venerdì 28 novembre 2008

Quei siciliani in Ciociarìa.


C'è una parte della storia Risorgimentale, fino ad oggi poco nota che riguarda il brigantaggio nelle terre dell'attuale Ciociarìa.
L'argomento, che in verità era stato trattato nei libri del De Biase, non ha avuto quella diffusione che meritava, forse anche per il solito ostruzionismo che si verifica quando si tira fuori la storia del Risorgimento visto da un altro punto di vista, quello non conforme alla storiografia ufficiale.
A cavallo tra il 1861 ed il 1862 la Reazione borbonica è ormai ben organizzata, da Palazzo Farnese a Roma, sede del governo borbonico in esilio, Francesco II comanda e dirige la guerriglia contro l'invasore piemontese.
Approfittando della copertura pontificia, viene eretto un corridoio di rifornimenti tra Roma ed il cuore degli Abruzzi e di Terra di Lavoro, che si estendeva fino alla Basilicata.
E' per questo che più ci si allontanava da Roma e più il fenomeno del cosiddetto brigantaggio diminuiva, infatti Calabria e Sicilia, essendo troppo lontani dall'appoggio logistico pontificio, registrarono più che altro delle cellule isolate, come ad esempio la banda dei Fratelli Ribera, che operava a Pantelleria, ma che aveva però come appoggio il Comitato Borbonico di Malta.
Fu così che decine di ex soldati borbonici e legittimisti siciliani, piuttosto che ritornare a casa, entrare nell'esercito italiano o starsene con le mani in mano, si arruolarono nelle varie bande del continente, per dare manforte all'operazione di riconquista della Patria.
Come il Sig. Politini, farmacista di Palermo, incaricato dai Comitati Borbonici ad eseguire un piano secondo il quale doveva essere eliminato il generale piemontese Cialdini.
Francesco II da Roma, operando in sinergia con il generale Clary, che gestiva da Marsiglia, la Reazione estera, aveva organizzato un piano per la riconquista del Regno che prevedeva lo sbarco in Sicilia della banda Pischitiello.Tale compagnia sarebbe stata comandata da un generale spagnolo e secondo i piani avrebbe avuto il supporto di diversi contadini siciliani ben armati.
Una delle bande meglio organizzate della provincia di Frosinone, era quella del brigante Conti.Del suo gruppo vi faceva parte un ex soldato borbonico siciliano, il quale dopo la resa di Gaeta si era rifugiato a Roma, da li successivamente si era recato a Fondi, dove era entrato nella compagnia del Conti.
Nella banda di Livio Mancini, giovane ma intraprendente brigante, militava un certo Zugaro Antonio di Palermo. La compagnia era solita operare tra il frosinate e la provincia de L'Aquila, dove il 7 aprile del 1862, il Zugaro fu fucilato dal maggiore piemontese Reverberi del 44° Fanteria, per l'esattezza a Civitella Roveto.
A Terracina si dava alla macchia un certo Nusco da Messina, anche lui superstite di Gaeta, fu assoldato dal Conte di Trapani per il quale combattè contro i piemontesi, entrando ed uscendo dal territorio papalino.
Ma tra i vari guerriglieri siciliani, quello che si distinse di più fu certamente Pasquale Salinas da Siracusa, il quale ebbe l'onore di combattere fianco a fianco con il generale legittimista Josè Borges, forse il miglior capo militare che vide impegnati i borbonici contro i piemontesi durante il periodo della repressione del brigantaggio.
Pasquale Sallines combattè fianco a fianco con il Borges con onore, con spirito di sacrificio ed abnegazione, fino a quando l'8 dicembre 1861(Giorno dell'Immacolata), i due, insieme agli altri componenti della compagnia furono fucilati dai bersaglieri del maggiore Franchini (1°BTG) a Tagliacozzo, negli Abruzzi.
Questi nomi sono ciò che i libri attualmente a nostra disposizione, ci hanno permesso di ritrovare, chissà quanti altri eroi, dimenticati tra le pagine polverose di una falsa e crudele storia che non ci appartiene, aspettano non di essere onorati, ma almeno ricordati.
Purtroppo le nostre belle terre soffrono un malgoverno che sembra endemico e sono sferzate da una corruzione strisciante, ma se oggi noi del Sud possiamo ancora camminare a testa alta lo dobbiamo esclusivamente a questi eroi, che disprezzando la morte, tennero sempre alto il vessillo della loro Patria.
Per la stesura di questo articolo sono stati usati i seguenti testi:
Il brigantaggio alla frontiera pontificia dal 1860 al 1863 - Alessandro Bianco - Milano - 1864
I briganti e la corte pontificia, ossia, la cospirazione borbonico-clericale svelata - Livorno - 1862

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Il parmigiano reggiano nel panino Mcdonald (e viri cchi mangi)


ECCO COME IL CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO "TUTELA" IL PROPRIO MARCHIO

Questa dovrebbe essere la risposta alla crisi che sta investendo il formaggio tipico dell'Emilia Romagna...

- Da diverso tempo il comparto Agroalimentare del formaggio grana, in particolare il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano, sta vivendo un periodo di crisi dovuto principalmente al calo di consumi e delle esportazioni -
come riporta il sito NapoliCaputMundi, che non usa mezze misure:
- Ma ecco che il Governo filo-nordista, nella persona del Ministro Zaia, guarda caso della Lega Nord, interviene acquistando, attraverso l’Agea, 100 mila forme di Parmigiano e 100 mila forme di Grana, per un totale di € 50 milioni. Grazie al ritiro delle forme, si potranno ottenere sussidi comunitari che, grazie alle norme europee, saranno destinati in beneficenza. Ma chi controllerà su quali tavole finiranno i prodotti acquistati dall’Agea? Nel mese di luglio c.a. invece, il ministro Scajola, firmò due contratti di programma da 150 milioni di euro, destinati alle aree depresse del Piemonte -.

Gli stessi solerti provvedimenti non si sono visti, per tutelare le produzioni tipiche meridionali come l'olio di oliva, il grano e l'uva delle Puglie oppure la famosa Mozzarella di Bufala Campana, oggi con gravi problemi d'immagine per l'affare rifiuti

Ma non è solo il Mezzogiorno a vedersi beffato da questa incredibile operazione mediatica sul parmigiano, la cui genuinità viene sbandierata ai 4 venti, utilizzato per imbottire i panini del fastfood, che nulla hanno a che vedere con la cucina tipica mediterranea; infatti delle pesanti lamentele sono giunte anche da Slowfood per bocca di Arnaldo Maghenzani che si dice "perplesso dell'accostamento al mondo del fast food di un marchio dell'eccellenza gastronomica italiana".

