martedì 23 giugno 2009

Sta per nascere il Partito del Sud, tra trappole ed insidie










Da sinistra Raffaele Lombardo(Movimento per l'autonomia/MPA), Gianfranco Fini(PDL),
Massimo D'Alema(PD)

Se tutto va bene, il 2009 sarà ricordato come l'anno in cui un partito nato al Sud, si dichiarerà "meridionalista" e inizierà ad interessarsi seriamente del Mezzogiorno d'Italia. L'estremo baluardo difensivo per tentare l'ultima resistenza contro una crisi economica e politica che sta per abbattersi sulle Due Sicilie.

Ma anche questa volta non mancheranno trappole ed insidie, e tentativi di confondere le carte. Ecco quello che sta succedendo dietro le quinte.

Sembra che il Sud sia diventato di colpo importantissimo, ultimamente assistiamo increduli e basiti alle poco credibili promesse di martirio in nome del Sud da parte di uomini politici che fino all'altro giorno si dichiaravano strenui difensori dell'Unità del Paese, senza se e senza ma. Personaggi talmente radicati sul territorio che per essere eletti dovevano presentarsi come capo-lista in altre regioni.Oggi questi stessi signori, fulminati sulla Via di Damasco, lamentano uno scarso interesse della politica del Mezzogiorno ed invocano la creazione di un blocco politico che difenda gli interessi del Meridione.

Eppure questa volta non sembra la solita propaganda elettorale, c'è qualcosa di grosso che si muove nel sottobosco della politica.D'altronde se i nuovi "protagonisti" della "lotta meridionalista" sono D'Alema e Fini, che come sappiamo hanno ben poco a che fare con il Sud, se proprio non ci fanno a pugni, qualcosa ci sarà.

Ma leggiamo nel dettaglio la nuova intuizione di D'Alema(1): "Udc, Io Sud e Pd: nasce il Patto per il Meridione"
Secondo l'onorevole del PD, "Bisogna fare i conti con l’antimeridionalismo del governo che arriva ad essere persino punitivo, eliminando i fondi FAS destinati al mezzogiorno"
Non è escluso un appoggio al progetto da parte dell'IDV, come lascia intendere D'Alema durante l'intervista al Corriere del Mezzogiorno, mentre "si parla di un accordo Vendola-Poli Bortone per il 2010".
Destra e sinistra radicale dunque si mettono insieme?

Sulla falsa riga di D'Alema, ritroviamo il presidente della camera Gianfranco Fini, che pur essendo bolognese si riscopre patriota meridionalista, ecco il suo progetto come ce lo racconta un articolo di Libero(2): "Nasce - Polo Sud - l’anti Carroccio del Popolo della Libertà che vuole riequilibrare la politica del governo, oggi agli occhi dei sudisti del centrodestra troppo favorevole ai Lumbard e troppo poco attenta al Mezzogiorno"
Secondo il presidente della Camera "l’iniziativa politica del PdL s’è fermata; la Lega ha preso il sopravvento dettando l’agenda" ed ha incaricato un suo fedelissimo Amedeo Laboccetta a creare una "rete di parlamentari meridionali", ma Fini non specifica se debbano essere del PDL o anche di altri partiti. Non c'è bisogno di aggiungere che il dubbio nato da questa ultima parte, apre parentesi inquietanti all'interno del PDL, soprattutto perchè l'articolo esce in concomitanza con le dichiarazioni meridionaliste di D'Alema...

Vuoi vedere che Gianfranco Fini, stanco di essere l'eterno secondo, stia tramando qualcosa contro il Cavaliere allo scopo di detronizzarlo e prenderne il posto?Arriverebbe a tanto il presidente della Camera, compagno di avventure e disavventure del Cavaliere e co-fondatore del PDL?Il dilemma ci assilla ed urge sgombrare subito il campo dai dubbi, affidandoci magari ad una voce autorevole della politica italiana, meglio se un vecchio lupo della Prima Repubblica, che sappia bene come andavano e vanno le cose in Italia e non le manda a dire. Insomma, l'onorevole Francesco Cossiga.Ed ecco infatti cosa scrive l'Emerito in una lettera aperta a Berlusconi sulla faccenda dei complotti(3):"Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d'accordo. Cerca un armistizio con l'Associazione nazionale magistrati: porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e quella sulle modifiche del Codice di procedura penale e da' ai magistrati un consistente aumento di stipendio. Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! e non alla Camera dei deputati, per non correre il rischio di vederti togliere la parola o espulso dall'aula"

Da queste parole si scorge un chiaro avvertimento a Berlusconi che, secondo Cossiga, non può più fidarsi del Presidente della Camera Gianfranco Fini.
D'altronde i segnali delle ambiguità del politico bolognese, sono presenti da un bel pò, e sono tutti riassunti in un bell'articolo di Panorama uscito giusto ieri, nel quale l'autore pare arrivare alle nostre stesse conclusioni: "Che fine persegue Fini? La parabola di Gianfranco, che studia da leader (del Pd?)"(4) .

Adesso le vie di Fini e D'Alema, sembrano scorrere parallele e vicinissime, ma c'è un punto dove si incrociano fisicamente?Abbiamo percorso le strade fino in fondo e con nostra sopresa, abbiamo trovato il raccordo nientedimeno che a Londra.
Nella capitale inglese, si riunisce infatti una speciale commissione non governativa denominata Council of Foreign Relations Europe, che sarebbe la filiale europea di quella statunitense, ambedue finanziate dal multimiliardario ebreo americano Rockefeller, ma anche dalla fondazione George Soros e dal Gruppo Unicredit per l'Italia.
Nella lista dei membri ci sono parecchi ed influenti politici europei, ed è proprio in questo elenco che abbiamo trovato i nostri Massimo D'Alema, Gianfranco Fini ed udite udite, Leoluca Orlando ex sindaco di Palermo e personaggio di spicco dell'Italia dei Valori(5).

