domenica 29 marzo 2009

Rinvenuti i progetti borbonici delle ferrovie siciliane (1859)



Quando Garibaldi arrivò in Sicilia, la prima cosa che fece fu di decretare la costruzione di alcune linee ferrate, in quanto prima di partire per la famosa spedizione dei mille, si era accordato con una società livornese, la
Adami-Lemmi che avrebbe dovuto prendere l'appalto milionario.Il banchiere Adriano Lemmi, che era guardacaso tra i finanziatori dell'impresa garibaldina, aveva pagato al solo Agostino Bertani da Milano, mazziniano e collaboratore di Garibaldi in Sicilia, una tangente di 4 milioni di franchi[1].
Adriano Lemmi fu anche Gran Maestro della Massoneria dal 1885 al 1896[2] peraltro noto per aver riunito sotto un'unica fede, il Grande Oriente d'italia, tutte le varie comunioni massoniche esistenti.

Il frutto di questa speculazione, che ben poco aveva di patriottico, fu un'ossatura ferroviaria inadeguata ed inutile di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.

All'epoca, in perfetto stile colonialista, non si pensò a creare un'infrastruttura al servizio delle peculiarità economiche e geografiche siciliane, ma solo ed esclusivamente per congiungere in un asse SUD-NORD le principali città siciliane con l'Alta Italia, che si apprestava a diventare la nuova sede del potere politico ed economico italiano, mentre le Due Sicilie che fino a quel tempo guidavano la locomotiva italiana, furono relegate a mere provincie di periferia.

Così come i romani costruirono le loro strade per congiungere la loro capitale alle colonie più lontane, allo stesso modo "tutte le ferrovie siciliane portavano a Roma".

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Decreto per costruirsi una ferrovia da Palermo a Messina per Callanissetta e Catania[3].

25 giugno 1860.



ITALIA E VITTORIO EMMANUELE
Giuseppe Garibaldi, Comandante in capo le forze Nazionali in Sicilia,



In virtù dei poteri a lui conferiti, Sulla proposizione del Segretario di Stato dei lavori pubblici e dei mezzi di comunicazione; Udito il Consiglio dei Segretari di Stato; Decreta :

Art. 1.
Sarà costruita una ferrovia da Palermo a Messina passando per Caltanissetta e Catania.
Art. 2.
Il Segretario di Stato dei Lavori pubblici, e dei mezzi di comunicazione è autorizzato a trattare con capitalisti nazionali, e stranieri per la costruzione della sudetta ferrovia. Palermo 25 giugno 1860.

Il Dittatore
G. GARIBALDI


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( N.° 74. ) Decreto che concede alla Società rappresentata da' Signori Pietro Augusto Adami ed Adriano Lemmi la costruzione delle ferrovie nell' Italia Meridionale.[4]

Caserta, 25 Settembre 1860.
ITALIA E VITTORIO EMANUELE.
IL DITTATORE DELL' ITALIA MERIDIONALE

Volendo procacciare a queste popolazioni il più pronto, copioso ed utile lavoro , e riparare nel tempo stesso alla dimenticanza nella quale fu sino a qui lasciata la costruzione delle ferrovie, ha giudicato espediente di prendere in immediata considerazione l'offerta della Società rappresentata da' Signori cav. Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi di Livorno ; e presa intima notizia delle morali ed economiche condizioni di essa Società, della sua deliberata intenzione di dare preferenza negl' impieghi e ne' lavori a quelli che si potranno presentare come benemeriti veterani dell' Esercito liberatore, in fòrza delle pubbliche urgenze e degli straordinarii suoi poteri, e di precedenti promesse già fatte alla detta Società per le ferrovie di Sicilia in data 22 giugno 1860;

Decreta:
Art. 1. Le linee ferroviarie che la Società rappresentata da' Signori Pietro Augusto Adami e Adriano Lemmi di Livorno dee compiere, sono le seguenti :

(a) La connessione delle ferrovie napoletane a quelle dello Stato romano, tanto nel versante del Mediterraneo, quanto dell' Adriatico.
(b) I lavori di quelle linee di connessione collo Stato romano, che erano già in corso per conto regio, saranno immediatamente ripresi.
(c) Le linee da Napoli a Foggia, e da Salerno a Potenza, e quindi nella duplice direzione di Bari e Taranto, e di Cosenza e Reggio.
(d) Le linee della Sicilia, da Messina a Catania e Siracusa , e da Catania a Castrogiovanni e Palermo , colle trasversali da Palermo a Girgenti e Marsala
(etc.etc.)