Probabilmente è arrivato il momento di rispolverare, o meglio di far sapere ai meridionali che anche nell'ex Regno delle Due Sicilie abbiamo il nostro "parmigiano reggiano", si tratta del poco conosciuto "Ragusano" dalle caratteristiche simili al collega emiliano(si può grattare sui maccheroni) ma molto più saporito.E soprattutto la sua storia molto più antica, ne faceva un formaggio apprezzato in diverse nazioni europee, proprio come oggi il Grana....

Dalla scheda tecnica del "parmigiano ragusano":
"Questo formaggio dal sapore amabile e peculiare è stato oggetto sin dal XIV secolo di un fiorente commercio oltre i confini del Regno di Sicilia. Già nel 1515 Carmelo Trasselli in "Ferdinando il Cattolico e Carlo V" racconta di una "esenzione dai dazi" anche per il caciocavallo ragusano e pertanto già oggetto di notevole commercio. Ancora il Trasselli in "Note sui Ragusei in Sicilia" riporta documenti del "Notaio Gaetano, F. 106" che riferisce ancora del commercio via nave del caciocavallo. Nell'opera dell'abate Paolo Balsamo risalente al 1808 veniva sottolineato "la bontà dei bestiami di Modica" ed i "prodotti di cacio e ricotta, superiori di cinquanta per cento ai comuni, e di venticinque per cento ai migliori di Sicilia". Ed ancora Filippo Garofalo nel 1856 cita la fama e la squisitezza dei caci e delle ricotte del Ragusano."

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mercoledì 26 novembre 2008

Ancora su SiciliaInformazioni



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il titolo di due articoli comparsi il 23 ottobre 2008 sul giornale telematico “SICILIA INFORMAZIONI”, riguardanti l’attività del Comitato delle Due Sicilie [oggi Comitato Storico Siciliano] , la dicono lunga sugli effetti dell’operazione di lavaggio di cervello, che è stato attuato in 150 anni di Unità, realizzato mediante la diffusione continua di messaggi subliminali, presentati sotto forma di slogans, a cui è stato affidato il compito di creare nelle nostre menti e a nostra insaputa (poichè i messaggi subliminali agiscono al di sotto della soglia di percezione), un’immagine, e quindi un opinione, distorta e plasmata ad arte riguardo il processo di unificazione dell’Italia, dei personaggi protagonisti di quel periodo e delle attività di studio odierne indirizzate alla revisione storica del Risorgimento.
Uno dei risultati di questo bombardamento martellante ed invisibile, che definisco non diffamatorio ma scientificamente indirizzato, è costituito, appunto, dai due titoli suddetti e che riporto integralmente: “Non ci credereste, esistono i nostalgici dei Borboni. Il loro messia? Franceschiello, forse…” (Autrice Elena Sorci) mentre l’altro dice “Sciacca, il sindaco cambia la storia. Una piazza a Federico II, il re Bomba” (Autore sconosciuto).
Nei due titoli compaiono i due slogan Il loro Messia? Franceschiello=Francesco II e il Re Bomba=Ferdinando II, che costruiscono in maniera subliminale (inconsciamente) nell’immaginario di ciascun lettore non attento e che non conosce i relativi fatti storici, il concetto secondo il quale i militanti dei movimenti duosiciliani fanno un’atto di fede cieco (il loro Messia) ad un Re insignificante e privo del suo ruolo (Franceschiello) mentre l’altro slogan indirizza la sintesi del pensiero del lettore verso un altro Re che, per essere chiamato Bomba, chissà di quali orrendi crimini si sarà macchiato.
Non voglio dimostrare le assurdità storiche contenute nelle tesi dei due titoli.
A smentirle è sufficiente citare l’esistenza di una infinita produzione letteraria, anche ad opera di esimi studiosi di storia, siciliani e non, che, evidentemente, gli autori degli articoli suddetti non si sono preoccupati, quantomeno, di leggere, anche frettolosamente, prima di scrivere: perché? Forse perché non andare controcorrente è più comodo e non causa noie e fastidi e fa bene alla carriera? O forse perchè su di loro quel lavaggio di cervello ha avuto l’effetto narcotizzante sperato da chi, in questi 150 anni di unità, lo ha messo in atto? O forse perché non si sono mai occupati di storia e quindi non hanno le conoscenze adeguate?
Non mi è dato conoscerne il motivo, ma la cosa mi ha incuriosito e stuzzicato al punto che ho visitato il sito di questo giornale telematico ed ho fatto una ricerca sugli articoli prodotti da Elena Sorci (ho ricercato solo su di lei perché si è firmata solo lei), immaginando e dando per scontato che se una persona scrive di storia vuol dire che questo è un campo di cui possiede gli strumenti della conoscenza, quindi ho pensato di trovare altri articoli del genere a sua firma, precedenti e posteriori i due articoli di cui parliamo oggi.
Ma con mia grande sorpresa non sono riuscito a reperire alcun articolo a sua firma riguardante la storia dell’Unità d’Italia, ma solo delle produzioni di tutt’altro argomento, che peraltro ho trovato utili ed interessanti.
Ve ne voglio citare solo alcuni: “Non solo starnuti, il virus del raffreddore si prende anche attraverso la tavoletta del WC” (di Elena Sorci del 02 novembre 2008) oppure “Contro il diabete ci vuol la bicicletta” (di Elena Sorci del 05 novembre 2008).
Ora, cari lettori, io non mi sognerei mai di scrivere articoli sul virus del raffreddore non avendone le necessarie conoscenze e, quindi, essendo un ignorante in materia, ma se proprio dovessi, quanto meno prenderei informazioni sulle tavolette dei WC.
Quindi mi chiedo se Elena Sorci, prima di dedicare il titolo del suo articolo a Franceschiello, ha studiato la Storia dell’Unità d’Italia e se possiede il relativo bagaglio di conoscenze che, per l’amor del vero e per dare a Cesare quel che è di Cesare, ha dimostrato di possedere quando ha parlato di raffreddori e tavolette di WC.
Se così non fosse, la conclusione è sconfortante e lo sconforto diventa disperazione se si pensa che sono anche dei siciliani a contribuire (in maniera consapevole o non) con tecnica subliminale ad inculcare nei lettori il complesso di inferiorità secondo il quale i Meridionali sono una razza inferiore perché le loro radici di provenienza si possono ricondurre a Franceschiello e al Re Bomba.
Invidio tantissimo e mi congratulo con la Lega Nord, che in soli 20 anni è riuscita ad innestare nei cuori di ciascun suo tesserato la Padania (un’entità inesistente nella storia d’Italia e frutto di pura invenzione): se oggi il popolo del Nord è forte lo è perché si è saputo stringere attorno a questa identità artificiale.
Di contro il Sud, che può vantare una storia secolare, non ha ancora la percezione di una comunanza di nobili origini che ne fanno un unico popolo.
Fino a quando ad occuparsi di storia del Sud sarà anche questo genere di giornalisti, ai quali va dato atto di eccellere per competenza e per conoscenza sui virus del raffreddore e sulle tavolette dei WC, allora penso che non basteranno 20 secoli (altro che vent’anni!) per scoprire che si deve essere orgogliosi di essere nati Meridionali.
Io temo che i guitti e gli ascari, avendo come unico ruolo quello di servire le lobbyes (in maniera consapevole o non), e' indispensabile che non abbiano assolutamente un pensiero proprio: e allora noi dobbiamo rispondere ed opporci con coraggio e senza alcuna titubanza, ribattendo colpo su colpo a questi continui attacchi devastanti, sia che essi provengano da giornalisti di estrema periferia sia che essi provengano dal centro del sistema.
Cataldo Magnifico (Villarosa)
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lunedì 24 novembre 2008

