mercoledì 15 luglio 2009

Conferenza del Comitato Storico Siciliano a Riposto(CT)

 Il Comitato Storico Siciliano ha il piacere di comunicare che è stata organizzata una conferenza a Riposto (CT) presso il "Parco delle Kenzie" di via Mario Carbonari, domenica 26 luglio alle ore 19.30.

Nel corso della serata sarà fatta luce sul periodo che ha interessato il Sud Italia ed il comune di Riposto durante il periodo borbonico, un epoca trascurata se non addirittura bistrattata e che solo ultimamente è stata rivalutata, grazie ai recenti studi che ne hanno rilevato gli aspetti positivi in campo economico e civile.

L'evento è anche su:


La conferenza sarà l'occasione per presentare le scoperte storiche effettuate dal Comitato delle Due Sicilie nel territorio di Riposto, comune che peraltro deve la propria autonomia amministrativa ad un decreto regio di Ferdinando II di Borbone del 1841, separandolo da Giarre.

Sarà fatta luce sul decadimento economico della città, avvenuto in concomitanza con l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte e sull'importanza che riveste la riscoperta della propria cultura e delle tradizioni; essenziale per dare una precisa identificazione storica alla propria comunità.

Continuare a negare la propria cultura, per Riposto, città nata e cresciuta durante il periodo borbonico, significherebbe cancellare il proprio passato, che è invece ciò su cui bisogna puntare oggi, a nostro avviso, per il rilancio economico e sociale della città.


informazioni:

mobile: 340-7640740



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martedì 14 luglio 2009

On-line il nuovo portale Sciacca Borbonica

da SiaccaBorbonica.it

Il leggere quanto scritto in questo sito Vi porterà a navigare nel procelloso mare della Vera Storia del Regno delle Due Sicilie, e procurerà in Voi. dapprima "incredulità" perchè la Storia che leggerete è completamente diversa da quella montagna di falsità ed infamità fatte scrivere dalla "malarazza (*)"nei libri di storia, sui Borbone, sul Regno delle Due Sicilie, sull' Esercito Borbonico e sulla "gente del Sud" e poi proverete una "cocente amarezza"nello scoprire che il Regno delle Due Sicilie era una delle Nazioni più ricche del mondo, l'unica quotata alla Borsa di Londra parimenti all'Inghilterra e, come e più di quest'ultima, all'avanguardia, nelle Scienze, nelle Arti, nella Cultura, con il relativo discreto benessere che queste cose portano con loro. Capirete che la vigliacca aggressione fatta "a tradimento" al Regno delle Due Sicilie non fu fatta come ci hanno insegnato nelle scuole e in qualche sceneggiato televisivo "per il grido di dolore che si levava verso il Piemonte da varie parti d'Italia", bensì dalla "fame" delle popolazioni del Nord e dall'oro del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, due banche ricolme d'oro, che serviva ai ministri del tesoro del Regno, per attuare "la parità aurea ". ovvero Valore nominale moneta = valore effettivo in oro.

Il Sud servì al Nord per riprendersi economicamente da due guerre perse dai sardo-piemontesi ed è stato spremuto come un limone e spogliato di tutto, dalle fabbriche, agli arsenali e perfino dagli essere umani, importati dal sud come schiavi per rimontare a nord tutto quello che era stato smontato e portato via dal sud.

Il Regno Sardo-Piemontese con la complicità (molto interessata) della solita Inghilterra, con l'aiuto delle "coppole" leggasi "mafia", con la collusione di buona parte della nobiltà siciliana e partenopea, con il tradimento di quasi tutti i generali borbonici comprati con l'oro inglese e di 44 siciliani ( si proprio 44.....come i famosi gatti), un avventuriero (Garibaldi) ed i famigerati 1000 che 1000 non erano affatto, bensi oltre 100.000, con un atto di pirateria internazionale aggredì all'improvviso, senza nemmeno uno "straccio" di dichiarazione di guerra, il pacifico ed opulento Regno delle Due Sicilie, per appropriarsi di tutte le sue ricchezze.

Ancora oggi il Sud non è riuscito a risollevarsi data la spoliazione subita, e a distanza di 150 anni i nostri giovani, le nostre menti migliori sono tornati ad emigrare, perchè adesso dopo averci spremuto per oltre 150 anni, il nord ha deciso di "mollarci" come si fà con la zavorra inutile.