Alla luce degli ultimi fatti, il nostro penultimo editoriale: "Da Repubblica al controllo del gas: il sottile filo del complotto" può tranquillamente considerarsi la prima parte di questo articolo. Il presunto "complotto internazionale" ordito nei confronti di Berlusconi, ma diciamolo pure soprattutto nei confronti del Sud, inizia a farsi sempre più delineato grazie alle nuove informazioni che stiamo raccogliendo.
Non è escluso che le famose "scosse" siano state congegnate per contrastare la politica filo-russa del governo Berlusconi, proprio all'interno di questo Concilio per le Relazioni Estere che assume notoriamente delle posizioni anti-russe, e non poteva essere altrimenti.

Concludiamo scrivendo: il Partito del Sud è uno solo, occhio alle imitazioni...

(1) Corriere del Mezzogiono, 16 giugno 2009

(2) Libero News

(3) RaiNews24, 22 giugno 2009

(4) Panorama, 22 giugno 2009

(5) Council of Foreign Relations - Europe

[Leggi tutto...]

venerdì 19 giugno 2009

Il Comitato Storico della Lombardia intervistato a Tele Radio Sciacca


ASCOLTA LA REPLICA


DOMENICA 21 GIUGNO alle ore 11:00 circa, circa, dall'emittente radiofonica agrigentina Tele Radio Sciacca, andrà in onda la replica dell'intervista a Gianfranco Dainotti, responsabile provinciale per Cremona dei CSS Lombardia, nonchè presidente nazionale dell'associazione enogastronomica Chef in Tour.

Nel corso della trasmissione Dainotti parlerà della dimostrazione culinaria tenutasi a Milano presso l'Hotel Visionnaire in collaborazione con l'Istituto Alberghiero di Sciacca, l'associazione "Comitato Storico della Lombardia", grazie al finanziamento della Regione Siciliana.

"Ogni popolazione ha le sue peculiarità eno-gastronomiche, anch'esse fondamentali per la rivalutazione storica di un periodo, quello borbonico, che anche in "cucina" ha dato tanto, infatti nel corso della puntata - anticipa Dainotti - saranno svelate al pubblico delle antiche ricette del Regno delle Due Sicilie, rinvenute in antichi libri oltre, naturalmente, alla presentazione dei Comitati e delle attività svolte in tutta Italia"

E' possibile ascoltare la replica dell'intervista a partire dalle ore 11:00,
dal link: http://www.teleradiosciacca.it/index-xra.htm
[Leggi tutto...]

giovedì 18 giugno 2009

Da Repubblica al controllo del gas: il sottile filo del complotto.


Da parecchi giorni assistiamo ad un fuoco incrociato che ha come obiettivo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, difficile non accorgersene, anche per l'occhio più pigro.

Dalla campagna elettorale non c'è stato un attimo di sosta a scandali, inchieste giudiziarie, veline-cavalli di troia, fotografi con la tessera da 007(1) e dal tono usato dai giornalisti e dai politici, sembra che continueranno per molto ancora.
Appare chiara l'azione destabilizzatrice di questa "informazione mediatica", nella matrice politica, nell'azione congiunta: non ci sono termini migliori o più appropriati di "complotto", come dichiarato da Berlusconi stesso e da più esponenti della politica italiana, per rappresentare quel che sta accadendo.

Ora, come tutti i complotti che si rispettino, è necessario che vi sia un mandante. Per cercare di individuarlo vogliamo seguire la piccola traccia che ci da lo stesso Berlusconi, il quale identifica nel giornale "La Repubblica" il responsabile di queste trame.
Ma può mai avere un quotidiano una forza di persuasione della società civile così efficace da riuscire a destabilizzare il Paese?Chiaro che no, a meno che lo stesso quotidiano non sia in realtà una delle braccia di un sistema di potere molto più ramificato.

Come tutti sanno il proprietario del gruppo Repubblica L'Espresso è l'industriale Carlo de Benedetti. Spulciando nella lista delle aziende da lui possedute, ci soffermiamo sulla Sorgenia, azienda operante nel ramo energetico che ha il pacchetto di maggioranza della società del rigassificatore LNG MedGas di Gioia Tauro(RC).

Ecco, il gas potrebbe essere una buona pista da seguire, visto che come ben sappiamo è stato addirittura motivo di scontro tra Russia ed Occidente, vedi i continui tagli delle forniture a mezza Europa e la feroce concorrenza tra il gasdotto anglo-americano "Nabucco" e quello russo noto come "Southstream", nomi che ormai sono noti a tutti perchè spesso presenti sulle prime pagine dei giornali.

In effetti il gas oggi è considerato come una risorsa strategica, realmente alternativa al petrolio, soprattutto perchè è facilmente trasportabile tramite le pipeline e proviene da paesi che non sono i soliti stati medio-orientali in perenne guerra a causa, appunto, del petrolio.

La guerra del gas si sta combattendo soprattutto al Sud Italia, ormai considerato punto di snodo del metano del continente Africano, Europeo ed Asiatico, vedi i gasdotti del Nord Africa che transitano dalla Sicilia ed il costruendo Southstream (di proprietà della russa Gazprom), che dovrebbe raccogliere il gas proveniente da Russia ed Asia, facendolo transitare dalla Puglia.