Il Segretario generale della Dittatura è incaricato della esecuzione del presente decreto. Esso Segretario ed i concessionarii firmeranno un capitolato conforme pei patti e le condizioni al presente.
Dato in Caserta il dì venticinque settembre milleottocentosessanta.
Il Generale Dittatore G. GARIBALDI.
(Segretario generale Colonnello Agostino Bertani)
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Come si evince dalla mappa del progetto ferroviario borbonico, le dorsali avrebbero dovute essere la linea PALERMO-MESSINA e quella PALERMO-SIRACUSA.
La prima cosa che si nota è che tali strade ferrate non passavano lungo la costa, ma dall'interno; questa soluzione potrebbe sembrare strana ma non è così in quanto le ferrovie nacquero per collegare i paesi della terraferma e non per mettersi in concorrenza con il trasporto marittimo. Concorrenza peraltro inutile in quanto fino ai primi anni del 1900, risultava più economico e più veloce il trasporto via mare.
E nel 1866, era molto più veloce andare per mare da Palermo a Messina e da Messina a Catania, piuttosto che andare con il treno.Chi continuava a soffrire erano invece quei paesi che, trovandosi all'interno della Sicilia, erano collegati ai porti della Sicilia solo ed esclusivamente attraverso le strade carrozzabili per le quali pure aveva dato un grosso impulso nella loro costruzione Ferdinando II di Borbone.


I progetti borbonici delle Ferrovie Siciliane: [5].









Dorsale Palermo-Messina

Parecchi paesi dell'interno elencati nella tabella oggi risultano completamente tagliati fuori dalla rete ferroviaria. Non sarebbe stato così se fosse stato realizzato il progetto borbonico. Purtroppo il governo piemontese decise che la linea Palermo-Messina doveva passare da Enna e Catania, stroncando la crescita economica della città peloritana.









Dorsale Palermo-Siracusa



Vera e propria spina dorsale della Sicilia, avrebbe tagliato in due la regione e consentito a tutti i paesi dell'entroterra di avere un'accesso rapido verso le principali città Siciliane. Ancora oggi gli abitanti dei paesi elencati nella tabella non hanno accesso al servizio ferroviario.





Linea Palermo-Lillibeo

Da Palermo a Marsala e Trapani passando per Alcamo.
Questa progetto fu invece eseguito dal governo italiano, probabilmente perchè rappresentà un'asse NORD-SUD...








Linea Caltanissetta-Licata

La "ferrovia dello Zolfo", un percorso simile ma con stazioni diverse fu edificato dai piemontesi.





















Linea Bonpensiere(CL)-Girgenti

Altra "Ferrovia dello Zolfo", una tratta simile ma con snodo ad Aragona, fu fatta dai piemontesi.


















Linea Bronte-Catania

Oggi da Bronte, si vede passare solo una vecchissima littorina diesel, della ferrovia circumetnea: una linea a scartamento ridotto che non è mai stata elettrificata e gestita da un commissario governativo dal dopoguerra.
Con questa linea Bronte, da cittadina sperduta nelle valli etnee sarebbe potuta ritornare agli splendori dell'antichità, in quanto posizionata lungo la Strada Regia che da Palermo conduceva a Messina e Catania

Anche se nel corso degli anni si sarebbero certamente progettate e costruite nuove linee, non ci è dubbio che le linee borboniche avrebbero rappresentato una buona ossatura su cui si sarebbe potuta fondare una moderna rete di trasporto ferroviario per la Sicilia.


[1] Rivelazioni segrete sulla vita politica di Giuseppe La Farina e suoi seguaci - Losanna - 1865
[2] Esoterismo e fascimo - Gianfranco de Turris - Edizioni Mediterranee
[3] Raccolta degli atti del governo dittatoriale e prodittatoriale in Sicilia (1860) - Palermo - 1861

[4] Collezione delle leggi e de'decreti emanati nelle provincie continentali dell'Italia Meridionale durante il periodo della Dittatura - Napoli - 1860
[5] Delle Strade Ferrate in Sicilia - Palermo - 1861

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti per lo scoop.
Ad occhio sembrano gli stessi tragitti, naturali, delle "regie trazzere", sorta di autostrade del XVI-XVIII secolo per la regia posta. In pratica, dunque, si pensava di far passare il treno in parallelo alle principali strade dell'Isola, che infatti passavano dove il territorio era meno accidentato. C'era anche la regia trazzera costiera che univa Palermo e Messina, l'unica costruita dagli antichi romani (la Via Valeria), ma prudentemente da questa forse non si riteneva possibile fare passare anche una strada ferrata, tanto era accidentato il percorso. Peccato che oggi questo progetto abbia solo valore storico. Ormai le strade e le ferrovie ci sono. Se ne può aggiungere qualcuna, modificare il tracciato tra Palermo e Catania, ma per rifondare tutto ex novo..
Comunque anche la storia ha la sua importanza.
Massimo Costa