Appuntamento a Lampedusa per la rievocazione dello sbarco dei soldati borbonici, ad opera dell'associazione culturale "Reggimento Real Marina" di Caltanissetta.
1843. Il 22 settembre il capitano di fregata cavaliere Bernardo Maria Sanvisente prende possesso delle isole di Lampedusa e di Linosa con la carica di "governatore di S.M. Ferdinando Il di Borbone, re del regno delle Due Sicilie, gran principe ereditario di Toscana, duca di Parma, Piacenza,Castro” ecc. ecc. (1810-1859). Come primo atto conferma agli enfiteuti, Gatt di Malta Fernandez, le sentenze di revoca già notificate nel 1839. Sanvisente si era imbarcato a Palermo il 18 settembre a bordo del Piroscafo Rondine con le istruzioni del re di costituire Lampedusa e in «colonia della real Casa di Borbone e di “costituirvi la novella ne con lo incivilimento del nuovo paese da edificarsi (cfr. Sanvisente, 1849). Giunto a Girgenti (Agrigento) il 19 settembre, prosegue per Lampedusa il 21 settembre insieme con il vapore L'Antilope recando con sé autorità ecclesiastiche e amministrative, gente di varie arti e mestieri con autorità di guardie urbane e sanitarie, un distaccamento militare al comando di un ufficiale. Le navi arrivano a Lampedusa alle ore 13 dei giorno seguente e colte da 24 maltesi, capeggiati da un certo Fortunato Frenda «che sposato una figlia di Salvatore Gatt. Pochi giorni dopo i maltesi, a eccezione di qualcuno, lasciano l'isola tornare a Malta e Fortunato Frenda si trasferisce con la famiglia sulla costa tunisina, il 6 marzo 1844. Inizia cosi la felice colonizzazione borbonica delle due isole.
1843/47. Con i piroscafi del governatore Sanvisente erano arrivate a Lampedusa 120 persone di cui 90 uomini e 30 donne, in maggior parte agricoltori e gli altri artigiani. Per questa popolazione iniziale sono subito costruiti sette edifici (i “Sette Palazzi”) con dieci appartamenti ciascuno, allineati di W: porto, cinque altri edifici isolati su una seconda linea parallela alla prima, e dieci altri sparsi qua e là, per un totale di 30 termine dei cinque anni salirono a 90. Altre opere pubbliche di prima necessità vennero approntate: l'olio, pastifici, magazzini viveri e granaglie, uffici sanitari, militari e doganali (“ricevitore di dogana” don Leopoldo Bracci, “persona di molto garbo”), il cimitero, l'ampliamento della chiesa esistente. L'incremento della popolazione di coloni durante i cinque anni successivi (1843-1847) è stato da 120 a 2.150.
Il 23 giugno 1847 Lampedusa riceve per la prima volta la visita delle reali maestà Ferdinando II e sua moglie, accompagnati dal real principe don Francesco di Paola.
Il Sanvisente descrive con aulica enfasi la visita che, a quanto sembra, fu improvvisa e inattesa: “Gli amati nostri Signori fecero sperimentare a tutti la loro munificenza e le loro largizioni furono ripartite alla nascente colonia. Mostraronsi a tutti con quella gaiezza ed affabilità che tanto distinguono i nostri Sovrani e il Re con la sua approvazione ci permise che a preferenza si fosse vantaggiata la classe delle nubili onde incoraggiare e favorire i matrimoni” Dice Carlo Secondat barone di Montesquieu, nello Spirito delle Leggi (Milano, 1819): “Ella è una regola cavata dalla natura che quanto più si scemano i matrimoni che far si potrebbero tanto più si corrompono quelli che sono fatti; quanto minor numero si ha di coniugati tanto minor fedeltà regna nei matrimoni"
“Fondato su tali principi pur troppo savi, mi è stato uopo aumentare per quanto possibile i mezzi di travaglio e sussistenza degli individui ad ogni sorte di arti e mestieri onde non fare che s'imbruttiscano nel vizio e nella incrudelita rozzezza, le quali cose, al dir di Senofonte, corrompono i corpi dì coloro che l'esercitano, obbligano a sedersi all'ombra o presso al fuoco, e non hanno tempo né per gli amici né per la società.”
“Molte cose vide la Maestà Sua in compagnia dell'inclito ed impareggiabile Principe di Satriano e tutto ciò che potette osservare lo fece minutamente. Abbenche in momento di sorpresa e di inaspettata visita senza essere per nulla preparato, fu immenso il gaudio nostro nel ricevere la sua piena approvazione e le gentili espressioni prodigate dalla rara bontà della sullodata Reale Altezza. E noi ci auguriamo ora delle novelle disposizioni per lo sollecito progredimento delle cose che restano a farsi”
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