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


Trasmettiamo una lettera di protesta inviata all’On. Barbareschi e a Santoro, per la puntata di AnnoZero del 20 novembre 2008 dal titolo: “Il futuro che mi merito”
Alla Redazione di AnnoZero
All’On Luca Barbareschi

Gent. Redazione,
giovedì 20 novembre, ho visto in TV la puntata di AnnoZero sullo stato di degrado delle Università Italiane, ovvero, immaginavo che si dovesse parlare dello sfacelo delle Università Italiane, ma con grande sorpresa e delusione da parte mia ho assistito ad un impianto accusatorio riguardante le sole Università della Calabria e della Sicilia, mentre nessun accenno è stato fatto sulle condizioni delle Università del Nord, come se fosse sottinteso che al Settentrione l'istruzione universitaria viva uno stato di normalità e di completa funzionalità, mentre al Sud..... insomma, il solito teorema.

Mi rincresce per Santoro che ho sempre ritenuto e continuo a ritenere un professionista serio ed intellettualmente onesto, però non riesco a capire come egli possa avere dato questo taglio alla puntata, evitando di fare il minimo accenno agli analoghi problemi riscontrabili nelle Università del Nord.

Non è mia intenzione smentire quanto emerso riguardo i problemi delle Università interessate dalla puntata, anzi confermo e convengo sul fatto che tutto il marciume che ne è venuto fuori è cosa risaputa da anni ed i primi ad esserne schifati e nauseati siamo proprio noi meridionali, ex universitari e non.
Con questa mia protesta voglio, intanto, sottolineare la poca imparzialità della trasmissione che, da un fuoriclasse come Santoro, non avrei mai immaginato.
Ma il fatto più grave non è questo.
Alla puntata ha partecipato anche Luca Barbareschi, attore ed uomo di spettacolo, momentaneamente prestato alla politica con la carica di Onorevole, con militanza nelle file del Centrodestra e con l'incarico di Vice Presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.
La cosa più sconcertante di tutta la trasmissione è stata la tesi espressa dal suddetto Onorevole verso la fine della puntata, con la quale, in sintesi, egli ha sostenuto che le Università del Nord (cerco di riassumere perché non ricordo le sue testuali parole, quindi mi scuso fin da adesso con Santoro e con l’Onorevole Barbareschi se nella mia ricostruzione ci saranno delle imprecisioni) sono di buona qualità perché sono inserite in un contesto sociale (da Roma in su) che è frutto storico delle influenze colonizzatrici che si sono avute nel passato ad opera di civilissimi popoli, come i Francesi e gli Austriaci, di contro l’Italia da Roma in giù, fonda le sue radici in tradizioni storiche completamente diverse da cui deriva anche la scarsa qualità delle sue Università.
Per inciso, debbo dare atto a Santoro che, alle sconcertanti affermazioni dell'Onorevole Luca Barbareschi, egli lo ha rintuzzato, tra il serio e l'ironico: "poi però ci ha pensato il Nord a colonizzare il Sud!".
Nulla togliendo al grado di civiltà del popolo francese ed austriaco, che ammiro profondamente, ed astenendomi da qualunque commento circa tali affermazioni, mi permetto solo di invitare l'Onorevole Luca Barbareschi a rileggere più attentamente la storia d'Italia, per capire dove il popolo del Sud affonda le proprie profonde radici: scoprirebbe (forse per la prima volta?) che il Sud era la Magna Grecia, che il Sud ha dato i natali a pilastri della matematica moderna, che al Sud, sotto la dominazione Araba, si è raggiunto un grado di civiltà che il Nord ancora sconosceva, e se concentrasse la sua attenzione soprattutto sull’Italia immediatamente preunitaria scoprirebbe, immagino con sua grande sorpresa, quanto fosse civile il popolo che viveva nel Regno delle Due Sicilie prima che le orde piemontesi del 1860 calassero dal profondo Nord distruggendo, massacrando e razziando tutto quello che incontravano lungo il loro cammino.
Se l'Onorevole Barbareschi studiasse con più approfondimento la storia d’Italia, scoprirebbe tantissime cose interessanti, per lui penso sorprendenti, anche riguardo alle radici più recenti del popolo meridionale.
Io gliene voglio citare solo alcune cominciando a dire che nella conferenza internazionale del 1856, che si tenne a Parigi, il Regno delle Due Sicilie fu insignito del premio come terzo Paese al mondo per sviluppo industriale dopo Francia ed Inghilterra; scoprirebbe, pure, che le prime Università furono istituite proprio nel Regno delle Due Sicilie ed erano Università d’eccellenza e rinomate in tutto il mondo e che l'istruzione era un diritto gratuito per tutti: sorpreso Onorevole?
Il Meridione d’Italia nel 1860 subì una crudelissima e sanguinosissima invasione senza motivazione da parte del “civilissimo Piemonte” dei Savoia, indebitati fino al collo con le banche inglesi ed appoggiati dalla Massoneria Inglese di Mister Pike (di cui i Savoia facevano parte integrante), oggi Trilateral Commission: la cosa fa riflettere l’Onorevole Barbareschi se aggiungo che le banche del Regno delle due Sicilie erano ricchissime di capitali prima dell’unificazione e che la flotta navale mercantile del Meridione, che solcava tutti i mari del mondo, era seconda solo a quella Inglese?
Grazie alle razzie dei “civilissimi Piemontesi” calati dal profondo Nord è andata distrutta non solo una Nazione, per quei tempi civile e progredita, ma anche il suo tessuto sociale e a causa di ciò ancora oggi ne paghiamo lo scotto.
Voglio citare Antonio Gramsci, che morì in un carcere fascista, il quale riguardo alla questione meridionale disse testualmente: “lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale e le isole, crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi contadini poveri che gli scrittori salariati tentano di infangare con il marchio di briganti”.