Inutile dire che l'intromissione russa in quello che era, o meglio che è, un feudo anglo-americano, non è piaciuta oltre oceano, ne oltre Manica, soprattutto perchè la maggioranza dell'attuale governo di centro-destra pende più per la politica estera russa, difatti il Southstream è un progetto che Gazprom eseguirà con l'italiana ENI. Mentre si sa già che il rigassificatore di Porto Empedocle ospiterà il gas nigeriano, proveniente dai giacimenti che il governo africano ha dato di recente in appalto a Gazprom.
Senza dimenticare la personalissima amicizia, rivendicata con orgoglio da Berlusconi, con il primo ministro russo Vladimir Putin, che ha portato a varie joint-venture energetiche(e non solo) con aziende russe, ed appunto al progetto del gasdotto Russia-Puglia.

Inutile sottolineare che Sorgenia farebbe chiaramente a meno del rigassificatore "russo" di Porto Empedocle e del mega gasdotto pugliese di GAZPROM: potrebbe essere questo il motivo che ha portato Berlusconi ad indicare nel quotidiano di De Benedetti, il mandante del complotto?
Ma se anche fosse non basta ancora per ardire un vero complotto, perchè tanti sono gli interessi che gravitano intorno all'hub energetico del Sud Italia: esempio il costruendo rigassificatore di Priolo(SR) della società YonioGas(2) di proprietà di ERG ma anche degli anglo-olandesi di Shell, spietati ed agguerriti concorrenti della GAZPROM.
E' qui invece che la situazione si internazionalizza, che il complotto prende realmente forma.

Non a caso parecchie delle accuse pervenute negli ultimi tempi a Berlusconi arrivavano proprio dai giornali stranieri e soprattutto inglesi, come il Financial Times, che spesso viene citato da quella schiera di politici che fanno del tiro al bersaglio contro il Presidente del Consiglio, il loro sport preferito, ma anche l'unico modo per raccattare voti.

(1) La Stampa, 7 giugno 2009

(2) Il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo condusse una dura battaglia contro la realizzazione del rigassificatore di Priolo, mentre avallò quello di Porto Empedocle. Sempre durante il governo Lombardo, la società russa Lukoil acquisì il 50% della raffineria petrolchimica di Priolo.

[Leggi tutto...]

mercoledì 17 giugno 2009

Conferenza su Ferdinando II di Borbone a Messina



A cura dell'associazione "Amici del Museo"

Via Ghibellina n. 39 - 98122, Messina

Nell'ambito degli incontri mensili "Appuntamenti con la Storia di Messina", organizzati dall'Associazione Amici del Museo di Messina, la S. V. è invitata a partecipare martedì 23 Giugno alle ore 18.30 presso il Salone degli Specchi della Provincia Regionale di Messina alla conferenza:

"Ferdinando II di Borbone, sovrano illuminato e generoso - Nel 150° anniversario della sua scomparsa".

Relatore dell'incontro culturale sarà il Presidente Dott. Franz Riccobono.

Ferdinando II di Borbone Re del Regno delle Due Sicilie purtroppo ancora oggi è ricordato a Messina come "Re Bomba" ma in realtà dovrebbe essere ricordato positivamente per le tante iniziative a favore della Città dello Stretto: dall'istituzione della Società Economica, alla concessione del Porto Franco, dalla riapertura della Regia Università degli Studi alla realizzazione del Teatro Santa Elisabetta, oggi Vittorio Emanuele, ed infine alle numerose visite fatte in Città con l'intera Famiglia Reale.

Saremo grati della sua presenza alla nostra iniziativa culturale
Cordialmente

Il Segretario
Dott. Marco Grassi


[Leggi tutto...]

domenica 14 giugno 2009

Garibaldi a Palermo, la liberazione dei detenuti e l'eliminazione dei filo-borbonici (Giuseppe Di Bella)



Ringraziamo Giuseppe di Bella, che ci ha gentilmente autorizzati alla pubblicazione del suo articolo.

I provvedimenti rintracciati tra le tante carte, "rovvisoriamente" archiviate da 30 anni, sono invero di grande interesse, non tanto per la storia degli avvenimenti nelle sue grandi linee generali, ma in quanto eccellenti esempi di come si è formata la storia d’Italia, anche quella documentale, e di quanto sia difficile leggerla oggettivamente.

Un esame critico degli atti che formano la storia italiana - e non solo-, particolarmente dall’impresa garibaldina in avanti, rivela una tendenza alla formazione di documenti artatamente confezionati allo scopo di presentare una visione parziale dei fatti, creando le premesse non tanto di una storia raccontata solo dalla voce dei vincitori, quanto di una storia che nasce alterata e faziosa già nella stessa formazione degli atti di Stato. A tratti, si ha l’impressione di una storia confezionata più per nascondere che per evidenziare i fatti.

Invero, avevo riesaminato questi materiali nell’ambito della preparazione del recente articolo sulla Corona dell’Isola, perché in uno di essi vi è un esplicito, quanto incredibile, richiamo alla supposta illegittimità della sovranità borbonica in Sicilia. Ma rileggendo i documenti, ho pensato utile pubblicarli in quanto tali, reputandoli validi elementi di riflessione sulla complessità delle questioni storiografiche e metodologiche, che riguardano in particolare le vicende dell’Isola.

Per quanto possibile, e con i limiti sopra ricordati, cercheremo una chiave di lettura binaria, per comprendere il loro significato palese e quello recondito, che appare ancor più rilevante.

L’Amnistia per i reati politici

Il primo documento riguarda l’Amnistia concessa nell’agosto del 1860 con un Decreto del pro Dittatore Depretis, nei confronti dei detenuti politici anti borbonici, che ora sono diventati eroi nazionali.