Se volete approfondire quanto appena letto, non dovete far altro che continuare a leggere, e capirete che essere del Sud o Terrone è un onore, perchè la nostra è una storia scritta in più di 1000 anni, storia di un Regno e di Uomini, di Onore e di Gloria, di Benessere e Libertà che un secolo e mezzo di occupazione sardo-piemontese " non è riuscito a cancellare del tutto e, l'esistenza di siti come questo e di tanti altri ne è la conferma.

La "vergogna" la lasciamo a tutti i "fans" dei Savoja e a tutti i " venduti al nemico" compresi quelli che continuano, ancora oggi, ad onorare come "Padri della Patria " dei miserabili traditori come Francesco Crispi e dei delinquenti comuni come Garibaldi.

Francesco Crispi, soprannominato "il macellaio di Ribera" è già stato condannato dalla Storia per le atrocità commesse in Sicilia dai bersaglieri e carabinieri, chiamati a reprimere i moti contadini (leggasi Massacro di Bronte), su suo ordine quale ministro degli interni, è stato già virtualmente processato, riconosciuto colpevole, condannato ed "impiccato" quale criminale di guerra nella piazza centrale di Ribera. Aspettiamo che qualche solerte riberese, si senta leso nella propria storia e ci chiami in giudizio per raccontare ai riberesi intellettualmente onesti, quale immane tragedia per il Sud, ma per la Sicilia in particolare e quanti lutti e deportazioni questo "omuncolo arrivista" costò ai siciliani e a tutto il Sud.

Confidiamo nei giovani e nelle prossime generazioni per riprenderci la nostrà dignità di popolo, la nostra Storia e le nostre radici con tutti i mezzi.

Forza e Onore

(*) (i savoia)

WWW.SCIACCABORBONICA.IT

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lunedì 13 luglio 2009

Nasce un intesa tra il Comitato Siciliano e l'Ordine Costantiniano-Sicilia




Al Presidente dei C.D.S. Dr. Giuseppe Vozza,
Al Dr. Antonio Di Janni del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio


al Coordinatore Generale Davide Cristaldi


OGGETTO : Preliminare di intesa atto a costituire fattiva cooperazione e collaborazione storico culturale tra i C.S.S. ed il Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio, limitatamente alla Regione Siciliana.

La presente per dare comunicazione dell'avvenuto incontro tra il sottoscritto Segretario Regionale dei C.D.S. ed il Dott. Di Janni Antonio in rappresentanza del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio al fine di trovare punti di incontro storico-culturali che permettessero una proficua collaborazione al fine della riscrizione della storia e quant'altro utile a ristabilire la " vera " verità sulla fine del Regno delle Due Sicilie e sul risorgimento italiano.
Dopo un cordiale colloquio sono emersi numerosi punti con stessa identità di vedute e pertanto di comune accordo si è deciso di continuare nella collaborazione cominciando col continuare gli incontri ed unire le forze per le prossime manifestazioni sia dei C.S.S. che dell' Ordine Costantiniano, con la presenza di rappresentanti dei rispettivi gruppi.
Ringrazio infine il Dott. Di Janni ed il Sig. Lupo per la cordiale accoglienza ricevuta.

Sarà mia cura aggiornare le S. V. di eventuali sviluppi.

Sciacca, 10 luglio 2009


Pino Marinelli

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mercoledì 8 luglio 2009

Tra storia e mito: Alì il catanese e l'elefante


Nel 1237, l'esercito di Federico II sconfisse quello della Lega Lombarda a Cortenuova(BG), il bottino di guerra, il famoso "Carroccio" fu trainato fino a Roma da un elefante.

Nel 1239, un elefante diventò ufficialmente il simbolo di Catania.



Alì era un catanese, un catanese del 1200. Suo padre Fathi gli aveva lasciato due eredità molto ingombranti: la prima era quel nome, Alì, che immediatamente lo individuava come siciliano di origine araba e di religione musulmana. Ciò gli comportava molti problemi con i suoi concittadini, ma Alì sopportava tutto con pazienza anche perchè egli era orgoglioso di essere catanese almeno quanto di essere di origine araba e musulmano.

La seconda "ingombrante eredità" lasciatagli da suo padre era stata niente di meno che un elefante.Il pachiderma, arrivato in Sicilia dall’Africa come "trattore" per dissodare il campicello di famiglia, era sopravissuto a Fathi ed era pervenuto in eredità ad Alì alla morte del padre.

Quando Federico II represse le ultime scintille della rivolta musulmana a Entella e Gaito ed esiliò tutti i musulmani di Sicilia a Lucera di Capitanata, Alì dovette lasciare la sua casa nella campagna catanese e, seguendo le sorti dei suoi correligionari, trovò rifugio e nuova vita all’ombra del palazzo imperiale lucerino, entrando a far parte della guarnigione militare saracena insieme all’elefante, cui era stato dato il nome di "Alfio", storpiatura dell’arabo “Al-fil”, che vuol dire semplicemente "l’elefante".