Rivolgo una preghiera direttamente all’Onorevole Barbareschi: “Voglia esprimere ai Suoi civilissimi avi del Nord da parte di tutto il popolo del Meridione d’Italia l’immensa gratitudine per avere risollevato le sorti della nostra Terra con l’occupazione del 1860; per avere ricevuto in dono il regalo di inestimabile valore della Questione Meridionale che ogni nostra famiglia possiede ancora oggi, gelosamente custodito in cassaforte e che nessuno mai ci potrà portar via, essendoci pervenuto per diritto di eredità; per le grandi opere di pianificazione urbanistica che sono state realizzate nelle nostre città radendone al suolo ed incendiandone una cinquantina, massacrandone o fucilandone senza processo circa 250.000 abitanti, a prescindere dal loro sesso e dalla loro età (le do qualche spunto, Onorevole, qualora volesse documentarsi: eccidio di Pontelandolfo ed eccidio di Casalduni, per esempio); per aver prodotto appositamente confezionate per il Sud delle leggi di eccezionale sensibilità e all’avanguardia, che gli stessi giuristi di oggi invidierebbero: le offro un altro spunto di ricerca, Onorevole, invitandola a compiere degli approfondimenti sull’introduzione della legge Pica del 15 agosto 1863 nell’ex Regno delle Due Sicilie con la quale, tra le altre cose, il governo del Suo civilissimo Piemonte istituì “gli squadroni della morte”; per i 400.000 desaparecidos mandati in vacanza premio in villaggi turistici appositamente attrezzati e a cui, in seguito, si ispirarono i criminali nazisti durante la seconda guerra mondiale per l’allestimento dei campi di concentramento e di sterminio; per i primi tours turistici di gruppo in giro per il mondo organizzati appositamente per il popolo del Sud grazie all’Agenzia turistica Emigrazione srl, che prima del 1860 era un lusso che nessun meridionale poteva permettersi; del furto dell’immenso tesoro del Banco di Napoli e del Banco di Palermo (per pagare i debiti con le banche inglesi?)… etc etc etc… mi fermo qui, non voglio sbalordirla oltre, poiché son certo che Lei di questi fatti non ne ha mai sentito parlare… anzi non mi fermo…un’ultima cosa voglio suggerirgliela… La invito, Onorevole, a fare una capatina a Gaeta, quando avrà un po’ di tempo, e chiedere in giro tra la gente di quella città notizie di un certo assedio di metà ‘ottocento e di una fossa comune, scoperta qualche anno fa, in cui sono stati trovati i cadaveri di 2.000 civili fucilati (senza distinzione di sesso e di età) e risalenti all’epoca in cui il civilissimo Piemonte ha onorato il Meridione d’Italia della sua presenza: sa, Onorevole, che è stato necessario più di un mese per ricomporre quei poveri resti e dar loro degna sepoltura?… stia tranquillo Onorevole Barbareschi, stavolta mi fermo veramente, non voglio assolutamente turbare oltre la sua coscienza di persona sicuramente onesta ed in buona fede.”

Non mi dilungo oltre, concludo invitando l'Onorevole Barbareschi a fare il lavoro che, oltretutto, sa fare molto bene: l'attore e l'uomo di spettacolo, lasciando fare quello della politica ma, soprattutto, quello dello storico, dove ha dimostrato di avere grosse lacune, a chi ha le carte in regola e le conoscenze adeguate per poterlo fare.
Ma qualora l’Onorevole Barbareschi fosse interessato a fare anche lo storico, ne avrebbe tutti i requisiti per intelligenza e serietà, allora lo invito ad iniziare un percorso di studio documentato, serio e libero da luoghi comuni tutti da dimostrare.
Vogliate gradire i miei più cordiali saluti.

Cataldo Magnifico
Villarosa(EN)

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venerdì 21 novembre 2008

DA AREA DI LIBERO SCAMBIO, AD OPEC DELL'AGRICOLTURA


OVVERO COME SI FREGANO GLI ANGLOSASSONI

Durante il Regno delle Due Sicilie, a seguito di gravi tensioni tra il regno borbonico e gli inglesi, Londra decise di ergere un embargo economico contro la nostra ex nazione. I britannici, altamente irritati per la "quistione degli Zolfi Siciliani", avevano dichiarato una "guerra economica" alle Due Sicilie impedendoci di fatto il rifornimento di varie materie prima tra cui il "baccalà", un piatto tipico delle nostre parti, anche se il merluzzo in realtà proviene dai mari del Nord. Ma questo pesce era anche un prodotto altamente economico e veniva consumato in gran quantità e per questo era essenziale per la popolazione..

Ferdinando II, che era molto furbo, escogitò uno stratagemma: fu ordinato al setificio di S.Leucio di aumentare la qualità delle sete e la ricercatezza dei tessuti. Si sa che quando una cosa è troppo bella si fa di tutto per averla e così grazie ad un accordo segreto tra Regno delle Due Sicilie e Norvegia, la seta del Sud fu esportata in Norvegia che a sua volta l'avrebbe venduta all'Inghilterra.
In cambio la Norvegia ci rifornì direttamente tutto lo stoccafisso di cui avevamo bisogno, ma anche di oro e legname pregiato per l'industria.

Questa storia ci insegna che con la furbizia si possono battere anche le grandi potenze, nonostante la loro forza economica e geo-politica.

Qualcosa del genere sta accadendo oggi con la storia dell' "Area di Libero Scambio del Mediterraneo", continuamente pubblicizzata dall'Europa dei banchieri, ovvero l'esenzione di tutti i dazi doganali per l'esportazione dei prodotti agricoli nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

I veri scopi di questa istituzione sono noti da tempo: mantenere i prezzi stracciati dei prodotti agricoli dei paesi mediterranei in modo che i paesi come l'Inghilterra, possano continuare a comprare frutta e verdura a prezzi stracciati, soprattutto ora che la crisi economica ed industriale sta flagellando i cittadini dei paesi a base industriale.