Passo direttamente al testo, lasciando al lettore il “piacere” di stupirsi ancora una volta, della potenza eversiva della realtà che le parole possono assumere, dell’ambiguità della natura umana e infine dei conseguenti percorsi vaghi e tortuosi della storia, che conosce un solo modo per comporre i conflitti, ovvero la forza, e un solo inchiostro per scrivere le sue pagine: il sangue degli sconfitti.

“In nome di sua maestà Vittorio Emanuele Re d'Italia:

Il pro Dittatore considerando che i fatti ritenuti come reati politici durante l'occupazione borbonica, anziché dar luogo ad azione penale, rendono gli autori di essi benemeriti dell'Italia comune madre;

Sulla proposta del segretario di Stato della Giustizia;

Udito il consiglio dei Segretari di Stato:

DECRETA

Art. 1 - Sono dichiarate nulle e come non avvenute tutte le condanne emesse sui fatti che durante la occupazione borbonica erano considerati come reati politici.

Gl’imputati o condannati per i fatti medesimi sono rientrati di pieno diritto nello esercizio dei diritti civili e politici.

Art. 2 - Il segretario di Stato della Giustizia e l'incaricato dell'esecuzione del presente decreto.

Palermo 21 agosto 1860

firmato il segretario di Stato della Giustizia

Vincenzo Errante

firmato il Pro Dittatore

Depretis

Poche intense parole e molte forzature, se non menzogne, sulla situazione di fatto e di diritto, a partire dall’intestazione: Il Regno d’Italia non è stato ancora proclamato - lo sarà sette mesi dopo -, e Depretis emette in Sicilia decreti in nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia!

In realtà nell’agosto del 1860, Vittorio Emanuele era ancora “Re Eletto”, ma non certo dai siciliani, quanto dai modenesi, toscani e parmensi.

In linea di diritto, il decreto appare nullo per mancanza di legittimazione dell’autorità nel nome della quale si emanano le norme, che in quel momento era il Dittatore Giuseppe Garibaldi e nessun altro.

Dimentica Depretis che appena tre mesi prima nel maggio del 1860, il Primo Ministro del Re, il Conte di Cavour aveva definito, in Senato, i garibaldini come una banda di briganti, con i quali il Regno non aveva nulla da spartire, ma soprattutto gli “sfugge” che il Plebiscito non si è ancora tenuto (si svolgerà dal 21 ottobre al 4 novembre 1860).

Nel merito del provvedimento, nell’innalzare agli altari i detenuti politici in quanto tali, non si sente neanche il bisogno di esaminare le personali posizioni degli imputati o condannati, quanti e quali reati abbiano commesso (Si tenga conto che buona parte dei detenuti per delitti politici, appartenevano alla classe nobiliare o alla grande borghesia.). E’ sufficiente che il Governo borbonico li abbia arrestati o incriminati, perché ora essi siano da considerare dei benemeriti.

Quindi tutti indistintamente restituiti alla libertà non dal Dittatore, ma dal Pro Dittatore che agisce in nome di un Re che ancora non ha alcuna legittimazione giuridica, se non quella delle armi di quei “briganti” che gli regaleranno un Regno, pur disprezzati prima, durante e dopo, dal suo Segretario di Stato e pur a fronte della sua regale ingratitudine.

Ancor più sorprendente l’affermazione, che avrete già notato nel testo: “durante l’occupazione borbonica”.

Alcune considerazioni su questa affermazione sono necessarie. Risulta veramente difficile trovare giustificazioni e ancor più, valide motivazioni storiche e giuridiche a sostegno della tesi espressa nel Decreto.

I due Regni di Sicilia erano stati unificati 44 anni prima, nel nuovo Regno delle Due Sicilie, a seguito della decisione assunta dal Congresso di Vienna, di riconoscere e ristabilire Ferdinando quale Re delle Due Sicilie (rectius dei Due Regni di Sicilia). Non sussistono dubbi circa l’adesione dei Savoia alle decisioni congressuali.

Infatti secondo quanto stabilito dal Congresso, i Savoia rientrarono in possesso della parte continentale del Regno di Sardegna. Non solo, ma per effetto dell’art. 86 del Trattato, ottennero senza colpo ferire, e senza che venisse espresso alcun voto popolare, i territori della ricca Repubblica di Genova: "Gli stati che componevano la già Repubblica di Genova sono riuniti in perpetuo alli stati di S. M. il Re di Sardegna, per essere come questi posseduti da esso in tutta la sovranità, proprietà ed eredità ...".

Quella espressa nel documento è una teoria storicamente insostenibile, priva di qualsiasi fondamento giuridico.

Si consideri inoltre che i Savoia, nella persona del regnante pro tempore Amedeo II, quale compenso per la loro partecipazione al grande conflitto europeo, provocato dalla problematica successione al trono di Spagna, con la pace di Utrecht del 1713, avevano ricevuto l’investitura di re di Sicilia (Isola) che avevano successivamente barattato con la Sardegna, cedendo l’Isola a Carlo VI d’Asburgo, che appunto dal 1720 oltre che re di Sicilia citra, diventa anche Re di Sicilia ultra.

Ed in tempi più recenti (1859), per dimostrare l’ambiguità dei Savoia e quanto sia surrettizia la tesi esposta, basterebbe citare la lettera indirizzata da Vittorio Emanuele al “caro” cugino Francesco II delle Due Sicilie, nella quale lo invitava a spartirsi con lui l’Italia, attraverso la creazione di due Stati, uno a Nord ed uno a Sud, accresciuti dei territori della Chiesa, da ridurre solo a Roma e Provincia.

