martedì 27 gennaio 2009

Non c'è Memoria per le Due Sicilie


Il kapò di Vercelli osservava con occhi pieni di disprezzo e di disgusto quei soldati con le divise lacere, allineati e guardati a vista dai bersaglieri piemontesi sul molo di Pizzo Calabro.

L'importante città portuale era stata scelta come Centro di Raccolta e Deportazione per i prigionieri borbonici: destinazione Genova. A volte capitava che le navi provenienti da Palermo, Milazzo e Messina riparassero a Pizzo per via del mare forte, ed allora i Napolitani erano stipati come bestie nei bastimenti della morte, senza acqua, nè da mangiare, e quando il fumo del Vapore penetrava nelle stive soffocava gli uomini, se quelli erano ancora uomini.

Da Genova, lasciando la via Assarotti, iniziava il lungo cammino a piedi spesso nudi, con vesti lacerate.Prima le montagne genovesi, poi le risaie e poi ancora le Alpi, marciare e marcire, quanti ne rimanevano indietro, nemmeno li toccavano quei piemontesi...li tastavano col calcio del fucile per assicurarsi che non stessero fingendo: uno in meno da controllare, ..tanti non arrivarono nemmeno ai lager.

Un numero sulla manica destra indicava il Campo di Concentramento di destinazione: San Maurizio Canavese, San Benigno, Milano, Bergamo....Fenestrelle, il peggiore di tutti. Nessuno era mai stato a Fenestrelle, ma questi soldati nella loro infanzia avevano ascoltato i racconti dei nonni che narravano di un posto lugubre nella Francia italiana, dove molti loro amici erano stati rinchiusi e non erano mai più tornati. A quel tempo si combatteva contro Napoleone per scacciare i francesi dalle Due Sicilie e a Fenestrelle, la prigione dell'orrore, si cancellava già l'uomo.

Quelli deportati a Fenestrelle, Ufficiali, Sottufficiali e Soldati, subirono il trattamento piú feroce dalle SS di Torino. Esagerato? Ma ci sono davvero tutte queste differenze tra il 1861 ed il 1943? Ma sono davvero così diversi, agli occhi della Storia le camere a gas di Auschwitz e i vasconi di calce viva di Fenestrelle? Tra le Alpi piemontesi oltre a scomparire l'uomo, scomparve pure la Memoria. Tra la nebbia ed il gelo della Val Chisone moriva per sempre non solo una Nazione ma un sogno.

Oggi a quelli che sanno, "i pochi"..recita una lapide affissa nella fortezza piemontese, chiedono che si possa ridare almeno un poco di sollievo alle soffertenti anime di quei bravi uomini delle Due Sicilie, non una pomposa commemorazione nazionale ma un posto, un sito, che possa fungere da luogo di ritrovo dove si possa portare un fiore o sillabare una preghiera per gli unici veri piccoli Eroi che i duosiciliani riconoscono tali.

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venerdì 23 gennaio 2009

XV Mostra di modellismo storico a Catania


IL SOLDATINO BORBONICO IN MOSTRA A CATANIA

Giorno 7 dicembre si è svolta la premiazione dei vincitori della XV mostra di modellismo svoltasi a Catania presso il complesso Le Ciminiere.

Come ogni anno la Delegazione Sicilia dell’Ordine costantiniano ha assegnato il “Premio Duchi di Castro” all’autore del miglior soldatino raffigurante l’esercito borbonico.

Lo stesso centro siciliano modellismo storico ha adottato per i suoi manifesti annuali un figurino dell’armata delle Due Sicilie.

Quest’anno è stato premiato un modellino storico raffigurante uno zappatore (il genio guastatori) dell’esercito borbonico realizzato da un romano, Roberto Gabrielli.

A consegnare il premio il v. delegato Comm. Antonio di Janni accompagnato dal comandante regionale dei CC per la tutela del patrimonio e cavaliere costantiniano Cap. Giuseppe Marseglia.

Il presidente Lombardo, che ha inaugurato la manifestazione ha affermato: "Il suo principale fascino credo consista nella possibilità che offre di riportare in vita fatti e personaggi della storia sotto una luce viva e concreta, offrendo oltre che un divertente passatempo un arricchimento culturale".

Fonte: DueSicilie.com


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Un altro avviso di garanzia a Sindoni: per la mongolfiera di Natale!


CONTINUANO GLI INCREDIBILI ATTACCHI AL SINDACO DI CAPO D'ORLANDO!

Persino una mongolfieria natalizia diventa fonte di discredito per SINDONI!

Continua intanto la raccolta di firme organizzata dal Comitato delle Due Sicilie in favore del Sindaco, all'indirizzo: http://www.firmiamo.it/firmaperenzosindoni

Clamoroso sviluppo nella vicenda che ha portato al sequestro della Mongolfiera.
Gli agenti del Commissariato di P.S. di Capo d’Orlando, hanno notificato al Sindaco Enzo Sindoni, un avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica di Patti.
Il Sindaco è accusato di apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo (art. 681 C.P.), e accensioni ed esplosioni pericolosi (art. 703 C.P.).
“E’ il risultato – ha commentato il Sindaco di Capo d’Orlando – della bizzarra interpretazione data ai voli della mongolfiera dal dott. Marcello Castello, dirigente del locale Commissariato di P.S.
L’attività che è stata realizzata fino al 20 dicembre 2008 e che riprenderemo ad effettuare in qualsiasi periodo dell’anno, cioè non appena tutto sarà risolto, è stata infatti equiparata alla manifestazioni delle Frecce Tricolore e pertanto oggetto di autorizzazioni che neanche le gare aeree ed i rallye del cielo necessitano.
Ma quello
– ha continuato Sindoni – che a mio giudizio è paradossale ed ancor più grave, e che Castello, non mi abbia avvisato degli adempimenti che riteneva necessari il giorno prima del sequestro, quando ci siamo scambiati gli auguri, segno tangibile della totale assenza di volontà collaborativi e che solo per rispetto istituzionale non definisco un agguato.
Prendo atto, che non essere intervenuti mentre la mongolfiera veniva gonfiata ed aver atteso che la stessa si sollevasse, aveva un chiaro obiettivo e cioè quello di giungere ad un sequestro che la magistratura non poteva che convalidare, e facendo quindi scaturire l’indagine in corso e privando Capo d’Orlando ed i suoi visitatori di un divertimento che è comunque solo rinviato”.

Il Commento del Primo Cittadino si è poi indirizzato su altri aspetti che questa vicenda propone.
“A me piace sempre trovare il lato positivo di ogni cosa ed in questa lo trovo agevolmente: è chiaro che potere dedicare tempo ed uomini, ad attrazioni o ad una operazione d’immagine e divertimento, del quale tutta la comunità stava beneficiando, indica inequivocabilmente lo stato di assoluta quiete sociale nel quale il mio paese vive, al punto che la notte di Capodanno per le vie di Capo d’Orlando non era presente neanche una volante della Polizia.
Carabinieri e Vigili Urbani hanno comunque validamente supplito a questa assenza.

Il mio auspicio
– conclude il Sindaco – e che collaborazione e dialogo torni ad essere quello che i predecessori del dott. Castello, hanno ottimamente costituito con la cittadinanza ed i rappresentati della stessa”.

