il comandante Martello ha aperto i lavori sottolineando l’intento di restituire alla città un’importante pagina di storia all’insegna della massima economicità: la sinergia fra le Istituzioni diventa, dunque, garanzia per la riuscita dell’operazione.

Alle ore 9.30 del 28 gennaio 2010 avranno inizio i lavori di recupero dei cannoni a cura del Comune di Messina e con la supervizione dei responsabili della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. Sarà presente, inoltre, quale supporto specialistico, personale qualificato della Capitaneria di Porto, dell’Arsenale Militare e della Brigata Meccanizzata “Aosta”. Successivamente i reperti verrano trasportati all’Arsenale Militare per il restauro.

Fine ultimo dell’intera attività sarà la realizzazione di un monumento nell’ambito del più ampio progetto di riqualificazione dell’area di Capo Peloro. Giova sottolineare la disponibilità manifestata dall’architetto Nino Principato per l’esecuzione del “bozzetto” e della dittà Ansaldo per la fornitura, a titolo gratuito, dei materiali necessari per l’allestimento.

fonte: http://parcodeinebrodi.blogspot.com/2010/01/messina-i-cannoni-risorgimentali-di.html

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mercoledì 27 gennaio 2010

Il Sud diviso tra cuore e cervello


Da sinistra Raffaele Lombardo(MPA), Gianfranco Miccichè(PDL-SICILIA), Iannaccone(Autonomia SUD)

Un analisi sulla situazione siciliana e "strane alleanze" ma non troppo.

Nell' ultimo editoriale "Buttatelo giù" avevamo parlato dei problemi interni che da tempo affliggono il PD nazionale, parliamo di quella profonda spaccatura che ha diviso la base in due parti: una tendente verso l'UDC e l'altra verso l'Italia dei Valori.
Se l'UDC è riuscito a scippare Rutelli, nulla ha potuto con il resto del PD, il quale dopo una sbandata iniziale, sembra sia ritornato sui suoi passi, come dimostra l'accordo con Di Pietro per le elezioni di marzo, che vede l'IDV alleata con il PD in 11 regioni su 13.

Il fallimento della missione di Casini, come avevamo previsto, è dovuta alla mancata attuazione in primis in Sicilia. Ci è riuscito invece l'abile Raffaele Lombardo. Il presidente della Regione Siciliana, ha ottenuto l'appoggio del Partito Democratico, riottenendo in giunta la maggioranza perduta.

Ma ecco quali sono state le conseguenze:
La "strana alleanza" siciliana, che avevamo anticipato nell'ultimo editoriale senza scendere nel dettaglio, è proprio quella che si è consumata tra il Movimento per l'Autonomia ed il Partito Democratico (con il solito appoggio del PDL-SICILIA di Miccichè, come soluzione alla guerra interna al PDL) per evitare nuove elezioni, mantenere la maggioranza nel Governo Siciliano e proseguire sulla strada delle tanto sospirate riforme.

Le premesse dell'accordo sono state una svolta in senso ecologista della politica regionale, come dimostra una delle prime delibere della nuova giunta,

"contro la costruzione di una centrale nucleare in Sicilia e contro l'impianto di strutture per lo sfruttamento dell'energia eolica"(1),

ma soprattutto con un accordo che obbligava gli altri deputati MPA delle regioni meridionali ad andare con la sinistra.
E' stata quest'ultima richiesta a provocare l'attuale strappo che ha visto metà della deputazione politica del MPA ad essere espulsa dal partito. Infatti gli ex deputati del movimento autonomista, hanno contestato contestato l'accordo che Lombardo avrebbe fatto con Bassolino e Loiero, politici malvisti dall'elettorato a causa dei disastri ambientali ed economici che avrebbero causato nelle rispettive regioni.
I deputati che non fanno più parte di MPA sono Scotti, Iannaccone, Sardelli, Milo e Belcastro.

La reazione della dirigenza MPA è stata l'espulsione in massa dei dissidenti, forse un pò troppo frettolosa e dettata dall'impulso, perchè il Movimento non è ancora un partito forte in ambito nazionale e non può permettersi simili perdite, inoltre con questa nuova situazione cessa comunque la possibilità di un eventuale appoggio da parte di MPA alle coalizioni di sinistra nel Sud continentale.