Senza dazi doganali, i paesi dell'Area di Libero Scambio, si faranno la guerra a chi vende a prezzo più basso, ma sappiamo già chi saranno gli sconfitti, i produttori agricoli del meridione d'Italia, che non potranno mai competere con i prezzi di paesi come Marocco ed Algeria. Già adesso le aziende agricole nostrane sono alla bancarotta e molti vanno avanti accumulando debiti con l'INPS e istituti di credito, fino a quando non gli toglieranno anche la terra...

Qual'è la soluzione a tutto ciò?Come potremo continuare a vendere la nostra "seta" senza morire di fame?Semplice, mettendoci d'accordo con gli altri paesi produttori facendo cartello e stabilendo un prezzo comune.Conviene a noi perchè finalmente decideremo il prezzo, conviene ai paesi del Maghreb perchè venderebbero ad un prezzo impensabile per loro. Insomma dovremmo fare una vera e propria "OPEC DELL'AGRICOLTURA"[1].
L'idea è venuta ad Antonio Bonfiglio, meridionale, sottosegretario di Stato presso il Ministero delle Politiche agricole, il quale afferma - "Con l'apertura dei mercati si presenta un alternativa: o subire la concorrenza degli altri paesi mediterranei o concorrere insieme per creare una massa importante di produzione migliorandone la qualità secondo regole precise", infatti sempre secondo il deputato pugliese - "La situazione geo-politica ed economica spinge l'Italia verso un rapporto più organico con gli altri Paesi dei Mediterraneo"



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giovedì 20 novembre 2008

ANCHE LA SICILIA HA LA SUA "REGGIA DI CASERTA"


In mezzo al verde intenso delle querce e sullo sfondo la Rocca Busambra , ecco dove sorge il palazzo reale di Ficuzza, voluto da Ferdinando IV di Borbone.


Ad appena 45km da Palermo, posto lungo la vecchia carrozzabile che a fine ‘700 portava a Corleone, il palazzo era certamente un posto allettante e facilmente raggiungibile in mezza giornata di carrozza da parte del Re e dei suoi amici. Ferdinando di Borbone arrivò in Sicilia alla vigilia di Natale del 1798. Era in fuga da Napoli, dopo la rivoluzione nel capoluogo partenopeo. In Sicilia passò diversi anni e a Ficuzza, dopo la costruzione del Palazzo, praticamente ininterrottamente quasi due anni e mezzo, dal 1810 al 1812.

La passione per la caccia e l’amore per gli svaghi indussero il Sovrano a cercare anche nell’Isola quelle attività che praticava a Portici e soprattutto a San Leucio dove si trovavano immense riserve di caccia e la splendida reggia di Caserta.
In questi luoghi, perlopiù appartenenti agli arcivescovi di Monreale e di Palermo, oltre che a privati siciliani, vi erano edifici che fece ristrutturare per servirsene durante le brevi escursioni che effettuava appena fuori Palermo.
Sin dal Medioevo, la caccia fu attività prediletta dai sovrani europei e ancor di più da quelli napoletani nel Settecento e all’inizio dell’Ottocento. In quasi tutti i casi di creazione dei Siti reali, i Borbone si limitarono, tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec., a migliorare la proprietà che generosamente i nobili siciliani vendettero loro. Nel caso del Sito reale di Ficuzza, egli volle costruire gli edifici appositamente per una Casina di caccia.
Presso la Galleria regionale di Sicilia, a Palazzo Abatellis, esiste un disegno originale tracciato da Ferdinando di Borbone stesso per la sua Casina di Ficuzza. Esso riporta l’immagine di un edificio a pianta pentagonale. Ciò a testimonianza del vivo interesse che il sovrano aveva per il suo progetto su Ficuzza. Ma poi non ne fece nulla. Il progetto venne successivamente affidato ad Alessandro Emanuele Marvuglia, figlio del più famoso Giuseppe Venanzio. Infatti già nell’ottobre del 1801, all’architetto venivano pagate in due trance le spese del modellino del Palazzo che doveva sorgere su Cozzo Castellaccio, vicino all’attuale villaggio di Ficuzza. Ma neanche questa volta se ne fece nulla. Il Re – pressato dalle difficoltà del regno, dovute alle rivoluzioni e agli sconvolgimenti istituzionali – preferì ancora una volta rimandare e provvedere a soddisfare la sua passione venatoria utilizzando le altre riserve di caccia .
Infine nel 1802 l’incarico venne affidato all’architetto Chenchi, ingegnere della Regia Corte e della Reale Commenda della Magione, e nello stesso anno iniziarono i lavori di costruzione con l’aiuto del partitario Antonino Torregrossa. Fu quest’ultimo che ebbe il compito di selezionare le migliori maestranze allora disponibili sul mercato, sia per la costruzione che per gli arredi e le decorazioni della nuova Casina di caccia.
All’inizio dell’anno seguente dovette accadere qualcosa se il Re decise di far venire un capomastro direttamente da Napoli per seguire i lavori di costruzione, tale Vincenzo d’Amico. Il Sovrano tolse la direzione dei lavori a Chenchi e l’affidò a Giuseppe Venanzio Marvuglia. Allo stesso Giuseppe Venanzio Marvuglia si affiancò l’architetto Nicolò Puglia e il capomastro Matteo Chiti. Già il Marvuglia era stato incaricato dal Sovrano per la sistemazione del Parco della Favorita e aveva lavorato anche nella residenza privata del Re nella famosa Palazzina Cinese, acquistata dall’avvocato palermitano Benedetto Lombardi, giudice della Gran Corte criminale e civile del Regno di Sicilia.
La costruzione del Palazzo si protrasse fino al 1807 e impegnò un numero notevole di maestranze: scalpellini, decoratori, muratori, falegnami ebanisti, marmisti, pittori, scultori e tappezzieri. Davanti all’edificio venne realizzato un vasto piano (oggetto di un recente discutibilissimo intervento di sistemazione) delimitato dai magazzini e dalle stalle, da abbeveratoi e da case per gli addetti alle numerose attività legate alla vita di corte e dell’azienda reale.
Il Palazzo ha pianta rettangolare e consta di un pianterreno che veniva adibito ad abitazione della servitù, al corpo di guardia, alle dispense e alle cucine. Tra le fondazioni sono stati ricavati dei sotterranei collegati all’esterno con un cuniculo che sbuca a poca distanza dall’edificio. Sotto le cucine, una scala portava ad un cantinato dove venivano stoccate le derrate necessarie per la vita di corte. Questi sotterranei per anni abbandonati sono stati recentemente sistemati ed adesso possono essere visitati. Altri ambienti delle fondazioni dovevano servire per custodire la carrozza del sovrano e attrezzature varie. Il prospetto, quale oggi appare, ha il gradevole e misurato aspetto dell’architettura neoclassica di ispirazione vanvitelliana. Al centro è posto l’ingresso principale dove il Re poteva entrare con la carrozza. Sul lato destro è situato l’ingresso alla Cappella reale mentre sulla sinistra l’ingresso per la servitù. La facciata principale si sviluppa in due ordini di finestre separate da una semplice cornice. La parte sommitale è coronata da un cornicione aggettante sostenuto da becatelli in pietra arenaria decorati con triglifi.
Sul cornicione al centro è sistemato un imponente gruppo scultoreo in arenaria raffigurante lo stemma dei Borbone, circondato da festoni floreali e sormontato dalla corona. L’opera è stata eseguita dallo scultore Giosuè Durante, palermitano, che operò tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX sec.. Accanto allo stemma sono state collocate la statua del Dio Pan, protettore dei campi, delle greggi pascolanti, dei cacciatori e dei pastori. Sul lato destro è invece raffigurata Diana, sorella del Dio Apollo, Dea della caccia, dei boschi e della vegetazione. Infine, alle estremità laterali del prospetto, sulla sommità del cornicione, sono stati collocati due orologi che sono stati realizzati da Giuseppe Lorito e figli. La soluzione formale dei due orologi, simmetricamente disposti alle estremità laterali, da slancio alla facciata del Palazzo. Uno scalone di marmo rosso collocato a destra dell’ingresso porta al piano nobile.