Fonte: Comune di Capo D'Orlando

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giovedì 22 gennaio 2009

Anche la Chiesa scende in campo per il Sud


CHIESA NEL SUD, CHIESA DEL SUD

La Chiesa del Sud scende in campo. Lo fa a modo suo, vent’anni dopo il documento della Cei su «Chiesa italiana e Mezzogiorno», affrontando di petto la questione meridionale, alla luce di due decenni che sono stati cruciali e, inutile nasconderlo, di decadenza. A chiamare a raccolta le «divisioni» del papa è ancora una volta il cardinale Crescenzio Sepe che per il 12 e il 13 febbraio radunerà a Napoli tutti i vescovi meridionali in un convegno che si terrà all’hotel Tiberio (a Gianturco), intitolato « Chiesa nel Sud, Chiese del Sud ». Relazioni di ecclesiastici e di laici, arcivescovi e docenti universitari, che concluderanno un lavoro al quale si sono già dedicati da tempo i rappresentanti delle cinque conferenze episcopali regionali del Mezzogiorno. Alla fine dei lavori gli atti saranno inviati alla Cei ed entro la fine del 2009 sarà stilato un documento. «L’azione della Chiesa, incentrata sulla carità» ha spiegato Sepe, alla conferenza di presentazione, ieri mattina, in Curia «non vuole supplire le mancanze delle istituzioni pubbliche, ma dispiegare la sua missione pastorale perché la Chiesa si occupa dell’uomo e intende riformarlo, per fargli prendere coscienza». Una missione pastorale, ma che intende lasciare un segno politico, come già fece vent’anni fa il documento Cei che definì la questione meridionale una questione morale, e non era ancora scoppiata Tangentopoli. Come sempre le parole dei prelati sono sfumate. Necessariamente. Anche se il vicario per la cultura Adolfo Russo ha precisato che «il convegno non è un messaggio ai politici perché la Chiesa vuole formare la coscienza dei cittadini». Ha lanciato comunque un suo messaggio ripetendo le parole di don Luigi Sturzo: «Servire lo Stato, non servirsi dello Stato». A buon intenditor. Dal canto suo Sepe ha ribadito: «La Chiesa compie la propria missione perché ha occhi per vedere e orecchie per sentire e la sua missione, ma non pretendiamo di offrire soluzioni tecniche o politiche, vogliamo piuttosto ribadire che occorre recuperare, nel rispetto del ruolo di ognuno, i valori dell’etica e della responsabilità». Giuseppe Acocella, invece, è stato netto: «C’è l’assoluta indifferenza per il Sud da parte di dovrebbe occuparsene seriamente. Occorre individuare chi, per il proprio interesse, ostacola il bene comune». I nodi sono storici. «Si torna a parlare della questione meridionale» ha aggiunto il cardinale «perché la si immaginava superata, invece è solo diventato un problema nazionale, con la nascita di una questione settentrionale». Le parole chiave sono lavoro ed etica: «Va sottolineata la necessità di un’assunzione di responsabilità morale e soprattutto si deve intervenire per l’occupazione, aiutando i giovani, le donne, le famiglie». Una discesa in campo per «un’analisi profonda, seria e oggettiva» mette naturalmente in relazione la Chiesa, con tutte le sue articolazioni, agli altri protagonisti della società. Detto in parole povere: la politica deve tornare a occuparsi della gente.


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Fondi FAS e Regno delle Due Sicilie: interpellanza al Senato


Federalismo fiscale, Fleres (Pdl) presenta un emendamento al Senato: "Utilizzare i fondi Fas per un riequilibrio infrastrutturale del Paese"

“Se nel 1861 il Regno delle due Sicilie possedeva i due terzi della riserva aurea del Paese; se, nel medesimo periodo, si produceva il 50,4% del grano e l’80,2% dell’orzo e dell’avena; se, sempre nel Regno delle due Sicilie, la forza lavoro in agricoltura era pari al 55% e quella dell’industria al 51%, ed oggi così non è, poiché effettuando un riscontro con i dati socio – economici attuali la situazione appare ribaltata, ciò che risulta chiaro è che qualcosa non ha funzionato o, peggio, qualcosa ci è stata rubata”.
Questo è quanto ha dichiarato il senatore Salvo Fleres (Pdl), nel corso del suo intervento al Senato durante la trattazione del disegno di legge sul federalismo fiscale.
Questo disegno di legge, ha proseguito Fleres, ha il compito di bilanciare l’economia dei diversi territori, deve porre in essere dei meccanismi perequativi e non sostitutivi che consentano alle Regioni del Sud di riallinearsi alle altre Regioni d’Italia".

"E’ necessario, ha concluso Fleres, utilizzare i fondi FAS per un riequilibrio infrastrutturale del Paese, ed in tal senso, ho già presentato un emendamento che è stato accolto dal Governo”.

FONTE: SiciliaInformazioni

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martedì 20 gennaio 2009

Telethon fregatura per il Sud

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Telethon e la ricerca perché non investire il denaro offerto dai siciliani in Sicilia?



Düsseldorf - "Avendo fatto delle offerte negli anni passati, avevo scritto alla Telethon di inviarmi i dati della raccolta fondi e delle spese per ogni singola regione. Per anni nessuno ha risposto e io non ho dato più niente. Adesso ci ho riprovato e il signor Piazza mi ha prima pregato di chiamarlo al telefono, cosa che ho fatto ma non ha portato a nessun chiarimento. L'ho pregato di inviarmi una e-mail in risposta e lui mi ha mandato quella lettera.Alla mia successiva risposta non ha dato nessun riscontro fino ad oggi. Se si facessero i conti si scoprirebbe che molte organizzazioni contribuiscono come la Telethon ad incrementare il divario fra Sud e Nord. la Rai, e molte altre" Parola di Giuseppe Tizza, docente dei corsi di lingua e cultura italiana a Düsseldorf e membro dell'Ausländerbeirat di Düsseldorf. Ed ecco sintetizzata la polemica scoppiata tra Tizza e Telethon.