Tuttavia, in Sicilia Lombardo sta facendo abbastanza bene, finalmente è stata completata l'autostrada Catania-Siracusa e la sua estensione fino a Gela procede celermente, mentre negli ultimi giorni è stata finalmente approvata la costruzione della Catania-Ragusa(2).
Nel campo dei trasporti e dell'energia, tornano ad affacciarsi gli interessi di grosse aziende come la Sharp che intende costruire una importante fabbrica di pannelli solari nel catanese, mentre i cinesi rinnovano a Palermo il proprio interesse per la costruzione di un hub aeroportuale nella Piana di Catania.
In questi tempi di crisi i capitali freschi dei paesi dell'Estremo Oriente è ciò che ci vuole per risollevare la martoriata economia meridionale, ma non tutti nell'Isola sono d'accordo(3).

Tornando al discorso politico, proviamo con questo editoriale, a prevedere quali mosse potrebbe riservarci la politica siciliana nel futuro prossimo.
Ad oggi sono due gli elementi che secondo noi sono determinanti per eventuali modifiche dell'attuale assetto politico in Sicilia (con le eventuali conseguenze nel resto d'Italia)

(A) Il dimezzamento del MPA
(B) La nuova intesa tra PD ed IDV

- A.
Con la creazione del nuovo simbolo AUTONOMIA SUD, ad opera dei parlamentari MPA espulsi, la parola SUD torna ad entrare in parlamento dopo che il Movimento per l'Autonomia se ne privò, per un motivo che non abbiamo mai capito, in occasione dell'ultimo congresso.
Autonomia Sud è un partito di centrodestra e come dichiarato dai suoi fondatori appoggerà il PDL nelle regioni meridionali.
Gli effetti di questo nuovo raggruppamento si farebbero sentire in Sicilia, nel momento in cui esso troverà altri politici del MPA scontenti di stare a Palermo, nella stessa barca della sinistra.
In ogni caso, ci aspettiamo delle nuove mosse dello scalpitante Gianfranco Miccichè, di cui ben conosciamo il suo grande desiderio di diventare Presidente della Regione Siciliana. L'ex delfino di Berlusconi potrebbe guardare ad Autonomia Sud per aumentare la sua forza politica e mettersi un gradino più in alto di Raffaele Lombardo.

Gianfranco Miccichè sa bene che alle prossime elezioni Lombardo non sarà l'unico candidato del centrodestra, per questo ha evitato di rompere completamente con Berlusconi, al contrario del presidente Lombardo. E sa anche che il PD perderà ancora più elettori e quindi il parito di Bersani non potrà garantire con un appoggio politico, la rielezione all'attuale presidente.

Consideriamo di vitale importanza mettere in opera le riforme di cui la Sicilia ha bisogno entro questa legislatura, perchè non sappiamo se questi giochi di potere bloccheranno le proposte e l'attività legislativa della Regione, come spesso accade in questi frangenti.

- B.
Ma più grossi ed inaspettati problemi potrebbe riservarci una rinnovata sintonia tra il Partito Democratico e l'Italia dei Valori, alla luce degli accordi di alleanza che i due partiti hanno raggiunto in 11 regioni su 13, per le prossime elezioni.

"Il Pd e Idv intanto hanno ripristinato la loro alleanza che ripartirà dagli accordi per le regionali, ma che è destinata a proseguire nel tempo con lo scopo di dar vita a una «alleanza larga» su cui costruire «una alternativa» al governo delle destre. Lo hanno annunciato Bersani e Antonio Di Pietro, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, al termine di un colloquio"(4).

Abbiamo ampiamente parlato della pericolosità di Di Pietro, soprattutto nell'ultimo editoriale "Buttatelo giù", per via delle sue simpatie anglosassoni, ampiamente ripagate con appoggi mediatici di massa in chiave anti-berlusconiana e filo-americana.

Oggi i giornali nazionali, dopo decenni di silenzio, iniziano timidamente a dire cosa sia costata, soprattutto alla Sicilia, essere il campo di battaglia degli Stati Uniti, nella sua guerra fredda contro l'Unione Sovietica. Un prezzo da pagare fatto di stragi mafiose, sangue, violenza e povertà.
Se come dicono i giornali, l'asse PD-DiPietro si è ricostituito, l'attuale PD al potere in Sicilia potrebbe a lungo andare essere causa di seri problemi per la stabilità politica regionale, con risvolti inevitabili per tutta la Penisola, per via della centralità e dell'importanza strategica che la nostra regione riveste, come sosteniamo con forza.


Ad eterna memoria la significativa dichiarazione del leader dell'Italia dei Valori:

"Lombardo e' come Cuffaro ma senza i cannoli"

Chiudiamo con una riflessione e con una speranza: Il movimento meridionalista è ancora giovane e ci tocca assistere a dissidi e tensioni interne, ma l'importante è che questa giovane pianta sia continuamente innaffiata ed i suoi semi non vengano dispersi.