Se Francesco avesse risposto di si, invece di continuare ad ignorare la questione nazionale italiana, pensando non riguardasse Lui ed il suo Regno, la storia d’Italia sarebbe stata molto diversa. Ed infatti lo stesso Vittorio Emanuele lo ammonì sul punto (una velata minaccia per Francesco: in realtà un ultimatum) preconizzando che se avesse lasciato passare “i mesi”, avrebbe sperimentato “l’amarezza di dover dire: troppo tardi”.

E’ vero che il perpetuare i diritti dinastici nei secoli, o la pretesa di questi, anche quando erano divenuti virtuali, era una regola. Riprendendo una questione insorta nell’ambito del precedente articolo, ovvero il fregiarsi impropriamente Ferdinando I delle due Sicilie, di essere re del nominale Regno di Gerusalemme, ribadiamo che quantunque non esistesse più quel regno da cinque secoli, egli lo rivendicava come i suoi avi, per diritto dinastico.

E lo rivendicavano anche i Savoia che se ne appropriarono in perpetuo, nel pur breve periodo (sette anni) in cui furono re di Sicilia.

Gli stessi Savoia, per quanto mi risulta, non hanno mai rinunciato al titolo di re d’Italia e neanche a quello di re di Cipro e Gerusalemme etc, etc...

Appare dunque legittima aspirazione dinastica, quella di rivendicare un Regno, anche per secoli, pur non attualmente esistente, almeno finché la storia non finisca.

Ma nel caso specifico, i Savoia nulla avevano da rivendicare e nessuna reversibilità storica potevano invocare, stante che il regno dell’Isola avevano ceduto con un trattato e che avevano sottoscritto gli accordi di Vienna.

Rimane un’unica ipotesi, ovvero che essi facessero riferimento al voto del Parlamento rivoluzionario siciliano del 1848, che aveva dichiarato decaduto Ferdinando e chiamato il Duca di Genova, Ferdinando Maria Alberto Amedeo Filiberto Vincenzo di Savoia quale re eletto, col nome di Alberto Amedeo I di Sicilia. Ma questi rinunciò al trono, ufficialmente per non abbandonare l'esercito piemontese impegnato nella guerra d’indipendenza, ma in realtà per non ostacolare il già delineato cammino dell’unità nazionale italiana, da edificare sotto il regno del padre e poi del fratello maggiore Vittorio Emanuele II.

Di quale usurpazione dunque si accusano i Borbone?

Risulta evidente che essi vengono additati quali occupanti e quindi usurpatori della Corona dell’Isola, al fine di legittimare in qualche modo l’aggressione perpetrata dai Savoia, per il tramite di quelle che essi stessi avevano definito, ripudiandole, “bande garibaldine”.

Garibaldi si oppone alle vendette

Il secondo documento che esaminiamo è un Decreto a firma di Garibaldi Dittatore, in merito alle efferate violenze che si scatenano in Sicilia contro i filo borbonici.

Questo il testo:


“Italia e Vittorio Emanuele”

“Giuseppe Garibaldi comandante in capo le forze nazionali in Sicilia.

In virtù dei poteri a lui conferiti, sulla proposizione dei segretari di Stato della Sicurezza pubblica e della Giustizia:

Udito il consiglio dei segretari di Stato.

Considerato che gli eccessi e gli atti crudeli commessi a gara dagli agenti del potere borbonico, non autorizzano alcun privato a trarne da per sé stesso vendetta, ma solo a reclamarne dal Governo il meritato castigo, onde impedire che possano riprodursi delle scene di furor popolare, che riprovate sempre dal Governo dittatoriale, pur hanno avuto luogo negli irrefrenabili momenti della insurrezione

DECRETA:

Art. 1 - Ogni individuo che dalla pubblicazione della presente legge perseguiti, o ecciti con parole o scritti il popolo a perseguitare un cittadino qualunque, sotto pretesto che costui abbia patteggiato o dato opera colpevole in servizio del cessato Governo e dell'abborrita polizia, sarà perciò solo punito come reo di omicidio mancato. Sarà punito di morte ove in conseguenza del fatto suo il perseguitato sarà ucciso o gravemente percosso o ferito.

Art 2 - Chiunque sotto lo stesso pretesto avrà arrestato o fatto arrestare un cittadino senza ordine espresso di autorità che ne abbia il diritto, ove non si sia servito dell'eccitamento popolare, sarà punito con l'esilio perpetuo dallo Stato.

Art. 3 - La competenza di tali reati essendo delle Commissioni speciali, queste procederanno sempre in simili casi con rito subitaneo.

Art. 4 - Chiunque potrà portare a conoscenza dell'autorità i nomi di coloro che con modi colpevoli servirono il governo dispotico, onde per via del magistrato competente, fatta indagine degli atti che a costoro si imputano, e definito il carattere legale di essi, provveda in via di giustizia.

Art. 5 - Il Segretario di Stato della Giustizia e quello della Sicurezza pubblica sono incaricati per la più severa osservanza della presente legge.

Palermo 30 giugno 1860


Il Dittatore

firmato Giuseppe Garibaldi



Il documento conferma esplicitamente sia la violenza e la crudeltà dei torbidi seguiti all’invasione garibaldina, spesso negati o minimizzati, sia le vendette personali e politiche, nonché gli omicidi arbitrari, che vennero perpetrati in Sicilia contro funzionari e sostenitori dei Borbone e non solo.

Il decreto del Dittatore tende evidentemente a porre fine ai disordini e ricondurre nelle aule dei Tribunali (sia pur speciali e costituiti per amministrare una giustizia “politica”, difficilmente equanime), il giudizio su eventuali reati commessi prima dello sbarco.

