mercoledì 26 gennaio 2011

L'orecchio mozzato di Garibaldi?Fu un conflitto a fuoco



Sulle cause della perdita dell'orecchio sinistro sono state formulate varie ipotesi, ma nessuna fin d'ora è stata dimostrata.
Non è stato infatti mai rinvenuto alcun documento che provi un provvedimento penale all'orgine del moncone, secondo alcuni tipico dei paesi sud-americani quando l'accusato era reo di abigeato.
Un'altra teoria è quella del morso, con il quale una donna sudamericana avrebbe tranciato il lobo sinistro dell'Eroe dei Due Mondi, mentre tentava di violentarla.
Anche in questo caso però non esiste alcun documento che suffraghi tale tesi.

Vi è invece una terza ipotesi, accompagnata da documenti storici, molto verosimile: un conflitto a fuoco.
A causa delle sue scorribande, Garibaldi era ricercato dai Governi di mezzo Sud America quando, nel 1835, gli venne tesa un'imboscata nel Gualeguay.
Quel giorno due imbarcazioni apparentemente innocue si avvicinano alla sua goletta, erano soldati. All'intimazione di arrendersi Garibaldi risponde con le armi, fu in quei momenti che una serie di palle lo colpiscono, di queste una si conficca sotto l'orecchio sinistro lasciandolo quasi esanime.
I garibaldini riusciranno a salvarsi, ma Don Peppino subirà una lunga convalescenza a causa delle profonde ferite e dell'operazione subita per estrarre la pallottola(il chirurgo di chiamava Ramon Delarca) che si era fermata sotto l'altro orecchio.

E lecito pensare che quella palla, entrando nel collo, abbia tranciato parte dell'orecchio garibaldino.
Una tale mutilazione non poteva essere rimossa facilmente dalla mente di Garibaldi che infatti la immortala nel suo romanzo "Clelia: il Governo dei Preti" dove egli, novello brigante nelle terre pontificie, scrive di essere caduto in un imboscata orchestrata da una banda di uomini comandata da un "prete satanico". Gli spari lo colpiscono più volte ma la ferita più grave è quella che gli portò via "questo pezzo di orecchio sinistro".

Davide Cristaldi

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martedì 11 gennaio 2011

Arriva la perizia: i cocci rinvenuti a cozzo telegrafo sono di epoca borbonica



Egr. dr. Cristaldi, come promesso, ho fatto datare da persona competente i due reperti rilevati a Cozzo Telegrafo. I cocci sono stati datati alla prima decade della seconda metà del 19° secolo, quindi coerenti con la presenza del Telegrafo ad aste.

La fattura è molto verosimilmente di fabbrica locale, così dice il sig. Giovanni Romeo di Augusta, che ha datato i cocci, anche e principalmente perché un suo antenato, nel periodo che ci interessa, gestiva ad Augustra una fabbrica di ceramiche. Il signor Romeo ricorda di avere, tra le sue "antiche cose", un vaso dell'epoca, con decorazione che ben si confronta con quella dei cocci che ci interessano, il quale porta la data di fabbricazione; appena potrò disporre di una foto, gliela invierò.

Le allego una foto dei due cocci.
Cordialità,
Italo Russo -Augusta(SR)

La relazione della spedizione al telegrafo di Augusta

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Riceviamo e pubblichiamo: Nuovo libro "La Nazione che non fu"




Buonasera,

vi segnalo il seguente volume:

LA NAZIONE CHE NON FU
- Operazione Verità - Salvatore Natoli Sciacca - Maria
Rosaria De Stefano Natoli -


Forti di grande esperienza culturale, politica e amministrativa, ferventi autonomisti, gli autori scrivono delle pagine di microstoria dimenticata, sancendo la differenza tra Nazione e Stato Unitario e cercando di portare alla luce la verità sulla nascita dell'Italia, accompagnata da azioni di conquista, che hanno determinato miseria e povertà nel Meridione e nella Sicilia in particolare.

È un lavoro meritorio che sicuramente farà riflettere e discutere, ma, questo è l'intento, porterà a una sicura presa di coscienza delle grandi potenzialità dell'Isola, da parte dei Siciliani, per raggiungere un sicuro grande sviluppo socio-economico e culturale e perpetuare la grande centralità della cultura, nonché per far raggiungere alla Sicilia stessa il grande ruolo di centralità nel Mediterraneo e nel mondo.

Distinti Saluti

Antonino Armenio

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