martedì 31 marzo 2009

Rinvenuta l'epigrafe borbonica situata nell'antichissima Torre d'Archirafi(CT)


Torre Archirafi è una frazione marinara del comune di Riposto(CT) il cui nucleo sorge attorno la settecentesca chiesa e il palazzo attiguo.Per risalire alla storia di Torre bisogna tornare però indietro nel tempo quando Giovan Forti Natoli acquistò[1] il 29 agosto del 1597 da Giovanni Ventimiglia Marchese di Geraci (Presidente del Regno di Sicilia al tempo di Filippo II) il castello di Sperlinga e tutto il Feudo, per il prezzo di 30834 scudi, divenendo così Principe di Sperlinga.I Natoli originari della Provenza si stabilirono prima nella città di Termini Imerese e da li in Messina.Uno dei discendenti della famiglia, Giovanni Natoli Lanza si sposò con Maria d'Alifia Castello da cui nacque Francesco Natoli Alifia che fu nominato come il padre Primo Deputato di Sanità della Città di Messina, il 12 gennaio del 1702. Grazie ai suoi controlli si accorse che una nave appestata stava sbarcando a Messina e ne rifiutò l'approdo. Successivamente quella nave infettò la città di Marsiglia e la Provenza.Morì il 17 gennaio del 1741 con gran dispiacere dei messinesi.Si sposò con Caterina Ruffo la Rocca dalla quale nacque il 30 novembre del 1714: Giovanni Natoli Ruffo, Principe di Sperlinga che il 24 maggio 1741 fu nominato Duca D'Archirafi da S.M. Carlo di Borbone.
Appena preso possesso del borgo di Archirafi ne fece costruire l'attuale chiesetta settecentesca ed il palazzo nobiliare attiuguo, ma soprattutto fece restaurare nel 1762, la famosa ed antichissima torre che aveva dato il nome al borgo e che oggi non è più esistente, forse distrutta da un terremoto o da una tempesta.

Una volta terminato il restauro pose nella parte alta della bella torre una lapide di pietra bianca con la seguente epigrafe borbonica[2]:

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D.O.M.


Ferdinando Utriusque Sic. Rege Pio, Felici, Invicto.

Joannes Natolius Rufus de Alifia

Princeps Sperlinga, Dux Archiraphis Reg. a Cons.

Urbic. Legion. Messanae Praefectus

Antiquissimam Turrim Archiraphim

Aetate ac Maris impetu collapsam,

Ne pago aucto Colonis frequentato

Ducatus honore nobili,

Quae dederat nomen deficeret,

In meliorem tutioremque locum

Readificandam curavit. 1762.

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Non si conosce l'anno esatto in cui la Torre scomparve, ne troviamo ancora menzione nel 1815 fino al 1853[3], ma è possibile che nell'ultimo testo gli autori non fossero a conoscenza della scomparsa.

Il duca d'Archirafi morì senza eredi a Messina nel 1769.Le sue proprietà ed il titolo passarono di
mano dalla famiglia Moncada ai Vanni fino ad arrivare agli attuali Vigo.
Qualche km più nord invece, dinnazi il porto di Riposto, sorgeva la Torre "Laviefuille", anch'essa non più esistente.Tale torre prese il nome dal Luogotenente Generale di Sicilia Eustachio La Viefuille, che per meglio proteggere il litorale di Mascali dai pirati saraceni, fece costruire nel 1751 una fortezza che prese il suo nome e che era ubicata dinnazi il molo, alla fine dell'attuale Via Laviefuille.

Questa fortezza, che ebbe anche il ruolo di prigione, fu demolita per scarso amor patrio e per far posto al nascente porto.


[1] Della Sicilia Nobile - Palermo - 1754
[2] Appendice alla Sicilia Nobile - Palermo - 1775
[3] Dizionario geografico biografico statistico e commerciale della Sicilia - Palermo - 1853

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domenica 29 marzo 2009

Rinvenuti i progetti borbonici delle ferrovie siciliane (1859)



Quando Garibaldi arrivò in Sicilia, la prima cosa che fece fu di decretare la costruzione di alcune linee ferrate, in quanto prima di partire per la famosa spedizione dei mille, si era accordato con una società livornese, la
Adami-Lemmi che avrebbe dovuto prendere l'appalto milionario.Il banchiere Adriano Lemmi, che era guardacaso tra i finanziatori dell'impresa garibaldina, aveva pagato al solo Agostino Bertani da Milano, mazziniano e collaboratore di Garibaldi in Sicilia, una tangente di 4 milioni di franchi[1].
Adriano Lemmi fu anche Gran Maestro della Massoneria dal 1885 al 1896[2] peraltro noto per aver riunito sotto un'unica fede, il Grande Oriente d'italia, tutte le varie comunioni massoniche esistenti.

Il frutto di questa speculazione, che ben poco aveva di patriottico, fu un'ossatura ferroviaria inadeguata ed inutile di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.

