lunedì 25 maggio 2009

Replica a Di Bella di SiciliaInformazioni sulla "Corona di Sicilia" e sua risposta



Replica all'articolo "Nascita, metamorfosi e morte della Corona di Sicilia" di Giuseppe Di Bella apparso su www.siciliainformazioni.com e sua risposta via mail.

Nel leggere la lettera dell'autore, ho apprezzato lo sforzo compiuto, perchè quando si tratta della nostra storia fa sempre piacere leggerla, ma considero la conclusione dell'articolo troppo semplicistica rispetto ai ragionamenti effettuati dall'autore nel suo pezzo.

Di Bella infatti scrive: "Dopo sette Secoli, con la legge del 1816 viene dunque soppressa la Corona di Sicilia che cinse il capo di Ruggero II"
Affermazione che considero errata, anche perchè è proprio l'autore a scrivere che Ferdinando di Borbone si ispirò, nel creare la nuova forma istituzionale del Regno delle Due Sicilie, alle dinastia di Ruggero, di cui il Borbone non dimentichiamolo, era e si considerava con orgoglio legittimo discendente.

Da qui la volontà di ricreare l'antico Regno che fu dei Normanni, la cui storia nel corso dei secoli aveva portato la capitale a Napoli, città più grande delle Due Sicilie.

La volontà di ricreare l'antico stato del Mezzogiorno d'Italia e di affermarne la
continuità è presente anche nello stemma della bandiera del Regno delle Due Sicilie, in cui sono presenti gli emblemi di tutte le dinastie che hanno regnato nei secoli passati, compresi quelli aragonesi/angioini.

E' errato pensare che dal punto di vista giuridico nel 1816 sia stato soppresso un Regno, sopratutto se consideriamo che gli stessi sostenitori di questa tesi contestano in ogni modo la legittimità della decisione del Papa Clemente V che nel 1268 aveva assegnato, come scrive peraltro l'autore - in maniera legittima -la corona di Sicilia agli angioini.

Il naturale sviluppo delle tesi del Di Bella porterebbe all'affermazione incontestabile che la dinastia aragonese è illegittima ed i Vespri Siciliani andrebbero da condannare, inoltre gli eventuali regnanti di oggi dovrebbero
essere legittimamente i discendenti di Carlo d'Angiò mentre la capitale del Regno (adesso si, di Sicilia e non delle Due Sicilie) dovrebbe essere (sempre)Napoli.

Il nome "Due Sicilie", andò a risolvere pacificamente la disputa tra Angioini ed
Aragonesi e nel frattempo rispettava la specificità dell'Isola di Sicilia rispetto al Sud continentale.

In ogni caso fare un processo alle dinastie che si susseguirono per 9 secoli di storia appare inutile perchè è impossibile oggi stabilire con certezza chi avesse più diritto o meno rispetto agli altri, quel che è certo e su
cui si dovrebbe ragionare è che la nazione dell'Italia meridionale(si chiami Regno di Sicilia, Regno delle Due Sicilie, Regno di Trinacria o Eureka) nasce unita e lo rimane per parecchi secoli (insieme perfino sotto i domini stranieri ed insieme oggi nella Repubblica Italiana) se escludiamo il periodo angioino e quello breve dei Savoja agli inizi del '700.

Spiace invece che l'autore, abbia dimenticato di approfondire un evento importantissimo per la nostra storia: nel 1734 per la prima volta dai tempi degli aragonesi, un re, Carlo di Borbone, pur se proveniente dalle Spagne diventa Re delle Due Sicilie, ma stavolta porta il proprio trono all'interno del Regno e non più a Vienna o a Madrid.

Per la prima volta dunque, grazie alla dinastia borbonica, le Due Sicilie riconquistano l'indipendenza dallo straniero.

Nel 1816 non avviene altro, al contrario di ciò che invece erroneamente scrive l'autore, che la ricostituzione istituzionale e non solo territoriale del Regno che fu dei Normanni, non poteva che chiamarsi "delle Due Sicilie" per rispettare le specificità della nostra Isola, come ad esempio la facoltà di battere una moneta propria, un privilegio che nemmeno con uno statuto autonomo avanzatissimo come quello attuale della Regione Siciliana, si è mai riusciti a fare.

