venerdì 17 aprile 2009

Al Piccolo Teatro di Catania va in scena "Ferdinando" di Annibale Ruccello


24, 25, 26 aprile al Piccolo Teatro di Catania via in scena Ferdinando di Annibale Ruccello.

“E non parrari ‘ntalianu, u capisti?! Ntà sta casa l’italianu n’o vogghiu sèntiri..”, dice Donna Clotilde de’ Lucanigro, uno dei personaggi del Ferdinando di Annibale Ruccello, nella sua invettiva contro la lingua da lei definita straniera e barbara. E la lingua è proprio l’oggetto della sperimentazione di questo allestimento. Scritto in napoletano nel 1985 e portato sulle scene per oltre vent’anni da Isa Danieli, vede ora l’esordio al teatro Sangiorgi di Catania in lingua siciliana, più precisamente nel catanese ottocentesco.

Una sperimentazione intrigante, una diversa ambientazione voluta dal regista e attore campano Giancarlo Guercio che, negli anni, ha lavorato molto sui testi della nuova drammaturgia napoletana e in modo specifico su quelli di Annibale Ruccello. Una traduzione fedele, approntata insieme al giovane scrittore Alfredo Polizzano, che non ha riguardato soltanto la trasposizione linguistica ma tutto il contesto scenico: l’originale è ambientato nell’hinterland napoletano, l’allestimento odierno in quello etneo. Due vulcani, il Vesuvio da un lato e l’Etna dall’altro, due passioni viscerali simili per tanti aspetti, un’unica epoca, vissuta allo stesso modo e con le medesime vicende; i segni di una storia ormai trascorsa, quella borbonica, e i tratti di un mondo nuovo, quello liberale, nordico, l’Italia repubblicana.

In questo plot scenico si consumano le vite di quattro personaggi, legati tra loro da interessi patrimoniali e destini avversi, in cui la gioia è scomparsa ormai da tempo o forse non è mai venuta. E se per qualche ragione il bene assume una qualche forma, lo fa per illudere, divenendo una parvenza assolutamente inconsistente: constatazione ancora più amara legata all’inganno e alla beffa. Ciò che poteva rappresentare un riscatto si rivela invece il segno della immutabilità degli eventi. E si ritorna così all’inizio, come in un percorso circolare, o in un rito, grazie al quale tutto torna nella condizione originaria, ma rinnovati. Per ricominciare, o per finire.

Le vicende narrate non fanno che s-velare il sacro e il valore antropologico che esso assume, nell’ottica di un attento conoscitore del comparto popolare come Ruccello.

Queste le chiavi di lettura che hanno determinato l’allestimento catanese, che ha trovato già molteplici sostegni: il Comune di Catania, che ha patrocinato l’iniziativa, il Teatroclub Nando Greco e il Gruppo d’Arte Sicilia Teatro, realtà che in questi mesi si sono adoperate per la riuscita dello spettacolo.

Le scelte artistiche sono state motivate dal desiderio di proporre ad un pubblico più ampio una drammaturgia nuova, diversa da quella tradizionale napoletana, in cui si nascondono elementi legati alla tradizione ma numerosi sono gli aspetti innovativi. E in questa logica sono stati individuati gli attori, provenienti da vari gruppi: a Silvana Lena il compito delicato di interpretare il ruolo della baronessa Donna Clotilde; Grazia Di Stefano incarna l’assurda e terribile Gesualda; Davide Giuffrida è l’interprete dell’enigmatico Don Carmelo, mentre il giovane Davide Sapienza si immedesimerà nelle molteplici identità di Ferdinando.

“Le intenzioni che avevo in merito alla sperimentazione proposta si stanno rivelando tutte esatte, dice il regista Giancarlo Guercio. È un grande testo, assurdo, geniale, quanto terribilmente vero e questa messinscena è davvero il frutto di un percorso di studio, di conoscenza, di sperimentazione. Sono contento di aver avuto l’occasione di lavorare con dei professionisti seri e dei collaboratori davvero validi; sono soddisfatto perché emerge in ogni battuta tutta la carica emozionale, tutto l’intrigante pathos di cui il testo è impregnato. Mi fa piacere che sia Catania ad ospitare questa prima messinscena; l’auspicio è di promuovere all’esterno, nei teatri nazionali un lavoro bellissimo, all’altezza di uno spettacolo ben fatto e curato nei minimi dettagli”.

FONTE: http://www.mondoqueerblog.com/2009/04/17/ritorna-al-piccolo-teatro-di-catania-ferdinando-di-annibale-ruccello-con-una-nuova-messa-in-scena/

1 commento:

placido altimari ha detto...

"Ciò che poteva rappresentare un riscatto si rivela invece il segno della immutabilità degli eventi."
il senno di poi dovrebbe insegnarci le modalità del senno di prima. unico deterrente alla "immutabilità degli eventi".