martedì 13 gennaio 2009

La denuncia dell'arcivescovo di Messina, la città nelle mani della massoneria




(Fonte Tempo Stretto)


«La nostra è una città che vive sotto una cappa massonica che controlla tutto e tutti, che impedisce lo sviluppo per poter dominare tutto».


Le parole fortissime dell’Arcivescovo Calogero La Piana, pronunciate in occasione di una lunga intervista pubblicata oggi dal quotidiano “Gazzetta del Sud”, hanno la potenza di un terremoto nelle coscienze di una città spesso “cullata” da un torpore che la rende, di fatto, immobile. «Guardate a fondo cosa c'è sotto lo strato che si vede in superficie, dietro la vetrina. Il controllo dell'economia, di opportunità di lavoro. Alla fine, questo rende la città sottomessa a logiche che non consentono a chi ha capacità di potersi realizzare, di esprimersi. O entri nel meccanismo o non avrai spazio: è un clima massonico, c'è chi lavora perché tutto appaia in un certo modo e che impedisce l'espressione della creatività dei messinesi. In città ci sono tra 32 e 38 logge massoniche».


Una denuncia chiara, quasi un grido d’allarme quello di La Piana, che trova sostegno nelle reazioni di personaggi politici e sindacali della città. A partire da Giuseppe Grioli, segretario cittadino del Pd (seppur “congelato” dal Collegio dei Garanti del suo partito), che in una nota fa i suoi auguri all’Arcivescovo per i suoi due anni di servizio in città ed esprime la sua vicinanza ai concetti da lui espressi. «L’alta autorità morale rappresentata dall’Arcivescovo di Messina – afferma - è per questa città punto di riferimento per i cattolici ma anche per i non credenti. Contro l’ipocrisia imperante, contro la cappa massonica che ammanta la nostra realtà sociale, contro l’assenza di senso civico ed orgoglio sociale, c’è ancora oggi, credo, la tenacia di donne e uomini che in silenzio ogni giorno fanno la loro parte per costruire un futuro per nostra terra. Donne e uomini che attraverso il volontariato, l’associazionismo, le parrocchie non hanno perso la speranza e operano proiettati esclusivamente verso il bene comune. Oggi i partiti non riescono più a formare le classi dirigenti, non riescono più a promuovere la sacralità delle istituzioni verso cui i rappresentanti dei cittadini devono sentire il più alto senso di responsabilità. Oggi c’è bisogno di un profondo rinnovamento della politica, che non si intende solo rinnovamento generazionale, ma soprattutto rinnovamento del modus operandi e dei valori cui essa si ispira. Noi abbiamo immaginato di puntare di più sulla formazione politica e questo sarà certamente uno stimolo in più a lavorare in questa direzione. La società messinese così come rilevato da sua eccellenza è apatica e rassegnata al sistema di potere che controlla l’economia e frena lo sviluppo e la crescita della comunità. La nostra città ha bisogno di trasparenza, di vivacità, ha bisogno di liberare le sue energie che ci sono e sono tante».


«Chi come me è nato e cresciuto in un villaggio della periferia sud di Messina – aggiunge - sa quanto è vero che la Parrocchia molto spesso risulta l’unico presidio sul territorio assumendosi oneri sociali che vanno oltre la sua funzione di guida morale della comunità. Mi riferisco agli oratori, all’assistenza alle famiglie povere attraverso la Caritas, alla preziosa opera rivolta ai giovani che vivono spesso territori ove le Istituzioni sono sostituite da gruppi criminali e Boss locali. La Gazzetta il 29 Dicembre ha pubblicato uno speciale dedicato alla rinascita di Messina a cento anni dal terremoto, rappresentando plasticamente i ritardi di Messina rispetto alla dirimpettaia Reggio Calabria. Ebbene oggi bisogna avere uno scatto di orgoglio. Credo che oltre alle opere previste nell’ordinanza che affidava i poteri speciali al Prefetto prima ed al sindaco oggi, quindi il primo lotto della strada del mare, il completamento degli svincoli di Giostra e Annunziata, l’ampliamento dell’ approdo di Tremestieri, ed alla necessaria riqualificazione della Zona Falcata, oggi ci sia bisogno di un opera simbolica che trasmetta un senso di riscatto alla nostra città. E se poi questa opera simbolica fosse ideata e progettata dal basso attraverso iniziative spontanee e popolari questo sarebbe veramente rivoluzionario».


