venerdì 21 novembre 2008

DA AREA DI LIBERO SCAMBIO, AD OPEC DELL'AGRICOLTURA


OVVERO COME SI FREGANO GLI ANGLOSASSONI

Durante il Regno delle Due Sicilie, a seguito di gravi tensioni tra il regno borbonico e gli inglesi, Londra decise di ergere un embargo economico contro la nostra ex nazione. I britannici, altamente irritati per la "quistione degli Zolfi Siciliani", avevano dichiarato una "guerra economica" alle Due Sicilie impedendoci di fatto il rifornimento di varie materie prima tra cui il "baccalà", un piatto tipico delle nostre parti, anche se il merluzzo in realtà proviene dai mari del Nord. Ma questo pesce era anche un prodotto altamente economico e veniva consumato in gran quantità e per questo era essenziale per la popolazione..

Ferdinando II, che era molto furbo, escogitò uno stratagemma: fu ordinato al setificio di S.Leucio di aumentare la qualità delle sete e la ricercatezza dei tessuti. Si sa che quando una cosa è troppo bella si fa di tutto per averla e così grazie ad un accordo segreto tra Regno delle Due Sicilie e Norvegia, la seta del Sud fu esportata in Norvegia che a sua volta l'avrebbe venduta all'Inghilterra.
In cambio la Norvegia ci rifornì direttamente tutto lo stoccafisso di cui avevamo bisogno, ma anche di oro e legname pregiato per l'industria.

Questa storia ci insegna che con la furbizia si possono battere anche le grandi potenze, nonostante la loro forza economica e geo-politica.

Qualcosa del genere sta accadendo oggi con la storia dell' "Area di Libero Scambio del Mediterraneo", continuamente pubblicizzata dall'Europa dei banchieri, ovvero l'esenzione di tutti i dazi doganali per l'esportazione dei prodotti agricoli nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

I veri scopi di questa istituzione sono noti da tempo: mantenere i prezzi stracciati dei prodotti agricoli dei paesi mediterranei in modo che i paesi come l'Inghilterra, possano continuare a comprare frutta e verdura a prezzi stracciati, soprattutto ora che la crisi economica ed industriale sta flagellando i cittadini dei paesi a base industriale.

Senza dazi doganali, i paesi dell'Area di Libero Scambio, si faranno la guerra a chi vende a prezzo più basso, ma sappiamo già chi saranno gli sconfitti, i produttori agricoli del meridione d'Italia, che non potranno mai competere con i prezzi di paesi come Marocco ed Algeria. Già adesso le aziende agricole nostrane sono alla bancarotta e molti vanno avanti accumulando debiti con l'INPS e istituti di credito, fino a quando non gli toglieranno anche la terra...

Qual'è la soluzione a tutto ciò?Come potremo continuare a vendere la nostra "seta" senza morire di fame?Semplice, mettendoci d'accordo con gli altri paesi produttori facendo cartello e stabilendo un prezzo comune.Conviene a noi perchè finalmente decideremo il prezzo, conviene ai paesi del Maghreb perchè venderebbero ad un prezzo impensabile per loro. Insomma dovremmo fare una vera e propria "OPEC DELL'AGRICOLTURA"[1].
L'idea è venuta ad Antonio Bonfiglio, meridionale, sottosegretario di Stato presso il Ministero delle Politiche agricole, il quale afferma - "Con l'apertura dei mercati si presenta un alternativa: o subire la concorrenza degli altri paesi mediterranei o concorrere insieme per creare una massa importante di produzione migliorandone la qualità secondo regole precise", infatti sempre secondo il deputato pugliese - "La situazione geo-politica ed economica spinge l'Italia verso un rapporto più organico con gli altri Paesi dei Mediterraneo"


3 commenti:

rrusariu ha detto...

Perchè il sottosegretario Bonfiglio non ci informa dello sventolato successo per aver ottenuto l'aumento delle quote latte del 6%, che notoriamente viene prodotto in maggior parte al nord. Non vorrei che questa vittoria abbia dato in contropartita ad altre controparti una penalizzazione per le nostre produzioni!!!
Siamo alle solite ? Pur di favorire una base elettorale si va a discapito di altre produzioni agricole, come dai tempi dell'ammasso del grano...

Comitato Storico Siciliano ha detto...

In tempi di deflazione sono convinto che la produzione di latte andrà a scemare, anzichè ad ad aumentare.
Lo prova la grave crisi in cui versa il parmigiano reggiano, le cui forme rimangono invendute per migliaia di pezzi mentre il prezzo scende in maniera incontrollabile.

In effetti, il famoso formaggio a grana è prodotto in quantità eccessive, viene esportato praticamente dappertutto.
Farà la fine di tutto ciò che viene prodotto in massa ed esportato in ogni dove e si ritirerà gradatamente nei luoghi di origine.

Forse è il momento di riscoprire il nostro parmigiano, ce lo abbiamo ma è poco conosciuto, anche se come quello reggiano veniva esportato dappertutto ai tempi delle Due Sicilie.

Guarda caso ho scritto un articolo sull'argomento che pubblicherò a breve.

Anonimo ha detto...

A parte che è meglio diffidare dei
prodotti di vario tipo con produzioni enormi su vasta scala che non consentono a mio parere un
buon prodotto e meno che mai permettono l'originalità dello stesso.
Il parmigiano reggiano e il grana
padano, sono anche molto imitati per cui può succedere, come è successo nel Mantovano dove i carabinieri dei Nas di Cremona, hanno scoperto una gigantesca frode con centinaia di forme di grana padano e parmigiano reggiano false con marchio DOP.
Non può essere che il calo dei consumi sia dovuto alla scarsa qualità di prodotti fasulli ? Forse e anche senza forse è meglio scegliere roba locale.