La lettera alla quale Tizza fa riferimento è quella inoltrata da Vincenzo Piazza, responsabile dell'Ufficio Attività Istituzionali del Comitato Telethon. La premessa indispensabile, si legge nella lettera di Piazza, "è che l'assegnazione dei fondi di ricerca da parte di Telethon si basa su un sistema di valutazione meritocratico che premia la ricerca d'eccellenza, l'unica che può garantire l'avanzamento verso la cura della distrofia muscolare e delle malattie genetiche. Questa condizione non ammette deroghe. Se in Sicilia ci sono pochi progetti di ricerca validi la nostra Commissione Medico-Scientifica non può che prenderne atto. Se decidesse di dare più fondi in Sicilia dovrebbe farlo non sulla base di criteri di merito scientifico ma sulla base di altri criteri: quali? Lei suggerisce di distribuire in proporzione alla provenienza della raccolta. Se la Sicilia ha donato 30, in Sicilia bisognerebbe dare fondi per una quota vicina a 30. Questo garantirebbe un'equità nel finanziamento (rispetto alla provenienza delle donazioni), ma non darebbe nessuna garanzia circa il risultato scientifico di quei finanziamenti, anzi probabilmente sarebbe un modo per disperdere i fondi. La missione di Telethon è far avanzare la ricerca verso la cura e per farlo la strada che fino ad oggi ci ha premiato e che fa della nostra ricerca una ricerca di eccellenza nel mondo è finanziare i migliori ricercatori in Italia. Solo in questo modo possiamo essere coerenti e corretti con chi ci dona i soldi. Inoltre i risultati della ricerca scientifica non sono limitati al luogo dove vengono conseguiti, ma sono a disposizione di tutti. Telethon Italia ha raggiunto il primo successo al mondo nella terapia genica, proprio grazie al nostro sistema di finanziamento. Questo importante risultato è stato raggiunto nell'istituto Telethon di Milano ma ha permesso di curare in modo definitivo pazienti provenienti da diverse parti del mondo e a beneficio di tutti (anche dei cittadini siciliani). Il problema che lei solleva è urgente ma non può essere Telethon a svolgere questo ruolo. Questo compito deve essere svolto da chi governa l'Università, la Ricerca e la Sanità. Quindi principalmente stato e regioni. Quello che Telethon può fare è integrare i finanziamenti, dare benzina alla ricerca ma sempre e solo sulla base del merito. Se in Italia e specialmente al sud molte cose non funzionano è proprio perché il nostro sistema non è abbastanza meritocratico".

La risposta di Tizza non si fa attendere: "Capisco perfettamente le Sue considerazioni che sono giuste di per se, ma sono ingiuste per la Sicilia. TELETHON, togliendo fondi alla Sicilia e investendoli in altre regioni, contribuisce direttamente al peggioramento della situazione analizzata dal Sole24ore perché non solo vengono detratti soldi alla Sicilia, ma anche i ricercatori sono obbligati ad emigrare. Qui in Germania, dove vivo, organizzazioni come la Sua provvedono ad innescare meccanismi che portano ad un miglioramento della situazione. Se la Sicilia dà 30 THELETON dovrebbe trovare i meccanismi che portano ad investire 50 in Sicilia, altrimenti si rende corresponsabile dell'aumento del divario fra Sicilia e nord. Io non voglio contribuire con i miei soldi ad aumentare questo divario. Qualora THELETON dovesse trovare questi meccanismi me lo faccia sapere. Le auguro Buon Natale e un 2007 con idee nuove per THELETON che portino felicità soprattutto a quegli Italiani che ne hanno più bisogno e non a quelli che, come ha stabilito il Sole24ore stanno già molto meglio.

(da una lettera inviata a Siciliainformazioni - 13 febbraio 2008)
Giuseppe Tizza

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Si farà il rigassificatore di Agrigento, col gas nigeriano



Il rigassificatore a Porto Empedocle si farà, via libera della Regione. Alla Sicilia 50 milioni di euro l'anno.

La conferenza dei servizi della Regione Sicilia ha dato il via libera definitivo alla costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle. Lo ha annunciato l'ad di Enel, Fulvio Conti. Enel detiene il 90% del progetto, che potrà realizzarsi in "40-50 mesi dall'inizio dei lavori". L'investimento previsto é di circa 600 milioni e il rigassificatore ha una capacità di 8 miliardi di metri cubi di gas, pari a circa il 10% del mercato italiano. L'impianto sarà gestito da Nuove Energie, società partecipata al 90% da Enel e al 10% da imprenditori. "Firmerò il decreto - ha spiegato l'assessore regionale all'Industria Pippo Gianni - non appena Nuove Energie trasferirà la sua sede legale e fiscale da Roma in Sicilia".

Con il trasferimento da Roma in Sicilia della sede legale di Nuove Energie, la holding che costruirà il rigassificatore a Porto Empedocle, la Regione ha stimato di incassare ogni anno circa 50 milioni di euro, come proventi di tasse e imposte, destinati "non a spese correnti ma a investimenti, e una quota per i servizi sociosanitari.

Lo ha detto Gianni, sottolinenando che "la Regione è in grado di soddisfare in tempi rapidi le richieste delle aziende e allo stesso tempo di garantire lo sviluppo del nostro territorio. In soli sei mesi abbiamo rilasciato ad Enel tutte le autorizzazioni necessarie per costruire il rigassificatore". Nel corso della trattativa, l'assessore ha anche chiesto ad Enel di sbloccare la quota inserita nelle bollette dell'energia che pagano i siciliani, destinata a investimenti. Secondo alcuni calcoli, si tratterebbe di circa 7 milioni di euro. Il comune di Porto Empedocle entra nel capitale sociale con la quota dello 0,5%.
"L'inizio dei lavori - ha detto l'amministratore delegato della società, Giuseppe Luzzio - avverrà verosimilmente nel secondo semestre di quest'anno e i lavori dureranno dai quaranta ai cinquanta mesi".
"Utilizzeremo soprattutto gas nigeriano - spiega Conti - ma potremmo fare riferimento anche ad approvvigionamenti da paesi con i quali abbiamo già rapporti come l'Algeria, l'Egitto, il Qatar e gli Emirati Arabi. Questa è una risposta in positivo per difendere l'autonomia degli approvvigionamenti energetici di un paese". Il rigassificatore di Porto Empedocle verrà realizzato dalla holding 'Nuove energie' di cui Enel è proprietaria al 90%, con il restante 10% in mano a imprenditori che hanno partecipato al progetto. "Ora l'approvvigionamento di gas nigeriano, che fa un giro turistico dal nord della Francia - conclude Conti - costa al paese 150-170 milioni di euro in più all'anno".

Confindustria Sicilia valuta positivamente non solo i benefici che questa infrastruttura avrà sull’attuale crisi energetica, ma anche le ricadute che la sua realizzazione avrà sull’occupazione e sul sistema manifatturiero in un periodo di grave recessione. "Così come hanno con tempestività autorizzato l’avvio di un’opera così importante per l’economia siciliana e per la soluzione della crisi del gas, con la stessa celerità crediamo debbano completare l’iter per il via libera al rigassificatore di Priolo", dicono in una nota gli industriali.
fonte: SiciliaInformazioni

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Pace in Palestina?Allora il gas può tornare



In uno degli ultimi editoriale[1] avevamo annunciato che la "questione del gas" poteva essere un bluff escogitato da Putin ed il primo ministro ucraino Julia Timoshenko, quest'ultima ex protagonista della Rivoluzione Arancione, ma oggi sempre più filo-russa.

