giovedì 17 settembre 2009

L'unità d'Italia fatta con il sacrificio della Chiesa.


Alcuni preti vengono arrestati durante il periodo della confisca

Essendo da sempre la Sicilia molto ricca di beni ecclesiastici, questi finirono nelle mire dei nuovi governanti piemontesi spinti dalle pressioni delle politiche anti-clericali che come è noto, accompagnarono tutto il Risorgimento.
Vi fu chi vi si oppose al censimento ed alla vendita dei beni beni ecclesiastici, come il deputato D'Ondes-Reggio nella tornata del parlamento torinese del 23 luglio 1862. Ma ci fu anche chi considerava i beni della Chiesa come beni "nazionali" e quindi lo Stato aveva diritto ad impossessarsene.

Ma se era vero che i beni della Chiesa erano dello Stato, perchè questi non furono ceduti ai contadini anzichè essere venduti all'asta?Perchè si doveva ricomprare dal nuovo Stato un bene di cui era proprietaria la comunità che da sempre ne usufruiva?Difatti da questa operazione finanziaria, rimasero senza lavoro decine e decine di migliaia di contadini che lavoravano con buon soldo presso le aziende agricole gestite dalla Chiesa.

Fatto sta che dalla vendita dei monasteri, di terreni, di beni, lo stato italiano ne ricavò ben 700 milioni che contribuirono i maniera sostanziale al pareggio di bilancio e sanare quel debito pubblico mostruoso che il Piemonte portava in dote.
Tutto ciò che non si vendette passò al Demanio, infatti parecchie caserme di oggi, furono monasteri al tempo delle Due Sicilie.
Accadde il 7 luglio del 1866 che fu promulgata una legge che prevedeva il pagamento ai comuni, che ospitavano beni ecclesiali, di un 1/4 del ricavato della vendita.Ma tale quarto veniva calcolato sul valore del bene dichiarato dai preti(che era bassissimo) e non sul valore di vendita finale.Ragion per cui al netto delle tasse ai comuni andavano gli spiccioli.

Ecco il regio decreto per la sopprressione degli Enti Ecclesiastici:

(N.3848)

Legge per la liquidazione dell'asse ecclesiastico.
15 agosto 1867

VITTORIO EMANUELE II
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato:
Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

Art. 1 Non sono più riconosciuti come enti morali:
1° I capitoli delle chiese collegiate, le chiese ricettizie, le comunìe e le cappellanie corali, salvo, per quelle tra esse che abbiano cura di anime, un solo beneficio curato od una qnota curata di massa per congrua parrocchiale

2° I canonicati, i benefizi e le cappellate di patronato regio e laicale dei capitoli delle chiese cattedrali;

3° Le abbazie ed i priorati di natura abbaziale ;

4° I benefizi ai quali, per la loro fondazione, non sia annessa cura d'anime attuale, o l'obbligazione principale permanente di coadiuvare al parroco nell'esercizio della cura ;

5° Le prelature e cappellanie ecclesiastiche, o laicali ;

6° Le istituzioni con carattere di perpetuità, cho sotto qualsivoglia denominazione o titolo sono generalmente qualificate come fondazioni o legati pii per oggetto di culto, quand'anche non erette in titolo ecclesiastico, ad eccezione delle fabbricerie, od opere destinate alla conservazione dei monumenti ed edilizi sacri che si conserveranno al culto. Gli istituti di natura mista saranno conservati per quella parte dei redditi e del patrimonio che, giusta l'articolo 2 della legge 3 agosto 1862, n° 753 , doveva essere distintamente amministrata, salvo quanto alle confraternite quello che sarà con altra legge apposita ordinato, non differito intanto il richiamo delle medesime alla sorveglianza dell'autorità civile.

La designazione tassativa delle opere che si vogliono mantenere perchè destinate alla conservazione dei monumenti, e la desigi azione degli edifizi sacri da conservarsi al culto, saranno fatte con Decreto reale da pubblicarsi entro un anno dalla promulgazione della presente legge.

Art. 2. Tutti i beni di qualunque specie appartenenti agli anzidetti enti morali soppressi sono devoluti al Demanio dello Stato sotto le eccezioni e riserve infra espresse:........
(1)

D'altronde tra i motivi che scatenarono la famosa "Rivolta del 7 e mezzo", che proprio in questi giorni compie l'anniversario, vi fu proprio "l'abolizione dei Corpi Religiosi" come scrisse il comandante della Guardia Nazionale di Palermo, sig. Gabriele Camozzi.
Raffaele Cadorna, il generale che rase letteralmente al suolo Palermo, arrivò a scrivere che la rivolta era fomentata dai preti e dalle monache che partecipavano in armi alle squadre in rivolta.
Un ufficiale piemontese scrisse il 24 settembre 1866 al "Progresso di Vicenza" e al "Diritto" del 1° ottobre: "oggi continuano a fucilare; ne ammazzano dai cinque ai sei alla volta.Frati e preti sono lasciati in balia dei soldati.Ti puoi immaginare il massacro che si fa!"(2).

Che vi fosse un odio eccessivo contro i religiosi lo dimostrano le famose invettive garibaldine contro i preti, ma anche altre meno note come quelle lanciate nel 1861 da Giacomo Oddo dal suo libro pubblicato a Milano, "Il brigantaggio o l'Italia dopo la dittatura di Garibaldi", nel quale scrive:
"A noi ci fa più male un prete che cento briganti affamati, e tutti i preti sono nostri nemici e tutti lavorano indefessamente a nostro danno e scorno"
Ed ancora:
"Io non posso qui nominare tutti i preti nemici alla nostra causa, bisognerebbe nominarli tutti, rarissime essendo le eccezioni, e questa lunga litania riescirebbe di poco frutto"

Questo come altri libri del genere non poterono non generare un clima di "caccia alle streghe" nei confronti dei religiosi e perciò appare molto probabile che di massacri ve ne furono davvero, ma bisognerebbe fare una ricerca molto più approfondita per ottenere il numero esatto negli anni che seguirono l'Unità.
Ecco cosa si legge nella "Difesa del duca di Modena dalle accuse del Sig.Gladstone(3) - Marchese di Normanby - traduzione in italiano - Venezia - 1862", a pag.38:

"II Contemporaneo di Firenze, nell'agosto 1861, pubblicava la seguente Statistica di soli nove mesi di reazioni nelle provincia meridionali: Morti fucilati istantaneamente - 1841 ; morti fucilati dopo poche ore — 7127; feriti - 10604, prigionieri - 6112; sacerdoti fucilati - 54; frati fucilati - 22; case incendiate - 918; paesi incendiati - 5; famiglie perquisite - 2903 ; chiese saccheggiate - 12 - ragazzi uccisi - 60; donne uccise - 48; individui arrestati - 13629; comuni insorti - 1428. Sono cifre che fanno raccapriccire; eppure non son tutte! Povera Italia!"


(1) Manuale di tutte le leggi, decreti e regolamenti relativi alla liquidazione dell'Asse Ecclesiastico - Ministero delle Finanze - Firenze 1868 - pag.108
(2) La Civiltà cattolica - vol.102 - serie VI - Roma - 1866 - pag.237
(3) Sir. Gladstone, lo stesso che scrisse, senza averle mai vedute, che le prigioni napolitane erano orrende, con lo scopo di delegittimare il governo di Ferdinando II.

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