Quando nel 1237 Federico II organizzò una spedizione in Padania per ridurre all’obbedienza i comuni leghisti ribelli, ad Alì venne ordinato di unirsi alla spedizione e di condurre con sè Alfio, l’elefante, con il compito di guidarlo attraverso le fila nemiche per gettarvi scompiglio e terrore. E così Alì partì, insieme ad altri 10.000 saraceni, a rinforzare l’esercito imperiale.

E dopo alterne vicende arrivò il giorno di Cortenuova. Presso questa località padana l’esercito imperiale affrontò quello della Lega, in tutto si scontrarono 35.000 soldati. L'esercito imperiale, fingendo di ritirarsi per l’inverno verso l'alleata Cremona, si portò invece sul più favorevole territorio di Cortenuova organizzando un’imboscata alla coalizione milanese-bresciana, indotta dalla finta mossa federiciana, a ritirarsi dal campo di battaglia.

I saraceni e i bergamaschi attaccarono l’esercito leghista a diverse ondate inducendolo ad affrettare la ritirata. Al calare della notte, Federico ordinò ai suoi uomini di dormire con l'armatura addosso, poiché l’indomani, alle prime luci dell'alba, avrebbero dovuto sferrare l’attacco decisivo. Infatti, il Podestà di Milano aveva deciso di ritirarsi sfruttando il buio della notte. Ma il terreno, reso molle e fangoso dalle piogge di novembre, rallentava molto la ritirata e così fu ordinato di lasciare il Carroccio a Cortenuova insieme a tutti i bagagli ingombranti e pesanti. A malincuore i soldati avevano obbedito abbandonando il Carroccio, proprio emblema di guerra, spogliato però di ogni stendardo e vessillo.

All'alba del 27 novembre Federico ordinò alla cavalleria di lanciarsi all'inseguimento dell'esercito leghista in rotta. Il vero massacro e il conseguente annientamento dell'esercito della Lega si perpetrò proprio in quel momento. I bergamaschi massacrarono selvaggiamente milanesi e bresciani che cercavano di lasciare frettolosamente il campo di battaglia senza più nemmeno combattere. Chi riusciva a scappare dalla violenza degli orobici, si gettava nel fiume Oglio in piena, dove annegava senza scampo. Alla fine del massacro, si contarono circa 10.000 morti per l'esercito della Lega Lombarda, e moltissimi prigionieri. Tra di essi anche 300 nobili di Milano, Alessandria, Torino e Vercelli, lo stesso podestà di Milano, nonché Pietro Tiepolo, figlio del doge di Venezia.

Federico II, dopo la schiacciante vittoria, fece un ingresso trionfale nella città alleata di Cremona, portando come trofeo il Carroccio, trainato da un elefante, il nostro Alfio, che recava lo stendardo imperiale. Sul Carroccio era legato il Podestà di Milano con un cappio al collo. Il suo destino era ormai segnato; oltre alla pesante umiliazione subita, Federico II lo rinchiuse in diverse prigioni della Puglia, ed alla fine, decise di metterlo al patibolo. Il Carroccio venne inviato con una missiva al Pontefice a Roma.A guerra terminata Alì, per i servigi resi, ottenne, in deroga al decreto di esilio, di poter tornare nella nativa Catania con un buon vitalizio e con l’obbligo di prendersi cura di Alfio l’elefante vita natural durante, cosa che Alì fece molto volentieri in quanto Alfio era per lui più di un parente stretto.Alì si stabili in una casetta sul mare presso il castello Ursino e tutti i giorni portava Alfio a passeggio sulla spiaggia. Ben presto l’elefante divenne l’amico di tutti i catanesi, in particolare dei ragazzetti che approfittavano della mansuetudine dell’animale per saltargli in groppa e giocare con la sua proboscide. La gente portava da mangiare al suo beniamino ed al suo padrone e tutti erano felici di condividere un po’ della loro vita e della loro giornata con Alfio, dilettandosi a farsi raccontare da ‘Alì la giornata di Cortenuova, quando Alfio aveva umiliato la Lega! Ed Alì non si sottraeva al racconto, che aveva ormai imparato a memoria attrezzandosi addirittura con cartelloni dipinti a vivaci colori che riportavano le scene salienti di quella esaltante giornata.Ma il tempo passa per tutti, ed un bel giorno Alfio venne trovato morto nella sua stalla sulla spiaggia. Aveva vissuto quasi 120 anni ed era ormai stanco della vita.Fu seppellito con tutti gli onori in una tomba che rimase sulla spiaggia per tanto tempo, fino a quando nel 1600 la lava dell’Etna la coprì per sempre. Ma alcuni di quei ragazzi, ormai uomini, che avevano giocato e fraternizzato con Alfio vollero che fosse ricordato per sempre. Si ricordarono che nei sotterranei dell’anfiteatro romano c’era la statua di un elefante che risaliva - si diceva - agli antichi Romani. La statua fu recuperata, ripulita, sistemata e fu quindi collocata nella piazza principale della città, davanti al duomo di Sant’Agata. Con quel monumento la città non si sarebbe più dimenticata di Alfio che diventò da allora il simbolo stesso di Catania, simbolo di forza, di onore e ... di vittoria sulla Lega, nonchè augurio di un pronto riscatto per le nostre Due Sicilie!

