mercoledì 23 febbraio 2011

RAGUSA. Seminari sul Regno delle Due Sicilie e Risorgimento




Presentazione dei seminari
L'idea che ha dato vita a questi appuntamenti culturali è stata quella di affrontare il tema dell'Unità d'Italia, in occasione del suo 150esimo anniversario, parlando di persone, avvenimenti e luoghi a noi vicini.

Secondo alcuni storici la politica dei vari governi unitari, sopo il 1860, aggravò le condizioni generali della Sicilia,
riducendola a vera colonia del Piemonte: i braccianti e i contadini, che avveano sperato nella distribuzione delle terre, dovettero invece fare i conti con nuove pesanti imposte mentre i notabili locali si adattarono alle nuove regole, divenendo convinti fautori dell'annesione al Regno piemontese per mantenere i vecchi privilegi.

Grazie agli interventi di illustri relatori ci occuperemo di fatti, di uomini, di folclore, di abitudini e gastronomia ma soprattutto dell'animo degli Iblei trascinati in eventi inaspettati, forse sperati, di enorme impatto economico.

Non una rivisitazione storica, ma un analisi sincera che mira, comunque, a conservare la memoria e l'identità della Nazione in un momento di profonde trasformazioni della società.

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martedì 22 febbraio 2011

Novità editoriale - IL 14° BATTAGLIONE CACCIATORI DI LINEA


di Giuseppe Pavone,
discendente dell'eroe borbonico siciliano, Tenente Benedetto Pavone

IL 14° BATTAGLIONE CACCIATORI DI LINEA DELL’ESERCITO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DURANTE LA CAMPAGNA MILITARE SETTEMBRE - NOVEMBRE 1860


Nella Rassegna annuale “Studi Sorico-Militari 2008”, edita a fine 2010 dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, è stato recentemente pubblicato il saggio di Giuseppe Pavone, da titolo sopra riportato, che riproduce, commentandolo ampiamente, il memoriale Giorna-letto militare della Campagna dal Volturno al principio dello assedio di Gaeta dal 6 settembre al 19 novembre 1860 circoscritto nella parte che riguarda la 3a Compagnia Capitano Sinibaldo Or-lando del 14mo Battaglione Cacciatori, conservato presso l’Archivio del Museo Centrale del Risor-gimento di Roma e facente parte della raccolta documentaria appartenuta ad Harry Nelson Gay .
Il saggio fa parte dei contributi dell’Autore impegnato nel recupero storiografico di docu-menti d’archivio inerenti in particolare l’ultima difesa del Regno delle Due Sicilie a cui partecipa-rono suoi diretti antenati e specificatamente suo bisnonno ufficiale nel 14° Battaglione Cacciatori.