All'epoca, in perfetto stile colonialista, non si pensò a creare un'infrastruttura al servizio delle peculiarità economiche e geografiche siciliane, ma solo ed esclusivamente per congiungere in un asse SUD-NORD le principali città siciliane con l'Alta Italia, che si apprestava a diventare la nuova sede del potere politico ed economico italiano, mentre le Due Sicilie che fino a quel tempo guidavano la locomotiva italiana, furono relegate a mere provincie di periferia.

Così come i romani costruirono le loro strade per congiungere la loro capitale alle colonie più lontane, allo stesso modo "tutte le ferrovie siciliane portavano a Roma".

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Decreto per costruirsi una ferrovia da Palermo a Messina per Callanissetta e Catania[3].

25 giugno 1860.



ITALIA E VITTORIO EMMANUELE
Giuseppe Garibaldi, Comandante in capo le forze Nazionali in Sicilia,



In virtù dei poteri a lui conferiti, Sulla proposizione del Segretario di Stato dei lavori pubblici e dei mezzi di comunicazione; Udito il Consiglio dei Segretari di Stato; Decreta :

Art. 1.
Sarà costruita una ferrovia da Palermo a Messina passando per Caltanissetta e Catania.
Art. 2.
Il Segretario di Stato dei Lavori pubblici, e dei mezzi di comunicazione è autorizzato a trattare con capitalisti nazionali, e stranieri per la costruzione della sudetta ferrovia. Palermo 25 giugno 1860.

Il Dittatore
G. GARIBALDI


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( N.° 74. ) Decreto che concede alla Società rappresentata da' Signori Pietro Augusto Adami ed Adriano Lemmi la costruzione delle ferrovie nell' Italia Meridionale.[4]

Caserta, 25 Settembre 1860.
ITALIA E VITTORIO EMANUELE.
IL DITTATORE DELL' ITALIA MERIDIONALE

Volendo procacciare a queste popolazioni il più pronto, copioso ed utile lavoro , e riparare nel tempo stesso alla dimenticanza nella quale fu sino a qui lasciata la costruzione delle ferrovie, ha giudicato espediente di prendere in immediata considerazione l'offerta della Società rappresentata da' Signori cav. Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi di Livorno ; e presa intima notizia delle morali ed economiche condizioni di essa Società, della sua deliberata intenzione di dare preferenza negl' impieghi e ne' lavori a quelli che si potranno presentare come benemeriti veterani dell' Esercito liberatore, in fòrza delle pubbliche urgenze e degli straordinarii suoi poteri, e di precedenti promesse già fatte alla detta Società per le ferrovie di Sicilia in data 22 giugno 1860;

Decreta:
Art. 1. Le linee ferroviarie che la Società rappresentata da' Signori Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi di Livorno dee compiere, sono le seguenti :

(a) La connessione delle ferrovie napoletane a quelle dello Stato romano, tanto nel versante del Mediterraneo, quanto dell' Adriatico.
(b) I lavori di quelle linee di connessione collo Stato romano, che erano già in corso per conto regio, saranno immediatamente ripresi.
(c) Le linee da Napoli a Foggia, e da Salerno a Potenza, e quindi nella duplice direzione di Bari e Taranto, e di Cosenza e Reggio.
(d) Le linee della Sicilia, da Messina a Catania e Siracusa , e da Catania a Castrogiovanni e Palermo , colle trasversali da Palermo a Girgenti e Marsala
(etc.etc.)

Il Segretario generale della Dittatura è incaricato della esecuzione del presente decreto. Esso Segretario ed i concessionarii firmeranno un capitolato conforme pei patti e le condizioni al presente.
Dato in Caserta il dì venticinque settembre milleottocentosessanta.
Il Generale Dittatore G. GARIBALDI.
(Segretario generale Colonnello Agostino Bertani)
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Come si evince dalla mappa del progetto ferroviario borbonico, le dorsali avrebbero dovute essere la linea PALERMO-MESSINA e quella PALERMO-SIRACUSA.
La prima cosa che si nota è che tali strade ferrate non passavano lungo la costa, ma dall'interno; questa soluzione potrebbe sembrare strana ma non è così in quanto le ferrovie nacquero per collegare i paesi della terraferma e non per mettersi in concorrenza con il trasporto marittimo. Concorrenza peraltro inutile in quanto fino ai primi anni del 1900, risultava più economico e più veloce il trasporto via mare.
E nel 1866, era molto più veloce andare per mare da Palermo a Messina e da Messina a Catania, piuttosto che andare con il treno.Chi continuava a soffrire erano invece quei paesi che, trovandosi all'interno della Sicilia, erano collegati ai porti della Sicilia solo ed esclusivamente attraverso le strade carrozzabili per le quali pure aveva dato un grosso impulso nella loro costruzione Ferdinando II di Borbone.


I progetti borbonici delle Ferrovie Siciliane: [5].









