martedì 31 maggio 2011

"FRATELLI D’ITALIA...DOV’E’ LA VITTORIA?" al Teatro Canovaccio di Catania



Invitiamo amici e simpatizzanti allo spettacolo che si terrà a Catania dal 2 al 6 giugno, un progetto al quale il Comitato Storico Siciliano ha fornito la sua consulenza storica.

CATANIA - Giovedì 2 giugno debutta presso il Teatro del Canovaccio di Catania, ove resterà in scena fino al 6 giugno, "Fratelli d’Italia…dov’è la vittoria", lavoro in due atti di Eliana Silvia Esposito.

Lo spettacolo, la cui regia è curata dalla stessa autrice, è articolato come un processo "surreale", che vede passare sul banco degli imputati o dei testimoni, a seconda del caso, i Grandi della Storia i quali, a quanto ci è stato sempre insegnato, avrebbero fatto l’Unità d’Italia. Ma fu tutto oro quello che brillò? Bisogna capire. Se, come dice Arrigo Petacco, "in guerra la prima vittima è sempre la verità" in quella del Risorgimento deve essersi verificata un’anomalia forse unica al mondo: la storia cominciò ad essere scritta prima ancora che la guerra cominciasse.

Bisogna allora mettere un po’ d’ordine e fare un po’ di chiarezza perché "la verità è l’unica cosa che può fare gli italiani! La verità unisce"! Ed a questo mira l’autrice ricostruendo un processo "storiografico" basato su documenti dell’epoca da lei ricercati ed analizzati con certosina pazienza. Ecco sfilare sul palco Enrico Cialdini, Vittorio Emanuele II, Ferdinando II di Borbone, Giuseppe Garibaldi, Francesco Crispi, Francesco II di Borbone, Maria Sofia di Borbone, Cavour, interrogati e giudicati sia dalla Giustizia " da tribunale" rappresentata da avvocati e magistrato e sia da quella "popolare" rappresentata dalla donna delle pulizie. Dodici gli attori in scena, Gabriele Arena, Fiorenza Barbagallo, Nanni Battista, Giuseppe Calaciura, Cosimo Coltraro, Gianpaolo Costantino, Raffaella Esposito, Iolanda Fichera, Saro Pizzuto, Emanuele Puglia, Silvio Salinari e Sabrina Tellico, chiamati a rappresentare l’identità, la dignità, i lutti, la storia del popolo del meridione.

PER INFORMAZIONI E/O RICHIESTE ACCREDITI TELEFONARE ALLO 095 530761 O AL 345 4120906 INOLTRE VI PREGHIAMO DI DIFFODERE IL COMUNICATO, STESSO MEZZO, AI VOSTRI CONTATTI.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE.
CORDIALI SALUTI.
TEATRO DEL CANOVACCIO - Via Gulli, 12 - CATANIA

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Segnaliamo questo manifesto affisso a Sciacca


Manifesto da me affisso davanti al comune di Sciacca tramite agenzia pubblicitaria il 17 marzo e che è stato rubato e poi riaffisso il 19 marzo e rubato un'altra volta il 20 marzo.

di Francesco Castrogiovanni
Sciacca


Questa strada è intitolata a Re Vittorio Emanuele II di Savoia
Eroe risorgimentale opredone e criminale di guerra?


Oggi 17 marzo, ricorre il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Una riflessione è d’obbligo.

Se è vero che l’unità è un immenso patrimonio perché ogni frontiera abbattuta è progresso per l’umanità, molta amarezza sorge se si analizzano le notizie storiche (reali, non quelle false della retorica risorgimentale dei libri di scuola) su come l’unità fu fatta, sull’atteggiamento tenuto dalla classe dirigente italiana, prevalentemente settentrionale, verso il Sud in questi 150 anni, sulle colpevoli manchevolezze della classe politica meridionale post unitaria e successiva, sino a quella attuale, sul fatto che uno stato sovrano, il Regno delle Due Sicilie, con le casse erariali piene di oro svaligiate già dai garibaldini, più avanti sulla strada del progresso economico, tecnologico e sociale del “civilissimo” e finanziariamente fallito Piemonte, venne invaso senza dichiarazione di guerra e ridotto poi, in pochi decenni, alla fame, con la conseguente successiva nascita della questione meridionale e l’emigrazione di milioni di persone.

Interroghiamoci sui perché dell’asimmetrico sviluppo dell’Italia in questi 150 anni, su ciò che noi meridionali eravamo e su come ci hanno ridotto, sulle responsabilità passate e presenti di questo disastro, su quello che dobbiamo chiedere alla nostra scadente classe politica.

Interroghiamoci sui crimini di guerra commessi negli anni 1860-1870 in tutto il meridione d’Italia dai generali di Vittorio Emanuele II, con stragi di civili e distruzione di interi centri abitati (l’intera popolazione di Pontelandolfo fu massacrata per una rappresaglia), campi di concentramento per i soldati borbonici leali al loro legittimo Re e i ribelli lealisti (Finestrelle, Piemonte, dove in migliaia morivano di stenti entro pochi mesi dall’arrivo), saccheggi, furti stupri e distruzioni.

Intitoliamo questa strada ad Angelina Romano che il 3 gennaio 1862, insieme a Don Benedetto Palermo, 43 anni (sacerdote), Mariano Crociata, 30 anni, Marco Randisi, 45 anni, Anna Catalano, 50 anni, Antonino Corona, 70 anni, Angelo Calamìa, 70 anni, venne fucilata a Castellammare del Golfo perché non volle o non seppe dire ai “fratelli d’Italia” dall’elmo piumato, i bersaglieri che le spararono, dove si nascondevano alcuni giovani ricercati perché renitenti alla leva obbligatoria, introdotta da Vittorio Emanuele II dopo secoli di esenzione generale in Sicilia.

Angelina Romano aveva 9 anni.


Fuori Vittorio Emanuele II di Savoia dalla toponomastica della città!

Prof. Francesco Castrogiovanni

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martedì 24 maggio 2011

I vagoni della metropolitana catanese dedicati ai briganti borbonici



Si chiamano "Brigante" e "Donatello" e sono i due nuovi arrivati in casa Ferrovia Circumetnea, sezione metropolitana. I nomi sono stati scelti in onore del cosiddetto "banditismo sociale" e in particolare di Carmine Crocco, detto appunto Donatello, reazionario italiano filo borbonico, passato alla storia come il "Generale dei Briganti" o "Generalissimo".

Un storico bandito dalla fama non proprio edificante, ma che secondo l'azienda "tuttora per molti è considerato un eroe popolare". Il battesimo tenuto dal commissario Gaetano Tafuri (ex assessore al Bilancio della giunta Scapagnini) non è però passato inosservato.

Dice Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Palermo e autore del saggio "Il grande brigantaggio" inserito nel volume "Guerra e pace": "E' vero, Crocco era il più famoso in quel periodo postunitario. Ma attribuirgli motivazioni politiche mi sembra forzato. Era un tagliagole". Ma Tafuri non è d'accordo: "La storiografia è scritta dai vincitori.

Il banditismo è stato un movimento reazionario di fronte all'invasione del regno sabaudo, scialacquone e fortemente indebitato, che aveva bisogno di risanare le proprie casse" (di Rosa Maria Di Natale).

fonte: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/04/29/foto/i_vagoni_della_metropolitana_dedicati_ai_briganti_dell_800-15503406/1/

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