In un’epoca in cui, la guerra fratricida fu senza quartiere, si imponeva nella storia, un personaggio notevole. Questo grande uomo, scriverà anni dopo: "bisognerebbe che tutte le potenze in guerra, riconoscessero reciprocamente, i principi di neutralità del combattente ferito per tutto il tempo della cura." Questo fu l’appello, lanciato ai suoi superiori che avevano ammonito i medici al seguito delle truppe napoletane; quando per volontà del Generale Filangeri, si ordinava di non dare ne campo, ne ricovero ai feriti del nemico, previa la pena di fucilazione dei disobbedienti. Ferdinando Palasciano medico chirurgo, nacque a Capua il 19 giugno del 1815 e morirà a Napoli il 28 novembre 1891: durante i rivolgimenti avvenuti a Messina del 1847 – 1848, accadeva un fatto clamoroso, che segnerà nella storia futura un solco indelebile, durante un evento bellico: il riconoscimento di asilo e di cura, di tutti i feriti di guerra anche se nemici. Condannato per alto tradimento e destinato alla immediata fucilazione, per aver contravvenendo a un preciso ordine del Comandante Generale in capo. Posto agli arresti aspettava la sentenza che sarebbe giunta a breve giro di posta dopo qualche giorno: ma, il comportamento che tenne contro i rivoltosi impressionarono fortemente il Re, e pertanto, fu salvato da un decreto speciale, emesso dal sovrano Ferdinando II che lo sollevava da ogni responsabilità. Quando il regno dei Borboni ebbe termine, presentatosi davanti al Congresso internazionale dell’Accademia Pontiniana nel 1861 a Napoli, ricordando cosa ebbe a scrivere al sovrano prossimo alla morte, incalzato dai suoi carcerieri: “i feriti, a qualsiasi esercito appartengono, sono per me sacri e non possono essere considerati come dei nemici.” La sua fama allora crebbe e si propagò fra le valli e le mura delle scuole e delle Accademie europee. Avendogli a riconoscere un ruolo nella costituzione della Carta dei principii del Congresso di Ginevra 1864, ispirando con il suo comportamento i padri fondatori. E allo stesso tempo, in molti lo ritengono, come il precursore, di quell’organizzazione che muovendo i primi passi, si soleva identificare come La Croce Rossa. Da un fatto di sangue che ebbe teatro a Messina, nacque qualcosa di grande, di duraturo, coltivato un poco, da tutti quelli che amano la vita oltre ogni interesse di parte. In questo caso, il sovrano Ferdinando II, etichettato come gretto, e nefasto despota, si mostrò lungimirante e caritatevole non certo, verso un suo ufficiale medico, ma verso quel messaggio che faceva proprio. Gli uomini quando cagionevoli, hanno il diritto della misericordia perchè uguali nel momento del bisogno. Alessandro Fumia fonte: http://zancleweb.wordpress.com/2011/03/18/i-moti-anti-borbonici-scoppiati-a-messina-1847-–-1848-hanno-il-suo-eroe-il-dottor-ferdinando-palasciano/
mercoledì 23 marzo 2011
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