Dorsale Palermo-Messina

Parecchi paesi dell'interno elencati nella tabella oggi risultano completamente tagliati fuori dalla rete ferroviaria. Non sarebbe stato così se fosse stato realizzato il progetto borbonico. Purtroppo il governo piemontese decise che la linea Palermo-Messina doveva passare da Enna e Catania, stroncando la crescita economica della città peloritana.









Dorsale Palermo-Siracusa



Vera e propria spina dorsale della Sicilia, avrebbe tagliato in due la regione e consentito a tutti i paesi dell'entroterra di avere un'accesso rapido verso le principali città Siciliane. Ancora oggi gli abitanti dei paesi elencati nella tabella non hanno accesso al servizio ferroviario.





Linea Palermo-Lillibeo

Da Palermo a Marsala e Trapani passando per Alcamo.
Questa progetto fu invece eseguito dal governo italiano, probabilmente perchè rappresentà un'asse NORD-SUD...








Linea Caltanissetta-Licata

La "ferrovia dello Zolfo", un percorso simile ma con stazioni diverse fu edificato dai piemontesi.





















Linea Bonpensiere(CL)-Girgenti

Altra "Ferrovia dello Zolfo", una tratta simile ma con snodo ad Aragona, fu fatta dai piemontesi.


















Linea Bronte-Catania

Oggi da Bronte, si vede passare solo una vecchissima littorina diesel, della ferrovia circumetnea: una linea a scartamento ridotto che non è mai stata elettrificata e gestita da un commissario governativo dal dopoguerra.
Con questa linea Bronte, da cittadina sperduta nelle valli etnee sarebbe potuta ritornare agli splendori dell'antichità, in quanto posizionata lungo la Strada Regia che da Palermo conduceva a Messina e Catania

Anche se nel corso degli anni si sarebbero certamente progettate e costruite nuove linee, non ci è dubbio che le linee borboniche avrebbero rappresentato una buona ossatura su cui si sarebbe potuta fondare una moderna rete di trasporto ferroviario per la Sicilia.


[1] Rivelazioni segrete sulla vita politica di Giuseppe La Farina e suoi seguaci - Losanna - 1865
[2] Esoterismo e fascimo - Gianfranco de Turris - Edizioni Mediterranee
[3] Raccolta degli atti del governo dittatoriale e prodittatoriale in Sicilia (1860) - Palermo - 1861

[4] Collezione delle leggi e de'decreti emanati nelle provincie continentali dell'Italia Meridionale durante il periodo della Dittatura - Napoli - 1860
[5] Delle Strade Ferrate in Sicilia - Palermo - 1861

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sabato 28 marzo 2009

La "Beffa del Marriott"


Il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo, non era il primo movimento autonomista nato in Sicilia, prima di lui lo aveva proceduto un certo Silvio Milazzo, il quale si era reso conto che sfruttando autonomamente le risorse naturali e geografiche della Sicilia, avrebbe potuto superare la condizione di povertà ed arretratezza economica che la regione viveva dal 1861, anno in cui fu annessa dal Governo Piemontese, a seguito dell'invasione savojardo-garibaldina.
Il Movimento Autonomista di Milazzo, che in seguito fu detto Milazzismo, non riuscì a portare a termine la propria politica che sin dall'inizio si era rivelata assolutamente vincente, a causa della forte opposizione interna abituata a vendere letteralmente pezzi la Sicilia ai poteri forti politico-industriali del Nord, per mantenere salde le proprie poltrone ed intatto il proprio (volubile) blocco di potere.
Non gli venne difficile perciò al DC padovano Graziano Verzotto, durante la sua missione siciliana, a distruggere la giunta Milazzo, che si verificò puntualmente dopo l'organizzazione della famosa "Beffa delle Palme", in cui venne orchestrato il famoso caso di finta corruzione nei confronti dell'Onorevole Santalco.Una volta riuscito nell'intento, l'onorevole Verzotto ricevette persino i complimenti dal boss Lucky Luciano in persona [1].
Un altro hotel oggi sembra aver decretato la fine dei buoni propositi autonomisti del MPA, il Marriott di Milano, dove il 26 gennaio 2009, fu consumata la beffa ai meridionali. Quel lunedì nero, per giustificare un allargamento del partito al Nord (che non avvenne mai) si tolse la parola SUD al simbolo del partito.Tale mossa infatti poteva essere giustificata nel momento in cui il Movimento si sarebbe allargato al Nord, ma così non fu, perfino il coordinamento del Mpa della Lombardia si è sciolto. Si sono buttati la zappa sui piedi rincorrendo Berlusconi che prometteva alleanze per le elezioni europee, ma forse era proprio una "beffa" e Lombardo ci è caduto.
Il segretario del MPA, e questo glielo riconosciamo, aveva avuto l'intelligenza di capire, a dispetto dei suoi successori che la Sicilia non si può sollevare senza il Sud continentale ed ha cercato le alleanze con Vendola e Poli Bortone, ma la sua operazione autonomista è oramai destinata ad essere riassorbita.Lombardo oggi parla ancora di Sud, ma il Sud l'ha tolto dal suo simbolo.Ma non era forse proprio la carica identitaria chr aveva spinto il partito a prendere qualche voto?Adesso che questa forza è stata ingenuamente auto-distrutta, istituendo (a parole) l'ennesimo partito nazionale, il movimento perderà anche quei pochi voti che aveva sino ad ora racimolato.Oggi l'MPA è ferma allo 0,9% nazionale....
Persino Schifani e Vendola, sembrano diventati meridionalisti (a confronto di Lombardo) pur proveniendo da movimenti che non avevano nulla a che fare con l'autonomia.

