lunedì 29 dicembre 2008

"Qui c'era una stazione del telegrafo ottico" (LA SICILIA)

RIPOSTO. La scoperta effettuata da Davide Cristaldi giovane informatico giarrese che lavora al Nord

Il luogo esatto della postazione è stato individuato alcuni mesi fa nell’agro della frazione Archi.


Una scoperta storico-culturale che per certi aspetti rivaluta, a 148 anni di distanza, il governo del Regno delle Due Sicilie, denigrato come una «oscurantista, arretrato e illiberale».
Si tratta di una delle cento stazioni di telegrafo ottico, realizzato dal governo borbonico nei primi dell’Ottocento "al di qua e al di la del faro", scoperto alcuni mesi fa nell’agro di Archi, frazionedella cittadina marinara ripostese.
L’interessante scoperta si deve a Davide Cristaldi, giovane informatico garrese che lavora al Nord, che dopo il rinvenimento a Messina di un’antica mappa risalente al 1860 «indicante le linee telegrafiche nel Regno delle Due Sicilie» si è messo di gran lena per rintracciarei siti che ospitavano le stazioni del telegrafo ottico.
La stazione telegrafica ripostese si trovava nella località di «Punta d’Olmo» ed era in collegamento con quelle di Capo Sant’Alessio e di Acireale, quest’ultima ubicata in una casa esistente in via Telegrafo. La scoperta del telegrafo ottico a Riposto è stata illustrata ieri mattina dallo stesso Cristaldi (chetra l’altro è esponente della sezione giarrese del "Comitato Due Sicilie") a una delegazione - guidata dall’assessore comunale alla Cultura, Claudia D’Aita - composta tra gli altri dal presidentedella locale Proloco, Angelo Spina, da una rappresentanza dell’associazione "Terra di Mezzogiorno" afferente al Mpa e da un folto gruppo di sicilianisti.«A supporto del telegrafo elettrico - ha chiarito Davide Cristaldi - nel Regno delle Due Sicilie vi era anche un sistema di emergenza, gestito dai militari, di tipo ottico o visuale, un invenzione di fine 700 dovuta all’abate Claude Chappe, che grazie alla comunicazione visiva permetteva alle stazioni adiacenti di comunicare tra loro. Tale sistema entrava in funzione quando si guastava la linea elettrica". "Si tratta di una scoperta veramente interessante - ha sottolineato l’assessore D’Aita - per la nostra comunità. L’edificio, oggi di proprietà privata, che andrebbe sottoposto a vincolo, potrebbe ospitare un museo borbonico del telegrafo ottico. Vedremo in futuro se sarà possibile realizzare ciò. La valorizzazione di questo sito rappresenterebbe un valore aggiunto allo sviluppo culturale e turistico di Riposto».

SALVO SESSA


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La città di Riposto si riappropria della sua Storia

Si è conclusa nel migliore dei modi l'operazione di riconsegna alle autorità cittadine della stazione telegrafica "Punta d'Olmo".


La manifestazione ha avuto inizio domenica 20 dicembre in Piazza S.Pietro, dove era stato stabilito il punto di raccolta, da li con mezzi propri, una piccola carovana di auto si è diretta lungo la strada provinciale che anticamente metteva in contatto le città di Riposto ed Acireale.

Durante il sopralluogo è stato spiegato ai presenti, che sconoscevano completamente l'esistenza della tecnologia telegrafica visuale e soprattutto la rete telegrafica del Regno delle Due Sicilie, il funzionamento del telegrafo ottico borbonico e la tecnica trasmissiva.

La mattinata è proseguita con un breve excursus storico sul Regno delle Due Sicilie, e sulla supremazia tecnologica rispetto alle altre regioni italiane, soprattutto alla luce della mappa che è stata da noi mostrata, indicante la linee telegrafiche delle Due Sicilie e quindi lo stato della tecnica del Regno.

Come da copione è stata esposta sul finale la gloriosa bandiera delle Due Sicilie, che molti dei presenti non avevano mai visto, mentre sono rimasti parecchio colpiti per via della storia che essa riportava nei suoi blasoni.

Tra i partecipanti ricordo il Dott. Salvo Sessa giornalista de La Sicilia, l'assessore alla cultura Claudia D'Aita, il Presidente della ProLoco Dott. Angelo Spina, il circolo MPA "Terra di Mezzogiorno" di Catania capeggiato da Vittorio Leo, Santo Catarame da Catania, Placido Altimari con moglie al seguito da Catania, Francesco Rodolico rappresentante dei CSS a Giarre.

Mi scuso con gli altri presenti se non ricordo tutti i nomi, ringraziandoli per non aver voluto mancare a questo appuntamento con la Storia.

Un pensiero va alla madre del sindaco Dott. Carmelo Spitaleri che a causa delle condizioni di salute ne ha impedito la presenza.

Colgo l'occasione per ringraziare la gentilissima Claudia D'Aita, assessore alla cultura, che si occuperà di portare avanti l'iter burocratico per mettere sotto vincolo l'edificio borbonico e sotto la protezione della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Catania, passo necessario per la costituzione in un futuro, speriamo non troppo lontano, di un "Museo Borbonico del Telegrafo"

Ringrazio di vero cuore anche il Dott. Angelo Spina, per il graditissimo invito (e per la disponibilità dimostrata) di organizzare una serie di conferenze sulle quali il comune metterà il proprio patrocinio, nella speranza che vengano tolti tutti i veli che ancora colpevolmente coprono e non solo di polvere il periodo borbonico.

Davide Cristaldi

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martedì 16 dicembre 2008

Presentazione alla Stampa del telegrafo ottico borbonico di Riposto


Il CSS è lieto di annunciare che sabato 20 dicembre alle ore 11.00 a RIPOSTO(CT), dinnanzi alle autorità ed alla stampa, sarà presentata la stazione telegrafica ottica "Punta D'Olmo".


La nostra associazione, che si occupa di studi e ricerche storiche del periodo borbonico, si è resa protagonista di questa importante scoperta, che consegnamo al comune di Riposto, nella speranza che possa arricchire il patrimonio storico-culturale della Città.

Davide Cristaldi
Comitato Storico Siciliano
340-7640740

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lunedì 8 dicembre 2008

La massoneria punisce Capo D'Orlando


UNA FIRMA PER ENZO SINDONI

Quando il sindaco di Capo D'Orlando, decise di rimuovere la targa di piazza Garibaldi, nessuno avrebbe mai immaginato che "qualcuno" se la sarebbe presa così a male....

Eppure da quel fatidico giorno, la cittadina dei Nebrodi sembra essere stata colpita da una specie di "maledizione", infatti non passa giorno che una brutta notizia, riguardante la vita della città, non faccia capolino da qualche piccolo, ma "informato" giornale siciliano.
Si è cominciato con la cancellazione inspiegabile della squadra di basket dell'Orlandina, orgoglio siciliano, dagli albi sportivi.
Con l'accusa al sindaco Sindoni, di truffa ed associazione a delinquere da parte della Magistratura.
L'ultima è la chiusura di TUTTE le discoteche di Capo D'Orlando, ordinate dalla magistratura messinese.
E' come se qualcuno stesse scagliando frecce da tutte le direzioni, dal mondo dello sport, come da quello della politica e da quello della giustizia; questo "Arciere" sembra essere presente in maniera trasversale nelle Istituzioni.

Le firme verranno raccolte all'indirizzo comitato@comitatosiciliano.org e saranno rese pubbliche, ed inviate al presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, affinchè si adoperi con qualsiasi mezzo per interrompere il tiro al bersaglio nei confronti del sindaco Enzo Sindoni, che rischia di mettere in ginocchio l'economia di Capo D'Orlando

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Io sono l'Immacolata Concezione



FESTA NAZIONALE
8 DICEMBRE GIORNO DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
PROTETTRICE DELLE DUE SICILIE
C'è un fitto mistero che lega profondamente Gaeta, città del Regno delle Due Sicilie, con Lourdes, quest'ultimo paese noto in tutto il mondo per i pellegrinaggi, ma soprattutto perchè nel 1858, apparse, alla piccola Bernardette Sobirous, la Vergine Maria.

Il periodo del 1848-1849 è noto nella storiografia moderna a causa delle terribili rivoluzioni che insanguinarono il Vecchio Continente.

E' opinione della Chiesa che la Madonna si "faccia vedere" soprattutto in quei periodi in cui l'Umanità è in grave pericolo, così infatti è stato per Lourdes, così per Guadalupe, così per Fatima e così oggi per Medjugorie[1].

Nel 1848, Papa Pio IX si trovava a Gaeta, in fuga dai moti che avevano colpito anche Roma (era stata dichiarata la Repubblica Romana e la città era in preda ai disordini ed agli assassinii) "E’ noto che la destinazione finale di Pio IX era stata pensata in territorio spagnolo, ma l’accoglienza di Gaeta, del Re Borbone e del popolo, fu talmente amorevole e premurosa, che il buon Pio IX decise di non proseguire oltre."

Ma il vero motivo per cui la permanenza del Papa, nella città di Gaeta, rimase nella storia, fu quando l'8 dicembre, festa della Vergine, Patrona delle Due Sicilie, Pio IX ebbe la famosa intuizione(e la visione secondo alcuni) del Dogma dell'Immacolata Concezione. (Significa che la Madonna è stata concepita senza peccato originale)

A seguito di quella visione, il Papa decise di convocare immediatamente Ferdinando II, cosa si dissero non si è mai saputo.Chissà se il Pio IX aveva pronosticato la fine del Regno o avesse in qualche modo legato il destino delle Due Sicilie con quello del Mondo, come a me piace pensare, fatto sta che nemmeno nel testamento del Re borbonico si trovano tracce che alludono al Dogma, se non gli ultimi voleri puramente cristiani, tipici di un re cattolico qual'erà Ferdinando II - "...sussidii ai poveri, e restauri e costruzioni di chiese nei paesetti che ne mancassero sul continente e in Sicilia..."