FONTE: http://laterzasicilia.blogspot.com/2009/07/ali-era-un-catanese-un-catanese-del.html

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mercoledì 1 luglio 2009

5 LUGLIO. Visita commemorativa al lager piemontese di Fenestrelle



Anche quest'anno commemoreremo presso l'ex campo di concentramento di Fenestrelle, i militari ed i civili dell'ex Regno delle Due Sicilie catturati nelle guerre del 1859-1861, con particolare attenzione ai 3 militari borbonici siciliani, unici "fortunati" della terra di Trinacria ad aver avuto una sepoltura dignitosa grazie all'intervento della Parrocchia, senza la quale i corpi e la loro memoria sarebbe finita sciolta nei vasconi di calce viva.

Per questi tre eroi, che si chiamavano Michele Montalto di Castelvetrano(TP), Zargia Pietro di Valledolmo(PA) , Demma Antonio di Termini Imerese(PA), poseremo un fiore sulle tombe poste dentro il cimitero del comune.

Organizzatore: DUE SICILIE DI TORINO, PIEMONTE, LIGURIA E VAL D’AOSTA.

Luogo: Fortezza di Fenestrelle Indirizzo: Via del Forte, 1 – 10060

Fenestrelle, Italy.

DOMENICA 5 LUGLIO 2009 9:00 – 12:00

PROGRAMMA:

- Ore 09.30 – Incontro degli invitati e dei convenuti nella
Piazza del Forte San Carlo di Fenestrelle.
- Ore 10.00 – Visita breve (durata un’ora con guida) della
parte bassa del complesso riguardante il
solo Forte San Carlo. Per effettuare la
visita è obbligatoria la prenotazione al
tel. nr. 0121 83600.
- Ore 11.30 – Santa Messa e Deposizione di una corona di
fiori ai nostri Soldati Caduti nella fortezza.
- Ore 13.00 – Pranzo presso il Forte di Fenestrelle oppure
presso i numerosi ristoranti e trattorie della
zona.

Tenendo conto dei limiti organizzativi della nostra Associazione, ed affinché, nonostante questo, sia data la massima risonanza alla sopraddetta Commemorazione, si pregano vivamente tutti indistintamente coloro che riceveranno questo messaggio di farne e promuoverne la massima diffusione, inviandolo a loro volta a tutti i singoli ed a tutti gli enti pubblici e privati, all’interno ed all’estero, che essi ritengano che possano esserne interessati anche solo a titolo meramente informativo all’evento, od affinché a loro volta diffondano anch’essi questo messaggio ad altri terzi. Raccomanderemmo poi a chi volesse contribuire in modo particolarmente attivo a questa azione informativa di prestare segnatamente attenzione alle Autorità ed agli Esponenti delle Istituzioni e dei Mass-Media Locali, Nazionali ed Esteri che si conoscano e che si ritenga che possano essere sensibilizzati e coinvolti a prendere loro iniziative a pro dell’argomento.
Infine, onde facilitare lo svolgimento positivo di tutti i momenti della Commemorazione si raccomanda agli eventuali partecipanti di voler gentilmente segnalare la loro adesione:

Ass. Due Sicilie di Torino
Via Principe Tommaso, 33
10125 Torino
Tel. 011 66 88 204 Cell. +39 347 039 8569
e-mail: // duesicilie.torino@libero.it


facebook, profilo: Due Sicilie di Torino
facebook, gruppo: Associazione Due Sicilie di Torino e del Piemonte
facebook, evento: Fenestrelle 1861 – Commemorazione Caduti e Prigionieri delle Due Sicilie

Il responsabile dell’organizzazione

Ing. Duccio Mallamaci

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