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venerdì 27 marzo 2009

La preoccupante testimonianza di Francesco: discriminato ed in cassa integrazione solo perchè palermitano


Nord Italia, ancora una storia di discriminazione lavorativa su base anagrafica.

Con l’aggravarsi della crisi economica si avverano le previsioni piu funeste

Finalmente non mi sento solo.Sono un siciliano trapiantato al nord italia, ho vissuto 5 anni nel modenese, e dopo aver constatato l’ atteggiamento anti-meridionale di varie realta’: le banche per esempio,alcune di loro si erano perfino rifiutate di farmi aprire il contocorrente solo perche’ meridionale.Le agenzie immobiliari , alcune non mi lasciavano nemmeno entrare nell’ ufficio che sentendo il mio accento dicevano mi dispiace non abbiamo nulla per lei. Ai luoghi di svago, piscine in cui si accettavano iscritti solo del luogo , le discoteche che facevano selezione sul tuo accento. Per tutto questo un giorno decisi di abbandonare quella terra e trasferirmi nella realta’ di Pesaro feci i bagagli e insieme alla mia compagna ricomincia da capo.Adesso sono 5 anni che vivo nel Pesarese, mi sono sposato ho due splendidi bambini e ho da poco acquistato una casa, i vicini brave persone tutti del posto.Tutto bene fino alla crisi, da lì tutto è cambiato, il mio datore di lavoro improvvisamente mi ha messo alla porta , dopo avermi trattato male ,insultato anche pesantemente mi ha messo in cassa integrazione dicendo che non ero più necessario , lo ha fatto anche con altre persone (tutti meridionali).Io fino a quel momento mi sentivo sicuro , certo del mio avvenire, sono un operaio specializzato un 5° livello e probabilmente il più qualificato dell’ azienda, eppure per il titolare non sono più necessario, a me sono stati preferiti operai assunti da poco , senza famiglia e inesperti ma pesaresi.Mi è stato anche detto di tornarmene al mio paese l’ africa. E intanto i miei colleghi pesaresi se la ridevano, anche quando io chiedevo loro di fare la rotazione per garantire a me e agli altri meridionali di poter dar da mangiare ai nostri figli.E i sindacati , ma cosa sono, abbiamo chiesto loro aiuto, tutele e diritti , abbiamo chiesto di parlare ad un legale perchè profondamente offesi da questi atteggiamenti e sapete cosa ci è stato detto:” ma del resto son cose che succedono, non potete prendere troppo sul serio queste cose” , nessuno ci vuole aiutare , forse perchè tutti la pensano allo stesso modo.Mi sono informato in giro ,quasi tutte le aziende del pesarese si stanno comportando allo stesso modo, cercando di tutelare i lavoratori locali e infischiandosene dei meridionali o stranieri. I miei vicini non sono più tanto cordiali, e anche per loro è tutto normale.Penso proprio che l’ Italia non esista , che in momenti come questi , di difficoltà in cui c’ è bisogno di stare uniti e uscirne più forti, invece si vadano tutte le nostre debolezze .Non siamo mai stati uniti e penso che non lo saremo mai. Noi meridionali come gli stranieri siamo solo bestie usate per i loro spochi fini arrivistici, serviamo per far girare l’ economia e fare i lavori che nessuno vuol fare e quando le cose vanno male allora non serviamo più. W l’ italiaCi accusano di essere mafiosi, delinquenti ,ladri, ma vi posso assicurare che ho visto più mafia e delinquenza al nord che nella mia Palermo dove son nato e cresciuto.

FONTE: http://comitatolombardo.wordpress.com/2009/03/27/la-preoccupante-testimonianza-di-francesco-discriminato-ed-in-cassa-integrazione-solo-perche-palermitano/
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giovedì 26 marzo 2009

39° INCONTRO TRADIZIONALISTA DI CIVITELLA DEL TRONTO - sabato e domenica 28/29 marzo 2009


La fortezza di Civitella

Con l’aiuto di Dio, ci accingiamo a salire per il trentanovesimo anno consecutivo la rocca di Civitella del Tronto per incontrarci in una terra che è per noi sacra perché bagnata dal sangue di uomini, donne, fanciulli e soldati i quali respinsero il processo demolitore delle società tradizionali introdotto dalla Rivoluzione che si materializzò attraverso l’omologazione liberale.

