RIPOSTO. "Il generale fu un criminale di guerra". Il sindaco deciderà se fare cambiare intestazione
Può Riposto essere inserita tra le "Città per la vita - Città contro la pena di morte" e annoverare nello stesso tempo nella propria toponomastica una strada dedicata a un autentico criminale di guerra - il generale Enrico Cialdini - che non esitò a mettere a ferro e fuoco interi paesi del meridione, appena annesso al Piemonte, passando per le armi uomini, donne e bambini?
Un quesito che accompagna la richiesta di cambiare tale denominazione con quella di una personalità che "meglio possa rappresentare i valori della sicilianità", avanzata al sindaco Carmelo Spitaleri da Rosario Pistorio, pensionato di Torre Archirafi.
"Tre gli episodi in particolare, avvenuti negli anni seguenti all’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte - racconta Pistorio - caratterizza la ferocia di Cialdini come luogotenente dell’ex regno borbonico: il cannoneggiamento di Mola di Gaeta e gli eccidi di due paesi sanniti, Casalduni e Pontelandolfo nel 1861".
"Nel nome della lotta al brigantaggio - continua - che altro non fu che la legittima resistenza all’invasore piemontese, la repressione messa in atto da Cialdini, come scrive Vittorio Messori, registrò nel solo Napoletano 8.968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10.604 feriti; 7.112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2.905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13. 629 deportati; 1.428 Comuni posti in stato d’assedio.
"Mantenere detta denominazione alla via "de quo" - conclude Pistorio - suona come un’offesa al buon senso.
Sarebbe giusto rimuovere al più presto tale targa stradale".
"Alla luce di questa richiesta - risponde il primo cittadino ripostese Spitaleri - attenzioneremo, magari con l’aiuto di esperti, gli episodi che hanno visto come protagonista Cialdini prima di decidere, considerando anche che si tratta di una strada storica di Riposto".
SALVO SESSA
Può Riposto essere inserita tra le "Città per la vita - Città contro la pena di morte" e annoverare nello stesso tempo nella propria toponomastica una strada dedicata a un autentico criminale di guerra - il generale Enrico Cialdini - che non esitò a mettere a ferro e fuoco interi paesi del meridione, appena annesso al Piemonte, passando per le armi uomini, donne e bambini?
Un quesito che accompagna la richiesta di cambiare tale denominazione con quella di una personalità che "meglio possa rappresentare i valori della sicilianità", avanzata al sindaco Carmelo Spitaleri da Rosario Pistorio, pensionato di Torre Archirafi.
"Tre gli episodi in particolare, avvenuti negli anni seguenti all’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte - racconta Pistorio - caratterizza la ferocia di Cialdini come luogotenente dell’ex regno borbonico: il cannoneggiamento di Mola di Gaeta e gli eccidi di due paesi sanniti, Casalduni e Pontelandolfo nel 1861".
"Nel nome della lotta al brigantaggio - continua - che altro non fu che la legittima resistenza all’invasore piemontese, la repressione messa in atto da Cialdini, come scrive Vittorio Messori, registrò nel solo Napoletano 8.968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10.604 feriti; 7.112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2.905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13. 629 deportati; 1.428 Comuni posti in stato d’assedio.
"Mantenere detta denominazione alla via "de quo" - conclude Pistorio - suona come un’offesa al buon senso.
Sarebbe giusto rimuovere al più presto tale targa stradale".
"Alla luce di questa richiesta - risponde il primo cittadino ripostese Spitaleri - attenzioneremo, magari con l’aiuto di esperti, gli episodi che hanno visto come protagonista Cialdini prima di decidere, considerando anche che si tratta di una strada storica di Riposto".
SALVO SESSA
2 commenti:
vedere e diffondere il film "li chiamarono briganti"
N.Buttà
Non capisco cosa si aspetti a dedicare al più presto l'attuale via Cialdini
all'illustre storico ripostese da poco scomparso, il professore Santi
Correnti.
L.Interlandi
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