(1) http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=331423

(2) http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=333343
(3) http://parcodeinebrodi.blogspot.com/2010/01/la-sicilia-colonia-anche-della-cina-no.html
(4) http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=88940&sez=HOME_INITALIA&ssez=POLITICA

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martedì 19 gennaio 2010

Una piazza a Maria Sofia, regina delle Due Sicilie



Il segretario regionale Pino Marinelli, con l'istanza inoltrata alla commissione toponomastica di Sciacca, ha ufficialmente chiesto che un noto belvedere cittadino sia dedicato Maria Sofia di Baviera, ultima regina delle Due Sicilie.

Lunedi 25 gennaio 2010, la commissione toponomastica di Sciacca, presieduta dal Vice Sindaco Avv. Carmelo Brunetto, si riunirà per deliberare su uno dei punti panoramici più belli della città, proprio di fronte all'isola che non c'è ovvero, l'isola Ferdinandea.

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Quotidiano di Sicilia: La Sicilia pre-unitaria, terra di eccellenze


Segnaliamo questo interessante articolo tratto dal Quotidiano di Sicilia:

di Tino Vittorio

Il Regno di Napoli nel 1859 era il più rinomato in Italia per la sua solidità finanziaria, con un debito molto basso. La ricca produzione di zolfo, destinata all’esportazione, procurava buona valuta straniera.

La collana di pagine su “La Malaunità d’Italia” riprende con un’analisi dettagliata dello storico Tino Vittorio sulle risorse dell’Isola prima dello sbarco dei Mille.

In tempi in cui ci si accinge a celebrare il centenario dell’Unità (17 marzo 2011) bisognerebbe rileggere Francesco Saverio Nitti (1868-1953) dell’inizio del secolo scorso e vedere di cambiare l’asse attorno al quale ruota il Paese di questi, di questo secolo: “è certo che il Regno di Napoli era nel 1859 non solo il più reputato in Italia per la sua solidità finanziaria… ma anche quello che, fra i maggiori Stati, si trovava in migliori condizioni. Scarso il debito; le imposte non gravose e bene armonizzate; semplicità grande in tutti i servizi fiscali e nella Tesoreria dello Stato. Era proprio il contrario del Regno di Sardegna, ove le imposte avevano raggiunto limiti elevatissimi; dove il regime fiscale rappresentava una serie di sovrapposizioni continue fatte in gran parte senza criterio, con un debito pubblico enorme, e a cui pendeva sul capo lo spettro del fallimento”.

Altri aspetti negativi affliggevano il Meridione dei Borbone, ai margini della rete di relazioni europee tessuta al centro da Inghilterra e Francia. Ma era una marginalità viva che tentava, tendeva a farsi centro.
Il carbone settecentesco inglese come lo zolfo ottocentesco siciliano, la Sicilia come il Northumerland o il Cumberland o la Contea di Durham, zone storicamente marginali, insediamenti di aristocrazie depresse: da quei margini sortì la contemporaneità, da quelli inglesi e da quelli siciliani.

La Sicilia preunitaria ebbe i suoi fortini di eccellenza per una produzione d’esportazione che procurava buona valuta straniera. Anzi tutto lo zolfo che sul desco della prima industrializzazione fu il piatto di portata che si disputava la leadership con il cotone indiano. Se questo fu detto the King (o il Re Sole) del modo di produzione industriale planetario, lo zolfo siciliano meritò il titolo di Gran Ciambellano, Lord Chamberlain, il cardinale Richelieu. Lo zolfo è stato rappresentato nei quadri mentali popolari come il metallo del Diavolo, una materia prima diabolica; eppure ha conosciuto soltanto encomi come se fosse opera divina, nonostante la tragedia dello sfruttamento minorile dei carusi e la devastazione ambientale dei fumi dei calcaroni.

Tra Caltanissetta e Catania nel 1839, l’anno dopo la crisi dei rapporti tra Regno di Napoli e Gran Bretagna, una quasi-guerra, si contavano 407 miniere in tutta la Sicilia. Cresceranno ancora di numero, nonostante le ricorrenti sovrapproduzioni.
L’epopea dello zolfo (e dello zolfo nisseno) - che tra alti e bassi si concluse con l’ultima vampata della guerra di Corea del 1950 e, quindi, con la costituzione dell’Ente minerario Siciliano della legge regionale dell’11 gennaio 1963 - origina nel 1787, anno del processo Leblanc mediante cui si otteneva da un acido di zolfo, quello solforico, messo a reagire con il sale comune, la soda utilizzata nell’attività dell’industria tessile come sbiancante e colorante.