Avevamo parlato della possibilità che il vero obiettivo di questa crisi del gas, era costringere i paesi europei a fare fronte comune contro Israele affinchè fermasse gli eccidi in Palestina.
Vediamo cosa è successo in questi ultimi giorni:
- I vertici dei paesi europei si sono riuniti in Egitto ed hanno chiesto all'unanimità l'immediato cessate il fuoco ed il ritiro delle forza armate israeliane.Peraltro la riunione avvenuta nella terra delle piramidi contiene un messaggio non tanto velato ad Israele, in quanto l'unica lembo di terra della Striscia a non confinare con Israele, è proprio quello egiziano: sotto questa frontiera si dice siano scavati diversi tunnel che riforniscono i palestinesi di cibo, medicine ed armi.Insomma, ventilare la possibilità di sfruttare la frontiera egiziana per far arrivare ai miliziani di Hamas armi e munizioni, in caso di rifiuto degli Israeliani.
- Nello stesso giorno in cui Israele annunciava il ritiro, Russia ed Ucraina facevano sapere a mezzo stampa di aver trovato l'accordo.
- Secondo gli accordi firmati tra Kiev e Mosca, l'Ucraina pagherà un prezzo del gas inferiore del 20% rispetto a quello del 2008 e quindi, sempre più basso rispetto ai prezzi di mercato europei.Quel 20% di sconto potrebbe essere la controparte richiesta dall'Ucraina per stare al gioco.
Adesso andiamo alle conseguenze geo-politiche per l'Ucraina:
Gli ucraini vedranno il loro premier Julia Timoshenko, come la donna che ha salvato il proprio paese, assicurando ai propri cittadini il gas che riscalderà le loro abitazioni, portando inoltre a casa un forte sconto del prezzo del gas.
La popolarità del primo ministro ucraino si accrescerà sicuramente anche tra l'opinione pubblica europea, perchè è stata lei a firmare l'accordo che ha riportato il metano alle industrie ed alle case dell'UE, soprattutto in questo inverno particolarmente gelido.
Dobbiamo altresì dire che le prove finali di questo accordo segreto tra Russia ed Ucraina probabilmente non le avremo mai, ma noi ci accontentiamo di poco: ciò che importa adesso è che l'ennesimo massacro di civili palestinesi è stato fermato.

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lunedì 19 gennaio 2009

IL LAGER dei SICILIANI (Repubblica)



LA PRIGIONE CHE RACCONTA LE OMBRE DEL DOPO UNITÀ

Migliaia di soldati dell’esercito borbonico morirono di stenti a Fenestrelle, la fortezza della cattiva coscienza
Siamo lontani dalla Sicilia, molto lontani.Tanto più sorprende la lapide murata su una delle fortezze, a commemorazione di «migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie» morti di stenti. Subito non si capisce. Gli anni ricordati nella lapide sono quelli dell’Unità: che ci facevano i soldati delle Due Sicilie sulle montagne piemontesi?Ma non erano tutti accorsi a dare man forte a Garibaldi? Le risposte richiamano il lato in ombra del tardivo processo di formazione dello Stato italiano, in genere presentato come il frutto logico-naturale di una volontà collettiva trionfante sui retrivi regimi preunitari. E la retorica è solo un velo sottile, buono a coprire
" Il carcere piemontese era pieno di meridionali laceri e malnutriti, che rifiutavano di giurare fedeltà a Vittorio Emanuele "
le spinte centrifughe pronte a rimettere in discussione l’assetto nazionale: come i due volti della stessa medaglia, dove non trova spazio una volontà «empaticamente illuminista», che può permettersi di conoscere anche gli aspetti meno esaltanti della nostra storia. I campi di prigionia per meridionali sono un buon esempio di questa storia ignorata, segreta, nascosta.Era il 1860, Garibaldi ancora combatteva e già bisognava decidere il destino dei 97 mila soldati dell’esercito borbonico.Molti si danno alla macchia, protagonisti di una taciuta guerra civile che per anni imbarazza il nuovo Stato. Gli altri vengono portati in campi provvisori a Livorno, Genova, Alessandria, Ancona, Rimini e Fano: migliaia di prigionieri, il primo problema è come trasportarli. Nel Carteggio di Cavour — volume III, pagina 347 — una lettera del generale Manfredo Fanti invoca soccorsi, vapori noleggiati all’estero «perché altrimenti è impossibile uscire da questo labirinto»: c’erano da spedire 40 mila uomini da Napoli e dalla Sicilia, la Marina militare non bastava a contenerli tutti.Dai centri provvisori i prigionieri erano destinati al campo di Fenestrelle o a San Maurizio Canavese, nei momenti di emergenza arrivano anche nella Cittadella fortificata di Milano. A San Maurizio ci sono i militari sbandati, destinatari di una prima «rieducazione»: ogni soldato riceve un sacco e una coperta da campo, un berretto, una «cravatta a sciarpa», una gavetta con cucchiaio, giubba e pantaloni, una sobria razione di viveri da pagare col proprio soldo. Ai borbonici è riservata una «istruzione di moralità militare», se promossi possono arruolarsi nell’esercito nazionale. Altrimenti vengono portati al campo di Fenestrelle, «finché si correggano e diventino idonei al servizio».Nell’universo carcerario del nuovo Stato la prigione di Fenestrelle è il tassello più importante, il più temuto. Più che un campo di prigionia è un sistema fortificato adibito a carcere militare dove i soldati borbonici cominciano ad arrivare nell’agosto del 1860, quando il gelido inverno dell’alta montagna è alle porte. In un libro intitolato I lager dei Savoia Fulvio Izzo riporta la testimonianza di un pastore valdese, che incontra una colonna di prigionieri e decide di visitare il campo. È l’ottobre del 1860, il valdese Georges Appia trova «i nostri prigionieri sparsi lungo le mura della fortezza a scaldarsi al sole; altri lungo la riva del torrente lavavano la loro unica camicia». Fenestrelle rigurgita di meridionali laceri, malnutriti, che rifiutano di giurare fedeltà a Vittorio Emanuele. Il nuovo Stato si mostra assediato dalle emergenze interne e dalla necessità di apparire solido alle potenze europee, in piedi quasi per scommessa ma sempre a rischio di implosione, con una precoce vocazione autoritaria che ne tradisce la fragilità. I campi di prigionia sono l’episodio-limite di un atteggiamento che porta a perseguitare anche Garibaldi e le sue camicie rosse, che pure erano stati tanto utili. Il guaio è che, dissoltasi l’eco dei proclami retorici, l’adesione allo Stato unitario appare precaria: e se il Meridione è l’anello debole sul fronte interno, con gli agguerriti avversari esterni la competizione è per non soccombere sulla scena internazionale. È così che l’insicurezza e la paura spingono a moltiplicare la rigidità, col risultato di approfondire le vecchie diffidenze. La situazione allarma anche qualche patriota ed è Massimo d’Azeglio, ricordato soprattutto per la sua frase che «fatta l’Italia bisognava fare gli italiani», a scrivere che il re Borbone era stato cacciato per stabilire un regime fondato sul consenso universale. Ma allora, come si spiegava che «per controllare la parte meridionale del regno ci vogliono sessanta battaglioni?»Fenestrelle è il lager di casa, la Siberia italiana, lo spauracchio da agitare davanti ai riottosi, il luogo-simbolo della cattiva coscienza nazionale. Gli internati di Fenestrelle sono «delinquenti» per definizione ed è Caroline Marsh, moglie dell’ambasciatore americano a Torino, che nel diario annota: «Pare che ci siano quasi 6 mila di questi malintenzionati ed è un numero eccessivo, che potrebbe causare problemi ». Infatti il pomeriggio del 22 agosto 1861 quasi mille prigionieri tentano di impadronirsi della fortezza: divisi in 4 gruppi vogliono chiudere le porte, occupare il magazzino delle armi e i punti strategici, uscire dalla prigione.Vengono scoperti e disarmati ma la notizia della mancata insurrezione trova spazio sui giornali, che registrano come — mentre l’esercito piemontese combatte i briganti — si corre il rischio che i meridionali possanoricambiarli portando la guerra nelle valli piemontesi.La Sicilia sembra solo marginalmente coinvolta in questi episodi, prima dell’Unità l’Isola non s’era lasciata sfuggire una sola occasione per proclamare il suo essere visceralmente antiborbonica.A Fenestrelle e negli altri campi di prigionia i siciliani saranno arrivati soprattutto nel 1862, dopo la fallita impresa di Aspromonte, quando nella fortezza vengono consegnati 473 garibaldini. È un’ipotesi sensata,dalla Sicilia, in tanti seguono Garibaldi e finiscono prigionieri.Ma in un libro pubblicato nel 1864 da Alessandro Bianco leggiamo un episodio insolito, poco spiegabile con le vecchie categorie: è il 6 aprile 1862, fra i generali dei briganti napoletani arriva un palermitano. Si chiama Politini, «farmacista siciliano, omicida e uomo cognito per antiche violenze» che ha la missione di
" Nel 1862, dopo la fallita impresa di Aspromonte arrivarono 473 garibaldini, i cadaveri venivano sciolti nella calce "
uccidere il generale Cialdini, vale a dire l’uomo a capo delle truppe inviate per reprimere il brigantaggio. Resta il fatto che su Fenestrelle e i siciliani non si hanno dati precisi, forse non si potranno mai avere. I corpi dei tanti che morirono per il freddo e i maltrattamenti furono dissolti nella calce, solo in pochi ebbero la ventura di lasciare i loro nomi nei registri della parrocchia di San Luigi. E, al momento, i più attenti nel ricordarli sono gli aderenti al “Comitato delle Due Sicilie”, che lo scorso luglio hanno scoperto la lapide dedicata alle «migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilieche si erano rifiutati di rinnegare il Re e l’antica patria».
AMELIA CRISANTINO (Repubblica, domenica 18 gennaio 2009)