Il documento rappresenta da una parte la positiva, e non troppo tempestiva, volontà del Dittatore di porre fine (il decreto è datato 30 Giugno, ovvero un mese dopo l’ingresso di Garibaldi a Palermo) agli episodi di “furor popolare”, e di contro l’immediata nomina delle “Commissioni speciali”, veri e propri tribunali politici speciali, attivati per mettere sotto inchiesta l’operato del deposto Governo Borbonico e dei suoi affiliati, e dunque procedere sostanzialmente all’epurazione dei lealisti, dall’alta amministrazione della cosa pubblica siciliana, per sostituirli con i funzionari Sardo Piemontesi.

Questa era l’eco silenziosa ed assordante, del grido “Italia e Vittorio Emanuele”.

Revisionismo e restituzione

I documenti analizzati ci confermano che se esaminiamo la storia non come cronologia di avvenimenti, ma come strumento e metodologia finalizzata alla rappresentazione di eventi interconnessi, sulla base di premesse e in relazione agli effetti da essi determinati, ci rendiamo conto che essa non è rappresentabile utilizzando solo due dimensioni, ma che necessita di una terza misura che ne determini il volume.

Non una linea vettoriale da percorrere, una serie di fatti da elencare, quanto una figura solida tridimensionale, formata dalla costruzione che di questi avvenimenti si è consolidata nel tempo.

Osservando da diverse angolazioni la storia, come cristallizzata in un certo tempo, ne riceviamo un’immagine parziale secondo la soggettiva percezione, che tende spesso a mutarne il significato, in relazione alla realtà contingente, piuttosto che ricercare i nessi teleologici con quella dell’epoca di riferimento.

A fronte di una cronologia degli avvenimenti condivisa e accettata come dato scientifico, si è formata una storia che è spesso conseguenza di interpretazioni parziali e decontestualizzate in modo involontario o strumentale.

Spesso è stato impropriamente additato come revisionismo, un processo ben diverso di rivalutazione e rivisitazione degli avvenimenti storici, determinato dalla disponibilità di nuove informazioni, ma soprattutto dalla loro (finalmente) più oggettiva e diversa valutazione, consentita da una lontananza dalle specifiche socio politiche pre esistenti.

Gli avvenimenti storici devono essere rigorosamente inquadrati nel relativo periodo, ma possono essere “rivisti” - vengono inevitabilmente e continuamente rivisti - alla luce di ulteriori conoscenze o di una diversa e sopravvenuta “libertà d’azione e di pensiero” che non deve in ogni caso decontestualizzare gli avvenimenti.

In particolare, relativamente all’impresa garibaldina, la riconsiderazione degli avvenimenti, la “revisione” storica, non scaturisce da “ulteriori conoscenze”, eventualmente da identificare nella scoperta di nuovi documenti o testimonianze relative alla cronologia dei fatti, che sono noti, quanto dalla sopravvenuta possibilità di una più obiettiva lettura, che una storiografia ufficiale “di Stato” ha finora impedito.

Quando gli avvenimenti vengono ripercorsi con un criterio oggettivo, ovvero chiarendo finalmente la portata dei fatti, come la cronaca li ha consegnati alla storia, non si è in presenza di revisionismo, bensì di un’autentica “restituzione storiografica”.

Non è certo revisionismo, ma un’operazione di doverosa rivisitazione oggettiva della storia, per lungo tempo impedita dalla ragion di Stato, dalla necessità di legittimazione dei Savoia e della nuova Italia unita: impedimento perpetuato nel dopo guerra, da una storiografia omologata alle ragioni del potere costituito e dunque sostanzialmente e acriticamente unionista.

[Leggi tutto...]

mercoledì 10 giugno 2009

Clamorosa gaffe de Il Giornale, le parole di Lombardo confuse con quelle del Comitato Sicliano


(Mario Giordano, direttore responsabile de Il Giornale)
Poco fa sul quotidiano di Mario Giordano è uscito un articolo che ha tutto il sapore dell'astio.Già il titolo "Il premier nordista taglia gli sprechi e la Sicilia si vendica" non promette nulla di buono e preannuncia la furia berlusconiana del pessimo risultato del PDL, pessimo non perchè il partito di Silvio in Sicilia è andato male in quanto rimane sempre il primo partito, ma perchè il Movimento per l'Autonomia è andato benissimo, pur non superando il 4% nazionale.
Come è noto i nervi scoperti e l'astio, non vanno a braccetto con la concentrazione necessaria per fare giornalismo e così capita che una nostra dichiarazione venga attribuita nientepopodimeno che a Raffaele Lombardo, come è successo all'autrice dell'articolo, Maria Giovanna Maglie. L'avranno messa troppo sotto pressione?

E che dire poi dei fondi FAS, che nell'articolo vengono rappresentati come sprechi.Ecco perchè in Sicilia molti non hanno votato PDL, perchè ciò che è scritto oggi su questo articolo era stato già intuito dagli elettori: il Governo del PDL non vuole dare i FAS al Sud perchè "verranno sprecati in clientele".Anzi forse è meglio dirottarli al Nord, dove è noto che i politici non intascano mazzette...
Rassegnati Sud, sei destinato a rimanere nel Medioevo!!!

