giovedì 22 gennaio 2009

Anche la Chiesa scende in campo per il Sud


CHIESA NEL SUD, CHIESA DEL SUD

La Chiesa del Sud scende in campo. Lo fa a modo suo, vent’anni dopo il documento della Cei su «Chiesa italiana e Mezzogiorno», affrontando di petto la questione meridionale, alla luce di due decenni che sono stati cruciali e, inutile nasconderlo, di decadenza. A chiamare a raccolta le «divisioni» del papa è ancora una volta il cardinale Crescenzio Sepe che per il 12 e il 13 febbraio radunerà a Napoli tutti i vescovi meridionali in un convegno che si terrà all’hotel Tiberio (a Gianturco), intitolato « Chiesa nel Sud, Chiese del Sud ». Relazioni di ecclesiastici e di laici, arcivescovi e docenti universitari, che concluderanno un lavoro al quale si sono già dedicati da tempo i rappresentanti delle cinque conferenze episcopali regionali del Mezzogiorno. Alla fine dei lavori gli atti saranno inviati alla Cei ed entro la fine del 2009 sarà stilato un documento. «L’azione della Chiesa, incentrata sulla carità» ha spiegato Sepe, alla conferenza di presentazione, ieri mattina, in Curia «non vuole supplire le mancanze delle istituzioni pubbliche, ma dispiegare la sua missione pastorale perché la Chiesa si occupa dell’uomo e intende riformarlo, per fargli prendere coscienza». Una missione pastorale, ma che intende lasciare un segno politico, come già fece vent’anni fa il documento Cei che definì la questione meridionale una questione morale, e non era ancora scoppiata Tangentopoli. Come sempre le parole dei prelati sono sfumate. Necessariamente. Anche se il vicario per la cultura Adolfo Russo ha precisato che «il convegno non è un messaggio ai politici perché la Chiesa vuole formare la coscienza dei cittadini». Ha lanciato comunque un suo messaggio ripetendo le parole di don Luigi Sturzo: «Servire lo Stato, non servirsi dello Stato». A buon intenditor. Dal canto suo Sepe ha ribadito: «La Chiesa compie la propria missione perché ha occhi per vedere e orecchie per sentire e la sua missione, ma non pretendiamo di offrire soluzioni tecniche o politiche, vogliamo piuttosto ribadire che occorre recuperare, nel rispetto del ruolo di ognuno, i valori dell’etica e della responsabilità». Giuseppe Acocella, invece, è stato netto: «C’è l’assoluta indifferenza per il Sud da parte di dovrebbe occuparsene seriamente. Occorre individuare chi, per il proprio interesse, ostacola il bene comune». I nodi sono storici. «Si torna a parlare della questione meridionale» ha aggiunto il cardinale «perché la si immaginava superata, invece è solo diventato un problema nazionale, con la nascita di una questione settentrionale». Le parole chiave sono lavoro ed etica: «Va sottolineata la necessità di un’assunzione di responsabilità morale e soprattutto si deve intervenire per l’occupazione, aiutando i giovani, le donne, le famiglie». Una discesa in campo per «un’analisi profonda, seria e oggettiva» mette naturalmente in relazione la Chiesa, con tutte le sue articolazioni, agli altri protagonisti della società. Detto in parole povere: la politica deve tornare a occuparsi della gente.

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