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giovedì 15 gennaio 2009

L'astinenza da gas fa bene alle coscienze?



Prima pagina da incorniciare....
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mercoledì 14 gennaio 2009

Un South Stream per il Sud Italia


La crisi del gas rilancia prepotentemente il progetto del costruendo metanodotto RUSSIA-BULGARIA-GRECIA-PUGLIA: "Southstream"

Qualche giorno fa sembrava essersi aperta una via d'uscita alla crisi energetica tra Russia ed Ucraina grazie ad un accordo raggiunto in extremis, secondo il quale, sarebbero stati chiamati degli osservatori indipendenti appositamente inviati dalle principali società energetiche europee per monitorare il passaggio del gas nei metanodotti e nelle centrali di smistamento ucraine e russe.
Ebbene, questi osservatori hanno dichiarato che è l'Ucraina a bloccare il passaggio del Gas:

Reports by international monitors confirm Ukraine has blocked transit of Russian gas.The International Monitoring Commission observers in Kiev – Julius Skach (SPP a.s.), Sergey Bazaleyev (Gazprom export), Peter Zahorsky (Estrim), Alain Rossignol (Gaz de France Suez), Roberto Merlo (EU) – have signed a GMS Hourly Report (Form 1), which indicates no sign of Russian gas being pumped by the Ukrainian transit pipelines to Europe. Meanwhile, at the Sudja gas metering station (Kursk Oblast) the monitors have recorded a 70 atmospheres pressure at the entry point of the Ukrainian gas transmission systemA similar Hourly Report (Form 1A), which also confirms that no gas is being pumped westwards, has been signed by the International Monitoring Commission observers Johann Haumer (OMV) and Oleg Antonov (Gazprom export) at the Uzhgorod gas metering station[1].

In questi giorni invece i media dei paesi europei hanno puntato il dito contro Mosca, colpevole di aver chiuso colpevolmente i rubinetti del gas sul versante europeo.Adesso ignoreranno anche il report degli osservatori internazionali da loro stessi inviati?
Tra tutte, c'è un'accusa insolita, fatta da Emmanuel Barroso, presidente della commissione europea(che è il vero presidente dell'UE, peraltro non eletto..) il quale ha dichiarato che - se l'accordo fra Russia e Ucraina non verrà messo in pratica con urgenza la Commissione Ue dirà alle società Ue di procedere per vie legali e di fare un'azione concertata, Russia e Ucraina stanno mostrando di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni e potrebbero non essere più considerate partner affidabili per quanto riguarda la fornitura energetica - [2]

Sappiamo da sempre che i nemici di questa Unione Europea filo-americana(di cui Barroso è il primo rappresentante) sono i russi e non gli ucraini, la cui establishment al potere è stata finanziata proprio dagli americani con la famosa rivoluzione arancione...
Ci è sembrato strano quindi che Barroso nel corso del 3° sciopero del gas in appena 4 anni(e si, lui è ancora li!) questa volta abbia dato la colpa anche agli ucraini oltre che ai russi...
Il motivo della duplice accusa, potrebbe risiedere in un accordo segreto[3] ventilato qualche mese fa tra Russia ed Ucraina, di cui Barroso è certamente a conoscenza, una sorta di pace ristabilita tra due ex paesi del blocco sovietico.D'altronde anche se l'Ucraina può dirsi uno stato autonomo, essa dipende sempre dalla Russia per ciò che riguarda l'approviggionamento energetico e per i lucrosi diritti di passaggio del gas, che rappresentano una fonte di reddito non indifferente per la poverissima economia ucraina.

L'accordo segreto potrebbe essere confermato dall'attuale lotta intestina - tra la premier ucraina Timoshenko e il suo ex alleato, il presidente Viktor Yushenko, che sta divampando a tutto campo. Anzi, a tutto cielo: ieri, infatti, i duellanti si sono sfidati a «colpi» d' aereo, con il presidente che ha sottratto alla sua primo ministro l' Ilyushin 62 che avrebbe dovuto portarla a Mosca, dove l' attendeva Vladimir Putin per firmare un importantissimo accordo sulle future forniture di gas russo all' Ucraina - [4]

Insomma l'attuale Ucraina potrebbe essere spezzata in due parti, una filo-occidentale ed una che è ritornata ad essere filo-russa.
Potrebbe essere dunque una messinscena, questa crisi del gas russo-ucraina, a scatenare le accuse di Barroso ai due paesi anzichè solamente a Mosca, come accadeva nel passato?
Ma se fosse davvero tutta una montatura, qual'è allora il vero motivo del blocco del gas ai paesi europei?
Andando indietro nel tempo ci siamo accorti che ogni qualvolta la Russia bloccava il gas, era perchè la sua zona di influenza, veniva messa in pericolo dalle mosse del blocco filo-americano.Esempio Ucraina e Georgia.
Ma se oggi l'Ucraina sta tornando un fedele alleato della Russia e Julia Timoshenko ambisce addirittura alla presidenza ed a spodestare l'attuale Yushenko, qual'è il timore che assilla la Russia?
E possibile che il blocco del gas sia un vero e proprio tentativo di condizionamento rivolto agli europei affinchè assumano una posizione comune contro la guerra in Palestina, scatenata da Israele, che rischia di destabilizzare l'area mediorientale (oltre che chiaramente ai massacri umpuniti) soprattutto adesso che la politica estera di Mosca sta ottendendo dei grossi risultati con l'Iran(centrali nucleari e metanodotti) e con la Siria[5], dove è in costruzione una base militare navale russa, nel porto di Tartus.Inoltre durante l'ultima guerra israele-libano, i soldati di hezbollah riuscirono a distruggere i carrarmati israeliani grazie ai bazooka a doppia carica cava di produzione russa[6].