Il Tradizionalismo ha raccolto a Civitella del Tronto, anno dopo anno, tutte le persone di buona volontà senza chiedere loro null’altro che la disponibilità a volersi ricollegare alla propria memoria storica. Ad esse ha offerto il proprio modo di sentire la storia ed il tempo presente. Sono stati i tanti temi, sempre al fine di recuperare la memoria storica quale premessa indispensabile per risvegliare nei più l’identità smarrita.

Ed ancora, abbiamo cercato di diffondere lo spirito della milizia cristiana basato sull’onestà di intenti, sulla lealtà reciproca, sull’annientamento dei personalismi e sulla fedeltà ai principii dei nostri avi. Di anno in anno abbiamo offerto nuovi contributi alla riflessione dei presenti. Abbiamo sempre conservato la purezza di intenti dei primi Incontri e non abbiamo mai cercato finanziatori che avrebbero snaturato, se non condizionato, il nostro modo di agire. Ogni iniziativa fatta nel corso degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto è stata finanziata con le offerte dei partecipanti. Intendiamo andare avanti con questo spirito e per tale motivo già da più anni abbiamo posto gli Incontri sotto la protezione di San Benedetto Giuseppe Labre, uomo di Dio, che della povertà fece l’arma per convertire i miscredenti.

In questi ultimi anni abbiamo inserito nel Devozionario degli Incontri Tradizionalisti figure venerate dalla Chiesa ed a noi vicine per affinità e sensibilità. Quest’anno inseriamo un sacerdote canonizzato nel giugno scorso, Gaetano Errico (1791 - 1860) fondatore dei missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Era amico di Ferdinando II e nella vita terrena subì la violenza fisica dai Galantuomini, prima, e dai garibaldini dopo per conservare la fede. E come San Gaetano Errico (1791 – 1860) riuscì ad edificare un Santuario a Secondigliano, pur avendo contro la camorra, così noi oggi chiediamo al Signore, tramite la sua intercessione, di essere liberati dalla malavita organizzata che affligge il nostro tempo e le nostre contrade.

Il Programma

Sabato 28 marzo – Sala riunioni dell’Hotel Zunica

Ore 16,00 Apertura dei lavori e saluto del presidente degli Incontri, prof. Paolo Caucci von Sauken.
Ore 16,15 Messaggio di saluto di S.A.R. don Sisto Enrico di Borbone, Abanderado de la Tradicion.
Ore 16,30 Il dott. Giuseppe Catenacci presenta l’opuscolo “Il maresciallo di campo Luigi Scotti Douglas e la mancata difesa della frontiera molisana nell’ottobre del 1860” contenente la riproduzione di due rari opuscoli di quel tempo, che l’Associazione ex Allievi della Nunziatella, sempre attenta a ricordare i propri Allievi di ogni tempo, offre in omaggio ai presenti.
Ore 16,45 – Inizio dei lavori. Le relazioni avranno il seguente svolgimento: Mons. Ignacio Barreiro Carambula. Il diritto naturale e il regno sociale di Dio.Prof. Giovanni Turco. Legittimità e bene comune. Prof. Luis Infante. La monarchia tradizionale nel pensiero ispanico.Dott. Edoardo Vitale. Ferdinando II re e padre dei popoli delle due Sicilie nel centocinquantesimo anniversario della morte. Dott. Giovanni Salemi. Urraca di Borbone due Sicilie, una principessa al servizio della Patria nel decimo anniversario della morte. Dott. Francesco Maurizio Di Giovine. La vita ed il testamento politico di Carlo VII, re legittimo delle Spagne, nel centenario della morte. Nel corso dell’Incontro saranno presentate le ultime novità librarie di comune interesse.
Ore 20,00 cena negli alberghi di Civitella. Dopo cena, per concludere la serata, il Duo Santa Lucia allieterà l’incontro con canti e tammurriate della Tradizione Napoletana.

Domenica 29 marzo

Ore 09,30 Concentramento dei convenuti a porta Napoli e corteo verso il monumento a Matteo Wade per deporre una corona. Il dott. Francesco Maurizo Di Giovine commemora i Martiri della Tradizione.
Ore 10,15 Salita alla reale fortezza ed alzabandiera nella piazza d’armi a cura del raggruppamento storico militare delle Due Sicilie.
Ore 10,30 Commemorazione del Soldato delle Due Sicilie tenuta dal dott. Ubaldo Sterlicchio. Ore 11,00 Celebrazione della Santa Messa in memoria dei Martiri della Tradizione e dei caduti Napoletani. Celebra la Santa Messa Mons. Ignacio Barreiro Carambula.
Ore 13,30 Colazione a conclusione dell’Incontro presso l’Hotel Zunica ( prezzo per partecipante €. 30).