Circa 10 anni dopo questo grande evento che si verificò nelle Due Sicilie, un altro ancora più grande avvenne dall'altra parte del Mediterraneo, in uno sperduto e povero paese dei Pirenei Francesi, Lourdes.Era l'11 febbraio del 1858, pochi mesi prima della rivoluzione italiana che avrebbe segnato la fine del regno delle Due Sicilie, quando una bambina di nome Bernardette Sobirous, vide apparire in una grotta, la Madonna.Queste apparizioni si susseguirono per parecchio tempo e la folla di persone venute dai paesi vicini e persino da tutta la Francia cominciò a farsi ogni giorno più oceanica e la curiosità sempre più insistente, così quando il 25 marzo del 1848 chiesero alla veggente chi fosse quella "Signora vestita di bianco", come Bernardette l'aveva sempre descritta, la bimba rispose: si l'ho chiesto e Lei mi ha risposto: "Io sono L'Immacolata Concezione"


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mercoledì 3 dicembre 2008

Ed infine anche il PD gettò la maschera


Ora che l'alba della territorializzazione[1] della politica è iniziata, si vede il luccichio delle armi dall'altra parte del fronte, quelle stesse "armi" che fino ad oggi erano state tenute ben nascoste da una silenziosa e ben accorta, opera di cecchinaggio politico.

La nascita del PD del Nord, ha dismostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, quali sono i veri interessi della politica italiana oggi, i quali ben poco coincidono con quelli meridionali.
Il 1861 non è mai stato così vicino come adesso, a portare indietro le pagine della storia ci ha pensato un "padano" doc, il sindaco di sinistra del comune di Torino, già acclamato dal popolo del PD, Leader Maximo del Nord.

Ma il sindaco Sergio Chiamparino, dimentica che a Torino, così come in Piemonte, in Lombardia ed al Nord in generale, una grossissima parte degli abitanti è di origini meridionali e che tali cittadini ancora prima di essere di destra o di sinistra, sono cittadini di un glorioso popolo: quello delle Due Sicilie.

Perchè una vera Nazione è data dalla somma del Territorio con il suo Popolo, se i partiti nazionali, dopo la vittoria del territorialismo vogliono dividere semplicemente il territorio anteponendo ciò al Popolo, sbaglieranno ancora di grosso, ma allo stesso tempo, l'unico modo che, noi cittadini delle Due Sicilie, abbiamo per contrastare questa ulteriore guerra al Sud, è difendere e tutelare i cittadini delle Due Sicilie, il nostro Popolo, ovunque esso si trovi, anche al Nord.

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venerdì 28 novembre 2008

Quei siciliani in Ciociarìa.


C'è una parte della storia Risorgimentale, fino ad oggi poco nota che riguarda il brigantaggio nelle terre dell'attuale Ciociarìa.
L'argomento, che in verità era stato trattato nei libri del De Biase, non ha avuto quella diffusione che meritava, forse anche per il solito ostruzionismo che si verifica quando si tira fuori la storia del Risorgimento visto da un altro punto di vista, quello non conforme alla storiografia ufficiale.
A cavallo tra il 1861 ed il 1862 la Reazione borbonica è ormai ben organizzata, da Palazzo Farnese a Roma, sede del governo borbonico in esilio, Francesco II comanda e dirige la guerriglia contro l'invasore piemontese.
Approfittando della copertura pontificia, viene eretto un corridoio di rifornimenti tra Roma ed il cuore degli Abruzzi e di Terra di Lavoro, che si estendeva fino alla Basilicata.
E' per questo che più ci si allontanava da Roma e più il fenomeno del cosiddetto brigantaggio diminuiva, infatti Calabria e Sicilia, essendo troppo lontani dall'appoggio logistico pontificio, registrarono più che altro delle cellule isolate, come ad esempio la banda dei Fratelli Ribera, che operava a Pantelleria, ma che aveva però come appoggio il Comitato Borbonico di Malta.
Fu così che decine di ex soldati borbonici e legittimisti siciliani, piuttosto che ritornare a casa, entrare nell'esercito italiano o starsene con le mani in mano, si arruolarono nelle varie bande del continente, per dare manforte all'operazione di riconquista della Patria.
Come il Sig. Politini, farmacista di Palermo, incaricato dai Comitati Borbonici ad eseguire un piano secondo il quale doveva essere eliminato il generale piemontese Cialdini.
Francesco II da Roma, operando in sinergia con il generale Clary, che gestiva da Marsiglia, la Reazione estera, aveva organizzato un piano per la riconquista del Regno che prevedeva lo sbarco in Sicilia della banda Pischitiello.Tale compagnia sarebbe stata comandata da un generale spagnolo e secondo i piani avrebbe avuto il supporto di diversi contadini siciliani ben armati.
Una delle bande meglio organizzate della provincia di Frosinone, era quella del brigante Conti.Del suo gruppo vi faceva parte un ex soldato borbonico siciliano, il quale dopo la resa di Gaeta si era rifugiato a Roma, da li successivamente si era recato a Fondi, dove era entrato nella compagnia del Conti.
Nella banda di Livio Mancini, giovane ma intraprendente brigante, militava un certo Zugaro Antonio di Palermo. La compagnia era solita operare tra il frosinate e la provincia de L'Aquila, dove il 7 aprile del 1862, il Zugaro fu fucilato dal maggiore piemontese Reverberi del 44° Fanteria, per l'esattezza a Civitella Roveto.
A Terracina si dava alla macchia un certo Nusco da Messina, anche lui superstite di Gaeta, fu assoldato dal Conte di Trapani per il quale combattè contro i piemontesi, entrando ed uscendo dal territorio papalino.
Ma tra i vari guerriglieri siciliani, quello che si distinse di più fu certamente Pasquale Salinas da Siracusa, il quale ebbe l'onore di combattere fianco a fianco con il generale legittimista Josè Borges, forse il miglior capo militare che vide impegnati i borbonici contro i piemontesi durante il periodo della repressione del brigantaggio.
Pasquale Sallines combattè fianco a fianco con il Borges con onore, con spirito di sacrificio ed abnegazione, fino a quando l'8 dicembre 1861(Giorno dell'Immacolata), i due, insieme agli altri componenti della compagnia furono fucilati dai bersaglieri del maggiore Franchini (1°BTG) a Tagliacozzo, negli Abruzzi.
Questi nomi sono ciò che i libri attualmente a nostra disposizione, ci hanno permesso di ritrovare, chissà quanti altri eroi, dimenticati tra le pagine polverose di una falsa e crudele storia che non ci appartiene, aspettano non di essere onorati, ma almeno ricordati.
Purtroppo le nostre belle terre soffrono un malgoverno che sembra endemico e sono sferzate da una corruzione strisciante, ma se oggi noi del Sud possiamo ancora camminare a testa alta lo dobbiamo esclusivamente a questi eroi, che disprezzando la morte, tennero sempre alto il vessillo della loro Patria.
Per la stesura di questo articolo sono stati usati i seguenti testi:
Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863 - Alessandro Bianco - Milano - 1864
I briganti e la corte pontificia, ossia, la cospirazione borbonico-clericale svelata - Livorno - 1862

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Il parmigiano reggiano nel panino Mcdonald (e viri cchi mangi)


ECCO COME IL CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO "TUTELA" IL PROPRIO MARCHIO

Questa dovrebbe essere la risposta alla crisi che sta investendo il formaggio tipico dell'Emilia Romagna...

- Da diverso tempo il comparto Agroalimentare del formaggio grana, in particolare il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano, sta vivendo un periodo di crisi dovuto principalmente al calo di consumi e delle esportazioni -
come riporta il sito NapoliCaputMundi, che non usa mezze misure:
- Ma ecco che il Governo filo-nordista, nella persona del Ministro Zaia, guarda caso della Lega Nord, interviene acquistando, attraverso l’Agea, 100 mila forme di Parmigiano e 100 mila forme di Grana, per un totale di € 50 milioni. Grazie al ritiro delle forme, si potranno ottenere sussidi comunitari che, grazie alle norme europee, saranno destinati in beneficenza. Ma chi controllerà su quali tavole finiranno i prodotti acquistati dall’Agea? Nel mese di luglio c.a. invece, il ministro Scajola, firmò due contratti di programma da 150 milioni di euro, destinati alle aree depresse del Piemonte -.

Gli stessi solerti provvedimenti non si sono visti, per tutelare le produzioni tipiche meridionali come l'olio di oliva, il grano e l'uva delle Puglie oppure la famosa Mozzarella di Bufala Campana, oggi con gravi problemi d'immagine per l'affare rifiuti

Ma non è solo il Mezzogiorno a vedersi beffato da questa incredibile operazione mediatica sul parmigiano, la cui genuinità viene sbandierata ai 4 venti, utilizzato per imbottire i panini del fastfood, che nulla hanno a che vedere con la cucina tipica mediterranea; infatti delle pesanti lamentele sono giunte anche da Slowfood per bocca di Arnaldo Maghenzani che si dice "perplesso dell'accostamento al mondo del fast food di un marchio dell'eccellenza gastronomica italiana".

Probabilmente è arrivato il momento di rispolverare, o meglio di far sapere ai meridionali che anche nell'ex Regno delle Due Sicilie abbiamo il nostro "parmigiano reggiano", si tratta del poco conosciuto "Ragusano" dalle caratteristiche simili al collega emiliano(si può grattare sui maccheroni) ma molto più saporito.E soprattutto la sua storia molto più antica, ne faceva un formaggio apprezzato in diverse nazioni europee, proprio come oggi il Grana....

Dalla scheda tecnica del "parmigiano ragusano":
"Questo formaggio dal sapore amabile e peculiare è stato oggetto sin dal XIV secolo di un fiorente commercio oltre i confini del Regno di Sicilia. Già nel 1515 Carmelo Trasselli in "Ferdinando il Cattolico e Carlo V" racconta di una "esenzione dai dazi" anche per il caciocavallo ragusano e pertanto già oggetto di notevole commercio. Ancora il Trasselli in "Note sui Ragusei in Sicilia" riporta documenti del "Notaio Gaetano, F. 106" che riferisce ancora del commercio via nave del caciocavallo. Nell'opera dell'abate Paolo Balsamo risalente al 1808 veniva sottolineato "la bontà dei bestiami di Modica" ed i "prodotti di cacio e ricotta, superiori di cinquanta per cento ai comuni, e di venticinque per cento ai migliori di Sicilia". Ed ancora Filippo Garofalo nel 1856 cita la fama e la squisitezza dei caci e delle ricotte del Ragusano."