[1] Ufficio Stampa Gazprom, 13 gennaio 2009

[2] Corriere, 14 gennaio 2009

[3] Il Sole 24 ore, 16 settembre 2008

[4] Corriere, 3 ottobre 2008

[5] Effedieffe, 30 luglio 2006

[6] Effedieffe, 13 agosto 2006


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martedì 13 gennaio 2009

La denuncia dell'arcivescovo di Messina, la città nelle mani della massoneria




(Fonte Tempo Stretto)


«La nostra è una città che vive sotto una cappa massonica che controlla tutto e tutti, che impedisce lo sviluppo per poter dominare tutto».


Le parole fortissime dell’Arcivescovo Calogero La Piana, pronunciate in occasione di una lunga intervista pubblicata oggi dal quotidiano “Gazzetta del Sud”, hanno la potenza di un terremoto nelle coscienze di una città spesso “cullata” da un torpore che la rende, di fatto, immobile. «Guardate a fondo cosa c'è sotto lo strato che si vede in superficie, dietro la vetrina. Il controllo dell'economia, di opportunità di lavoro. Alla fine, questo rende la città sottomessa a logiche che non consentono a chi ha capacità di potersi realizzare, di esprimersi. O entri nel meccanismo o non avrai spazio: è un clima massonico, c'è chi lavora perché tutto appaia in un certo modo e che impedisce l'espressione della creatività dei messinesi. In città ci sono tra 32 e 38 logge massoniche».


Una denuncia chiara, quasi un grido d’allarme quello di La Piana, che trova sostegno nelle reazioni di personaggi politici e sindacali della città. A partire da Giuseppe Grioli, segretario cittadino del Pd (seppur “congelato” dal Collegio dei Garanti del suo partito), che in una nota fa i suoi auguri all’Arcivescovo per i suoi due anni di servizio in città ed esprime la sua vicinanza ai concetti da lui espressi. «L’alta autorità morale rappresentata dall’Arcivescovo di Messina – afferma - è per questa città punto di riferimento per i cattolici ma anche per i non credenti. Contro l’ipocrisia imperante, contro la cappa massonica che ammanta la nostra realtà sociale, contro l’assenza di senso civico ed orgoglio sociale, c’è ancora oggi, credo, la tenacia di donne e uomini che in silenzio ogni giorno fanno la loro parte per costruire un futuro per nostra terra. Donne e uomini che attraverso il volontariato, l’associazionismo, le parrocchie non hanno perso la speranza e operano proiettati esclusivamente verso il bene comune. Oggi i partiti non riescono più a formare le classi dirigenti, non riescono più a promuovere la sacralità delle istituzioni verso cui i rappresentanti dei cittadini devono sentire il più alto senso di responsabilità. Oggi c’è bisogno di un profondo rinnovamento della politica, che non si intende solo rinnovamento generazionale, ma soprattutto rinnovamento del modus operandi e dei valori cui essa si ispira. Noi abbiamo immaginato di puntare di più sulla formazione politica e questo sarà certamente uno stimolo in più a lavorare in questa direzione. La società messinese così come rilevato da sua eccellenza è apatica e rassegnata al sistema di potere che controlla l’economia e frena lo sviluppo e la crescita della comunità. La nostra città ha bisogno di trasparenza, di vivacità, ha bisogno di liberare le sue energie che ci sono e sono tante».


«Chi come me è nato e cresciuto in un villaggio della periferia sud di Messina – aggiunge - sa quanto è vero che la Parrocchia molto spesso risulta l’unico presidio sul territorio assumendosi oneri sociali che vanno oltre la sua funzione di guida morale della comunità. Mi riferisco agli oratori, all’assistenza alle famiglie povere attraverso la Caritas, alla preziosa opera rivolta ai giovani che vivono spesso territori ove le Istituzioni sono sostituite da gruppi criminali e Boss locali. La Gazzetta il 29 Dicembre ha pubblicato uno speciale dedicato alla rinascita di Messina a cento anni dal terremoto, rappresentando plasticamente i ritardi di Messina rispetto alla dirimpettaia Reggio Calabria. Ebbene oggi bisogna avere uno scatto di orgoglio. Credo che oltre alle opere previste nell’ordinanza che affidava i poteri speciali al Prefetto prima ed al sindaco oggi, quindi il primo lotto della strada del mare, il completamento degli svincoli di Giostra e Annunziata, l’ampliamento dell’ approdo di Tremestieri, ed alla necessaria riqualificazione della Zona Falcata, oggi ci sia bisogno di un opera simbolica che trasmetta un senso di riscatto alla nostra città. E se poi questa opera simbolica fosse ideata e progettata dal basso attraverso iniziative spontanee e popolari questo sarebbe veramente rivoluzionario».


«Noi che facciamo politica – conclude Grioli - e siamo rappresentanti nelle istituzioni dovremmo alzare lo sguardo dal piccolo quotidiano e cominciare a lavorare per il futuro. Auguro buon lavoro a Mons. La Piana e spero che tutte le forze politiche a partire da quella che ho l’onore di rappresentare possano cogliere il monito dell’Arcivescovo nella prospettiva della rinascita di Messina».


Sulla stessa scia il segretario provinciale Tonino Genovese, che così commenta l’intervento di La Piana: «Messina è una città controllata e non governata. La Cisl sostiene questa tesi da anni. Una città che muove il suo asse nel controllo dei bisogni dei cittadini, comprimendoli o risolvendoli a seconda degli interessi, delle appartenenze o delle vicinanze».


«Sfruttamento e degrado - continua Genovese - possono essere disgrazie o scelte di azione. Finalmente il Arcivescovo di questa città, con poche lucide riflessioni, ha dipinto un quadro d’insieme, ma ha, al tempo stesso, offerto una via d’uscita. Come recuperare, quindi, la depressione sociale, il diritto alla casa, alla salute, al lavoro, il sostegno alle famiglie? Come superare il sistema clientelare che permea ogni cosa anche la più piccola ed è diventato un modo di essere? Oltre che condividere le analisi dell’Arcivescovo, sta a noi dimostrare di saper percorrere la strada indicata. La conoscenza porta alla riorganizzazione e c’è un tempo per pensare, per progettare e uno per decidere. E c’è un tempo per assumersi le responsabilità. E’ come se si avesse paura di fare. Mi riferisco in particolare al fare per il bene comune, perché sul fare per interessi privati non si pensa, si opera, a discapito del bene comune e degli interessi della comunità».