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Risposta di Giuseppe Di Bella - 25 maggio 2009

Caro Amico,Noto con grande piacere la vivacità culturale ed intellettuale che avvolge i temi della storia della nostra isola e del Regno di Sicilia.Non mi pare che le tesi esposte siano così distanti come possono sembrare a tutta prima. A mio parere il punto focale è la formazione del regno di trinacria ed il suo riconoscimento da parte della Santa Sede e degli Angioini stessi. Ovvero mentre si legittimano gli angioini, si fa altrettanto con gli aragonesi. L'accordo Tramonta subito perché viene disatteso dagli Aragonesi (e non solo) e quello che ne prende il posto è un altro Regno di Sicilia insulare. Poichè identifico nel Parlamento e nella Legatio gli estremi fondanti e qualificanti della corona, ritengo altresì che nel 1816, con la soprressione esplicita del Parlamento, nasca un diverso Regno. La questione della linea dinastica e di quale sia il vero erede del Regno (lo dico nell'articolo) non viene da me affrontata, ed è possibile che ripercorrendo alcuni avvenimenti si possa pervenire alla conclusione che sia l'uno o l'altro o persino ambedue. Non mi sento ancora in grado di affermarlo con certezza, perchè vorrei prima approfondire alcuni aspetti, per i quali avrei bisogno di documenti che si trovano a Roma e sopratutto in Spagna.Il carattere di continuità del Regno "nella diversità" non lo escludo. Ringrazio Lei e la Vostra Associazione per l'attenzione e spero di poter partecipare un giorno alle vostre iniziative di studio (purtroppo non abito in Sicilia).

Le invio i più cordiali saluti
Giuseppe Di Bella

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Commemorazione a Palermo per il 150° della morte di Ferdinando II di Borbone


Un raro ritratto di Ferdinando II, gelosamente conservato presso il Real Collegio Borbonico di Bronte(CT)

E' stato commemorato domenica 24 maggio a Palermo uno dei più grandi uomini italiani del '800.
L'iniziativa fa parte di una serie di manifestazioni che si stanno svolgendo in tutto il Sud Italia come Napoli, Caserta e Maddaloni.

L'intensità delle manifestazioni è dovuta al fatto che Ferdinando II fu un sovrano molto apprezzato, anche se durante il suo regno ricevette parecchi attacchi da personaggi che attentarono all'integrità della Nazione, istigati dalle potenze straniere.

Lo dobbiamo a Lui se le Due Sicilie, ovvero la parte meridionale d'Italia, nel volgere di un trentennio divenne una delle nazioni più progredite d'Europa.

All'importante anniversario ha partecipato Beatrice di Borbone-Due Sicilie presente alla SS. Messa in suffragio di S.M. Ferdinando II, tenuta presso la chiesa di S. Maria Maddalena, dove è stata accolta dal Gen. Vincenzo Coppola, comandante regionale dei carabinieri per la Sicilia, il Comandante provinciale di Palermo, Colonnello Leo Luzi, il Magnifico Rettore dell’Università di Palermo Prof. Roberto Lagalla.

Nella mattinata la principessa, ha visitato la Real Casina Cinese di Palermo, un villa recentemente restaurata che fu dei suoi avi, dove peraltro nacque Ferdinando II nel 1810.

L'evento è stato organizzato dai Cavalieri di San Giorgio dell'Ordine Costantiniano.

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venerdì 22 maggio 2009

Celebrato il 203° anniversario dell'Università di Palermo. Fu fondata da Ferdinando di Borbone


 Palazzo Steri, Sede dell'Università
Presente alla commemorazione una discendente dei Borbone, la principessa Beatrice

L´Università di Palermo o Sigillum Panormitanae Studiorum, ha festeggiato i suoi 203 anni di vita. La fondazione si deve ad un Real Decreto di Ferdinando III di Borbone Re di Sicilia che nel 1805 trasformò la preesistente istituzione universitaria accademica e privata in una vera e propria Università statale.


Nel panorama delle manifestazioni organizzate dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio nella persona del suo vice delegato Antonio Di Janni e dall´Università di Palermo, si è inserita la cerimonia di conferimento all´Università degli Studi del capoluogo siciliano della Medaglia d´Oro dell´Ordine Costantiniano. Il conferimento della medaglia è avvenuto a Palazzo Steri (nella foto) a Palermo. Presente la principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie. Prima della consegna del prestigioso riconoscimento si è tenuta una conferenza sul tema "L´isola Ferdinandea e la scoperta del vulcano Empedocle. I grandi terremoti in Sicilia nel centenario del terremoto di Messina del 1908. Ipotesi geodinamiche sulla sismicità in Sicilia".