Sistemazione alberghiera

A Civitella: Hotel Zunica, Tel. 0861/91319 – fax 0861/918150. Camera singola: €. 50; doppia €. 65; tripla €. 75
Hotel Fortezza, Tel. 0861/91321 – fax 0861/918221. Camera singola: €. 35; doppia €. 45; tripla €. 55.
A Ponzano (frazione a 3,5 km. da Civitella): Hotel Ermocolle, Tel. 0861/91120 – fax stesso numero
A Sant’Egidio alla Vibrata (paese a 5 km. da Civitella): Hotel Concorde, Tel. 0861/842406 – fax stesso numero
Hotel Scacco Rosso, Tel. 0861/843139
Ad Ancarano (paese a 4 km. da Civitella): Parkhotel, Tel. 0861/87
Per la cena di sabato all’hotel Zunica €. 25; all’hotel Fortezza €. 16.

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mercoledì 25 marzo 2009

Statua di Carlo II a Messina






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Lettera del sindaco di Tortorici(ME) a Ferdinando II di Borbone dopo i moti del 1848


Tortorici: lo stemma comunale

Al signor Comandante del 1. Battaglione del 1. Reggimento Carabinieri a piedi.

Signore ,

Adempio ad un dovere indispensabile della mia carica col rassegnarle quanto segue :

Dal momento in cui la sconsigliata capitale dell'Isola prese le armi della ribellione , ordinando ai Comuni tutti di seguirla , questa mia patria ben vide il baratro nel quale i politici siciliani destini andavano a precipitarsi , e perciò nè volendo da una parte esternare la sua ripugnanza , piena d'inevitabili pericoli in quel primo bollore , nè potendo dall' altra ostare con le proprie deboli forze all' impeto della rivolta che tutto trascinava, le fu d' uopo chinar la fronte , adoperando però modi giudiziosi e convenevoli in una posizione cotanto trista e compromessiva.

Nel 3 febbrajo adunque ( infausto giorno! ) fu ordinato da Patti di stabililirsi il comizio locale, che venne quindi istituito nel 7 dello stesso mese. Da quel momento, i faziosi cominciarono a metter in opera i loro malvagi disegni, le rapine , le violenze, i furti, le vie di falto , gli attentati , gli omicidi , che tutta Sicilia sconvolsero ed oppressero. Il Comune di Tortorici però fermo , sempre devoto alle leggi che per lo passato lo governavano, nessun di questi misfatti osò commettere.

Decretato venne da Palermo l'abbattimento delle Reali Statue e de' Reali emblemi ; ma Tortorici non ascoltò nè prestò esecuzione a quelle infami prescrizioni, finchè nel 22 aprile 1848 un voluto capitano con 20 uomini , appositamente venuto , fece ridurre in pezzi la statua di Carlo II, fece cancellare le Reali iscrizioni a piazza Carolina, e togliere la corona di bronzo sull'aquila di pietra posta innanzi la collegiata Chiesa di San Nicolo.

Tortorici nel giugno 1848 richiamò con apposita deliberazione il suo deputato al sedicente Parlamento.

Da' primi momenti della istallazione del governo rivoluzionario , fu decretato lo stabilimento de' consigli civici comunali. Tortorici non ubbidì sino a che nel 12 agosto, spediti due commissari di guerra da Palermo , con una squadra di 200 uomini e coi pezzi di artiglieria di campagna, procederono alla formazione del consiglio civico e del corpo municipale, ponendovi uomini di lor talento ed organizzando la guardia nazionale, guardia nazionale, o Signore, che fino a quel momento Torturici non aveva voluto organizzare, e che in seguito restò pure nella mente de' suoi costituenti, non essendosi voluto mai mettere in esercizio, ad onta delle serie minacce del potere esecutivo.

Ordinata la consegna dell' argenteria delle Chiese, Tortorici ritroso sempre alle disposizioni del rivoltuoso governo , vi fu obbligato da un commissario straordinario di guerra accompagnato da numerosa forza armata.

All'infame atto di decadenza, Tortorici rimase freddo osservatore. Né alla leva forzosa volle somministrare alcuno de' suoi cittadini, che in vece riscattò con somme di danaro. Ne al mutuo forzoso si prestò, se non quando furono spediti mandati di arresto a' designati contribuenti.

Questi fatti, Signore, chiaramente dimostrano quali sentimenti abbia mai sempre nutriti Tortorici, ed oggi per mio mezzo li tipete a Lei , perchè Sicilia tutta e 'I mondo intero sappiano che Tortorici non à inteso mai di mancar menomamente alla sua devozione , alla sua fedeltà, al suo immutabile attaccamento vero l'augusto ed invitto Ferdinando II legittimo Re delle due Sicilie , che Iddio lungamente conservi con la reale sua Famiglia.

In fine le dichiaro , per parte anche di questo Comune , il giubilo e ta soddisfazione di veder ripristinalo l'ordine e la tranquillità pubblica, come le attesto la sincera sommissione e la cieca obbebienza alla Sacra Maeslà del Re N. S.