«L’invito della Cisl – prosegue - è quindi quello di guardare al bene comune della città. Definiamo, con responsabilità condivisa, alcuni asset su cui immaginiamo lo sviluppo di questo territorio e concorriamo tutti a realizzarli. Intanto, però, ripartiamo dal basso, dalla formazione, morale, civile, e dai saperi, dalla rivendicazione dei nostri diritti ma anche e soprattutto dall’esercizio dei nostri doveri che sono sempre diritti altrui. Ripartiamo dal rispetto dell’altro, della cosa pubblica e dallavalorizzazione dei diritti civici. Affrontiamo insieme i percorsi virtuosi. Non è più il tempo delle divisioni e delle contrapposizioni, soprattutto se esse sono strumentali o utili per garantirsi visibilità e consenso. E’ il tempo di unire il sociale, la politica, l’economia e i saperi. Per questo l’appello dell’arcivescovo va raccolto. La sua autorità morale può aiutare questa comunità a ritrovarsi. Ci permettiamo l’ardire, anche intorno alla sua figura che rappresenta un punto di riferimento importante per i cittadini. La Cisl è pronta a raccogliere la sfida per un interesse supremoche è il futuro di una comunità. Il nostro futuro».


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Il '700 siciliano va in mostra a Palazzolo Acreide


(Jean Houel - Teatro greco di Taormina con lo sfondo dell'Etna)
Un nuovo museo inaugurato a dicembre a Palazzolo Acreide.
(di Corrado Arato)
Il Settecento illuminista celebra l'inizio del Gran Tour.
Con l'espressione si definisce il viaggio di istruzione e di formazione, ma anche di divertimento, di svago e di avventura, che le élites europee intraprendono attraverso l'Europa.
Protagonisti indiscussi del Grand Tour sono i giovani che hanno appena concluso gli studi. Con il viaggio, la loro educazione si completa e si perfeziona: le solide conoscenze apprese nelle università si fanno più elastiche, si arricchiscono dell'uso di mondo, si aprono alla moda, al gusto e alla competenza estetica, si completano con la conoscenza comparata degli uomini e delle nazioni. A viaggiare sono anche diplomatici, filosofi, collezionisti, amatori d'arte, romanzieri, poeti, artisti. Meta privilegiata è l’Italia culla della civiltà e dell’arte e fra le regioni d’Italia anche la nostra Sicilia, terra ricca di tale fascino che Goethe definisce indispensabile per capire l’Italia, solo in Sicilia c’è la chiave di tutto.

Il viaggio e i viaggiatori sono i temi conduttori di un nuovo museo inaugurato a dicembre a Palazzolo Acreide. L'esposizione si avvale di uno spazio museologico diviso in tre sezioni. Nella prima sono le incisioni originali delle opere di Jean-Claude Richard de Saint-Non e di Jean Houel riguardanti Siracusa, Ragusa e il territorio ibleo. La seconda riguarda le carte geografiche e il Viaggio; la terza i libri antichi di Sicilia e i testi odeporici. Accanto alle incisioni sono esposte foto che propongono lo stato attuale dei luoghi.
Il risultato raggiunto è di grande qualità e unico soprattutto perché in Sicilia non esistono strutture permanenti dedicate al viaggio. Il sistema espositivo è suggestivo e collegato ad un centro studi. I libri presenti nell'esposizione possono essere “sfogliati” nell'annessa biblioteca mediante consultazione informatica. Infatti il centro studi sarà luogo di confronto, scambio culturale per gli studiosi e i cultori dei temi odeporici.

Il museo non vuole essere una realtà legata alla città di Palazzolo ma intende allacciarsi al territorio del Val di Noto, infatti interagisce con i monumenti e gli aspetti paesaggistici e naturali della zona Iblea con lo scopo di dialogare con tutti i luoghi del Gran tour in Sicilia. Ferma è la convinzione che il nuovo contesto costituirà un fondamentale polo di attrazione turistica e culturale del nostro territorio. Infine il museo vuole essere un omaggio agli studiosi di Sicilia (come Tommaso Fazello presente con la rara dizione del De rebus Siculis decades duae) che con le loro opere e ricerche hanno contribuito a far conoscere e tutelare i beni culturali della nostra terra.
Il viaggio in Sicilia, nel settecento, per i viaggiatori fu spesso la ricerca ad una loro esigenza estetica, oggi il “silenzio” che si respira fra quei libri e quelle incisioni sia, per noi visitatori, esperienza che manifesti “il bisogno dell’anima di bellezza”.
Comune di Palazzolo Acreide - Settore Turismo tel. 0931 871260
Centro Studi “Jean Houel”. Ricerche ed immagini sul Viaggio in Sicilia
tel. 0931 812170 cell. 334 9195050
www.museoviaggiatori.it info@museoviaggiatori.

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lunedì 12 gennaio 2009

La Real Cantina di Partinico?Non è più borbonica


Quando il 25 febbraio del 2008 apprendemmo[1] che erano stati ultimati i lavori di ristrutturazione della Real Cantina Borbonica pensammo che finalmente era in corso un recupero della nostra identità ed una rivaltazione culturale dell'epoca borbonica in Sicilia.Ci sbagliavamo.

La cantina sarà destinata ad ospitare un non meglio specificato "Museo delle tradizioni storiche, culturali e agricole”.
Secondo il Comune di Partinico e come scritto sul verbale del concorso: "la Cantina sarà rivolta ad un pubblico giovane, accogliendo quei valori dinamicità, innovazione e freschezza utili a far distinguere la Real Cantina Borbonica di Partinico nell'affollato panorama dell'offerta culturale a scala regionale e nazionale".

Il risultato? Un museo di arte moderna con un insegna da Wine Bar, d'altronde i loghi arrivati nelle prime tre posizioni sono eloquenti.

Continuiamo a leggere nel bando - le applicazioni proposte indicano una direzione compositiva di notevole originalità, apertura e flessibilità - e poi ancora - l'uso delle iniziali della Real Cantina Borbonica in una chiave di elegante modernità si è rilevato estremamente efficace.

Insomma, un continuo ripetere di termini come "originalità", "modernità", parole accattivanti ma che hanno poco a che fare con la Tradizione...

Probabilmente al Comune di Partinico ed i componenti della Giuria, non si sono resi conto che la Cantina Borbonica non può essere una cosa moderna, ne può rivolgersi ad un pubblico "moderno", ma deve assolutamente essere una pietra miliare del passato della Sicilia, in questo caso dell'epoca borbonica, per farla conoscere, perchè ancora oggi quell'epoca non è apprezzata.
A cominciare dal simbolo della Cantina che è stato stravolto da questo concorso, probabilmente i Signori che hanno organizzato il bando, non sanno che la Real cantina Borbonica di Partinico, un "logo" ce l'ha già, e probabilmente una volta era posizionato all'ingresso dell'edificio, come tutte le residenze reali d'altronde.

Questo stemma è l'Aquila Siciliana con le armi borboniche sul petto, in uso in Sicilia fino al 1816.


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venerdì 9 gennaio 2009

Sgarbi saltafossi?



Nell'ultimo editoriale[1] in cui avevamo parlato del critico d'arte più pubblicizzato d'Italia, eravamo stati noi a criticare lui, e pesantemente.Rileggendo a distanza di settimane quell'articolo, avevamo descritto Sgarbi, come una persona poco adatta, dal punto di vista morale e culturale per dare direttive storiografiche alla Nazione.