I relatori della conferenza sono stati Domenico Macaluso, Ispettore onorario assessorato ai Beni Culturali Regione siciliana, Giuseppe Giunta, Ordinario di Geologia strutturale all´Università di Palermo, Presidente Rule (Red Universitaria Latino-America ed Europa). Le celebrazioni commemorative dell´Ateneo palermitano ci sono chiuse con un concerto di beneficenza Pro Ospedale S. Giorgio in Uganda presso il teatro Politeama, dove si è esibito il coro di Voci bianche del Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo, Premio nazionale delle Arti 2009, diretto dal M° Antonio Sottile e supportato al pianoforte dal M° Antonio Fiorino. Madrina della serata è stata sempre la principessa Beatrice che assieme a Antonio Di Janni, vice delegato dell´Ordine Costantiniano per la Sicilia, ha consegnato varie pergamene di riconoscimento a tutti i rappresentanti delle varie associazioni di beneficenza e di volontariato.

Piccolo inconveniente durante la magistrale esibizione del coro: una bambina corista è svenuta probabilmente per il caldo o per l´eccessivo stress dovuto alle diverse ore di studio musicale e canoro. Niente di grave fortunatamente, nonostante il patema d´animo sorto in platea e i numerosi medici accorsi a visitare la corista, la quale appena ripresasi è ritornata subito al suo posto. Belle parole quelle del maestro che cercando di giustificare l´accaduto ha detto « i bambini sono il nostro bene più prezioso». La serata si è conclusa con un pranzo allestito presso il Circolo Ufficiali di Presidio di Palermo.

FONTE: http://corrierediragusa.it/public/articoli/5934-festa-a-palazzo-steri-e-al.asp

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giovedì 21 maggio 2009

Scuola Pisacane, vincono gli impostori della storia e gli ignoranti



Come era prevedibile, la presa di posizione strumentale degli esponenti dell'area del centrodestra è risultata quella vincente.
La difesa ad oltranza di Carlo Pisacane da parte dei politici, figura assolutamente inappropriata per rappresentare una scuola elementare a prescindere dai gravi misfatti compiuti durante il periodo risorgimentale, dimostra da un lato la volontà di difendere a tutti i costi un'unità d'Italia fatta con l'oppressione, che andrebbe nuovamente ridiscussa con un nuovo plebiscito su basi egualitari (anche perchè il primo fu falsato ed i registri bruciati)

Difendere personaggi discutibili come Mazzini, Garibaldi e Pisacane a cui sono stati intitolati asili, scuole ed orfanotrofi (anzichè personaggi compatibili con l'educazione infantile) solo perchè responsabili dell'unificazione italiana (con l'aiuto fondamentale delle potenze straniere come l'Inghilterra che in più occasioni nel corso della storia recente ha remato contro il nostro paese) è probabilmente il motivo per cui il nostro paese ha il più alto numero di condannati in via definitiva eletti in parlamento, oltre che piazzati ai primi posti al mondo per i benefits e per privilegi da casta.

Ora, secondo documenti storici(1) da poco rinvenuti, pare che questi vizi risalgano proprio ai tempi del parlamento di Torino, subito dopo l'Unità....

CURIOSO COMMERCIO

DEI MEMBRI DEL PARLAMENTO ITALIANO


Troviamo nella Gazzella del Popolo del 27 luglio 1861 i seguenti particolari, a cui potremo fare di molte e curiose aggiunte, se avessimo la libertà che gode la Gazzetta del Popolo :

Il sig. ministro Jacini avea fatta il primo la proposta di accordare ai rappresentanti della nazione il trasporto gratuito sulle ferrovie. — E c'era dell'equità. Servono il paese gratuitamente; si faccia dunque il possibile, perché possano almeno essere esenti da spese per condursi da lontane località alla sede del Parlamento. — E così fu fatto ; e meno qualche rarissima eccezione, non sappiamo che alcuno siasi fatto lecito di offendere con bassi abusi la propria dignità. Allora erano rappresentate in Parlamento le antiche provincie, la Lombardia, l'Emilia e la Toscana.

Ora vi abbiamo anche le provincie meridionali, e quindi anche ai Rappresentanti di queste è applicato il diritto del gratuito trasporto, che già fruivano gli altri. Ma noi non abbiamo mai saputo che questo diritto fosse trasfusibile in altri, e che i signori Deputati di questo loro diritto tutto personale potessero far bottega, vendendo il loro biglietto o cedendolo ad amici e parenti, o vestendo fin anco da uomini le donne, per volerle far passare come deputate.

