lunedì 10 settembre 2007

Perchè "borbonici" e non "indipendentisti"

Alcuni tra i militanti dei più "integralisti" movimenti per l'indipendenza della Sicilia sono rimasti sgomenti nell'apprendere della nascita di un Comitato Siciliano nella nostra isola.
Eppure molti siciliani sono rimasti entusiasti per questa iniziativa che mancava nel panorama culturale e politico della Sicilia.

Riteniamo che le idee forza "borboniche" rispecchino fedelmente la realtà dei fatti e risultino più convincenti e facilmente confrontabili da parte dei nostri interlocutori, rispetto alle tesi "indipendentiste".
Ne elenco alcune:

1)La Sicilia non ha nessuna esperienza moderna di indipendenza totale ed il grado più alto di autonomia si ebbe proprio durante il periodo borbonico.
Per vedere una Sicilia davvero indipendente si deve tornare di secoli indietro, ai tempi di Federico II°, ma anche allora la nostra regione era unita al sud continentale.
In ogni caso l'era federiciana è troppo antica, mentre l'epoca borbonica può essere definita moderna; quanti siciliani oggi vivono, lavorano, pregano in edifici costruiti durante il Regno delle Due Sicilie?

2)Se i movimenti indipendentisti siciliani si ostinano a dichiarare il Borbone "cattivo", come potranno convincere i siciliani affermando allo stesso tempo che nella nostra regione si stava meglio prima dell'unità d'Italia?Dunque chi assicurerà ai siciliani che una Sicilia fuori dall'Italia sia migliore di una Sicilia dentro all'Italia?
Mentre se diciamo ai siciliani la verità, ovvero che la Sicilia durante il Regno delle Due Sicilie era più ricca rispetto ad oggi ed il Borbone non era poi così cattivo, le cose cambiano, perchè abbiamo le prove, ed è una cosa certa.

3)I movimenti indipendentisti siciliani enfatizzano il periodo dei moti (1848) e della costituzione(1812 e 1816) ma anche un'approssimativo studio della storia dimostra che moti e costituzioni furono promossi ed appoggiati dalla Massoneria di stampo Anglo-Sassone che desiderava fare della Trinacria l'ennesima colonia britannica da sfruttare.

Basta leggere, nel 1848, delle centinaia di migliaia di fucili inglesi venduti (non regalati) tramite l'accensione di un mutuo (concesso dai furbi banchieri britannici ed estinto dal Borbone...) ai rivoluzionari massonici siciliani come Ruggiero Settimo, Giuseppe La Farina, Giuseppe La Masa, Piraino ecc.ecc. i quali avevano dichiarato che sarebbero morti in battaglia piuttosto che rinunciare all'indipendenza.
Fuggirono tutti, ma ce li ritroviamo nel 1860 a consegnare la Sicilia ai Savoja e ce li ritroviamo ancora oggi accanto a Piazza Garibaldi ed a Via Vittorio Emanuele.

Erano in 43 a fare la rivoluzione.
(vedi documento: http://www.google.it/books?id=GLszAAAAIAAJ&pg=PA62&dq=ruggiero+settimo+la+farina&as_brr=1#PPA62,M1 )

Ma erano spalleggiati da decine di migliaia di mercenari ungheresi, tedeschi, polacchi ecc.ecc. tutti pagati con il soldo inglese

Quella più che una lotta indipendentista, si rivelò un tradimento della Sicilia.

Il Comitato Siciliano è in possesso di parecchia documentazione storica che utilizzerà di volta in volta per accompagnare tutti gli articoli che trattano dei fasti del periodo borbonico in Sicilia.


Il Comitato, settembre 2007

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