venerdì 18 aprile 2008

Esiste un rischio fallimento per il Credito Siciliano?


E' quanto emerge da uno scoop del giornalista Maurizio Blondet, anche se la notizia è stata tratta dal Telegraph[1]Un'attenta ricerca all'interno dei quotidiani economici nostrani non ha invece prodotto alcun risultato, si vede che quando si tratta di aziende del nord tutti tengono un comportamento omertoso, pardòn, le bocche chiuse...

Infatti il Credito Siciliano è di proprietà delll'istituto bancario lombardo Credito Valtellinese, ed è proprio a quest'ultimo, che l'articolo del quotidiano inglese si riferiva, e per il quale ci siamo preoccupati.In particolare, secondo il Telegraph, questa banca non avrebbe pagato ai sottoscrittori, i bond in scadenza ad aprile.

"Il Credito Valtellinese è diventata giusto ora la prima banca europea a memoria d’uomo a saltare la redenzione di una sua obbligazione redimibile, sollevando allarme su possibili più gravi problemi nel sistema finanziario italiano"[2]

In pratica, scrive ancora l'ex giornalista di Avvenire, "Il Credito Valtellinese ha dunque mancato di ripagare ai creditori titoli redimibili (callable bond) per 150 milioni di euro, con scadenza al 30 aprile, preferendo pagare invece ai suoi creditori, nelle cui mani ha lasciato quei bond, 160 punti d’interesse in più. I detentori dei bond ricevono interessi più alti, ma non si vedono restituire il capitale. Lo vedranno mai più?

Ecco il dubbio. Le banche europee nell’ultimo decennio hanno raccolto immense quantità di denaro spacciando questi bond, note in banca come LT2 e nel gergo come «callable note», ossia obbligazioni richiamabili, perchè le banche debitrici hanno l’opzione di ripagarle prima della scadenza, a date prefissate.

Gli investitori considerano queste obbligazioni meno rischiose, proprio perchè si aspettano di vedersele ripagare ad una data previa, anzichè aspettare la data di maturazione, più lontana.

In tempi normali, nessun problema: la banca ripaga l’emissione e allo stesso tempo rinnova un’altra emissione di pari importo, che viene subito comprata dal mercato perchè i «callable bond» sono considerati sicuri. Ce ne sono anzi di «perpetual», nel senso che non hanno dato di espirazione: vengono rimborsati a date fisse, altrimenti l’investitore riceve interessi più alti (ma non vede più il capitale).

Tutto lo spaccio dei callable bond si basa sul fatto che le banche optano per il pagamento anticipato a date fisse. E’ questo che li rende negoziabili.

Ma ora il Credito Valtellinese ha rotto i ranghi, per la prima volta a memoria d’uomo, mettendo a rischio anche questo mercato. Perchè?

E’ ovvio: preferisce pagare un interesse di 160 punti-base superiore, perchè comunque è inferiore a quello che dovrebbe pagare per rifinanziare quel suo debito. Con il mercato del credito interbancario alle stelle, diventa più costoso ripagare il debito che pagare la penale. Intanto, il rischio della «estensione» (di due obbligazioni identiche, la più rischiosa è quella a scadenza più lontana) è tutta a carico dei clienti creditori acquirenti del bond.

Le banche europee non hanno finora mai mancato una redenzione, perchè tutto il trucco della sicurezza e negoziabilità dei bond si basa su quello. Ma ora il Valtellinese ha inaugurato una tendenza, che quasi sicuramente troverà imitatori.

Le banche europoidi hanno in scadenza quest’anno 8 miliardi di euro di queste callable note, e certo non hanno alcuna voglia di raccogliere capitale ad alto costo per ripagarle, in tempi come questi. Pagheranno interessi più alti, ma non il capitale che si sono fatti prestare dagli investitori. Probabilmente mai più.

Certo, le banche perdono in reputazione. Quella reputazione che si suppone salvaguardi i risparmiatori: non possono allarmare i detentori di quei bond saltando una data di redenzione, altrimenti la prossima volta che chiederanno soldi al mercato riceveranno sputi in faccia.

Ma la reputazione delle banche è già a terra, visto che le banche stesse si domandano interessi esosissimi per prestarsi denaro a vicenda, ben conoscendo l’insolvenza virtuale l’una dell’altra.
Quanto a tornare a chiedere soldi sul mercato, sanno perfettamente che non se ne riparlerà per molti, molti anni. Così, tranquillamente, vengono meno ai patti. Con la tacita complicità dei «grandi» media, di Draghi, della Banca Centrale Europea.

Ci saranno politici abbastanza coraggiosi da strappare il comando a questi mascalzoni in completo scuro?"

Che si stia per verificare anche in Italia ciò che successe alla banca inglese Northern Rock a causa della crisi dei tristemente noti "mutui sub-prime"?
Infatti i lettori ricorderanno quando qualche mese fa gli sportelli delll'istituto di credito inglese furono presi d'assalto da correntisti per chiudere i propri conti correnti in quanto temevano di perdere i propri risparmi.

Cosa successe poi?La Northern Rock fu nazionalizzata, alla gran faccia del liberismo inglese e della BCE, la quale in questi giorni ci sta con il fiato sul collo, e ci continua a dire che il governo italiano non può fare più prestiti all'Alitalia per "questioni concorrenziali"...




[1]Telegraph, 16 aprile 2008
[2] Effedieffe

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