Eppure queste cose avvennero, queste cose avvengono continuamente. — Si parla perfino di un ministro, il quale, presentatosi al capo convoglio col figlio, si pose a questionare perché volle ad ogni costo aver diritto a farlo viaggiare gratuitamente. — E al doveroso rifiuto del capo-convoglio, il signor ministro tirò fuori questa bella argomentazione : «lo sono ministro, e come ministro (?) ho diritto di viaggiare gratis ; il mio diritto di senatore lo delego a mio figlio». Ah non c'è mica male! Quel signor ministro non c'è più, e speriamo non torni più, perché questa sarebbe una poco lieta caparra della dignità che si trasfonderebbe nel suo ministero.

Un altro allo funzionario, che c'è ancora, e che si pappa un buon stipendio, e ch'è anche deputato, quando si presenta alla stazione, ha sempre qualche amico o parente da presentare, e crede che basti il dire — il tale è con me — perché le si debba abbassare le corna e lasciar passare tutti i suoi protetti. Questo signore faccia la gentilezza di viaggiare col suo biglietto, ma lasci stare di abusare dei danari della nazione pegli altri.

Pare già che debbano i signori onorevoli essere abbastanza contenti di poter trattare su e giù per solo sollazzo, senza spender un soldo, senza chè vogliano pretendere di condur con loro gratis anche la caterva dei proprii conoscenti, amici, parenti, e un po' alla volta l'amante e la serva.

L'altro giorno a Genova smontò un deputato a fianco d'un altro collega. Il primo esibì la medaglia; e il capo-convoglio alla estensione della medaglia non credè dubitare d'abusi. I capi-convoglio si fanno una idea come si deve della dignità dei rappresentanti. Ma l'onorevole della medaglia aveva passato il suo biglietto al proprio collega, che colla sua imberbe figura saltava troppo agli occhi per passare per un altro onorevole. Era un deputato femmina, che il deputato maschio credeva coprire colla sua autorità.

In giunta a tutti questi fatti, che sono abbastanza indecorosi, v'è poi la vendita che si fa da taluni del proprio biglietto. Questa poi la è più grossa di tutte.

E il nostro paese che, sia detto in buon punto, non seppe mai che cosa fosse mancanza di delicatezza e che s'è avvezzato a vedere l'onestà seguiat dai proprii rappresentanti fino allo scrupolo, non sa adattarsi all'introduzione di questo sistema, che poteva passare sotto il regno dei Borboni, ma non sotto al regno di Vittorio Emanuele, il Re leale, che informò il suo governo al proprio galantomismo.



D'altronde poteva essere onesta, un Italia unificata da criminali e non da brave persone?

(1) Memoria per la storia de' nostri tempi dal congresso di Parigi del 1856 ai giorni nostri - Torino - 1865


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venerdì 15 maggio 2009

Esposto l'arazzo borbonico a Giarre (CT)


Come da tradizione centenaria è stato esposto in occasione dei festeggiamenti del Patrono S. Isidoro Agricola, il maestoso "Arazzo Borbonico"

L'arazzo largo diversi metri fu intessuto a fine '700 per ringraziare il sovrano Ferdinando I di Borbone, che con Decreto Reale del 31 luglio 1794 concedeva la costruzione del Duomo di Giarre.

Questo tesoro, prodotto dai maestri sarti di Giarre, è largo qualche metro, come si vede dalle foto, costituito da prezioso velluto rosso e ricchi ricami dorati e decorati.

Al centro dell'arazzo si nota un'aquila che ha sul petto lo stemma borbonico, simbolo di Ferdinando IV (poi Ferdinando I delle Due Sicilie) per la Sicilia.
Alla sinistra le famose "7 torri", attuale stemma del Comune di Giarre.
Mentre alla destra la scritta C.G. (Città di Giarre) che fu scovrascritta all'originale C.M. (Comune di Mascali) quando ancora Giarre dipendeva dalla Contea di Mascali.
Fu sempre Ferdinando I, divenuto nel frattempo Re del Regno delle Due Sicilie, a concedere a Giarre l'autonomia di comune, con R.D del 15 maggio 1815.











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giovedì 14 maggio 2009

La fabbrica di Termini Imerese al centro della geopolitica internazionale?