Tutto nasce dalla pubblicazione del nostro editoriale: "Analisi critica sulle elezioni europee 2009: il Sud" in cui viene riportata una dichiarazione di Raffaele Lombardo tratta dal sito ufficiale del MPA: "Il Mezzogiorno e' scomparso dall'agenda del governo e per questo, ora piu' che mai, la scelta di fare il partito del Sud e' incontrovertibile. Lo ha affermato il presidente della Regione siciliana e leader MPA, Raffaele Lombardo, commentando il dato elettorale delle Europee.La coalizione non ha retto sopra Napoli' e per questo che adesso è il momento di pensare solo al Mezzogiorno"

L'autrice Maria Giovanna Maglie, pensando che magari non se ne accorgeva nessuno, pur di fare lo scoop ha attribuito al presidente della Regione Siciliana un nostro commento che invece Lombardo non aveva mai fatto:
"Ci auguriamo che questo "Partito del Sud" sarà presente anche al Nord, per tutelare e rappresentare i milioni di meridionali emigrati i cui diritti civili sono sempre più messi in discussioni dallo strapotere leghista, che con il suo 10% nazionale si fa sempre più forte e ciò desta preoccupazione per la comunità degli emigrati, che ad oggi non ha ancora un partito di riferimento"

Ecco cosa ne pensa in ogni caso la Maglie: "Un po’ è demagogia in puro stile siculo, sparare sul Nord ottiene sempre un qualche effetto"Ci chiediamo dov'era la giornalista quando un Ministro della Repubblica qual'è Calderoli, si permise di dire che Noemi Letizia "ha il difetto di essere napoletana". Per questa frase nessuno scandalo, nessuno sdegno sui giornali.

Intanto però oggi su un muro di Lecco si leggeva: "Di Pietro Terun de Merda"
FONTE: http://comitatiduesicilie.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1861&Itemid=1

[Leggi tutto...]

martedì 9 giugno 2009

Chef in Tour ed il Comitato Lombardia portano le Due Sicilie nelle tavole milanesi



In corso a Milano la cena organizzata dall’Associazione Chef in Tour tutta a base di prodotti della dieta mediterranea, tipica della popolazione del Mezzogiorno d’Italia.
L’evento gastronomico si terrà presso l’Hotel Visionnaire in collaborazione con l’Istituto Alberghiero di Sciacca del preside Amato e l’associazione “Comitato Storico della Lombardia” sede territoriale di Cremona, che propone una rivisitazione storica della cultura di quello che fu lo Stato del Regno delle Due Sicilie.

Il presidente dell’associazione “Chef in tour” Gianfranco Dainotti: “L’UNESCO si accinge a inserire nell’elenco del patrimonio mondiale non solo siti, territori, città e complessi monumentali, ma anche elementi della cultura orale e immateriale e noi riteniamo che la prima proposta debba riguardare la dieta mediterranea della cucina siciliana in conformità a quanto affermato nella dichiarazione internazionale approvata in occasione del convegno FAO di Barcellona di qualche anno fa sui diritti alimentari dell’uomo, svoltosi sotto la presidenza del Re di Spagna, Juan Carlo I di Borbone”.

“Nella dichiarazione, fra l’altro, si afferma che i modelli alimentari del Mediterraneo - ha aggiunto Gianfranco Dainotti - costituiscono una espressione del patrimonio culturale che merita di essere tutelata con la stessa determinazione utilizzata per proteggere altre espressioni della nostra tradizione e della nostra cultura”.

Informazioni sull'evento, organizzato anche grazie alla Regione Siciliana,
sono on line sul portale di informazione per il Mezzogiorno d'Italia
FONTE: http://www.ilmezzogiorno.net/

[Leggi tutto...]

giovedì 4 giugno 2009

Cosa succederà dopo il 7 giugno?


Perchè Berlusconi non è intervenuto nell'affare FIAT-OPEL, per il quale persino Tremonti ha avuto di che lamentarsi: "Berlusconi avrebbe potuto fare molto"(1).

C'è qualche particolare favore che Berlusconi spera di ottenere da Putin in cambio del disinteresse del governo italiano su OPEL?

Strano. Cosa ci sarà di più importante della firma sul Gasdotto Southstream (che solo ed esclusivamente Berlusconi ha il potere di mettere, per avviare l'imponente infrastruttura energetica alla fase esecutiva ) come punto di forza nei confronti dei russi?
Difficile capire cosa Berlusconi abbia chiesto a Putin come contropartita per Opel, ma deve essere qualcosa di più importante dello stesso progetto Southstream.

Qualcosa per la quale è valsa la pena di rinunciare alla gloria che un accordo FIAT-OPEL avrebbe portato al Silvio Nazionale ed al governo del PDL.

Il periodo storico che stiamo vivendo è delicatissimo sotto il profilo nazionale ed internazionale: la crisi economica, la perdita di influenza degli USA, l'avanzata della Russia, l'autonomismo meridionale che per la prima volta dal 1861 riesce ad alzare la testa per reclamare i diritti su nove secoli di storia e di supremazie nello scacchiere del Mediterraneo.
Berlusconi, sa bene che il gasdotto Southstream rappresenta il suo salvacondotta e che nel momento in cui firmerà il progetto esecutivo non sarà più tanto utile agli occhi di Putin.
Ma Silvio sa anche che la storica firma non potrà essere rimandata per sempre, ragion per cui è alla disperata ricerca di un modo per tenersi sulla cresta dell'onda anche nel dopo Southstream.

Durante l'ultimo vertice italo-russo, Berlusconi avrebbe assicurato a Putin il sostegno per il gasdotto(che di fatto ormai sarà il terminale europeo del gas russo) che per essere costruito, oltre alla firma, necessita il permanere delle attuali condizioni politiche nel Sud Italia, che risultano al momento favorevoli. Ma il problema non è solo il gasdotto, e qui ritorniamo in Sicilia che pure è terra di transito dei gasdotti maghrebini, sui quali peraltro hanno già messo le mani i russi tramite delle società miste russo-nordafricane (oltre che il rigassificatore di Porto Empedocle che sfrutterà il gas russo estratto dai giacimenti nigeriani.) ma è anche la nostra regione, centro strategico del Mediterraneo. Parecchi vecchi articoli su questo sito e molti che piano piano iniziano a fare capolino sulla rete, fanno intendere la Sicilia come la regione più strategica del Mediterraneo.Oggi si può dire senza ombra di dubbio che chi controlla la Sicilia, non solo controlla l'Italia, ma tutto il Mediterraneo.A dimostrazione di ciò c'è la base USA di Sigonella, vera e propria sentinella del Mare Nostrum, oltre che la Storia, la quale ci racconta di una Sicilia come obiettivo primario per la conquista dell'Italia da parte di eserciti stranieri, vedi la spedizione garibaldino-piemontese del 1861 o lo sbarco alleato nell'ultima guerra mondiale.