Il memoriale è anonimo, tuttavia si hanno motivi per ritenere che il suo estensore sia stato il capitano Sinibaldo Orlando , comandante della 3a Compagnia. Primo motivo è che il riferimento costante alle gesta del capitano Orlando e ai suoi stati d’animo – eclatanti quelli relativi all’azione sul colle Lombone e al precedente incontro con Francesco II – rendono improbabile che un altro mi-litare abbia potuto annotare, o successivamente apprendere e descrivere, fatti personali e moti inte-riori di un’altra persona. Secondo motivo è che in altro memoriale conservato nell’Archivio e rela-tivo al 1° Reggimento Granatieri della Guardia, redatto nel medesimo periodo storico, si indica e-splicitamente il Capitano Sinibaldo Orlando quale autore del Giornaletto segno che ciò era ben noto tra i memorialisti militari borbonici.
Del Giornaletto sono noti due esemplari: quello conservato nell’Archivio del Museo Centra-le del Risorgimento ed un altro in possesso di un collezionista privato ; i testi dei due esemplari so-no quasi identici ma nel saggio si riproduce, per la sua pubblica rintracciabilità, quello inedito con-servato presso il Museo del Risorgimento e che sembra essere una delle prime stesure per le molte correzioni, cancellazioni e integrazioni in esso presenti e che avrebbero portato a compilare il se-condo manoscritto caratterizzato, rispetto al primo, da modeste varianti e perfezionamenti che, ad ogni buon conto, sono riportate nel saggio per completezza documentale.
Il titolo Giornaletto militare manifesta che trattasi di un diario giornaliero di fatti militari non rapportabile, quindi, ad una più articolata Cronaca. Il manoscritto manca, infatti, di argomenta-zioni strategiche e tattiche nonché del contesto dell’intera Campagna militare e, in qualche misura, anche del Battaglione d’appartenenza; vi sono inoltre contenuti diversi errori riguardo date, nomi e luoghi (cui nel saggio si pone rimedio attraverso molte note). Per questi motivi il contributo storico del manoscritto è oggettivamente scarso e anche fuorviante per gli errori anzidetti; tuttavia vi si possono apprezzare importanti conferme ad altri memoriali dell’epoca e spunti di riflessione, sia umani sia sulla direzione della Campagna militare, che lasciano comprendere quale fosse il “clima ambientale” in cui versavano i Corpi combattenti borbonici. La pubblicazione del Giornaletto trova quindi motivo nell’ambito della testimonianza dei diretti protagonisti di parte borbonica i quali, se molto verosimilmente non avevano cognizione dei contesti sociali, economici e politici, interni ed esterni al loro Regno, certamente non ignoravano quale fosse il loro dovere di soldati istituzionali che in ogni tempo, luogo, e circostanza, è quello di difendere in armi la propria Patria; dovere che nonostante l’evidente prossima definitiva disfatta adempirono degnamente mostrando sino alla fine un contegno, una disciplina, una fedeltà che destarono l’ammirazione di tutti .
Limitarsi però come proposto in altre pubblicazioni , alla sola trascrizione del Giornaletto, che riporta la gesta di una ristretto numero di combattenti, ridurrebbe le gesta stesse ad un indeci-frabile susseguirsi di eventi sminuendone significato e valore. Pertanto nel saggio si è proceduto ad inquadrare quanto descritto nel Giornaletto nel contesto operativo di tutto il Battaglione nonché, per quanto possibile, nello scenario della Campagna d’autunno. Contesto e scenario che si è scelto di rappresentare, giorno per giorno, ricorrendo sistematicamente, nelle note, a specifici estratti dalla nota Cronica della Campagna d’autunno di Giovanni Delli Franci nonché a qualche utile contributo di altri Autori, tutti riconosciuti per attendibilità storiografica. Il saggio quindi consente di offrire il più ampio quadro possibile sui fatti operati dal 14° Battaglione Cacciatori, durante la “Campagna d’autunno” rimanendo immersi nel “clima ambientale” borbonico.
È doveroso evidenziare che tutti i componenti del 14° Battaglione Cacciatori, essendo stato questo costituito appena l’anno precedente lo svolgersi della Campagna d’autunno, provenivano da altri Corpi, o vi ebbero la prima assegnazione, per cui non potevano disporre dell’affiatamento deri-vante da un pregresso comune addestramento; ciò nonostante quel battaglione, nel suo complesso, si comportò lodevolmente durante tutta la Campagna, sia sul piano militare sia sul piano etico, co-me ebbero a testimoniare il Delli Franci, nella sua Cronica, e il re Francesco II, nel suo proclama del 30 settembre 1860 alla vigilia della battaglia del Volturno.

Il saggio è poi corredato di un ampio Repertorio dei nomi con tutti i dati anagrafici di cia-scun personaggio, completi per quanto possibile, e l’incarico ricoperto all’epoca dei fatti; repertorio la cui compilazione ha comportato una specifica indagine presso molteplici fonti oltre a quelle ri-portate nella Bibliografia. Infine, otto tavole a colori e b/n arricchiscono il saggio.