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mercoledì 26 novembre 2008

Ancora su SiciliaInformazioni



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il titolo di due articoli comparsi il 23 ottobre 2008 sul giornale telematico “SICILIA INFORMAZIONI”, riguardanti l’attività del Comitato delle Due Sicilie [oggi Comitato Storico Siciliano] , la dicono lunga sugli effetti dell’operazione di lavaggio di cervello, che è stato attuato in 150 anni di Unità, realizzato mediante la diffusione continua di messaggi subliminali, presentati sotto forma di slogans, a cui è stato affidato il compito di creare nelle nostre menti e a nostra insaputa (poichè i messaggi subliminali agiscono al di sotto della soglia di percezione), un’immagine, e quindi un opinione, distorta e plasmata ad arte riguardo il processo di unificazione dell’Italia, dei personaggi protagonisti di quel periodo e delle attività di studio odierne indirizzate alla revisione storica del Risorgimento.
Uno dei risultati di questo bombardamento martellante ed invisibile, che definisco non diffamatorio ma scientificamente indirizzato, è costituito, appunto, dai due titoli suddetti e che riporto integralmente: “Non ci credereste, esistono i nostalgici dei Borboni. Il loro messia? Franceschiello, forse…” (Autrice Elena Sorci) mentre l’altro dice “Sciacca, il sindaco cambia la storia. Una piazza a Federico II, il re Bomba” (Autore sconosciuto).
Nei due titoli compaiono i due slogan Il loro Messia? Franceschiello=Francesco II e il Re Bomba=Ferdinando II, che costruiscono in maniera subliminale (inconsciamente) nell’immaginario di ciascun lettore non attento e che non conosce i relativi fatti storici, il concetto secondo il quale i militanti dei movimenti duosiciliani fanno un’atto di fede cieco (il loro Messia) ad un Re insignificante e privo del suo ruolo (Franceschiello) mentre l’altro slogan indirizza la sintesi del pensiero del lettore verso un altro Re che, per essere chiamato Bomba, chissà di quali orrendi crimini si sarà macchiato.
Non voglio dimostrare le assurdità storiche contenute nelle tesi dei due titoli.
A smentirle è sufficiente citare l’esistenza di una infinita produzione letteraria, anche ad opera di esimi studiosi di storia, siciliani e non, che, evidentemente, gli autori degli articoli suddetti non si sono preoccupati, quantomeno, di leggere, anche frettolosamente, prima di scrivere: perché? Forse perché non andare controcorrente è più comodo e non causa noie e fastidi e fa bene alla carriera? O forse perchè su di loro quel lavaggio di cervello ha avuto l’effetto narcotizzante sperato da chi, in questi 150 anni di unità, lo ha messo in atto? O forse perché non si sono mai occupati di storia e quindi non hanno le conoscenze adeguate?
Non mi è dato conoscerne il motivo, ma la cosa mi ha incuriosito e stuzzicato al punto che ho visitato il sito di questo giornale telematico ed ho fatto una ricerca sugli articoli prodotti da Elena Sorci (ho ricercato solo su di lei perché si è firmata solo lei), immaginando e dando per scontato che se una persona scrive di storia vuol dire che questo è un campo di cui possiede gli strumenti della conoscenza, quindi ho pensato di trovare altri articoli del genere a sua firma, precedenti e posteriori i due articoli di cui parliamo oggi.
Ma con mia grande sorpresa non sono riuscito a reperire alcun articolo a sua firma riguardante la storia dell’Unità d’Italia, ma solo delle produzioni di tutt’altro argomento, che peraltro ho trovato utili ed interessanti.
Ve ne voglio citare solo alcuni: “Non solo starnuti, il virus del raffreddore si prende anche attraverso la tavoletta del WC” (di Elena Sorci del 02 novembre 2008) oppure “Contro il diabete ci vuol la bicicletta” (di Elena Sorci del 05 novembre 2008).
Ora, cari lettori, io non mi sognerei mai di scrivere articoli sul virus del raffreddore non avendone le necessarie conoscenze e, quindi, essendo un ignorante in materia, ma se proprio dovessi, quanto meno prenderei informazioni sulle tavolette dei WC.
Quindi mi chiedo se Elena Sorci, prima di dedicare il titolo del suo articolo a Franceschiello, ha studiato la Storia dell’Unità d’Italia e se possiede il relativo bagaglio di conoscenze che, per l’amor del vero e per dare a Cesare quel che è di Cesare, ha dimostrato di possedere quando ha parlato di raffreddori e tavolette di WC.
Se così non fosse, la conclusione è sconfortante e lo sconforto diventa disperazione se si pensa che sono anche dei siciliani a contribuire (in maniera consapevole o non) con tecnica subliminale ad inculcare nei lettori il complesso di inferiorità secondo il quale i Meridionali sono una razza inferiore perché le loro radici di provenienza si possono ricondurre a Franceschiello e al Re Bomba.
Invidio tantissimo e mi congratulo con la Lega Nord, che in soli 20 anni è riuscita ad innestare nei cuori di ciascun suo tesserato la Padania (un’entità inesistente nella storia d’Italia e frutto di pura invenzione): se oggi il popolo del Nord è forte lo è perché si è saputo stringere attorno a questa identità artificiale.
Di contro il Sud, che può vantare una storia secolare, non ha ancora la percezione di una comunanza di nobili origini che ne fanno un unico popolo.
Fino a quando ad occuparsi di storia del Sud sarà anche questo genere di giornalisti, ai quali va dato atto di eccellere per competenza e per conoscenza sui virus del raffreddore e sulle tavolette dei WC, allora penso che non basteranno 20 secoli (altro che vent’anni!) per scoprire che si deve essere orgogliosi di essere nati Meridionali.
Io temo che i guitti e gli ascari, avendo come unico ruolo quello di servire le lobbyes (in maniera consapevole o non), e' indispensabile che non abbiano assolutamente un pensiero proprio: e allora noi dobbiamo rispondere ed opporci con coraggio e senza alcuna titubanza, ribattendo colpo su colpo a questi continui attacchi devastanti, sia che essi provengano da giornalisti di estrema periferia sia che essi provengano dal centro del sistema.
Cataldo Magnifico (Villarosa)
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lunedì 24 novembre 2008

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


Trasmettiamo una lettera di protesta inviata all’On. Barbareschi e a Santoro, per la puntata di AnnoZero del 20 novembre 2008 dal titolo: “Il futuro che mi merito”
Alla Redazione di AnnoZero
All’On Luca Barbareschi

Gent. Redazione,
giovedì 20 novembre, ho visto in TV la puntata di AnnoZero sullo stato di degrado delle Università Italiane, ovvero, immaginavo che si dovesse parlare dello sfacelo delle Università Italiane, ma con grande sorpresa e delusione da parte mia ho assistito ad un impianto accusatorio riguardante le sole Università della Calabria e della Sicilia, mentre nessun accenno è stato fatto sulle condizioni delle Università del Nord, come se fosse sottinteso che al Settentrione l'istruzione universitaria viva uno stato di normalità e di completa funzionalità, mentre al Sud..... insomma, il solito teorema.

Mi rincresce per Santoro che ho sempre ritenuto e continuo a ritenere un professionista serio ed intellettualmente onesto, però non riesco a capire come egli possa avere dato questo taglio alla puntata, evitando di fare il minimo accenno agli analoghi problemi riscontrabili nelle Università del Nord.

Non è mia intenzione smentire quanto emerso riguardo i problemi delle Università interessate dalla puntata, anzi confermo e convengo sul fatto che tutto il marciume che ne è venuto fuori è cosa risaputa da anni ed i primi ad esserne schifati e nauseati siamo proprio noi meridionali, ex universitari e non.
Con questa mia protesta voglio, intanto, sottolineare la poca imparzialità della trasmissione che, da un fuoriclasse come Santoro, non avrei mai immaginato.
Ma il fatto più grave non è questo.
Alla puntata ha partecipato anche Luca Barbareschi, attore ed uomo di spettacolo, momentaneamente prestato alla politica con la carica di Onorevole, con militanza nelle file del Centrodestra e con l'incarico di Vice Presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.
La cosa più sconcertante di tutta la trasmissione è stata la tesi espressa dal suddetto Onorevole verso la fine della puntata, con la quale, in sintesi, egli ha sostenuto che le Università del Nord (cerco di riassumere perché non ricordo le sue testuali parole, quindi mi scuso fin da adesso con Santoro e con l’Onorevole Barbareschi se nella mia ricostruzione ci saranno delle imprecisioni) sono di buona qualità perché sono inserite in un contesto sociale (da Roma in su) che è frutto storico delle influenze colonizzatrici che si sono avute nel passato ad opera di civilissimi popoli, come i Francesi e gli Austriaci, di contro l’Italia da Roma in giù, fonda le sue radici in tradizioni storiche completamente diverse da cui deriva anche la scarsa qualità delle sue Università.
Per inciso, debbo dare atto a Santoro che, alle sconcertanti affermazioni dell'Onorevole Luca Barbareschi, egli lo ha rintuzzato, tra il serio e l'ironico: "poi però ci ha pensato il Nord a colonizzare il Sud!".
Nulla togliendo al grado di civiltà del popolo francese ed austriaco, che ammiro profondamente, ed astenendomi da qualunque commento circa tali affermazioni, mi permetto solo di invitare l'Onorevole Luca Barbareschi a rileggere più attentamente la storia d'Italia, per capire dove il popolo del Sud affonda le proprie profonde radici: scoprirebbe (forse per la prima volta?) che il Sud era la Magna Grecia, che il Sud ha dato i natali a pilastri della matematica moderna, che al Sud, sotto la dominazione Araba, si è raggiunto un grado di civiltà che il Nord ancora sconosceva, e se concentrasse la sua attenzione soprattutto sull’Italia immediatamente preunitaria scoprirebbe, immagino con sua grande sorpresa, quanto fosse civile il popolo che viveva nel Regno delle Due Sicilie prima che le orde piemontesi del 1860 calassero dal profondo Nord distruggendo, massacrando e razziando tutto quello che incontravano lungo il loro cammino.
Se l'Onorevole Barbareschi studiasse con più approfondimento la storia d’Italia, scoprirebbe tantissime cose interessanti, per lui penso sorprendenti, anche riguardo alle radici più recenti del popolo meridionale.
Io gliene voglio citare solo alcune cominciando a dire che nella conferenza internazionale del 1856, che si tenne a Parigi, il Regno delle Due Sicilie fu insignito del premio come terzo Paese al mondo per sviluppo industriale dopo Francia ed Inghilterra; scoprirebbe, pure, che le prime Università furono istituite proprio nel Regno delle Due Sicilie ed erano Università d’eccellenza e rinomate in tutto il mondo e che l'istruzione era un diritto gratuito per tutti: sorpreso Onorevole?
Il Meridione d’Italia nel 1860 subì una crudelissima e sanguinosissima invasione senza motivazione da parte del “civilissimo Piemonte” dei Savoia, indebitati fino al collo con le banche inglesi ed appoggiati dalla Massoneria Inglese di Mister Pike (di cui i Savoia facevano parte integrante), oggi Trilateral Commission: la cosa fa riflettere l’Onorevole Barbareschi se aggiungo che le banche del Regno delle due Sicilie erano ricchissime di capitali prima dell’unificazione e che la flotta navale mercantile del Meridione, che solcava tutti i mari del mondo, era seconda solo a quella Inglese?
Grazie alle razzie dei “civilissimi Piemontesi” calati dal profondo Nord è andata distrutta non solo una Nazione, per quei tempi civile e progredita, ma anche il suo tessuto sociale e a causa di ciò ancora oggi ne paghiamo lo scotto.
Voglio citare Antonio Gramsci, che morì in un carcere fascista, il quale riguardo alla questione meridionale disse testualmente: “lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi contadini poveri che gli scrittori salariati tentano di infangare con il marchio di briganti”.