Le forze che fino ad oggi, o meglio dal 1992 hanno controllato la Sicilia, soffrono di vistose incrinature e questo perchè un partito dichiaratamente meridionalista, il Movimento per l'Autonomia a cui fa capo il presidente della Regione Siciliana, ha azzerato la giunta regionale composta da esponenti di partiti che invece hanno la loro "sede legale" a Roma.
L'ultima volta che successe, fu nel 1958, quando vennero persino dal Veneto(2) a far cadere la giunta di Silvio Milazzo.
Allo stesso modo nel 2009, il PDL annuncia che proporrà un ddl al Senato, già soprannominato "anti-Lombardo" che prevede la rimozione del segretario del MPA dalla presidenza regionale, sulla base della modifica dello Statuto Siciliano. Una vera e propria legge ad-personam (che per la prima volta nella storia d'Italia danneggia invece che favorire il diretto interessato)

Napolitano di cui sono note le simpatie per una certa sinistra, firmerà la legge contro Lombardo, affinchè si riequilibrino le forze politiche in Sicilia, che sono spropositatamente di centrodestra.
Ma potrebbe anche non farlo: una mossa del genere è rischiosa perchè prevede una forte esposizione, il vantaggio è che permetterebbe di colpire Berlusconi direttamente al cuore.

E' forse l'intraprendenza di Miccichè il motivo della (relativa) tranquillità di Berlusconi sul "Caso Sicilia"?A giornalisti il Presidente del Consiglio ha risposto con un perentorio: "se ne riparla dopo le elezioni".
Non verrà nemmeno in Sicilia a fare campagna elettorale.

L'OPEL IN CAMBIO DELLA SICILIA?

La domanda è questa: Berlusconi potrebbe aver architettato un ribaltone, ovvero la sostituzione di Lombardo con Miccichè, alla presidenza della Regione Siciliana, magari qualche settimana dopo le elezioni?
Se la risposta è si, Raffaele Lombardo anche se cosciente del rischio, sa che non può chiudere le porte all'unico alleato attualmente sulla piazza.

Pur tuttavia, Berlusconi sa che una simile operazione ha i suoi rischie e la situazione potrebbe sfuggirgli di mano, come Miccichè potrebbe davvero abbandonare il partito portandosi dietro tutti i fedelissimi e confermando una vecchia ipotesi che vede in futuro il PDL in minoranza in Sicilia(3).

Chi potrebbe approfittarsi di questa situazione, è il solito PD, seduta sulle rive del fiume Salso inattesa che passino i "cadaveri" dei suoi nemici politici, ma anche l'altra grossa componente della sinistra come l'IDV, portatissima da quei poteri forti nazionali ed esteri che all'unisono attaccano duramente Berlusconi(4).

Abbiamo notato ultimamente una piccola defaiiliance nelll'arte tutta berlusconiana di fare due facce, a seconda se ci si trovi a colloquio con il presidente Putin o con Bush, questa eccessiva sicurezza, forse douta al fatto che Berlusconi pensi che gli Stati Uniti siano ormai un'ex potenza, incapaci più di rivoltare come calzini gli stati europei, servi fedeli e un pò zerbini.
Infatti, Paolo Scaroni, amministratore delegato del cane a sei zampe, ormai dice apertamente di non credere più al progetto del gasdotto sponsorizzato dagli Stati Uniti: «Nabucco decollerà solo quando avrà il gas di Turkmenistan, Kazakistan e forse dell’Iran. Da quanto ho letto, questo non accadrà»(5).

Tornando al problema FIAT, l'attuale situazione non gioca a favore delle fabbriche di Termini Imerese e Pomigliano, ormai sul libro nero di Marchionne, il quale sarà parecchio irritato con il Governo per essere rimasto fuori dall'affare tra la casa automobilistica torinese e quella tedesca. Inoltre, alla lista degli stabilimenti meridionali sotto mira da Torino, si è aggiunto quello di Melfi, in Basilicata:
La Fiat denuncia all'opinione pubblica, alle istituzioni e ai sindacati ''la gravità'' della situazione provocata dalle agitazioni sindacali che interessano due imprese dell'indotto a Melfi, che sta provocando ''danni molto pesanti per i lavoratori e per l'azienda''(6).

Tale dichiarazione non promette nulla di buono, la Fiat è una società dissestata dal punto di vista economico ed il 2009 potrebbe essere l'anno di avvio di una strategia di dismissioni e di ritiro dell'Azienda oltre la linea del Po.Nessun problema sembrano avere le fabbriche Fiat dell'Europa dell'Est, dove oggi viene costruita la "500", grazie al basso costo del lavoro.


(1) Wall Street Italia, 30 maggio
(2) "Disse Aldo Moro: Più passa il tempo e più ammiro i Borboni", 14 maggio 2008
(3) "Condanna, dimissioni di Cuffaro e candidatura di Lombardo: le nostre previsioni fanno altri centri"
(4)
Repubblica, 1 giugno 2009
(5)
A Conservative Mind, sabato 30 maggio 2009
(6)
Affari Italiani, lunedì 1 giugno 2009

[Leggi tutto...]