«Noi che facciamo politica – conclude Grioli - e siamo rappresentanti nelle istituzioni dovremmo alzare lo sguardo dal piccolo quotidiano e cominciare a lavorare per il futuro. Auguro buon lavoro a Mons. La Piana e spero che tutte le forze politiche a partire da quella che ho l’onore di rappresentare possano cogliere il monito dell’Arcivescovo nella prospettiva della rinascita di Messina».


Sulla stessa scia il segretario provinciale Tonino Genovese, che così commenta l’intervento di La Piana: «Messina è una città controllata e non governata. La Cisl sostiene questa tesi da anni. Una città che muove il suo asse nel controllo dei bisogni dei cittadini, comprimendoli o risolvendoli a seconda degli interessi, delle appartenenze o delle vicinanze».


«Sfruttamento e degrado - continua Genovese - possono essere disgrazie o scelte di azione. Finalmente il Arcivescovo di questa città, con poche lucide riflessioni, ha dipinto un quadro d’insieme, ma ha, al tempo stesso, offerto una via d’uscita. Come recuperare, quindi, la depressione sociale, il diritto alla casa, alla salute, al lavoro, il sostegno alle famiglie? Come superare il sistema clientelare che permea ogni cosa anche la più piccola ed è diventato un modo di essere? Oltre che condividere le analisi dell’Arcivescovo, sta a noi dimostrare di saper percorrere la strada indicata. La conoscenza porta alla riorganizzazione e c’è un tempo per pensare, per progettare e uno per decidere. E c’è un tempo per assumersi le responsabilità. E’ come se si avesse paura di fare. Mi riferisco in particolare al fare per il bene comune, perché sul fare per interessi privati non si pensa, si opera, a discapito del bene comune e degli interessi della comunità».


«L’invito della Cisl – prosegue - è quindi quello di guardare al bene comune della città. Definiamo, con responsabilità condivisa, alcuni asset su cui immaginiamo lo sviluppo di questo territorio e concorriamo tutti a realizzarli. Intanto, però, ripartiamo dal basso, dalla formazione, morale, civile, e dai saperi, dalla rivendicazione dei nostri diritti ma anche e soprattutto dall’esercizio dei nostri doveri che sono sempre diritti altrui. Ripartiamo dal rispetto dell’altro, della cosa pubblica e dallavalorizzazione dei diritti civici. Affrontiamo insieme i percorsi virtuosi. Non è più il tempo delle divisioni e delle contrapposizioni, soprattutto se esse sono strumentali o utili per garantirsi visibilità e consenso. E’ il tempo di unire il sociale, la politica, l’economia e i saperi. Per questo l’appello dell’arcivescovo va raccolto. La sua autorità morale può aiutare questa comunità a ritrovarsi. Ci permettiamo l’ardire, anche intorno alla sua figura che rappresenta un punto di riferimento importante per i cittadini. La Cisl è pronta a raccogliere la sfida per un interesse supremoche è il futuro di una comunità. Il nostro futuro».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"La società messinese così come rilevato da sua eccellenza è apatica e
rassegnata al sistema di potere che controlla l'economia e frena lo sviluppo
e la crescita della comunità".
solo la società messinese? Messina è appena un paese... e tutto il mondo è
paese! Ed è sintomatico che alla coraggiosa denuncia dell'autorità spirituale si uniscano -accorati e pieni di buona volontà- proprio i protagonisti di quel deprecato "sistema di potere". "la società generalmente è conformista, ma specialmente quando si atteggia a rivoluzionaria" (Brancati, "diario romano)
______ placido altimari www.officina667.net

Comitato Storico Siciliano ha detto...

Si, sono davvero ridicoli