Rivolgo una preghiera direttamente all’Onorevole Barbareschi: “Voglia esprimere ai Suoi civilissimi avi del Nord da parte di tutto il popolo del Meridione d’Italia l’immensa gratitudine per avere risollevato le sorti della nostra Terra con l’occupazione del 1860; per avere ricevuto in dono il regalo di inestimabile valore della Questione Meridionale che ogni nostra famiglia possiede ancora oggi, gelosamente custodito in cassaforte e che nessuno mai ci potrà portar via, essendoci pervenuto per diritto di eredità; per le grandi opere di pianificazione urbanistica che sono state realizzate nelle nostre città radendone al suolo ed incendiandone una cinquantina, massacrandone o fucilandone senza processo circa 250.000 abitanti, a prescindere dal loro sesso e dalla loro età (le do qualche spunto, Onorevole, qualora volesse documentarsi: eccidio di Pontelandolfo ed eccidio di Casalduni, per esempio); per aver prodotto appositamente confezionate per il Sud delle leggi di eccezionale sensibilità e all’avanguardia, che gli stessi giuristi di oggi invidierebbero: le offro un altro spunto di ricerca, Onorevole, invitandola a compiere degli approfondimenti sull’introduzione della legge Pica del 15 agosto 1863 nell’ex Regno delle Due Sicilie con la quale, tra le altre cose, il governo del Suo civilissimo Piemonte istituì “gli squadroni della morte”; per i 400.000 desaparecidos mandati in vacanza premio in villaggi turistici appositamente attrezzati e a cui, in seguito, si ispirarono i criminali nazisti durante la seconda guerra mondiale per l’allestimento dei campi di concentramento e di sterminio; per i primi tours turistici di gruppo in giro per il mondo organizzati appositamente per il popolo del Sud grazie all’Agenzia turistica Emigrazione srl, che prima del 1860 era un lusso che nessun meridionale poteva permettersi; del furto dell’immenso tesoro del Banco di Napoli e del Banco di Palermo (per pagare i debiti con le banche inglesi?)… etc etc etc… mi fermo qui, non voglio sbalordirla oltre, poiché son certo che Lei di questi fatti non ne ha mai sentito parlare… anzi non mi fermo…un’ultima cosa voglio suggerirgliela… La invito, Onorevole, a fare una capatina a Gaeta, quando avrà un po’ di tempo, e chiedere in giro tra la gente di quella città notizie di un certo assedio di metà ‘ottocento e di una fossa comune, scoperta qualche anno fa, in cui sono stati trovati i cadaveri di 2.000 civili fucilati (senza distinzione di sesso e di età) e risalenti all’epoca in cui il civilissimo Piemonte ha onorato il Meridione d’Italia della sua presenza: sa, Onorevole, che è stato necessario più di un mese per ricomporre quei poveri resti e dar loro degna sepoltura?… stia tranquillo Onorevole Barbareschi, stavolta mi fermo veramente, non voglio assolutamente turbare oltre la sua coscienza di persona sicuramente onesta ed in buona fede.”

Non mi dilungo oltre, concludo invitando l'Onorevole Barbareschi a fare il lavoro che, oltretutto, sa fare molto bene: l'attore e l'uomo di spettacolo, lasciando fare quello della politica ma, soprattutto, quello dello storico, dove ha dimostrato di avere grosse lacune, a chi ha le carte in regola e le conoscenze adeguate per poterlo fare.
Ma qualora l’Onorevole Barbareschi fosse interessato a fare anche lo storico, ne avrebbe tutti i requisiti per intelligenza e serietà, allora lo invito ad iniziare un percorso di studio documentato, serio e libero da luoghi comuni tutti da dimostrare.
Vogliate gradire i miei più cordiali saluti.

Cataldo Magnifico
Villarosa(EN)

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venerdì 21 novembre 2008

DA AREA DI LIBERO SCAMBIO, AD OPEC DELL'AGRICOLTURA


OVVERO COME SI FREGANO GLI ANGLOSASSONI

Durante il Regno delle Due Sicilie, a seguito di gravi tensioni tra il regno borbonico e gli inglesi, Londra decise di ergere un embargo economico contro la nostra ex nazione. I britannici, altamente irritati per la "quistione degli Zolfi Siciliani", avevano dichiarato una "guerra economica" alle Due Sicilie impedendoci di fatto il rifornimento di varie materie prima tra cui il "baccalà", un piatto tipico delle nostre parti, anche se il merluzzo in realtà proviene dai mari del Nord. Ma questo pesce era anche un prodotto altamente economico e veniva consumato in gran quantità e per questo era essenziale per la popolazione..

Ferdinando II, che era molto furbo, escogitò uno stratagemma: fu ordinato al setificio di S.Leucio di aumentare la qualità delle sete e la ricercatezza dei tessuti. Si sa che quando una cosa è troppo bella si fa di tutto per averla e così grazie ad un accordo segreto tra Regno delle Due Sicilie e Norvegia, la seta del Sud fu esportata in Norvegia che a sua volta l'avrebbe venduta all'Inghilterra.
In cambio la Norvegia ci rifornì direttamente tutto lo stoccafisso di cui avevamo bisogno, ma anche di oro e legname pregiato per l'industria.

Questa storia ci insegna che con la furbizia si possono battere anche le grandi potenze, nonostante la loro forza economica e geo-politica.

Qualcosa del genere sta accadendo oggi con la storia dell' "Area di Libero Scambio del Mediterraneo", continuamente pubblicizzata dall'Europa dei banchieri, ovvero l'esenzione di tutti i dazi doganali per l'esportazione dei prodotti agricoli nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

I veri scopi di questa istituzione sono noti da tempo: mantenere i prezzi stracciati dei prodotti agricoli dei paesi mediterranei in modo che i paesi come l'Inghilterra, possano continuare a comprare frutta e verdura a prezzi stracciati, soprattutto ora che la crisi economica ed industriale sta flagellando i cittadini dei paesi a base industriale.

Senza dazi doganali, i paesi dell'Area di Libero Scambio, si faranno la guerra a chi vende a prezzo più basso, ma sappiamo già chi saranno gli sconfitti, i produttori agricoli del meridione d'Italia, che non potranno mai competere con i prezzi di paesi come Marocco ed Algeria. Già adesso le aziende agricole nostrane sono alla bancarotta e molti vanno avanti accumulando debiti con l'INPS e istituti di credito, fino a quando non gli toglieranno anche la terra...

Qual'è la soluzione a tutto ciò?Come potremo continuare a vendere la nostra "seta" senza morire di fame?Semplice, mettendoci d'accordo con gli altri paesi produttori facendo cartello e stabilendo un prezzo comune.Conviene a noi perchè finalmente decideremo il prezzo, conviene ai paesi del Maghreb perchè venderebbero ad un prezzo impensabile per loro. Insomma dovremmo fare una vera e propria "OPEC DELL'AGRICOLTURA"[1].
L'idea è venuta ad Antonio Bonfiglio, meridionale, sottosegretario di Stato presso il Ministero delle Politiche agricole, il quale afferma - "Con l'apertura dei mercati si presenta un alternativa: o subire la concorrenza degli altri paesi mediterranei o concorrere insieme per creare una massa importante di produzione migliorandone la qualità secondo regole precise", infatti sempre secondo il deputato pugliese - "La situazione geo-politica ed economica spinge l'Italia verso un rapporto più organico con gli altri Paesi dei Mediterraneo"



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giovedì 20 novembre 2008

ANCHE LA SICILIA HA LA SUA "REGGIA DI CASERTA"


In mezzo al verde intenso delle querce e sullo sfondo la Rocca Busambra , ecco dove sorge il palazzo reale di Ficuzza, voluto da Ferdinando IV di Borbone.


Ad appena 45km da Palermo, posto lungo la vecchia carrozzabile che a fine ‘700 portava a Corleone, il palazzo era certamente un posto allettante e facilmente raggiungibile in mezza giornata di carrozza da parte del Re e dei suoi amici. Ferdinando di Borbone arrivò in Sicilia alla vigilia di Natale del 1798. Era in fuga da Napoli, dopo la rivoluzione nel capoluogo partenopeo. In Sicilia passò diversi anni e a Ficuzza, dopo la costruzione del Palazzo, praticamente ininterrottamente quasi due anni e mezzo, dal 1810 al 1812.

