martedì 27 novembre 2007

Alla scoperta dei prodotti di eccellenza nel Val di Noto



Alla scoperta dei prodotti di eccellenza nel Val di Noto
Resoconto di una giornata presso il feudo Bufalefi dei Modica


Nei giorni scorsi in compagnia di ospiti venuti per scoprire il Val di Noto, si parla di prodotti d’eccellenza del nostro territorio e nasce il desiderio di apprezzare il Nero d’Avola. Oggi a Noto quando si parla di Nero d’Avola si pensa a Bufalefi: centro di produzione della DOC Eloro. Si telefona al proprietario e si va a Bufalefi, feudo della famiglia Modica che si trova in territorio di Noto, nelle immediate vicinanze dell’oasi naturale di Vendicari
Felice Modica e la moglie Flavia Franza fanno gli onori di casa e ci danno ospitalità all’interno della residenza di Bufalefi: l’atmosfera , la luce , i colori e la calda accoglienza dei Modica ci conquistano. Ci sediamo sul bellissimo terrazzino, da cui si gusta fino ai confini dell’orizzonte il feudo di Bufalefi, e all’ombra di un tetto di viti Felice Modica ci parla della storia di Bufalefi ma soprattutto del legame della sua famiglia per Bufalefi.

Il nome Bufalefi deriva dall’arabo, dove il prefisso Bu indica la paternità e rimanda al soprannome, ovvero al Kunya, il tecononimico onorifico frequente nella onomastica araba. Sono gli arabi a trasformare la Sicilia in un vero e proprio giardino, con loro infatti arrivano in Sicilia arance, limoni, gelsi, palme etc e il frazionamento della terra che consente una migliore coltivazione. Dell’ingegno arabo resta, a Bufalefi, un vecchio pozzo con una serie di cunicoli scavati nel tufo, esempio unico delle brillanti opere di irrigazione lasciate dagli arabi.
Il feudo di Bufalefi è esteso per 932 ettari e si divide in due parti: Bufalefi di Sotto che un tempo apparteneva alla famiglia Impellizzeri Baroni di S. Giacomo; Bufalefi di Sopra che apparteneva ai Rau Marchesi della Ferla. Nel 1675 Giuseppe Rau, sposa Isabella Impellizzeri a cui passerà la proprietà del mezzo feudo di Bufalefi. Sono gli Impellizzeri, signori di Bufalefi tra il XVII e XVIII secolo, a ricostruire a Bufalefi di Sotto il grande Casale distrutto dal terremoto del 1693 e il loro ricordo è inciso sulla campana della chiesa su cui si legge: D. Antonio Impellizzeri e Statela 1735. I Modica baroni di Meti, Santa Domenica e San Giovanni feudatari nel XII secolo, di origini normanne si legano a Bufalefi dalla fine del XVIII secolo, subentrando con una perpetua enfiteusi. Nel 1782 Antonino Modica è nominato arrendatario. In questo modo rileva alcuni terreni a Bufalefi di Sopra. I Modica con il feudo proprio non c’entrano eppure fin dal primo incontro nasce un’attrazione fatale per Bufalefi e la famiglia fa di tutto per ottenere la proprietà del feudo. Raggiungeranno l’obbiettivo sul finire dell’ottocento. Infatti alla fine dell’ottocento tutto Bufalefi , più l’ex feudo di Buonivini appartengono ad Antonino Modica Nicolaci. Da un documento del 1811: Bufalefi di Sopra risulta esteso per 487 ettari; Bufalefi di Sotto per 445 ettari, Benuini per 148 ettari. Si tratta di terreni molto produttivi, coltivati a grano, mandorli, olivi e vigne. Una parte è destinata alla caccia e questa sopravvive ancora oggi con macchia mediterranea, isola nel mare della serricoltura in plastica.







Oggi dopo duemila anni i mandorli, gli olivi e le vigne costituiscono le radici portanti del feudo. Le vigne presenti sono in grado di distillare nettari inimitabili. Le viti sono lasciate crescere a contatto con la terra per aumentare il grado alcolico e zuccherino. Alla vite segue ulivo che arricchisce questa terra da secoli con la sua magnificenza e un olio impregnato di profumo. Dalla tenuta di Bufalefi proviene la maggior parte dell’olio extravergine di oliva della sottozona Val Tellaro della DOP Monti Iblei premiato e molto apprezzato. Le mandorle sono: pizzuta, fascionello, romana prodotti insostituibili per le creazioni dolciarie.
Antonino Modica Nicolaci è il fondatore dell’attuale cantina costruita nel 1879. L’antico palmento è parte integrante del caseggiato settecentesco. Ad Antonino subentrano i figli Giovanni e Felice e poi nel novecento i fratelli Nino e Giovanna. La riforma agraria mette in ginocchio la famiglia Modica. Bufalefi è teatro di occupazioni contadine. Centosessantotto ettari vengono espropriati e come dice oggi Felice sarebbe interessante accertare in quali mani siano finite e quale spinta produttiva abbia fornito la riforma all’economia locale. Nino Modica cambia registro. Assistito da Cesare Leone e consigliato dalla madre comincia a meccanizzare i processi di produzione e raccolta e a diversificare le colture. Viene impiantato un frantoio moderno, la cantina si aggiorna con macchinari nuovi ancora funzionanti e si impiantano agrumeti. Si avvia la vendita del vino sfuso il sabato mattina lo si fa ancor oggi e la gente fa la fila per acquistare. Nonostante alcuni errori, malgrado la nuova legge sui patti agrari che abolisce la mezzadria Nino Modica riesce a mantenere il feudo con una dimensione di 300 ettari e indebitandosi pure. Bufalefi viene sempre prima di tutto.
Nel 2001 muore Nino e subentra Felice che con Bufalefi c’entra poco. Ma come dice lui, oggi, sono qui al mio posto. E’ stato il mestiere di imprenditore agricolo a scegliermi non il contrario. Confessa che fa del suo meglio e oggi produce olio DOP e vino DOC.
Vino che non era guardato di buon occhio in famiglia relegato fra le cose sconvenienti, vietato perché di troppo interesse; olio, lui che fino a 41 anni detestava l’olio d’oliva, perché come dice aveva conosciuto solo pessimi oli, cedendo al peggiore dei provincialismi: quello che porta a trascurare le proprie origini, a sottovalutare ciò che si ha e quindi a non capire ciò che si è. Chi non ama l’olio, dice, è perché non conosce l’olio buono. Oggi l’azienda è affiliata alla Corporazione dei Mastri Oleari. Ha una cantina dell’olio all’avanguardia e si sta rinnovando la cantina del vino. Si stanno automatizzando le coltivazioni tenendo però alta la qualità dei prodotti. Si colgono mandorle e olive e si ripristinano i vigneti. Tutto sotto la consulenza di grandi enologi e di eccellenti agronomi. Si vende in tutto il mondo e soprattutto si lavora duro. E principalmente come dice felice Modica l’entusiasmo che i figli Alessandro e Giulia mostrano per questa attività lascia credere che per qualche altra generazione ancora i Modica saranno legati a Bufalefi

Corrado Arato

Comitato Storico Siciliano


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