Dopo l'annuncio di Fiat di voler acquisire il controllo di OPEL, operazione seguita dalla chiusura dell'accordo con General Motors negli States, si è materializzato lo spettro dei lucchetti allo stabilimento automobilistico di Termini Imerese in Sicilia.

Tuttavia la casa automobilistica torinese, è talmente indebitata che se è riuscita ad ingannare i politici europei e americani(più o meno consapevoli) nulla può fare contro le banche creditrici, per cui la prospettiva di chiudere due stabilimenti in Italia, uno al nord ed uno al Sud. Ma è solo del Sud che oggi si parla sui giornali e ciò desta parecchia preoccupazione.

Il governatore siciliano Lombardo è ormai avversato da tutti in Regione, odiato dal PDL isolano, attaccato duramente da Cuffaro che ha acquisito inspiegabilmente grosse linee di credito presso quella stampa italiana che solo fino a qualche mese fa lo additava come "mafioso", infatti le sue recenti dichiarazioni poco corrette e provocatorie nei confronti del presidente della regione siciliana, sono andate sulle prime pagine di tutti i giornali.
Saranno questi i motivi per cui la Fiat ha deciso di chiudere Termini Imerese e non Pomigliano D'arco, e che i suggeritori stiano tra le fila di quelli che non vogliono più Lombardo tra i piedi?
In effetti la chiusura della SicilFiat, sarebbe una botta notevole in campagna elettorale, i malumori sarebbero intercettati e rigettati facilmente dai media verso il partito della presidenza, in corsa elettorale per il raggiungimento del fatidico 4% alle europee.

Ma ecco che un evento inaspettato scompiglia tutte le carte in tavola, dalla Russia il primo ministro Putin fa sapere che anche loro sono in gara per l'acquisto di Opel.(1)


"La compagnia austro-canadese Magna ha chiesto alle istituzioni finanziarie russe e a Gaz di fare una proposta per Opel, ha detto Putin, secondo la trascrizione dell'intervista con un giornale giapponese fornita dal governo russo.Fanno eco dei media tedeschi secondo i quali Magna acquisterebbe Opel insieme a Gaz e alla banca statale russa Sberbank"

Appena appresa la notizia, Berlusconi sicuramente preoccupato di non poter godere del successo di un accordo tra FIAT ed OPEL, fa sapere che sarebbe andato in Russia ad incontrare prima Putin e poi Medved(2).


"Il governo russo rende noto che l'incontro avverrà il 15 maggio nella località turistica sul Mar Nero dove l'ex leader del Cremlino ha una dacha. Il giorno successivo - secondo quanto reso noto in precedenza dal Cremlino - il 16 maggio il presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev riceverà il presidente del Consiglio fuori Mosca per una visita di lavoro."

Putin cederà sicuramente alle richiesta di Berlusconi di desistere all'acquisto di Opel. Sul piatto della bilancia c'è l'hub energetico del Sud Italia, sul quale la Russia sta puntando tutto e nel quale sarà convogliato tutto il gas che proviene da Russia-Asia e dall'Africa per il rifornimento della UE.
Ma i russi saranno disposti a subire il "ricatto" berlusconiano senza chiedere un'adeguata controparte?
La chiusura della fabbrica siciliana di Termini Imerse porterebbe un sicuro scompiglio nella politica siciliana e potrebbero avvantaggiarsene delle parti politiche poco consone al piano russo degli approviggionamenti energetici.
Non dimentichiamo che i russi sono fortemente ostili alla costruzione del rigassificatore di Priolo (di proprietà anglo-olandese) mentre sponsorizzano il rigassificatore di Porto Empedocle, perchè dovrà accogliere il gas estratto dai giacimenti di proprietà russa in Nigeria(3).
L'attuale governo di maggioranza in Sicilia, grazie ai provvedimenti legislativi ha finora dimostrato di appoggiare gli interessi russi.

Per questa ragione a Mosca, Putin potrebbe fare a Berlusconi una clamorosa proposta:
Nel caso in cui Fiat, a seguito della decisione di acquistare l'Opel dovesse chiuedere la fabbrica palermitana della FIAT, il colosso russo MAGNA-GAZ si impegnerebbe ad acquisire lo stabilimento SicilFIAT di Termini.
Ragionandoci bene, questa operazione oltre ad evitare scossoni all'equilibrio politico fin qui mantenuto che gioca a favore della federazione russa, comporterebbe il posizionamento strategico di un'altra importante industria russa nelle Due Sicilie, come è gia avvenuto in altri settori(4).