La passione per la caccia e l’amore per gli svaghi indussero il Sovrano a cercare anche nell’Isola quelle attività che praticava a Portici e soprattutto a San Leucio dove si trovavano immense riserve di caccia e la splendida reggia di Caserta.
In questi luoghi, perlopiù appartenenti agli arcivescovi di Monreale e di Palermo, oltre che a privati siciliani, vi erano edifici che fece ristrutturare per servirsene durante le brevi escursioni che effettuava appena fuori Palermo.
Sin dal Medioevo, la caccia fu attività prediletta dai sovrani europei e ancor di più da quelli napoletani nel Settecento e all’inizio dell’Ottocento. In quasi tutti i casi di creazione dei Siti reali, i Borbone si limitarono, tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec., a migliorare la proprietà che generosamente i nobili siciliani vendettero loro. Nel caso del Sito reale di Ficuzza, egli volle costruire gli edifici appositamente per una Casina di caccia.
Presso la Galleria regionale di Sicilia, a Palazzo Abatellis, esiste un disegno originale tracciato da Ferdinando di Borbone stesso per la sua Casina di Ficuzza. Esso riporta l’immagine di un edificio a pianta pentagonale. Ciò a testimonianza del vivo interesse che il sovrano aveva per il suo progetto su Ficuzza. Ma poi non ne fece nulla. Il progetto venne successivamente affidato ad Alessandro Emanuele Marvuglia, figlio del più famoso Giuseppe Venanzio. Infatti già nell’ottobre del 1801, all’architetto venivano pagate in due trance le spese del modellino del Palazzo che doveva sorgere su Cozzo Castellaccio, vicino all’attuale villaggio di Ficuzza. Ma neanche questa volta se ne fece nulla. Il Re – pressato dalle difficoltà del regno, dovute alle rivoluzioni e agli sconvolgimenti istituzionali – preferì ancora una volta rimandare e provvedere a soddisfare la sua passione venatoria utilizzando le altre riserve di caccia .
Infine nel 1802 l’incarico venne affidato all’architetto Chenchi, ingegnere della Regia Corte e della Reale Commenda della Magione, e nello stesso anno iniziarono i lavori di costruzione con l’aiuto del partitario Antonino Torregrossa. Fu quest’ultimo che ebbe il compito di selezionare le migliori maestranze allora disponibili sul mercato, sia per la costruzione che per gli arredi e le decorazioni della nuova Casina di caccia.
All’inizio dell’anno seguente dovette accadere qualcosa se il Re decise di far venire un capomastro direttamente da Napoli per seguire i lavori di costruzione, tale Vincenzo d’Amico. Il Sovrano tolse la direzione dei lavori a Chenchi e l’affidò a Giuseppe Venanzio Marvuglia. Allo stesso Giuseppe Venanzio Marvuglia si affiancò l’architetto Nicolò Puglia e il capomastro Matteo Chiti. Già il Marvuglia era stato incaricato dal Sovrano per la sistemazione del Parco della Favorita e aveva lavorato anche nella residenza privata del Re nella famosa Palazzina Cinese, acquistata dall’avvocato palermitano Benedetto Lombardi, giudice della Gran Corte criminale e civile del Regno di Sicilia.
La costruzione del Palazzo si protrasse fino al 1807 e impegnò un numero notevole di maestranze: scalpellini, decoratori, muratori, falegnami ebanisti, marmisti, pittori, scultori e tappezzieri. Davanti all’edificio venne realizzato un vasto piano (oggetto di un recente discutibilissimo intervento di sistemazione) delimitato dai magazzini e dalle stalle, da abbeveratoi e da case per gli addetti alle numerose attività legate alla vita di corte e dell’azienda reale.
Il Palazzo ha pianta rettangolare e consta di un pianterreno che veniva adibito ad abitazione della servitù, al corpo di guardia, alle dispense e alle cucine. Tra le fondazioni sono stati ricavati dei sotterranei collegati all’esterno con un cuniculo che sbuca a poca distanza dall’edificio. Sotto le cucine, una scala portava ad un cantinato dove venivano stoccate le derrate necessarie per la vita di corte. Questi sotterranei per anni abbandonati sono stati recentemente sistemati ed adesso possono essere visitati. Altri ambienti delle fondazioni dovevano servire per custodire la carrozza del sovrano e attrezzature varie. Il prospetto, quale oggi appare, ha il gradevole e misurato aspetto dell’architettura neoclassica di ispirazione vanvitelliana. Al centro è posto l’ingresso principale dove il Re poteva entrare con la carrozza. Sul lato destro è situato l’ingresso alla Cappella reale mentre sulla sinistra l’ingresso per la servitù. La facciata principale si sviluppa in due ordini di finestre separate da una semplice cornice. La parte sommitale è coronata da un cornicione aggettante sostenuto da becatelli in pietra arenaria decorati con triglifi.
Sul cornicione al centro è sistemato un imponente gruppo scultoreo in arenaria raffigurante lo stemma dei Borbone, circondato da festoni floreali e sormontato dalla corona. L’opera è stata eseguita dallo scultore Giosuè Durante, palermitano, che operò tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec.. Accanto allo stemma sono state collocate la statua del Dio Pan, protettore dei campi, delle greggi pascolanti, dei cacciatori e dei pastori. Sul lato destro è invece raffigurata Diana, sorella del Dio Apollo, Dea della caccia, dei boschi e della vegetazione. Infine, alle estremità laterali del prospetto, sulla sommità del cornicione, sono stati collocati due orologi che sono stati realizzati da Giuseppe Lorito e figli. La soluzione formale dei due orologi, simmetricamente disposti alle estremità laterali, da slancio alla facciata del Palazzo. Uno scalone di marmo rosso collocato a destra dell’ingresso porta al piano nobile.

fonte: Ficuzza.net

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martedì 18 novembre 2008

E' iniziato il ridimensionamento dell'influenza americana sull'Europa e sul Mediterraneo?


GLI AMERICANI SALUTANO E VANNO VIA

Quando nel 2000 Putin fu eletto presidente della Federazione Russa, nessuno avrebbe immaginato che nel volgere di appena 8 anni, si sarebbe stravolto l'equilibrio geopolitico tra Oriente ed Occidente.

Fattore fondamentale di questo cambiamento, è stata la crisi energetica, che ha permesso alla Russia di sfruttare politicamente, le sue enormi risorse di gas e petrolio.Durante questi anni Putin prima e Medved poi, hanno intessuto una fitta serie di relazioni con paesi strategici che si affacciavano sul Mediterraneo tra cui Tunisia, Algeria, Libia, Grecia, o paesi cruciali come Serbia e Bulgaria, ma soprattutto l'Italia.

Gia nel 2004, i giornali più informati, scrivevano di viaggi aerei segreti tra Roma e Mosca, che avevano a bordo un passeggero particolare, Silvio Berlusconi, il quale aveva ben capito che il vento stava iniziando a cambiare.

E così mentre da un lato il presidente di Forza Italia, si dichiarava "il miglior amico" degli americani, dall'altro preparava il tradimento, e così fu.

Ma la contropartita richiesta dai russi fu subito chiara, la disponibilità italiana a fare del Sud Italia un hub del gas, che avrebbe consentito ai russi di ottenere l'unica via sicura per rifornire l'Europa con il proprio metano.
Le rivoluzioni colorate nell'europa dell'est, la balcanizzazione degli stati, il finanziamento di correnti di pensiero anti-russe, bloccarono tutte le iniziative della Federazione per costituire una linea di approvvigionamento energetico stabile e sicura tra Russia ed Europa Centrale: non rimaneva dunque che la Via Mediterranea, sulla quale Putin decise di puntare tutto, perchè da quella dipendeva il futuro stesso della Russia.

Ma un hub energetico nel Sud Italia doveva essere affidabile e duratura, ma soprattutto immune da "rivoluzioni colorate".L'impresa era difficile, perchè il Meridione da più di un secolo è terra di continue vessazioni economiche, in cui la disoccupazione è tra le più alte dell'Unione Europea, dunque un territorio a rischio e facilmente suscettibile a eventuali "stimoli rivoltosi esterni".

Da qui la richiesta di Putin a Berlusconi di finanziare un movimento politico che sostenesse il Sud Italia e si occupasse di intraprendere una serie di riforme economiche.Berlusconi, suo malgrado dovette accettare, anche perchè in fin dei conti questa operazione gli sarebbe servita per tenere a bada la Lega ed a costruire quindi un certo equilibrio all'interno della coalizione di centrodestra, progettando di riprendere la situazione nelle proprie mani non appena si sarebbe verificata l'opportunità, che non è mai arrivata. Infatti i russi ben sapendo che di Berlusconi non c'era da fidarsi fino in fondo, ad un certo punto decidono di entrare direttamente in contatto con la realtà politica del Sud Italia.

E così assistemmo alla visita, del console russo, al presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo, alla visita di Putin a Bari, all'apertura di nuove linee aere Calabria-Russia oltre a quelle dalla Sicilia, l'acquisto da parte di una società petrolifera russa, di metà delle raffinerie siciliane.

Ma è l'affacciarsi della crisi economica globale a dare il colpo di grazia alla Superpotenza Americana.E l'elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti ne è la prova: gli americani che stanno vivendo la crisi economica più disastrosa della loro storia hanno eletto un Presidente più moderato, che si occupi più della loro economia e meno della guerra negli angoli sperduti del globo. La logica conseguenza sarà un ridimensionamento dell'influenza statunitense qui da noi.
Si tratta adesso di capire in quali termini ciò avverrà.

Alcuni segnali fanno capire che gli USA non molleranno l'osso tanto facilmente è che un "ridimensionamento" non è una "smobilitazione", ma l'HOMUS ARCORIS invece canta già vittoria e prenota un posto sul carro dei vincitori, dichiarando apertamente che "lo scudo missilistico è una provocazione contro la Russia"[1].

In questi giorni sono usciti degli strani articoli[2] riguardanti il passato di Craxi(noto amico di Berlusconi) sottolineando delle similitudini con i fatti recenti (il tradimento degli alleati americani) Tali articoli potrebbero essere i famosi segnali, abbastanza minacciosi, nei confronti di Berlusconi per aver tradito quelli per i quali il Presidente del Consiglio, si dichiarava "il più fedele degli alleati".

A prescindere del tifo per USA o RUSSIA, un tradimento è sempre un tradimento.

Ma forse la versione ufficiale ce la da Francesco "Delirium" Cossiga, che dichiara[3] - «Per quello che posso capire della politica di Obama, la decisione di schierare i missili sarà annullata e gli Usa compiranno, come atto di buona volontà, una riduzione drastica della loro presenza militare in Europa continentale. Ad esempio, rinunciando all'ampliamento della base di Vicenza, ridimensionando drasticamente la loro presenza ad Aviano e Sigonella e sospendendo il processo di assistenza alla nuova Repubblica Kosovara».

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giovedì 13 novembre 2008

I FILM SULLA MAFIA?SPOT PER IL TURISMO SUL LAGO DI COMO.

Una "caraibica" spiaggia siciliana


Da qualche anno a questa parte il lago di Como sembra essere meta di personaggi importanti del modo del Cinema e del Turismo e ci chiediamo come mai personaggi del calibro di George Clooney o del magnate del petrolio russo Nurlan Kapparov, abbiano scelto proprio la località lariana.

Come funziona e che effetto fa il passaparola all'estero sulle scelte turistiche italiane?

Da decenni in Italia si producono e si trasmettono film sulla mafia, le scene di omicidi di picciotti e camorristi sembrano essere il prodotto più esportato all'estero (ancora stiamo smaltendo le infinite serie de La Piovra)

Perfino il film "Gomorra" tratto dal libro di Saviano, è stato addirittura candidato a rappresentare l'Italia al Premio Oscar.