fonte: Ficuzza.net

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martedì 18 novembre 2008

E' iniziato il ridimensionamento dell'influenza americana sull'Europa e sul Mediterraneo?


GLI AMERICANI SALUTANO E VANNO VIA

Quando nel 2000 Putin fu eletto presidente della Federazione Russa, nessuno avrebbe immaginato che nel volgere di appena 8 anni, si sarebbe stravolto l'equilibrio geopolitico tra Oriente ed Occidente.

Fattore fondamentale di questo cambiamento, è stata la crisi energetica, che ha permesso alla Russia di sfruttare politicamente, le sue enormi risorse di gas e petrolio.Durante questi anni Putin prima e Medved poi, hanno intessuto una fitta serie di relazioni con paesi strategici che si affacciavano sul Mediterraneo tra cui Tunisia, Algeria, Libia, Grecia, o paesi cruciali come Serbia e Bulgaria, ma soprattutto l'Italia.

Gia nel 2004, i giornali più informati, scrivevano di viaggi aerei segreti tra Roma e Mosca, che avevano a bordo un passeggero particolare, Silvio Berlusconi, il quale aveva ben capito che il vento stava iniziando a cambiare.

E così mentre da un lato il presidente di Forza Italia, si dichiarava "il miglior amico" degli americani, dall'altro preparava il tradimento, e così fu.

Ma la contropartita richiesta dai russi fu subito chiara, la disponibilità italiana a fare del Sud Italia un hub del gas, che avrebbe consentito ai russi di ottenere l'unica via sicura per rifornire l'Europa con il proprio metano.
Le rivoluzioni colorate nell'europa dell'est, la balcanizzazione degli stati, il finanziamento di correnti di pensiero anti-russe, bloccarono tutte le iniziative della Federazione per costituire una linea di approvvigionamento energetico stabile e sicura tra Russia ed Europa Centrale: non rimaneva dunque che la Via Mediterranea, sulla quale Putin decise di puntare tutto, perchè da quella dipendeva il futuro stesso della Russia.

Ma un hub energetico nel Sud Italia doveva essere affidabile e duratura, ma soprattutto immune da "rivoluzioni colorate".L'impresa era difficile, perchè il Meridione da più di un secolo è terra di continue vessazioni economiche, in cui la disoccupazione è tra le più alte dell'Unione Europea, dunque un territorio a rischio e facilmente suscettibile a eventuali "stimoli rivoltosi esterni".

Da qui la richiesta di Putin a Berlusconi di finanziare un movimento politico che sostenesse il Sud Italia e si occupasse di intraprendere una serie di riforme economiche.Berlusconi, suo malgrado dovette accettare, anche perchè in fin dei conti questa operazione gli sarebbe servita per tenere a bada la Lega ed a costruire quindi un certo equilibrio all'interno della coalizione di centrodestra, progettando di riprendere la situazione nelle proprie mani non appena si sarebbe verificata l'opportunità, che non è mai arrivata. Infatti i russi ben sapendo che di Berlusconi non c'era da fidarsi fino in fondo, ad un certo punto decidono di entrare direttamente in contatto con la realtà politica del Sud Italia.

E così assistemmo alla visita, del console russo, al presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo, alla visita di Putin a Bari, all'apertura di nuove linee aere Calabria-Russia oltre a quelle dalla Sicilia, l'acquisto da parte di una società petrolifera russa, di metà delle raffinerie siciliane.

Ma è l'affacciarsi della crisi economica globale a dare il colpo di grazia alla Superpotenza Americana.E l'elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti ne è la prova: gli americani che stanno vivendo la crisi economica più disastrosa della loro storia hanno eletto un Presidente più moderato, che si occupi più della loro economia e meno della guerra negli angoli sperduti del globo. La logica conseguenza sarà un ridimensionamento dell'influenza statunitense qui da noi.
Si tratta adesso di capire in quali termini ciò avverrà.

Alcuni segnali fanno capire che gli USA non molleranno l'osso tanto facilmente è che un "ridimensionamento" non è una "smobilitazione", ma l'HOMUS ARCORIS invece canta già vittoria e prenota un posto sul carro dei vincitori, dichiarando apertamente che "lo scudo missilistico è una provocazione contro la Russia"[1].

In questi giorni sono usciti degli strani articoli[2] riguardanti il passato di Craxi(noto amico di Berlusconi) sottolineando delle similitudini con i fatti recenti (il tradimento degli alleati americani) Tali articoli potrebbero essere i famosi segnali, abbastanza minacciosi, nei confronti di Berlusconi per aver tradito quelli per i quali il Presidente del Consiglio, si dichiarava "il più fedele degli alleati".

A prescindere del tifo per USA o RUSSIA, un tradimento è sempre un tradimento.

Ma forse la versione ufficiale ce la da Francesco "Delirium" Cossiga, che dichiara[3] - «Per quello che posso capire della politica di Obama, la decisione di schierare i missili sarà annullata e gli Usa compiranno, come atto di buona volontà, una riduzione drastica della loro presenza militare in Europa continentale. Ad esempio, rinunciando all'ampliamento della base di Vicenza, ridimensionando drasticamente la loro presenza ad Aviano e Sigonella e sospendendo il processo di assistenza alla nuova Repubblica Kosovara».