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Il Regno delle Due Sicilie a Ragusa Ibla



Il Comitato Storico Siciliano invita iscritti e simpatizzanti della Sicilia Occidentale al seminario sul Regno delle Due Sicilie organizzato in occasione del 150° dell'Unità d'Italia.
L'obiettivo dei seminari è l'approfondimento del periodo borbonico in Sicilia ed in particolare nel Val di Noto e del territorio di Ragusa (allora sotto l'intendenza provinciale di Noto)

Per il CSS relazionerà il Dott. Armando Donato, responsabile della sezione provinciale di Messina.
Tra gli ospiti segnaliamo Uccio Barone ed Angela Pellicciari.

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MESSINA - Nel 1858 uno stabilimento tessile da 2000 operai



Lo stabilimento tessile di Gaetano Ainis da Messina

Un imprenditore come tanti in quella città di Messina nel XIX secolo che puntava a migliorarsi sempre. Ebbe iniziato presso il Ringo, una località a qualche chilometro di distanza, nella riva settentrionale della città di Messina allocandovi una filanda, e una fabbrica per la stampa dei tessuti di cotone; questa fabbrica, fu ulteriormente ingrandita e nel 1855, realizzò un grandissimo stabilimento industriale.

Nel 1858 vi aggiunse la tessitura meccanizzata, utilizzando tre macchinari a forza cavalli vapore, con 5 caldaie della potenza complessiva di 75 cavalli: le quali alimentavano pure, 102 telai e tutte le altre decine di macchine, necessarie per la completa lavorazione dei filati tessili, consumando 1200 tonnellate di carbone all’anno.
Si lavoravano in questo stabilimento annualmente, 500 balle di cotone filato, del peso di quintali 3200. Oltre diverse droghe necessarie per la coloritura e la stamperia dei filati per un peso di due quintali e mezzo; producendo 25 pezze di tessuto grezzo, lunghe cadauna 24 metri. Per lo più il tessuto filato stampato con queste tecniche lavorative, ammontava annualmente a 60000 pezze in tessuti diversi.
Vi prestavano opera: 1600 tessitrici, 50 scolare, 200 operai, 3 direttori, 6 fuochisti, 2 macchinisti, 4 incisori, 3 custodi pagandoli per salario, da un tarì a una onza. Cioè da lire 0,42 a lire 12,75 giornaliere.
Grazie ad altre carte, in rapporto a questo stabilimento, oggi diremmo il suo indotto, prendevono opera altri 400 operai.
Tale stabilimento, in modo diretto e in modo indiretto, forniva lavoro a 2270 operai messinesi.

Alessandro Fumia
fonte: http://zancleweb.wordpress.com/2011/02/15/lo-stabilimento-tessile-di-gaetano-ainis-da-messina/

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Via Cialdini a Riposto, nuovo articolo su La Sicilia



Dopo l’appello lanciato nel 2010 - che è stato supportato da centinaia di e-mail giunte da tutta Italia all’indirizzo di posta elettronica del primo cittadino ripostese attraverso il sito web del "Comitato Due Sicilie" [oggi Comitato Storico Siciliano ed aderente alla rete delle Associazioni delle Due Sicilie ndr] - si torna a chiedere al sindaco Carmelo Spitaleri di cambiare la denominazione della strada dedicata al generale Enrico Cialdini, riconosciuto "criminale di guerra sabaudo".

Autore di tale richiesta è un cittadino di Torre Archirafi, il dott. Rosario Pistorio, il quale chiede al sindaco Spitaleri di intitolare la predetta strada della città del porto dell’Etna allo storico di Sicilia, prof. Santi Correnti, nato a Riposto, scomparso nell’agosto di due anni fa.
Pistorio ricorda che su Facebook si è costituito, nei mesi scorsi, un comitato spontaneo, dove si fa esplicita richiesta al primo cittadino ripostese di togliere la targa "via Enrico Cialdini" perché suona ad offesa di tutti i siciliani e delle popolazioni meridionali. "Cialdini - ricorda Pistorio - non esitò a mettere a ferro e fuoco interi paesi del Sud, appena annesso al Piemonte, passando per le armi migliaia di uomini, donne e bambini".
L’appello per ricordare ai posteri l’impegno culturale dello scomparso prof. Santi Correnti, "defensor Siciliae" , oltre che dai figli, magari con l’intitolazione di una strada, non solo nella natia Riposto, è stato lanciato da diverse persone.
S. S.