Firmato — Il Sindaco—Salvatore dottor Costanzo.
Tortorici, 27 Aprile 1849


(Tratto dal governo di sua maesta il re Ferdinando II in Sicilia - 1849 - Napoli)


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martedì 24 marzo 2009

La statua di Francesco I di Borbone in Messina


"La città di Messina volle eternare le virtù di Francesco I, di felice ricordanza , erigendogli una statua di bronzo nella pubblica piazza, e fra' disegni presentati da molli valorosi artisti fu prescelto quello de' fratelli Subba di Messina a'quali l'opera venne allogata. Per tale operazione preferirono essi il metodo delle cere perdute, il più bello , ma il più arduo e difficoltoso. Pertanto i tre giovani artisti superarono gli ostacoli tutti con fatica e pazienza non ordinarie: e dopo un' anno di assiduo lavoro , alle ore 23 del terzo dì di gennaio 1834 fu accesa la fornace.

Alle ore 7 e minuti 6 della notte di quello stesso dì il metallo era già tutto liquefatto, il versamento nella forma interrata si fece in 5 minuti e pochi secondi, e di corto videsi tranquillamente traboccare da tutti gli sfilatori : spettacolo di dolce soddisfazione agli artisti , e di meraviglia somma ai circostanti. E rimarcabile, che la massa del metallo legata in bronzo statuario fu loro fornita da parecchi cannoni della flotta egiziana battuta e distrutta a Navarino. I giornali di Messina e di Palermo annunziarono questo bel trionfo dell'arte. Regolarità e precisione in tutte le sue parti : non bitorzoli, nò butteri , nò la benché minima scabrezza vi potè rilevare l'occhio de' critici e degl'invidiosi. Nella fisionomia di Francesco I. è nobilmente ritratta la sua figura in dignitoso atteggiamento ; che mentre coll'una mano impugna Io scettro, con la destra sporta in avanti accenna di proteggere. Il sinistro piede in atto di muovere un passo da alla statua anima e vita come di chi sente e spira. Folta ed in parte legata al vertice la chioma , e in molto altre ciocche sugli omeri si diffonde. L' elmo è foggiato alla greca , ha una criniera sovrapposta ad una sfinge ed è ornato di cavalli a bassorilievo, e cinto d'una corona di lauro. Le cosce sono coverte dalla lunichetta ed il torace dalla corazza. E mentre la trinacria sostenuta da due genii zanclei forma il fregio emblematico dell'usbergo, la spada col fodero ornato di figurini e arabeschi pende da un'armacollo tutto gemmato. Eleganti sono i calzari, che dal piede innalzandosi sino a mezza gamba hanno all' estremità superiore la maschera, ed il fermaglio inciso a squama a somiglianzà dei brindacoli. Da ultimo il manto leggero e talare veste il dosso senza nascondere la bellezza delle forme.

Alta palmi 12 e mezzo incluso il plinto, poggia sur un piedistallo, disegnato e diretto dagli stessi fratelli Subba unitamente agli altri bassi-rilievi che vi sono.
Nella fronte sul sommo del quatrifondo vi è scolpita una corona greca, con labaro, (monogramma di Cristo) ed un ramo di ulivo dinotanti le virtù religiose del Sovrano Francesco I. Dalla parte del nord una ghirlanda d'alloro, con caduceo ed una palma emblemi di gloria o di sapienza: da quella d'oriente un' altra simile ghirlanda di quercia con lancia e scimitarra che n'indicano la fortezza: ed a quella di mezzogiorno un diadema, un asta, ed uno scelttro gigliato a dinotarne l'impero. In fine ne' quattro fondi al disotto si osservano quattro bassi-rilievi con mirabile perfezione eseguiti. Può quindi preconizzarsi questa statua per uno de'più belli lavori del moderno scalpello."

tratto da Poliorama Pittoresco - 1836 - Napoli

Tale statua fu collocata originariamente presso il Teatro Marittimo, nei pressi della Fontana del Nettuno, ed andò distrutta durante i moti del '48 per farne cannoni e proiettili, stessa sorte toccò alle statue di Carlo II e Carlo III (in bronzo)

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sabato 21 marzo 2009

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO



di Leonida Laconico
HO LETTO L'INTERVENTO E LE RISPOSTE DEL PD SUL FEDERALISMO A MERATE.
PREMESSO CHE SONO DEL PROFONDO SUD E CONTRASTO IL PD COME IL FUMO NEGLI OCCHI, DEBBO AMMETTERE CHE UNA VOLTA TANTO SONO UN PO' D'ACCORDO CON LORO, CHE AVREBBERO POTUTO SFODERARE LE CLASSICHE RISPOSTE POLITICHE PERCONTENTARE DEMAGOGICAMENTE TUTTI.