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giovedì 13 novembre 2008

I FILM SULLA MAFIA?SPOT PER IL TURISMO SUL LAGO DI COMO.

Una "caraibica" spiaggia siciliana


Da qualche anno a questa parte il lago di Como sembra essere meta di personaggi importanti del modo del Cinema e del Turismo e ci chiediamo come mai personaggi del calibro di George Clooney o del magnate del petrolio russo Nurlan Kapparov, abbiano scelto proprio la località lariana.

Come funziona e che effetto fa il passaparola all'estero sulle scelte turistiche italiane?

Da decenni in Italia si producono e si trasmettono film sulla mafia, le scene di omicidi di picciotti e camorristi sembrano essere il prodotto più esportato all'estero (ancora stiamo smaltendo le infinite serie de La Piovra)

Perfino il film "Gomorra" tratto dal libro di Saviano, è stato addirittura candidato a rappresentare l'Italia al Premio Oscar.

Ma se produttori e gli editori romani e milanesi si arricchiscono con i film e con i libri sulla mafia e quindi con le nostre disgrazie, il Sud invece ci rimedia solo brutte figure ed una perdita di immagine notevole, eppure le cose buone al Sud non mancano, anzi è opinione comune che la parte meridionale d'Italia è la più bella, come scrisse anche Goethe, famoso viaggiatore del '700, nel suo libro "Viaggio in Italia".
Nella sua opera lo scrittore tedesco sottolineò anche come le strade della Sicilia fossero le più sicure d'Europa.

Dove sono finiti i bei tempi del'800 quando la Sicilia e tutto il Sud continentale erano meta di scrittori, artisti, commediografi provenienti da tutta Europa che celebravano le bellezze del Regno delle Due Sicilie e da esso traevano ispirazione per le loro arti.

Persino lo Zar Nicola I, usava passare le proprie vacanze tra Napoli e Palermo, in quest'ultima città presso la villa dell'Olivuzza, trovarono ospitalità banchieri e importanti uomini
politici tedeschi, sceicchi, maragià.

Ma se nel'800 il Meridione d'Italia era l'eden del turismo europeo, le cose cambiarono rapidamente dopo l'unità d'Italia e così villaggi di pescatori come quelli che si affacciavano sul lago di Como divennero mete turistiche internazionali, mentre fotogrammi di pregiudicati e mafiosi ora sostituiscono i quadri di imperatori e re che visitarono le Due Sicilie.

Molti tromboni, soprattutto dal Nord, strillano quando si parla di aprire i casinò al Sud, perchè "temono" le infiltrazioni mafiose, più o meno le stesse per cui fu arrestato il Savoja, che a Campione d'Italia faceva il boss di un'organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostitizione e del traffico delle macchinette slot-machine.
In quell'occasione fu arrestato anche il sindaco dell'enclave italiana in territorio svizzero, segno che il giro d'affari riguardava anche personalità politiche.

Quando si parla di turismo merdionale, tutti, troppi, criticano la mancanza di infrastrutture, vuoi vedere che il giorno in cui queste infrastrutture ci saranno, i turisti continueranno a scegliere le note località turistiche del Nord?Perchè per loro, gli stranieri, le nostre saranno sempre "Terre di Mafia" ed i comaschi intanto ringraziano...

Dalle mie parti si dice: "Fatti 'a nomina e 'o cucchiti" ovvero "fatti la nomina e non avrai più speranza".

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martedì 11 novembre 2008

GALAN ATTACCA LE REGIONI MERIDIONALI: SIETE COME I TURCHI


Il presidente del Veneto contro la conferenza delle regioni meridionali tenutasi a Palermo il 7 di novembre.

Doveva essere una riunione per discutere del Federalismo che verrà, eppure da Nord continuano a non crederci e fanno sapere del loro disappunto, per bocca del governatore del Veneto, Giancarlo Galan, il quale ha definito "turchi" i rappresentanti delle regioni del Sud, riunite nel "parlamento delle Due Sicilie" a Palermo.
- Si riuniscono forse per impedire la riforma del federalismo fiscale - borbotta Galan, e come un fiume in piena lancia anatemi contro i meridionali - Attenzione, mentre qui al Nord paghiamo le tasse e rispettiamo il patto di stabilita' che strozza il nostro sviluppo, a Palermo si mettono assieme Regioni a Statuto speciale e Regioni a Statuto ordinario, per fare cosa'? Cosa ci stanno a fare i super privilegiati della Regione Sicilia e della Regione Sardegna con i ''presidenti ordinari'' delle altre Regioni del Sud'? Per fare di tutto e di piu' al solo scopo di sabotare il federalismo fiscale. O no'?'' -

In verità il federalismo fiscale che la Lega vuole imporre non è per nulla favorevole al Sud, infatti secondo la bozza Calderoli, quelle che sono le risorse energetiche del Sud (ma anche le uniche risorse economiche) come i giacimenti di gas, di petrolio e le raffinerie, saranno a disposizione di tutto lo Stivale e non delle regioni che le posseggono, mentre le spese come la sanità o l'istruzione saranno a carico delle regioni. Non ci vuole molto a capire che il risultato di questa equazione porta un netto vantaggio alle regioni del Nord, le quali hanno già un'industria abbastanza sviluppato da sostenere la propria spesa pubblica.
C'è da dire anche che l'industria settentrionale è stata costruita a discapito di quella meridionale; dal dopoguerra si è preferito utilizzare il Sud come mercato di consumo, mettendo i bastoni tra le ruote ad ogni sera iniziativa imprenditoriale che partisse nell'Italia Meridionale.
Basti pensare ai fondi di ricostruzione della legge Marshall, completamente dirottati nelle infrastrutture padane o i fondi della Cassa del Mezzogiorno, che, secondo Gennaro Zona ricercatore ed autore del libro "Come ti finanzio il Nord", finirono per il 90% nelle casse delle aziende del Nord.
Per finire una risposta a Galan sui "turchi" è dovuta, ricordiamo volentieri al Sig. Governatore che, la tanto sbandierata vittoria dei veneti a Lepanto contro i turchi, in realtà fu possibile grazie alla partecipazione della marina da guerra delle Due Sicilie che contava ben 53 navi, senza contare il fondamentale supporto logistico, infatti la flotta cristiana si organizzò e partì dal porto di Messina.

