venerdì 20 giugno 2008

Beppe Grillo il mondialista



Oggi dopo tanto tempo sono tornato a leggere il sito di Grillo, ho trovato sempre i soliti temi: Berlusconi di qua, il Nano di lì, ma per chi è abituato a conoscere il politico (ormai possiamo chiamarlo così) genovese ormai non dovrebbe stupirsi più di tanto.

Quello che invece mi ha colpito e parecchio è stata la completa assenza di un post sull'argomento che ha tenuto banco in questi giorni su tutti i siti, i blog di Internet, soprattuto quelli che si occupano di disinformazione ed identità territoriali: Il "NO" al Trattato di Lisbona da parte dell'Irlanda...

Tale notizia non sarebbe di certo sfuggita al Grillo di qualche anno fa, ne avrebbe parlato e riparlato per giorni e giorni, invece nulla...il silenzio più assoluto!

Ma al peggio non c'è mai fine e così la neo-nata coppia "Grillo-Travaglio" viene continuamente pubblicata sui giornali come la Repubblica e l'Unità, quotidiani non certo di sinistra....ma molto allineati all'europeismo di Napolitano....e dei banchieri.

Il sospetto mi è venuto forte e non credo solo a me, vuoi vedere che il Grillo è stato assoldato dai mondialisti?

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mercoledì 11 giugno 2008

Il telegrafo ottico borbonico di Riposto(CT) "Punta d'Olmo"


Mappa delle linee telegrafiche del Regno delle Due Sicilie - sezione della Sicilia

Sui libri di scuola si legge tutt'oggi che il Regno delle Due Sicilie era una nazione oscurantista, arretrata e illiberale, un paese dove le poche risorse economiche provenivano dall'agricoltura sempre osteggiata dal peggiore dei feudalesimi baronali, mentre l'istruzione pubblica era praticamente inesistente al contrario della polizia borbonica, la quale reprimeva in maniera feroce ogni minimo gesto di ribellione.

Un bel quadretto non c'è che dire, peccato che è tutto assolutamente falso e le prove sono sotto gli occhi di tutti, a volte ci abitiamo dentro, a volte ci preghiamo, a volte ci andiamo a lavorare, si tratta delle innumerevoli infrastrutture che i Borbone ci hanno lasciato e tra queste si erge la meravigliosa "Rete telegrafica del Regno delle Due Sicilie".

Grazie al rinvenimento di un antica mappa "indicante le linee telegrafiche nel Regno delle Due Sicilie" risalente al 1860, ci siamo resi conto che il Sud Italia aveva una rete di telecomunicazioni veramente imponente.

Nella sola Sicilia erano presenti più di 100 stazioni telegrafiche elettriche(linee e punti rossi) che collegavano in maniera capillare tutte le citta più importanti.


Telegrafo ottico modello "Depillon"

A supporto del telegrafo elettrico, vi era un sistema di comunicazione utilizzato per le comunicazioni costiere, il cosiddetto telegrafo ottico o visuale, un invenzione di fine '700 dell'abate francese "Chappe" che nel Regno delle Due Sicilie però aveva ceduto il posto alla sua variante denominata "Depillon"

Ma un altro indizio che dice parecchio sullo stato di avanzamento della tecnica nel Regno, ce lo da ancora la cartina telegrafica della Sicilia, le due linee rosse che attraversano il Canale di Sicilia rappresentano i cavi telegrafici sottomarini che collegavano la Sicilia, tramite Marsala e Pozzallo, a Malta.
Un altra linea sottomarina, non visibile dalla mappa siciliana, collega la città di Otranto a Valona, e dalla città albanese proseguiva la linea aerea per Costantinopoli (Instanbul)
Durante il Regno delle Due Sicilie possedevamo dunque anche la tecnologia per la posa dei cavi nelle profondità dei mari.



La zona in cui doveva trovarsi il telegrafo ottico "Punta D'Olmo" a sud di Torre Archirafi.

N.B. Durante mie precedenti ricerche era stato erroneamente ipotizzato che il telegrafo fosse situato presso una vecchia casa con un terrazzo a mo di torretta in Contrada Gancia, dove era stato rinvenuto un capisaldo trigonometrico dell'Istituto Idrografico della Marina Militare  con la scritta("Vietato rimuovere legge 1936") tuttavia nuovi studi, pubblicati sul mio libro "La Torre di Archirafi e le difese della Contea di Mascali" fanno propendere per la zona di Villa Calanna che si trova poche centinaia di metri più a nord. Nel mio libro si trova peraltro lo stato dell'arte della ricerca sul telegrafo di Punta d'Olmo.

Questo mio iniziale errore purtroppo si è propagato su altri siti web e su Google Map:

https://fondoambiente.it/luoghi/telegrafo-borbonico-di-punta-d-olmo

http://wikimapia.org/30554181/it/Torretta-telegrafo-borbonico-di-Punta-d-Olmo

https://www.google.com/maps/search/Strada%20IV%20Femmina%20Morta,%20163B,%20RIPOSTO,%20CT


Un'altro fattore che mi ha colpito positivamente è stata la precisione con cui la mappa telegrafica è stata disegnata, che non sfigura accanto alle moderne cartine geografiche computerizzate, ma soprattutto l'uso del colore (azzurro, rosso e nero) assolutamente una rarità per l' 800, che ne fa un oggetto molto pregiato, soprattutto se confrontato con le cartine simili degli altri stati pre-unitari, poco dettagliate e sempre monocromatiche.