Ma se produttori e gli editori romani e milanesi si arricchiscono con i film e con i libri sulla mafia e quindi con le nostre disgrazie, il Sud invece ci rimedia solo brutte figure ed una perdita di immagine notevole, eppure le cose buone al Sud non mancano, anzi è opinione comune che la parte meridionale d'Italia è la più bella, come scrisse anche Goethe, famoso viaggiatore del '700, nel suo libro "Viaggio in Italia".
Nella sua opera lo scrittore tedesco sottolineò anche come le strade della Sicilia fossero le più sicure d'Europa.

Dove sono finiti i bei tempi del'800 quando la Sicilia e tutto il Sud continentale erano meta di scrittori, artisti, commediografi provenienti da tutta Europa che celebravano le bellezze del Regno delle Due Sicilie e da esso traevano ispirazione per le loro arti.

Persino lo Zar Nicola I, usava passare le proprie vacanze tra Napoli e Palermo, in quest'ultima città presso la villa dell'Olivuzza, trovarono ospitalità banchieri e importanti uomini
politici tedeschi, sceicchi, maragià.

Ma se nel'800 il Meridione d'Italia era l'eden del turismo europeo, le cose cambiarono rapidamente dopo l'unità d'Italia e così villaggi di pescatori come quelli che si affacciavano sul lago di Como divennero mete turistiche internazionali, mentre fotogrammi di pregiudicati e mafiosi ora sostituiscono i quadri di imperatori e re che visitarono le Due Sicilie.

Molti tromboni, soprattutto dal Nord, strillano quando si parla di aprire i casinò al Sud, perchè "temono" le infiltrazioni mafiose, più o meno le stesse per cui fu arrestato il Savoja, che a Campione d'Italia faceva il boss di un'organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostitizione e del traffico delle macchinette slot-machine.
In quell'occasione fu arrestato anche il sindaco dell'enclave italiana in territorio svizzero, segno che il giro d'affari riguardava anche personalità politiche.

Quando si parla di turismo merdionale, tutti, troppi, criticano la mancanza di infrastrutture, vuoi vedere che il giorno in cui queste infrastrutture ci saranno, i turisti continueranno a scegliere le note località turistiche del Nord?Perchè per loro, gli stranieri, le nostre saranno sempre "Terre di Mafia" ed i comaschi intanto ringraziano...

Dalle mie parti si dice: "Fatti 'a nomina e 'o cucchiti" ovvero "fatti la nomina e non avrai più speranza".

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martedì 11 novembre 2008

GALAN ATTACCA LE REGIONI MERIDIONALI: SIETE COME I TURCHI


Il presidente del Veneto contro la conferenza delle regioni meridionali tenutasi a Palermo il 7 di novembre.

Doveva essere una riunione per discutere del Federalismo che verrà, eppure da Nord continuano a non crederci e fanno sapere del loro disappunto, per bocca del governatore del Veneto, Giancarlo Galan, il quale ha definito "turchi" i rappresentanti delle regioni del Sud, riunite nel "parlamento delle Due Sicilie" a Palermo.
- Si riuniscono forse per impedire la riforma del federalismo fiscale - borbotta Galan, e come un fiume in piena lancia anatemi contro i meridionali - Attenzione, mentre qui al Nord paghiamo le tasse e rispettiamo il patto di stabilita' che strozza il nostro sviluppo, a Palermo si mettono assieme Regioni a Statuto speciale e Regioni a Statuto ordinario, per fare cosa'? Cosa ci stanno a fare i super privilegiati della Regione Sicilia e della Regione Sardegna con i ''presidenti ordinari'' delle altre Regioni del Sud'? Per fare di tutto e di piu' al solo scopo di sabotare il federalismo fiscale. O no'?'' -

In verità il federalismo fiscale che la Lega vuole imporre non è per nulla favorevole al Sud, infatti secondo la bozza Calderoli, quelle che sono le risorse energetiche del Sud (ma anche le uniche risorse economiche) come i giacimenti di gas, di petrolio e le raffinerie, saranno a disposizione di tutto lo Stivale e non delle regioni che le posseggono, mentre le spese come la sanità o l'istruzione saranno a carico delle regioni. Non ci vuole molto a capire che il risultato di questa equazione porta un netto vantaggio alle regioni del Nord, le quali hanno già un'industria abbastanza sviluppato da sostenere la propria spesa pubblica.
C'è da dire anche che l'industria settentrionale è stata costruita a discapito di quella meridionale; dal dopoguerra si è preferito utilizzare il Sud come mercato di consumo, mettendo i bastoni tra le ruote ad ogni sera iniziativa imprenditoriale che partisse nell'Italia Meridionale.
Basti pensare ai fondi di ricostruzione della legge Marshall, completamente dirottati nelle infrastrutture padane o i fondi della Cassa del Mezzogiorno, che, secondo Gennaro Zona ricercatore ed autore del libro "Come ti finanzio il Nord", finirono per il 90% nelle casse delle aziende del Nord.
Per finire una risposta a Galan sui "turchi" è dovuta, ricordiamo volentieri al Sig. Governatore che, la tanto sbandierata vittoria dei veneti a Lepanto contro i turchi, in realtà fu possibile grazie alla partecipazione della marina da guerra delle Due Sicilie che contava ben 53 navi, senza contare il fondamentale supporto logistico, infatti la flotta cristiana si organizzò e partì dal porto di Messina.

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lunedì 10 novembre 2008

Siti Unesco: le città tardo barocche del Val di Noto


Siti Unesco, le città tardo barocche del Val di Noto Studi progetti e iniziative
Si è svolto il 23 e il 24 ottobre 2009 al Teatro Comunale di Noto un convegno internazionale di studi sul tema “Siti Unesco, citta tardo barocche del Val di Noto. Studi progetti e iniziative” con l'intervento di studiosi giunti da Lisbona, Malta, New York, Spagna, città messe in comune al Val di Noto perchè risorte dalle ceneri del terremoto.
Il convegno fa parte di un progetto che ha visto un primo incontro il mese scorso in Portogallo, a Lisbona, dove si sono trovati docenti e studiosi dell'Università di Palermo per illustrare il patrimonio Barocco siciliano e gli interventi di restauro realizzati.
Nel convegno sono stati trattati temi scientifici legati all' architettura e all'urbanistica con docenti provenienti da tutte le parti del mondo.
Docenti che hanno sottolineato l’importanza di queste riunioni occasione di confronto e di crescita culturale. Sino a oggi si è parlato del Val di Noto in termini di valorizzazione, come far diventare il turismo culturale da speranza a risorsa economica.
Ma non si parla quasi mai della conoscenza e dello studio del patrimonio culturale.
Il progetto quindi si inserisce in questa sfera, confronto fra studiosi provenienti da realtà diverse, un raffronto sui temi della ricostruzione con Lisbona, Malta, un confronto sulla storiografia attuale, sul Barocco e la ricostruzione, sui lavori di restauro con i tecnici.
Partendo dagli studi di questi ultimi anni e dalla collaborazione con le amministrazioni del Val di Noto, si è arrivati alla internazionalizzazione della cultura e della cooperazione con i paesi che hanno avuto delle caratteristiche simili legate allo sviluppo del Val di Noto.
E' il caso di Lisbona, Malta che sono stati presenti con i loro studiosi al convegno, per cercare di fare il punto sui danni provocati dal terremoto e sulle problematiche sociali, economiche e politiche della ricostruzione del Val di Noto.
Per esempio da molti anni si parla dell’opera di ricostruzione come momento di coesione e di grande cooperazione fra le vari classi sociali che hanno operato in piena sintonia con il governo centrale.
La catastrofe segnò duramente il Val di Noto e il desiderio di rivalsa accomunò tutti in un grande sforzo collettivo. Alcuni relatori del convegno hanno messo invece in luce che i contrasti sociali presenti prima della catastrofe non furono sepolti dalle macerie ma anzi enfatizzati.
E’ da questi conflitti di campanile che è nata la fioritura architettonica che oggi il mondo ci invidia. E’ giusto quindi valorizzare ma è anche vero che occorre premere sui temi della conoscenza e della ricerca. Se alla base non c'è la conoscenza quale prodotto possiamo vendere.
Per questo è stato ideato un sito web che fungerà da banca dati grazie alle conoscenze in atto e un catalogo di prossima pubblicazione.
In occasione del convegno è stata inaugurata, anche, una mostra fotografica nella chiesa di Montevergine a Noto che rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2009.
Un progetto complessivo che speriamo andrà avanti affinché il piano di gestione di queste città nell'Unesco non rimanga fine a se stesso.

Arato Corrado
CDS SICILIA


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Ruralia XXI: riscoperta e valorizzazione della ruralità mediterranea.


(NOTO - 6 novembre)

Il GAL Eloro gruppo d’azione locale che cerca di promuovere lo sviluppo del comprensorio Eloro formato dai territori dei comuni di Avola, Noto, Pachino, Portopalo di C.P. e Rosolini ha organizzato lo scorso fine settimana 18 e 19 ottobre 2008 una manifestazione a Noto nella splendida cornice della loggia del mercato.
Tale evento ha avuto come obiettivo la presentazione di itinerari integrati in grado di offrire in maniera unitaria le risorse culturali, ambientali ed etno-antropologiche tipiche (da quelle agricole a quelle artigianali) del comprensorio.
L’offerta integrata di risorse del territorio sono state proposte al visitatore insieme con beni di qualità e presentati come vetrina promozionale di prodotti eno-gastronomici e culturali.
Oltre alla promozione dell’ area, si è inteso realizzare un evento che ha offerto la riscoperta di alcune risorse tradizionali del territorio, in termini di beni materiali ed immateriali, attraverso il fascino regalato dall’utilizzo calcolato dei cinque sensi (vista, olfatto, gusto, udito e tatto).Nell’ambito dell’ avvenimento è stato dato spazio alla promozione del marchio RURALMED, vista la complementarietà esistente con l’iniziativa “Ruralità Mediterranea”.
La finalità di tale progetto è infatti quella di favorire: ospitalità, enogastronomia, prodotti tipici ed artigianato dei paesi partner. Il tutto per rafforzare l’offerta del sistema turistico rurale, incoraggiare la conoscenza dei prodotti DOC, DOP, IGP dei territori rurali dell’Unione Europea e stimolare la domanda aumentando l’accesso dei prodotti di queste aree rurali sui mercati europei.
Per raggiungere tali obiettivi, durante le giornate della manifestazione, si sono organizzate delle degustazioni di prodotti tipici (vino, olio, mandorla, pomodoro ciliegino, etc) con il coinvolgimento dei consorzi di tutela e delle realtà imprenditoriali locali.
In uno stand dedicato al tatto sono state esposte essenze tipiche a completa disposizione del pubblico.
In uno stand dedicato all’olfatto sono state presentate in forma ludico-didattica e guidata di fiori, piante, frutti ed oggettistica tipica. Inoltre in uno stand dedicato alla vista sono state offerte foto raffiguranti siti turistico – culturali, ambientali e rurali del territorio del G.A.L. ELORO, con supporti video proiettati per tutta la durata della manifestazione.
Ed infine si sono esibiti, nelle due serate della manifestazione, un gruppo musicale e un gruppo folcloristico che hanno proposto suoni, nenie, canti popolari tipici della tradizione siciliana. Grande entusiasmo ha suscitato fra i ragazzi, e non solo fra i ragazzi, la rappresentazione dell’opera dei Pupi che ha trasportato il numeroso pubblico in un modo di magia, fantasia e mito.
L’ evento “Ruralia XXI” è stato un percorso emozionale che ha condotto i visitatori, i residenti e i turisti ad apprezzare la grande qualità delle risorse del nostro territorio lanciando un chiaro messaggio: il turismo “rurale” permette di garantire la tutela del territorio, delle piccole attività economiche locali, dei siti e dei modi di vita, a beneficio degli abitanti di oggi e delle future generazioni.
Corrado Arato
CDS SICILIA