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Persino in America. In tutta Europa si consumavano agrumi di Sicilia

E c’era l’agrume amaro, importato decorativamente dai conquistatori Arabi e nella versione dolce, ‘u puttuallo, dal Portogallo (e da qui in Sicilia) dove si imparò a conoscere sin dalla fine del XVI secolo. Consumato in quantità gigantesche dalla ottocentesca Royal Navy, ebbe la funzione di scorta della potenza di fuoco dei cannoni alle fiancate del naviglio di Sua Maestà Britannica. Lo scorbuto per chi andava per mare era molto più dannoso dell’imperialismo di Napoleone e della flotta francese. Ne decimava più che le palle di fuoco del naviglio napoleonico. Con le cannonate inglesi …. dell’arancia siciliana si mandò in frantumi la grandeur di Napoleone.
Nel 1818 un brigantino palermitano approdò in America a scaricare succo di limone, cassette di arance, zolfo. Germania, Austria, Russia, Olanda, Inghilterra, gli Stati italiani erano grandi consumatori di essenze e di agro di limone siciliani. I derivati agrumari, l’acido citrico innanzitutto, fecero di Messina e di Palermo, la Conca d’oro, due grandi centri di esportazione internazionale, come Catania lo fu per lo zolfo. E sono agrumi che rianimarono e rivalutarono le terre non irrigue a coltura intensiva, in terreni trasformati, i più redditizi d’Europa. Poi verranno gli altri agrumi, anche americani, quelli della Florida.

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Le industrie chimiche e tessili nascono dallo zolfo siciliano

L’industria chimica e quella tessile, internazionali, volàno di tutto il processo di industrializzazione che ha dato il profilo irreversibile alla contemporaneità, nascono dallo zolfo siciliano.
Fu un padre nostro, lo zolfo, di vita effimera, di una consistenza - quanto a durata e a struttura progettuale – analoga a quella dell’isola Ferdinandea che sbocciò dal mare antistante Sciacca nel luglio del 1831 e si inabissò poco dopo. Fu rimandato di sette anni lo scontro frontale tra il Regno di Napoli e Sua Maestà Britannica in disputa per la proprietà dell’isola, con la guerra minacciata del 1838 (e che non ci fu, perché realmente non voluta da nessuno delle potenze europee in riassetto antirivoluzionario dopo i moti del ‘30).
Se Caltanissetta è stata la capitale dello zolfo, Catania è stata città dello zolfo; mentre il territorio nisseno diventava un gruviera di miniere, l’affaccio a mare etneo iniziava a cingersi di ciminiere. L’apparato industriale catanese sul finire degli anni Ottanta dell’800 fu trainato dallo zolfo proveniente dai comuni di Assoro, Centuripe, Leonforte, Ramacca, Regalbuto, Raddusa, Agira. Tutti comuni, tranne due, che comporranno, assieme ad altri territori sottratti a Caltanissetta, la provincia di Enna, costituita nel dicembre del 1926. Poi verrà lo zolfo americano che annienterà gradualmente il monopolio di quello siciliano.


FONTE: http://www.qds.it/index.php?id=2710
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giovedì 14 gennaio 2010

La principessa Beatrice di Borbone in visita a Palermo


Una delegazione del Comitato Storico Siciliano, guidata dal segretario regionale Pino Marinelli, saluterà l'arrivo della Principessa nel capoluogo siciliano.


Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio - Delegazione Sicilia

16 Gennaio 2010 a 17 Gennaio 2010 - Visita di S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie a Palermo

BICENTENARIO NASCITA DI S.M. FERDINANDO II DI BORBONE DELLE DUE SICILIE, PALERMO 1810 – 2010.


PROGRAMMA

Sabato 16 gennaio
Dalle ore 15.30 alle ore 20.30 è possibile acquistare una cartolina commemorativa con annullo filatelico per il bicentenario ferdinandeo, curato dall’International Inner Wheel Club Palermo Centro.

Ore 18.30 conferenza su: “ Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie Re del Regno delle Due Sicilie” sala Galleria d’Arte Moderna Complesso Monumentale Sant’Anna Palermo.

Ore 20.30 pranzo presso Hotel Jolly Palermo € 40,00 a persona. ( solo posti a sedere - si prega prenotare e saldare entro e non oltre martedì 12 gennaio presso la Delegazione di Palermo ).

Domenica 17 gennaio

Ore 10.30 Cappella Palatina - Palazzo Reale di Palermo ( si raccomanda la massima puntualità).
Cavalieri e dame abito scuro, rosetta e mantello

Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio - Delegazione Sicilia

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