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venerdì 11 febbraio 2011

Le artiglierie della Real Marina Borbonica



Sul litorale nord di Messina, in zona di Pace – Grotta o Grotte, sono visibili due grossi cannoni di marina in ghisa, recuperati nella spiaggia sottostante parecchi decenni addietro ed esposti lungo la riviera. Così come in altri casi, il ritrovamento dei pezzi, seppur a distanza di qualche centinaio di metri l’uno dall’altro, è avvenuto nei pressi di ex presidi militari, ubicati nell’importante tratto costiero sorvegliato a sud dal fortino della Grotta, antico fortilizio di cui oggi rimangono pochi resti, ma che di fatto era una fortificazione permanente armata di batterie. A nord poco oltre la fiumara Guardia la difesa spettava invece all’omonimo fortino, oggi non più esistente, ma ancora attivo nel 1810-12 e oltre, segnalato come punto fortificato nel 1864 e dismesso nel 1866.

Il fortino della Grotta, di antica fattura, fu già attivo durante la rivolta antispagnola (1674-1678) e armato dagli spagnoli durante l’assedio di Messina del 1718. Nel 1734 nei suoi pressi sbarcarono gli stessi spagnoli nell’ambito delle operazioni di riconquista della Sicilia. Il luogo fu armato con nuove artiglierie nel 1799 e dal 1803 al 1805 il fortino fu comandato dall’alfiere La Scala, rinforzato nel 1810 da una batteria e trinceramenti Inglesi, ancora armato nel 1812 e classificato nel 1815 come forte di quinta classe. Fu inoltre oggetto di studio degli ingegneri militari austriaci nel 1821-1823, nonché luogo di operazioni durante i moti del 1848, segnalato come punto fortificato nel 1864 e dismesso nel 1866. In questo luogo nell’aprile 1860 sbarcò Rosolino Pilo, esiliato a Genova in quanto rivoluzionario durante i moti del 1848 e che cadrà in azione con l’esercito garibaldino nel maggio 1860 presso Palermo, contro i reparti del col. Von Mechel.

Il design di questi due massicci cannoni evidenzia una tipologia di artiglieria navale palesemente più moderna e rifinita anche nel metodo di fusione, con forme più tozze e poco slanciate per facilitare la manovra sulle navi e quindi dotata di grossi spessori, culatte e cerchiature allo scopo di resistere alle fortissime pressioni esercitate dallo scoppio delle cariche, utili a compensare e assicurare le prestazioni ottimali contro le navi nemiche, la cui progettazione era parecchio migliorata rispetto ai primi anni del secolo. I cannoni sin dal ritrovamento sono stati erroneamente attribuiti alla marina inglese e continuano ad essere denominati inglesi da media, studiosi e storici locali poco attenti, nonostante l’evidenza dei fatti riveli ben altra appartenenza. Infatti in realtà si tratta di pezzi da 36 libbre della real marina borbonica, perfettamente uguali ai cannoni visibili in vari luoghi in Sicilia e Campania. Le artiglierie di questo tipo facevano parte dell’armamento primario dei vascelli da 74 cannoni, in questo caso verosimilmente il vascello Sannita, varato a Castellammare nel 1792, dotato di tre ponti e due batterie armate di cui una coperta. Il Sannita che armava 28 pezzi da 36, fu danneggiato dopo l’ultima importante missione di scorta a Palermo nel 1798 e portato nel 1799 in dismissione a Messina.