Sapremo tutto prima della scadenza elettorale di giugno.


(1) Borsa Italiana, 10 maggio 2009

(2)
Virgilio Notizie, 13 maggio

(3)
"Si farà il rigassificatore di Agrigento, col gas nigeriano", gennario 2009

(4)
"L'accordo con la Russia da i primi frutti: benzina scontata in Sicilia", luglio 2008


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lunedì 11 maggio 2009

Sarà la Sicilia a pagare l'accordo FIAT-OPEL?




L'industria metalmeccanica siciliana di ieri e di oggi.

Alla fine ciò che si sapeva sarebbe prima o poi successo, è avvenuto.Quella fabbrica FIAT di Termini Imerese, costruita con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, doveva essere chiusa poco dopo secondo la strategia usata dai dirigenti dell industrie del Nord. Il trucco era semplice: si aprivano capannoni al Sud con la scusa di portare lavoro, ma il vero obiettivo era intascarsi i fondi della Cassa e rimettere a nuovo le fabbriche del Nord.E così dopo essersi rifatto il cappotto nuovo, i dirigenti padani chiudevano la fabbrica che con tanto spirito di "servizio alla nazione", avevano aperto nel Meridione.

Per Termini Imerese le cose erano andate diversamente ma solo perchè i nostri "cari" politici siciliani, da bravi cagnolini scodinzolanti avevano capito che da quella grossa "vastedda" di pane, cascavano grosse molliche.E fu così che Termini divenne il simbolo del clientelismo isolano, infatti grazie ai voti generati dalla fabbrica, veniva tenuta in vita dagli aiuti di stato, dalle Regione e dalla UE.
Ma adesso Termini Imerese sembra non servire più, ha esaurito la sua funzione clientelare, causa scenari economici che impediscono ulteriori sprechi clientelari.
Resta l'incognita di centinaia di famiglie che rimarranno sul lastrico, e del know-how tecnologico che in ogni caso era stato ottenuto in Sicilia.

A questo punto la domanda è lecita: perchè se la Fiat chiude Termini, lo stabilimento non può continuare a costruire automobili per altre case?Meglio ancora, perchè non fondare una casa automobilistica meridionale, una FIAT delle Due Sicilie?

La fabbrica l'abbiamo, la tecnologia pure, ed abbiamo anche la legittimazione storica per farlo: l'archeologia industriale siciliana ci racconta che a Palermo, nei pressi del Porto Vecchio sorgeva una fonderia gigantesca, che fino al 1871 contava più di 700 operai(1).
Questa industria si chiamava: Fonderia Oretea ed era di proprietà dei Florio. Fiore all'occhiello della nostra Industria, le cronache dell'epoca raccontano che portasse lo stemma borbonico nella parte alta dell'ingresso in quanto grosse erano le commesse effettuate dalla Casa Reale di Napoli.
In questa fabbrica, si producevano strumenti di precisione per macchine a vapore, come pressostati, pressometri e manometri che venivano esportati in tutta Europa, infatti ancora oggi i musei marittimi del vecchio continente conservano questi preziosi marchingegni.

La tecnologia nell'isola raggiunse un livello tale che nel 1846 fu costruita nella suddetta fonderia, la prima macchina a vapore interamente siciliana(2) (la FIAT nacque solamente nel 1899)
Fu il raggiungimento di questi primiti a spingere i siciliani ad osare sempre di più e così nel 1854 i fratelli palermitani Luigi e Salvatore De Pace fondano la "Società di Navigazione Sicula Transatlantica", la prima in Italia a collegare gli Stati Uniti con l'Italia(3). Le Due Sicilie, tramite il piroscafo "Sicilia" furono così collegate stabilmente a New York dove nel frattempo era stata aperta la prima ambasciata della Penisola Italiana: quella del Regno delle Due Sicilie.
Certo sarebbe un sogno avere una fabbrica di automobili tutta meridionale, e siamo coscente che farlo costerebbe parecchi soldi oltre ai grossi ostacoli di natura politica, così ci accontentiamo di lanciare l'idea per il nome del marchio: Oretea industrie automobilistiche

(1) Stato unitario e disarmonie regionali - Guida Editori - 1987
(3) Il Mezzogiorno preunitario - Bari - 1988
(4) The Postal Gazzette - giugno 2006


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