Ma la vera questione su cui si concentrò tutto il nostro disappunto, fu quella intervista al Giornale, avvenuta subito dopo il viaggio di Vittorio Sgarbi in Libia, per visitare nientepocodimeno che il
colonnello Gheddafi...
In quell'occasione Sgarbi disse di aver proposto al Colonnello di "annettersi" la Sicilia, alla faccia delle dichiarazioni e dei litigi scoppiati sul caso della targa di Garibaldi, smantellata dal Sindaco di Capo D'Orlando Enzo Sindoni, l'estate scorsa.
In quell'occasione il Vittorione Nazionale, lanciò fulmini, saette ed anatemi, contro chi aveva osato intaccare la "dignità" dell'eroe dei due mondi....
Da li capimmo che quella di Sgarbi era tutta una messinscena, ma soprattutto che al neo-sindaco di Salemi piace più la popolarità che servire le istituzioni, ammesso che le "sue" istituzioni, coincidano con le nostre...

Ad un certo punto della storia, nei comportamenti di Sgarbi si nota un cambiamento radicale ed incredibile: dopo i grossi litigi con Raffaele Lombardo, per via della famosa targa garibaldina, ecco che Sgarbi diventa un fedele amico del Presidente della Regione Siciliana.
Difficile capire, almeno per il momento, a cosa sia dovuta questa fulminazione per la via di Damasco.Quel che è sicuro però è che da allora Sgarbi ha cambiato atteggiamento in maniera radicale, forse perchè in Sicilia si è reso conto di aver trovato un cavallo Lombardo, più quotato di quello Padano, al Palio Internazionale.

Ecco i fatti:
- Presentazione dell'ultimo libro[2] di Vittorio Sgarbi ''Clausura a Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno)''. Insieme al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo.Questo evento si è svolto a Palermo, a Palazzo D'Orleans.

- Un patto[3] contro l'energia eolica che "non conviene" e deturpa il paesaggio. E' quello siglato
virtualmente, stamattina, dal sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, e dal presidente della Regione
Siciliana Raffaele Lombardo.

- Sgarbi contro i fratelli Borsellino[4]: ''La loro reazione - aveva affermato il sindaco di Salemi -
dimostra che Sciascia aveva ragione: sono dei professionisti dell'antimafia che, per esistere, fanno vivere la mafia anche dove non c'e''' - riferendosi ai fratelli borsellino che avevano duramente criticato la moglie del defunto Paolo per aver accettato la cittadinanza onoraria del comune di Salemi offerta da Vittorio Sgarbi.Ciò che ha detto Sgarbi è una cosa importantissima, appare chiaro come in Italia, ma soprattutto in Sicilia, una certa sinistra si sia auto-proclamata detentrice dell'antimafiosità, affibiandosi una patente che non le si addice per nulla. Persone come Rita Borsellino e Sonia Alfano, che hanno avuto successo grazie al nome che portano, si metterebbero da parte se la mafia scomparisse?Oppure continueranno ad alimentare la Creatura per dare un senso alla loro politica dettata più da interessi personali(in questo caso assolutamente giusti) ma che vengono comunque anteposti agli interessi generali della Sicilia. Sembra la storia di quei pompieri stagionali che incendiavano i boschi per mantenere la famiglia. Sicuramente la lite tra i parenti del defunto eroe magistrato Paolo Borsellino non fa fare a costoro una bella figura e di certo non aiuta ad indirizzarci verso un opinione diversa da quella che è stata sopra espressa.

- Ma il fatto che ci ha più colpito è stato senza dubbio la notizia secondo la quale il colonnello
libico Gheddafi si è dichiarato pronto a finanziare il ponte borbonico sulle Tremiti[5], un idea
dell'Ing. Michelangelo De Meo.Infattti proprio su quel ponte si erano innescate delle dure polemiche, sempre ad opera dello Sgarbi nazionale: "L’idea del ponte è neo-borbonica e attenterebbe all’integrità paesaggistica delle isole. I nuovi Borboni si mettano il cuore in pace, indietro non si torna"A seguito di quella replica l'Ing. De Meo dichiarò infatti che - non si aspettava tutto quel clamore attorno alla sua proposta - anche perchè la finalità del progetto era esclusivamente turistica.
Ricapitolando, prima Sgarbi si autoproclama depositario del mito del Risorgimento Italiano, poi va a confabulare con Gheddafi, senza avere "apparentemente" alcuna referenza politica per farlo(è "solamente" il sindaco di Salemi), il quale tra tutti i ponti distrutti d'Italia ne va a finanziare proprio uno del Sud, un'opera costruita da Ferdinando II di Borbone...


Speriamo di saperne di più, al più presto...

[1] Ns. Editoriale, 9 ottobre 2008
[2] Libero News, 21 novembre 2008
[3] ItalPress/Sicilia on Line, 9 dicembre 2008
[4] Agenzia ASCA, 30 dicembre 2008
[5] Gazzetta del Mezzogiorno
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Finalmente restaurata la Palazzina Cinese di Palermo, che diede i natali a Ferdinando II

Finalmente restituita ai palermitani e ai turisti, dopo 24 anni di chiusura, la Palazzina Cinese di Palermo, situata a margine del Parco della favorita, realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1799 su commissione di Ferdinando IV di Borbone.

Marvuglia realizzò l’opera mantenendo lo stile orientale della struttura esistente acquistata dal monarca dall’avv. Lombardo.

Il corpo centrale ha un alto tetto a pagoda sorretto da un tamburo ottagonale. Il piano terra è ornato di porticati ad arco ogivali e nei due fianchi sono costruite torrette con scale elicoidali a giorno, opera di Giuseppe Patricolo e presenta curiosi elementi quali i campanelli della grata di ingresso, le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli.
Una buona nuova e la dimostrazione che quando vuole l’istituzione “siciliana” è capace di operare bene.
”Restituiamo al mondo un gioiello che ha versato per anni in condizioni di degrado - ha affermato l’assessore Antinoro - e che finalmente oggi mostra al pubblico i suoi antichi splendori. L’evento storico di oggi è una delle tappe salienti del percorso di rinascita culturale che ho il sogno di realizzare, nel 2009, in Sicilia”.
L’assessore ha anche detto che la Palazzina Cinese è al centro di un confronto da tempo intercorso con il Comune di Palermo, “per delineare un rapporto di collaborazione legato alla fruizione del monumento”.
“Stiamo lavorando - ha detto - per realizzare percorsi culturali che idealmente si snodino in tutta la Sicilia. La Casina Cinese, ovviamente, sarà la protagonista di uno di questi. A tal fine, stiamo predisponendo un accordo con il Comune di Palermo, per poter far conoscere ed ammirare questa meraviglia nel miglior modo possibile”.
La Palazzina Cinese, detta anche Casina Cinese, nel Real Parco della Favorita di Palermo, è stata oggetto di un lungo e complesso lavoro di restauro; il primo programmato e completo progetto di restauro è degli anni Novanta, ad opera della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Artistici di Palermo.

La complessità è dipesa sia dalle condizioni in cui versava il monumento, sia dalla delicatezza e dalla pregevolezza degli interni e degli arredi. Gli ultimi lavori di restauro s’inseriscono nell’ambito dei finanziamenti Por 2000/2006.

La Casina Cinese da oggi e fino a fine gennaio resterà aperta, gratuitamente, al pubblico. E’ possibile prenotare le visite al monumento ai numeri 346 6314359 dalle 14,30 alle 18 e 3936942222, dalle 16,30 alle 18,00. Sono previsti due percorsi: uno per gli adulti ed uno per i bambini, in particolare per le scolaresche.



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