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lunedì 10 novembre 2008

Siti Unesco: le città tardo barocche del Val di Noto


Siti Unesco, le città tardo barocche del Val di Noto Studi progetti e iniziative
Si è svolto il 23 e il 24 ottobre 2009 al Teatro Comunale di Noto un convegno internazionale di studi sul tema “Siti Unesco, citta tardo barocche del Val di Noto. Studi progetti e iniziative” con l'intervento di studiosi giunti da Lisbona, Malta, New York, Spagna, città messe in comune al Val di Noto perchè risorte dalle ceneri del terremoto.
Il convegno fa parte di un progetto che ha visto un primo incontro il mese scorso in Portogallo, a Lisbona, dove si sono trovati docenti e studiosi dell'Università di Palermo per illustrare il patrimonio Barocco siciliano e gli interventi di restauro realizzati.
Nel convegno sono stati trattati temi scientifici legati all' architettura e all'urbanistica con docenti provenienti da tutte le parti del mondo.
Docenti che hanno sottolineato l’importanza di queste riunioni occasione di confronto e di crescita culturale. Sino a oggi si è parlato del Val di Noto in termini di valorizzazione, come far diventare il turismo culturale da speranza a risorsa economica.
Ma non si parla quasi mai della conoscenza e dello studio del patrimonio culturale.
Il progetto quindi si inserisce in questa sfera, confronto fra studiosi provenienti da realtà diverse, un raffronto sui temi della ricostruzione con Lisbona, Malta, un confronto sulla storiografia attuale, sul Barocco e la ricostruzione, sui lavori di restauro con i tecnici.
Partendo dagli studi di questi ultimi anni e dalla collaborazione con le amministrazioni del Val di Noto, si è arrivati alla internazionalizzazione della cultura e della cooperazione con i paesi che hanno avuto delle caratteristiche simili legate allo sviluppo del Val di Noto.
E' il caso di Lisbona, Malta che sono stati presenti con i loro studiosi al convegno, per cercare di fare il punto sui danni provocati dal terremoto e sulle problematiche sociali, economiche e politiche della ricostruzione del Val di Noto.
Per esempio da molti anni si parla dell’opera di ricostruzione come momento di coesione e di grande cooperazione fra le vari classi sociali che hanno operato in piena sintonia con il governo centrale.
La catastrofe segnò duramente il Val di Noto e il desiderio di rivalsa accomunò tutti in un grande sforzo collettivo. Alcuni relatori del convegno hanno messo invece in luce che i contrasti sociali presenti prima della catastrofe non furono sepolti dalle macerie ma anzi enfatizzati.
E’ da questi conflitti di campanile che è nata la fioritura architettonica che oggi il mondo ci invidia. E’ giusto quindi valorizzare ma è anche vero che occorre premere sui temi della conoscenza e della ricerca. Se alla base non c'è la conoscenza quale prodotto possiamo vendere.
Per questo è stato ideato un sito web che fungerà da banca dati grazie alle conoscenze in atto e un catalogo di prossima pubblicazione.
In occasione del convegno è stata inaugurata, anche, una mostra fotografica nella chiesa di Montevergine a Noto che rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2009.
Un progetto complessivo che speriamo andrà avanti affinché il piano di gestione di queste città nell'Unesco non rimanga fine a se stesso.

Arato Corrado
CDS SICILIA


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Ruralia XXI: riscoperta e valorizzazione della ruralità mediterranea.


(NOTO - 6 novembre)

Il GAL Eloro gruppo d’azione locale che cerca di promuovere lo sviluppo del comprensorio Eloro formato dai territori dei comuni di Avola, Noto, Pachino, Portopalo di C.P. e Rosolini ha organizzato lo scorso fine settimana 18 e 19 ottobre 2008 una manifestazione a Noto nella splendida cornice della loggia del mercato.
Tale evento ha avuto come obiettivo la presentazione di itinerari integrati in grado di offrire in maniera unitaria le risorse culturali, ambientali ed etno-antropologiche tipiche (da quelle agricole a quelle artigianali) del comprensorio.
L’offerta integrata di risorse del territorio sono state proposte al visitatore insieme con beni di qualità e presentati come vetrina promozionale di prodotti eno-gastronomici e culturali.
Oltre alla promozione dell’ area, si è inteso realizzare un evento che ha offerto la riscoperta di alcune risorse tradizionali del territorio, in termini di beni materiali ed immateriali, attraverso il fascino regalato dall’utilizzo calcolato dei cinque sensi (vista, olfatto, gusto, udito e tatto).Nell’ambito dell’ avvenimento è stato dato spazio alla promozione del marchio RURALMED, vista la complementarietà esistente con l’iniziativa “Ruralità Mediterranea”.
La finalità di tale progetto è infatti quella di favorire: ospitalità, enogastronomia, prodotti tipici ed artigianato dei paesi partner. Il tutto per rafforzare l’offerta del sistema turistico rurale, incoraggiare la conoscenza dei prodotti DOC, DOP, IGP dei territori rurali dell’Unione Europea e stimolare la domanda aumentando l’accesso dei prodotti di queste aree rurali sui mercati europei.
Per raggiungere tali obiettivi, durante le giornate della manifestazione, si sono organizzate delle degustazioni di prodotti tipici (vino, olio, mandorla, pomodoro ciliegino, etc) con il coinvolgimento dei consorzi di tutela e delle realtà imprenditoriali locali.
In uno stand dedicato al tatto sono state esposte essenze tipiche a completa disposizione del pubblico.
In uno stand dedicato all’olfatto sono state presentate in forma ludico-didattica e guidata di fiori, piante, frutti ed oggettistica tipica. Inoltre in uno stand dedicato alla vista sono state offerte foto raffiguranti siti turistico – culturali, ambientali e rurali del territorio del G.A.L. ELORO, con supporti video proiettati per tutta la durata della manifestazione.
Ed infine si sono esibiti, nelle due serate della manifestazione, un gruppo musicale e un gruppo folcloristico che hanno proposto suoni, nenie, canti popolari tipici della tradizione siciliana. Grande entusiasmo ha suscitato fra i ragazzi, e non solo fra i ragazzi, la rappresentazione dell’opera dei Pupi che ha trasportato il numeroso pubblico in un modo di magia, fantasia e mito.
L’ evento “Ruralia XXI” è stato un percorso emozionale che ha condotto i visitatori, i residenti e i turisti ad apprezzare la grande qualità delle risorse del nostro territorio lanciando un chiaro messaggio: il turismo “rurale” permette di garantire la tutela del territorio, delle piccole attività economiche locali, dei siti e dei modi di vita, a beneficio degli abitanti di oggi e delle future generazioni.
Corrado Arato
CDS SICILIA

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