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venerdì 31 ottobre 2008

Una base militare russa a due passi dalla Sicilia!



OGGI A MOSCA IL COLONNELLO GHEDDAFI FIRMERA' LO STORICO ACCORDO.
Continuiamo a monitorare ed ad informare sulla graduale ma incessante manovra russa di avvicinamente al Mediterraneo.

In passato ci siamo soffermati più volte sull'argomento segnalando di volta in volta quando i russi muovevano qualche pedina dalle nostre parti.
Abbiamo segnalato l'accordo sul metano tra i libici e la Gazprom, gigante energetico del paese degli Zar, così come l'acquisto di metà delle azioni delle raffinerie petrolchimiche ERG di Siracusa da parte della società moscovita Lukoil.

Queste azioni come altre hanno tutte in comune un minimo comune denominatore: il controllo dell'approviggionamento energetico europeo, tramite la costituzione nel Sud Italia, di un hub del gas, che avrà come arterie principali proprio i gasdotti Libia-Sicilia e Russia-Bulgaria-Grecia-Puglia, quest'ultimo noto come "SouthStream".

Ufficialmente la base nel porto di Bengasi servirà a proteggere la Libia da ipotetici attacchi statunitensi.

Il leader libico Muammar Gheddafi porta a Mosca "piacevoli novità": Tripoli è pronta a ospitare una base navale russa. Lo scrive oggi il quotidiano russo Kommersant, definendo "difficile" il colloquio con il leader del Cremlino Dmitri Medvedev. Perchè 'il colonnello" non ha rispettato gli accordi[1] raggiunti nel mese di aprile durante i colloqui in Libia tra l'allora presidente Vladimir Putin e Gheddafi". Il tutto - sottolinea la gazzetta - "nonostante la Russia abbia cancellato i 4,5 miliardi di debito libico".

Continua il Kommersant: "La Libia è pronta a ospitare una base militare navale russa, la presenza militare russa - spiega l'Agenzia russa - sarà una garanzia di non aggressione contro la Libia da parte degli Stati Uniti, che non hanno fretta di abbracciare il colonnello Gheddafi, nonostante diversi gesti di riconciliazione".

Importanti investimenti russi nel settore del gas libico.

Da aprile a questa parte è stato un crescendo di visite di alto profilo da Mosca a Tripoli e viceversa. Il numero uno di Gazprom Aleksei Miller ha visitato la Libia a luglio "per discutere le opportunità di una maggiore collaborazione", si nota dal Cremlino, rimarcando "l'impressionante potenziale di cooperazione esistente nel settore dell'energia: Gazprom e Tatneft hanno acquisito il diritto di sviluppare sei giacimenti in Libia di petrolio e di gas". [2]

Proprio per sfruttare questi maggiori investimenti, è stato di recente siglato un accordo tra ENI e la Libia, che prevede il raddoppio della pipeline Mellitah-Gela[3], meglio conosciuta con il nome "Green Stream"

Le ultime notizie e questi importanti incontri e progetti sovranazionali, non fanno che confermare ancora una volta l'importanza dell'approviggionamento energetico come fonte di sicurezza nazionale e leva geo-politica, non è un caso che recentemente, il governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, abbia parlato[4] proprio delle raffinerie siciliane, per rispondere ad un duro attacco politico da parte di Letizia Moratti, sindaco di Milano, ma anche parente di quel Moratti, proprieterio della Saras Raffinerie, che secondo il Presidente siciliano, avrebbe sfruttato i fondi della Cassa del Mezzogiorno per poi scappare via, senza versare un solo centesimo di tasse all'erario regionale, secondo l'art.37 dello Statuto.

IL PROSSIMO FACCIA A FACCIA DELLE BASI MILITARI
E' questo lo scenario che si profila al centro del Mediterraneo.

La Russia approfittando dell'attuale debolezza economica degli Stati Uniti, si accinge a mettere una bandierina, piccola ma assolutamente strategica per il controllo del Mare Nostrum.
La mossa russa non tarderà a richiamare reazioni internazionali, soprattutto dall'altra sponda dell'Atlantico, in quanto per la prima volta dal dopoguerra la supremazia militare americana nel Mediterraneo, mantenuta grazie alla base di Sigonella, viene messa in discussione.
E tra la postazione militare siciliana e quella di Bengasi, non tarderanno a vedersi scintille.

[1] Questi "accordi" di cui parla Medved, saranno quelli in cui la Russia chiedeva alla Libia di non gestire direttamente gli "affari siciliani"?Ci riferiamo in particolar modo all'acquisto, da parte di un fondo sovrano libico, del 5% delle azioni UNICREDIT(proprietario del Banco di Sicilia), avvenuto subito dopo la visita di Vittorio Sgarbi a Tripoli. In quell'occasione Berlusconi lanciò l'allarme sul pericolo dei fondi sovrani russi e cinesi, capaci di acquisire il controllo delle aziende italiane, ma non profferì parola sulla partecipazione libica in Unicredit, che per bocca dell'Amm.Delegato Profumo, fu addirittura benvenuta. Maggiori dettagli nel nostro editoriale: "Sgarbi cultore del male...." e commenti.

[2] Virgilio Notizie, 30/10/2008

[3] Asca, 30 ottobre 2008

[4] La Sicilia, 29 ottobre 2008

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mercoledì 29 ottobre 2008

La barca duosiciliana "Fra Diavolo" stravince il campionato.

UN'IMBARCAZIONE BATTENTE BANDIERA DELLE DUE SICILIE PORTA A CASA IL TROFEO "CITTA DI TRAPANI"


Il 25 e 26 ottobre si è svolto il Trofeo Città di Trapani, regata velica d’altura valevole come seconda prova del Campionato "Terre dei Fenici – Trofeo Challenge". Le regate sono state caratterizzate dalla quasi completa assenza di vento tanto che nella prima prova svoltasi sabato 25 ottobre solamente due imbarcazioni hanno potuto tagliare il traguardo entro il tempo massimo. La cronaca vede vincitore della categoria Regata Crociera il Comet 41S Fra Diavolo (nella foto) dell’armatore Vincenzo Addessi del C.N. Gaeta timonato da Stefano Reina che si conferma ai massimi livello potendo contare su un mezzo altamente competitivo per barca ed attrezzature; al secondo posto l’imbarcazione MAI…MAI dello skipper-armatore Giulio Randazzo, una piccola barca di 6 metri che potendo contare sulla quasi assenza di vento e sulla ridotta lunghezza del percorso delle tre prove disputate riesce a fare valere la sua valentia tattica, al terzo posto Sinthia Cube dell’armatore Picciotto con al timone il giovane Emanuele Picciotto.

L’Isaia – Fra Diavolo Sailing Team già ha fatto spazio nella bacheca sociale dove sono gelosamente custoditi i numerosissimi trofei che nel corso di anni e anni di competizioni di vela si sono succeduti. Il Trofeo challenge “Terre dei Fenici” resterà per un intero anno presso il Team del Golfo di Gaeta grazie al fatto che Isaia – Fra Diavolo ha guadagnato nelle prime due tappe, rispetto alle tre totali, sempre il gradino più alto del podio.
Stiamo parlando della “Satiro Cup 2008” (Mazara del Vallo 26 – 29 settembre) dove l’imbarcazione “firmata” dallo storico Brigante del Regno delle Due Sicilie è giunta prima, superando addirittura un altro scafo di altissimo livello, Nigno, che nel corso del 2008 ha guadagnato sempre il podio in tutte le gare effettuate.

A questo punto, dopo due primi assoluto, Isaia – Fra Diavolo non gareggerà all’ultima tappa di “Terre dei Fenici”, non sarà presente a Marsala durante il prossimo fine settimana alla “Coppa d’Autunno”, ultima competizione del Trofeo: la vittoria del Challenge, Vincenzo Addessi l’ha già intascata!


sito ufficiale del Team: http://www.fradiavolosailing.it/


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martedì 28 ottobre 2008

Sicilia Informazioni contro il Comitato Siciliano: zoccolo duro del borbonismo più nostalgico


IL QUOTIDIANO ON LINE SICILIA INFORMAZIONI ATTACCA IL COMITATO SICILIANO: HANNO INTITOLATO UNA PIAZZA A "RE BOMBA"


Ecco cosa scrivono:
Non ci credereste, esistono i nostalgici dei Borboni. Il loro messia? Francischiello, forse…
C’è chi ancora non si rassegna alla storia dell’unità d’Italia e chiede venga fatta giustizia di quel Risorgimento, e non solo a livello storiografico. Chi, dati alla mano, vuole conto e ragione delle malefatte dei Savoia e di quel "pirata" dei due Mondi. I Comitati delle Due Sicilie sono lo zoccolo duro del borbonismo più nostalgico. “Rappresentano tutti i meridionali intenzionati a uscire dallo stato di minorità in cui si trovano da troppo tempo e vogliono che le Regioni e la popolazione un tempo costituenti il Regno delle Due Sicilie acquistino, all’interno dello Stato italiano, unitario e repubblicano, quella considerazione e quella dignità che finora non hanno mai avuto”, spiega il segretario regionale del Comitato delle Due Sicilie[oggi Comitato Storico Siciliano aderente alla rete delle Associazioni delle Due Sicilie ndr] , sezione Sicilia, Pino Marinelli.