IN FONDO DOBBIAMO CON ONESTA' (ciò può essere faticoso per qualcuno) RICONOSCERE LE NS.EVIDENTISSIME COLPE, TALMENTE ATAVICHE ,CHE DOBBIAMO ORMAI DEFINIRLE CONGENITE , SARANNO DERIVANTI DA FATTORI STORICI, CLIMATICI O DI EMARGINAZIONE GEOGRAFICA, MA ALLA FINE RESTA IL FATTO (che non dovrebbe essere difficoltoso a nessuno confermarlo).
OCCORRE QUINDI RIAFFERMARE L'ORDINE ED IL RISPETTO DELLE REGOLE CON UNA DISCIPLINA FORTE E MENO SOGGETTA AL "LASSISMO DEMOCRATICO". ACCANTONIAMO L'AUTO-LODE ED I PIAGNISTEI.

Risposta:
Siamo convinti che il primo passo da effettuare nella strada del tanto sospirato cambiamento sia di riconoscere i propri errori e le proprie colpe, il secondo passo sarà quello di impedire ai lupi di approfittarne.


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Il Comitato Storico Siciliano alla X° Commemorazione della Real Cittadella di Messina (FOTO)


di Davide Cristaldi Comitato Storico Siciliano
Addetto Stampa: Dott. Marco Giuseppe Grassi

Sabato 14 Marzo 2009 a Messina si sono svolte una serie di iniziative che hanno ricordato il 148° anniversario dell’eroica difesa della Real Cittadella di Messina da parte dei fedelissimi soldati duosiciliani assediati dalle truppe piemontesi del borioso Generale Cialdini.

Era il 13 Marzo 1861, a quattro giorni dalla proclamazione a Torino del Regno d’Italia, quando dalla Cittadella veniva ammainata la candida bandiera duosiciliana. La fortezza messinese rappresentò, insieme con quelle di Gaeta e di Civitella del Tronto, l’estrema resistenza del millenario Regno delle Due Sicilie, dove i soldati meridionali pur sapendo della inutilità di ogni sforzo cercarono di difendere la propria Patria esprimendo fedeltà a Francesco II di Borbone. Una gloriosa pagina del passato volutamente cancellata dalla storiografia ufficiale come la stessa Real Cittadella, testimone inesorabile dei fatti, che ancora oggi versa nel totale abbandono. La manifestazione, nonostante il forte boicottaggio della stampa cittadina che ha ignorato totalmente e appositamente l’evento, ha avuto una buona riuscita con l’apprezzamento dei tanti partecipanti provenienti, oltre che da tutta la Sicilia, la Calabria e la Campania, anche dalla non certa vicina Buenos Aires.
Queste celebrazioni, che si svolgono annualmente da ormai ben 10 anni, sono state organizzate dall’Associazione Amici del Museo di Messina, dall’Associazione Culturale “Generale Fergola”, dalla Delegazione di Sicilia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dalle Delegazioni di Messina dell’Istituto Italiano dei Castelli, del Comitato Storico Siciliano.... Il Comunicato continua su http://www.messinaweb.eu/

Il Comitato Storico Siciliano a Messina
Continua il percorso di sviluppo dell'Associazione che nel giro di un anno è riuscita ad essere presente ed a collaborare a tutte le manifestazioni più importanti della cultura del ricordo duosiciliano.
Sono stato alla Cittadella per la prima volta ed ho incontrato delle persone splendide che hanno davvero a cuore la nostra Patria e tutto ciò che la rappresenta; degli amici con cui intraprendere assolutamente un percorso comune di riscoperta e divulgazione della storia del Regno delle Due Sicilie.
Un ringraziamento particolare va ad Armando Donato Mozer, rappresentante messinese del Comitato Storico Siciliano e membro dello staff organizzativo della Cittadella ; Salvatore Serio  inventore della decennale commemorazione; Giuseppe Daidone rappresentate del Comitato Storico Siciliano di Giarre-Riposto(CT), senza dimenticare l'instancabile Cav. Gianni Salemi, gli amici Placido Altimari da Catania, Marco Grassi da Messina, Franz Riccobono e Porcaro da Reggio.



Buone notizie dalla Sicilia
Il Comitato Siciliano è stato ufficialmente invitato dal Comune di Riposto a partecipare alla giornata nazionale degli Itinerari Culturali, nel corso della quale dovremmo accompagnare turisti, visitatori e scolaresche presso il Telegrafo Ottico Borbonico della cittadina marinara, una scoperta importantissima compiuta dal gruppo di ricerche storiche dei Comitato. Sarà un occasione da non perdere per illustrare la storia locale e nazionale delle Due Sicilie attraverso i suoi monumenti e primati storici. Iscritti e simpatizzanti del Movimento sono invitati a partecipare, a breve saranno comunicate le date.
Per finire ho il piacere di comunicare che i Prof. Leonardo Interlandi, grande cultore di storia borbonica, sarà il rappresentante per Taormina del Comitato Storico Siciliano



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