Alla data di marzo 2024 non è stato ancora possibile effettuare un sopralluogo nella zona che risulta proprietà privata (villa Calanna)

Davide Cristaldi, Francesco Rodolico

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mercoledì 4 giugno 2008

Le tre statue borboniche di Catania

Statua di Francesco I di Borbone

Tra i maestri scultori che la città di Catania ha l'orgoglio di aver dato i natali, è notevole la figura di Antonio Calì (1789-1868) l'allievo oltre che l'erede dell'immortale scultore Antonio Canova (1757-1822) venuto a mancare prima di poter ultimare il maestoso monumento a Ferdinando di Borbone sul cavallo, che spicca dal centro di Piazza Plebiscito a Napoli e che fu ultimato, come ci raccontano i documenti d'epoca, proprio  dal nostro Calì.

Antonio nacque il 17 novembre 1789 a Napoli, durante uno dei viaggi di lavoro del padre, Andrea Cali, catanese, anch'esso apprezzato scultore. Studiò prima a Napoli e poi a Roma, approfittando di una borsa di studio concessa dal governo.
A Calì viene attribuita la paternità delle 3 statue, che si trovano nella città di Catania, e sono quelle di: Ferdinando I, Ferdinando II, e Francesco I di Borbone.
Altre statue del Calì dedicate ai sovrani borbonici, furono poste all'interno del Palazzo dei Ministeri di Stato a Napoli.

Tra le varie imprese del Cali, vi è la fondazione del Museo presso il Palazzo Biscari.

Come era: Ferdinando I (foto di Claudia Campese)


Come è: Ferdinando I di Borbone, via Dusmet

FERDINANDO I - La statua di marmo, alta più di tre metri mostra il re borbonico in abiti di corte con un ampio mantello rifinito sul retro da fiordalisi(abito cerimoniale di Gran Maestro dell'Ordine di San Gennaro). Nella mano destra porta un oggetto spezzato, in origine uno scettro. Nel 1860 le truppe garibaldine invasero l'isola e seguirono l'abbattimento e la decapitazione della statua del sovrano, reazione di fanatismo antiborbonico legata agli eventi rivoluzionari.La testa non fu mai più trovata, mentre la statua acefala fu conservata per un secolo nel magazzini municipali e ricollocata di fronte alla facciata est di Palazzo Biscari nel 1964.
La statua avrebbe dovuto farsi nel 1819 ma  il sovrano, che aveva promosso Catania ad Intendenza,  rifiutò la proposta dal decurionato catanese a causa del periodo economico sfavorevole (il regno delle Due Sicilie aveva subito l'invasione napoleonica)
La statua fu eretta solamente il 12 gennaio 1853, e posta originariamente nel Largo San Francesco, nel centro storico di Catania.

Come era: Francesco I (foto di Claudia Campese)


Come è: Francesco I di Borbone, Villa Pacini

FRANCESCO I - L'altezza della statua è di palmi 11 e mezzo, più di 3 metri.Originariamente si trovava in Piazza Università e fu innalzata il 14 aprile 1833.

Ecco una descrizione dell'epoca, fatta da Lionardo Vigo sulla statua, attualmente posta all'interno dei giardini di Villa Bellini:

"...vestir semplicissimo antico, nude braccia, gambe, ginocchio, testa, coverto il dorso di pallio, che un' armilla ferma sul destro omero, il petto di corazza merlata, di cui sotto una tonicella mezzo gli vela le cosce, e i piedi di coturno.."

Ed ancora:
"...il protendere la [mano] destra allungandola distesa con liberale atto, l'appoggiare il manco braccio, con cui impugna lo scettro, sopra un' erma di Pallade sorgente a lui di costa, tenendo immota la mancina gamba..."

"...L'armatura, che veste il monarca, è lavorata con massima perfezione: ma perché sulla corazza scolpire due ippogrifi invece dell' aquila siciliana?Se il Cali fosse stato guidato da sperti uomini, ne' 15 merli della corazza posto avrebbe simboli leggiadrissimi e di storica significanza..."


     Come era: Ferdinando II (foto di Claudia Campese)


     Come è: Ferdinando II, villa Pacini

FERDINANDO II - Posta in origine a Piazza Stesicoro, nel punto esatto dove oggi sorge il monumento a Vincenzo Bellini, fu eretta  nell'ottobre 1842, il re è sempre rappresentato in abiti classici ed appoggia la mano sinistra sulla poppa di una nave, a ricordo della costruzione del molo di Catania (1837) avvenuto per regio assenso. La mano destra oggi spezzata, in origine impugnava lo scettro, il progetto prevedeva un altezza di palmi 12.

Davide Cristaldi
Claudia Campese

 Le tre statue del Calì, descritte dal Cav. Agatino Longo, 1853

Giornale di Scienze Lettere ed Arti per la Sicilia - diretto dal Bar. Vincenzo Mortillaro - Anno 13 . Vol 49 - Palermo - anno 1835 - PAG. 277

I Borbone in Sicilia 1734-1860, a cura di Enrico Iachello
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