Ed ancora:
Si parla già di fare confluire i comitati in un unico partito, una sorta di Lega Sud al grido di: "Riprendetevi i Savoia, i Cavour, e tutti gli altri vostri miti falsi e bugiardi!". Contano di presentare poi il conto allo Stato italiano “per la spoliazione di circa 8.780.000 meridionali” e alla Padania “visto che hanno costruito le loro industrie con i soldi del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia”
Alla redazione del giornale siciliano, non va giù che abbiano intitolato una piazza a "Re bomba" come hanno definito Ferdinando II, Re delle Due Sicilie e così l'autrice Elena Sorci, accusa la nostra associazione di: "cancellare la memoria. Come? Togliendo di mezzo ceppi, marmi, statue, denominazioni di piazze e strade. Giusto come ha fatto il sindaco di Capo d’Orlando, Sindoni."

Rispondiamo a SiciliaInformazioni con una semplice riflessione: ma Via Garibaldi e Via Vittorio Emanuele, arterie del centro della medievale Sciacca, erano già li dalla fondazione della città, oppure "qualcuno" le ha opportunamente re-intitolate ai Big del Risorgimento, eliminando i nomi di chi da qualche secolo le aveva intestate e magari con molti più meriti?
Oppure.
La testa della statua di Ferdinando II a Catania, è saltata per cause naturali o sarà stato qualche "borbonico" pentito?

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Ritornano a Porto Empedocle i cannoni borbonici portati a Perugia per incuria.

LA SPOLIAZIONE DEI TESORI E' LA CONSEGUENZA DELLA DEMONIZZAZIONE DEL PERIODO BORBONICO
Torneranno a Porto Empedocle (Agrigento) per essere collocati nella Torre Carlo V, due dei sei cannoni ottocenteschi che attualmente si trovano nella Rocca Paolina di Perugia. Un accordo in questo senso è stato firmato stamani, nel capoluogo umbro, dai sindaci dei due Comuni, Renato Locchi e Calogero Firetto. E' stata questa l'occasione per ricostruire la singolare vicenda dei cannoni, ai quali si era interessato anche lo scrittore Andrea Camilleri. Stamani era presente anche Giuseppe Agozzino, l'artefice dell'"asportazione", come egli stesso l'ha definita.

I cannoni, in ghisa, del peso di circa 900 chilogrammi ciascuno, erano stati costruiti ai primi dell'800 e installati nella fortezza borbonica di Porto Empedocle. Dalle ricerche fatte da Camilleri per l'ambientazione di un nuovo romanzo è risultato che erano stati poi usati come bitte per l'ancoraggio delle navi nel vecchio molo Crispi. Negli anni '60 del secolo scorso, con i lavori di ristrutturazione del molo, erano stati rimossi ed ammassati in una sorta di discarica. L'allora direttore della Azienda di promozione turistica di Perugia, Giuseppe Agozzino, nato a Porto Empedocle, li aveva visti, recuperati e fatti trasportare, in treno, a Perugia.

Nella Rocca Paolina di Perugia - riferisce una nota del Comune umbro - sarebbero probabilmente rimasti, continuando ad alimentare la credenza, per molti perugini, che facessero parte della Rocca stessa, se durante un'intervista televisiva lo scrittore Andrea Camilleri non avesse raccontato di quei vecchi cannoni borbonici usati come bitte, e se uno storico di Agrigento, sentendo l'intervista, non si fosse ricordato di Agozzino. Passo passo si è risaliti così a Perugia, fino alla richiesta di restituzione da parte del Comune di Porto Empedocle, nel maggio scorso. Oggi il sindaco Locchi nel ricordare, appunto, che i cannoni ottocenteschi sono meno antichi della Rocca Paolina, ha affermato che, essendo stata quest'ultima una fortezza dei papi, era plausibile per i perugini credere che quei cannoni ci fossero da allora. "Siamo ben lieti - ha detto ancora Locchi - di avere avuto l'occasione di approfondire e colmare questa lacuna storica, nonostante l'affetto che ci lega a questa vicenda oltre che ai cannoni".

Torre di Carlo V a Porto Empedocle (Molo di Girgenti) baluardo difensivo borbonico

La nostra comunità, ha affermato il sindaco Firetto, "é particolarmente grata all'amministrazione comunale di Perugia che le permette di rientrare in possesso di beni particolarmente significativi per il loro valore simbolico, storico e affettivo". Nel 2009, ha anticipato Firetto, sarà inaugurata la Torre Carlo V dove troveranno la loro giusta collocazione i cannoni. Per quella occasione sarà invitata a partecipare la municipalità perugina. Il Comune di Porto Empedocle, secondo il protocollo d'intesa firmato stamani - prosegue la nota - si impegna a provvedere a sua cura e a proprie spese alla rimozione dei cannoni dalla loro attuale ubicazione e al trasporto fino a Porto Empedocle e a dare il giusto risalto al gesto di amicizia del Comune di Perugia nei modi che riterrà più consoni (manifesti murali, avviso sul sito web del Comune, comunicati stampa, eccetera).
Lo scrittore Andrea Camilleri ha intanto inviato al sindaco Locchi una lettera in cui ringrazia il sindaco e la cittadinanza che rappresenta, "per questo gesto di generosità e di grandissima civiltà".

fonte: http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/32852/sssss.htm

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mercoledì 22 ottobre 2008

Eppur si muove


SICILIA - LA RIVALUTAZIONE STORICA DEL PERIODO DUOSICILIANO MARCIA A GONFIE VELE.

Cari amici Duosiciliani, buone notizie dal profondo Sud.
Dopo tanto penare, protestare, suggerire, sondaggiare ecc.,
A SCIACCA UNA NUOVA PIAZZA,
VIENE DEDICATA A FERDINANDO
II DI BORBONE.
il Sindaco di Sciacca, Mario Turturici (PDL), ha prenotato un 'posto' nella nuova Storia del Sud, ovvero del Regno delle Due Sicilie, nelle pagine riguardanti la città di Sciacca (AG), e mia città di residenza.
Da qualche settimana, alla chetichella e nel silenzio più assoluto, abbiamo a Sciacca una nuova piazza, nata nella nostra cittàe dovuta ai lavori del costruendo depuratore.
Detta piazza ubicata tra la Capitaneria di porto ed i Supermercati R7 ha avuto anche una intitolazione.
Il leggere a chi è intitolata la Piazza mi ha creato notevole commozione, perchè vedo in quella intitolazione anche il riconoscimento del mio impegno nella causa Duosiciliana.
Abbiamo l'onore e la soddisfazione di avere a Sciacca: Piazza Ferdinando II° - Re delle Due Sicilie.
Grazie quindi a Mario Turturici, Sindaco di Sciacca, al Consiglio Comunale nella sua interezza ed in fine alla Commissione Toponomastica.
Abbiamo, in altro luogo, fatto un appello a Mario Turturici !!!!, questo:

"Hai fatto tante inaugurazioni, ma non questa, ti sarà sfuggita??? e poi una piccola targa in marmo non sarebbe male, se il Comune non ha i soldi......, io la pago e tu la inauguri, ti va come proposta ?????Sindaco fai un atto di coraggio e caccia dalla nostra città, cancellandone la memoria storica con l'abolizione dei nomi di due strade del centro città ovvero, la Vie Garibaldi e Vittorio Emanuele, che sono stati gli artefici del saccheggio del Sud con tutti i massacri annessi e connessi, sostituendoli con i nomi di due personaggi che hanno pagato con l'esilio la vile aggressione subita dall'esercito sardo piemontese ovvero:Via Regina Sofia, ultima Regina e Corso Francesco II° di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie"
Se Mario Turturici avesse il coraggio di fare una cosa del genere, oltre a ricevere i voti di tutti i "borbonici" della città (e son tanti) alle elezioni amministrative della primavera prossima, scriverebbe a lettere di fuoco, e di diritto, il proprio nome negli annali storici della città, ma purtroppo sappiamo anche che il coraggio chi non ce l'ha, non se lo può dare.Comunque è pur sempre un inizio e se avremo risposta ne daremo conto.

Pino Marinelli
Segretario Regionale CDS SICILIA




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lunedì 20 ottobre 2008

RAI: IL BRIGANTAGGIO A "GEO&GEO"


(AGI) - Secinaro (L'Aquila), 16 ott. -
Venerdi' 24 ottobre, su Rai Tre, nel corso del programma 'Geo&Geo', in onda alle 17, verra' trasmesso il documentario 'Briganti, eroi o malfattori?' prodotto da Rai Radio Televisione Italiana e realizzato dalla San Polo Produzioni Srl, per la regia di Andrea Cherubini.
Attraverso numerose testimonianze di anziani che hanno raccolto i racconti di testimoni diretti di quelle vicende e il parere di alcuni studiosi, questo documentario intende far piena luce sul controverso fenomeno del brigantaggio.
I briganti, considerati da alcuni come volgari malfattori o incalliti criminali, da altri come una sorta di benefattori e di giustizieri, formarono circa 1400 bande che operavano in tutta l'Italia meridionale, con circa 80mila aderenti, tra uomini e donne, che vollero ribellarsi all'invasione dei Piemontesi del 1860. Il documentario intende far piena luce su quella guerra civile che si scateno' nel decennio successivo alla forzata unificazione dell'Italia e che causo' centinaia di migliaia di morti, spesso occultati dalla storiografia ufficiale per non intaccare la connotazione epica ed eroica che si volle dare al Risorgimento. Il documentario intende chiarire, con obiettivita', il vero significato e la reale portata di quella terribile lotta. E' impreziosito dalla narrazione di Cristian Jansante, oltre che dalle scene prevalentemente girate sul monte Sirente, con il gruppo teatrale 'I briganti', di Secinaro , che recitano la parte dei 'ribelli' con un realismo sorprendente. Altre scene sono state girate a Sante Marie e Pietrasecca, dove l'8 dicembre del 1861 fu catturato il brigante Jose' Borjes, ucciso a lo stesso giorno a Tagliacozzo dai bersaglieri guidati dal maggiore Enrico Franchini. (AGI)

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