Palermo - Cannoni posti all'ingresso del Comando Militare Regione Siciliana(Palazzo dei Normanni)

Facile l’identificazione per via dello stemma posto subito innanzi al campo di lumiera, composto da una corona reale borbonica con ancora sormontata dalle iniziali “FR”, quindi Ferdinando Rex, ovvero Ferdinando IV di Napoli, re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III, nonché Ferdinando I delle Due Sicilie dal 1816 al 1825. Si consideri che il sovrano inglese dell’epoca era Giorgio III (regno 1760-1820) la cui corona e monogramma “GR” riscontrabili sulle relative artiglierie in corrispondenza degli orecchioni e anche sulle monete dell’epoca, non corrispondono palesemente con quelli in questione. La somiglianza o uguaglianza con cannoni di altre nazionalità, è giustificata dal fatto che molti stati commissionavano altrove (in particolare in Svezia) la fusione di artiglierie secondo progetti e design simili. Sulla faccia dell’orecchione sinistro sono riportate le date di fusione (1789 e 1791) visibili anche sotto lo stemma, sull’orecchione destro vi sono invece le iniziali AB del produttore, ovvero una specifica fonderia svedese. Le diverse date di fusione si rifanno al progetto (Napoli 1780) di istituire una grande flotta di vascelli e le successive produzioni dei cannoni in base al varo delle navi. A causa della scarsa qualità del “ferro del regno”, a partire dal 1772 nacquero negoziati per la fusione e l’acquisto di artiglierie in Svezia, in cui i materiali da impiegare erano certamente migliori.

Di conseguenza partirono per la Svezia varie commissioni per l’acquisto di centinaia di artiglierie in sostituzione di quelle ormai obsolete e decrepite. Considerata la tipologia di artiglieria, il motivo della presenza in tale luogo potrebbe spiegarsi con i resti di batterie costiere con cannoni dismessi da navi, posizionati durante il periodo murattiano. Esiste infatti un documenti di archivio che descrivono il posizionamento nel 1799 di 12 cannoni da 36 libbre in zona Piedigrotta e Paradiso. Tuttavia viste anche le date di fusione dei pezzi, una ipotesi più attendibile è quella riportata dal Marulli, circa due cannoni posizionati in loco nel 1848, anno dei moti rivoluzionari contro le truppe regie, ritiratesi nella zona falcata dopo aver lasciato gli altri presidi e circondate da decine di batterie siciliane di vario calibro. Tale fonte riporta infatti un lettera di Allegro del 19 giugno che racconta di due cannoni da 36 libbre sottratti dai rivoltosi all’arsenale nemico durante una sortita notturna presso il piano di Terranova, e posti in difesa costiera nel luogo del ritrovamento. Altre fonti confermano ciò riportando che durante i moti le truppe rivoluzionarie si impossessarono di 17 cannoni di grosso calibro appartenenti al dismesso vascello Sannita, ubicati presso i resti dell’arsenale del piano di Terranova. Infatti la necessità di posizionare artiglierie in questo luogo è ben evidente in una richiesta del 17 giugno 1848, fatta dal col. Miloro al direttore delle artiglierie siciliane col. Orsini, allo scopo di mettere in batteria appunto due cannoni presso Grotte e altri luoghi. Nello stesso tempo il piccolo parco delle artiglierie minori da 4 e 6 in bronzo e in ferro era stato raccolto proprio in questa zona.

Il rinvenimento dei cannoni sulla spiaggia trova spiegazione nel fatto che, falliti i moti a causa dello sbarco di forti truppe borboniche a sud di Messina, i rivoluzionari dovettero rapidamente abbandonare questo e gli altri presidi della città e ritirarsi verso Milazzo.
Si tratta di reperti interessanti, in condizioni tutto sommato buone nonostante la grave mancanza di manutenzione e cura, l’ubicazione esposta agli agenti atmosferici, l’uso come contenitore di cartacce (dentro le volate) e anche gli atti vandalici, i cui segni più recenti sono databili al mese di settembre ottobre 2010, mentre altri danni erano già stati provocati anni addietro nell’indifferenza generale.

Armando Donato
Responsabile Comitato Storico Siciliano– Messina.

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giovedì 10 febbraio 2011

MESSINA. 1810, lo sbarco Murattiano ed il recupero della memoria



In occasione della Terza Edizione della Notte della Cultura, che si svolgerà a Messina Sabato 12 Febbraio 2011, l'Associazione Amici del museo di Messina sarà presente in varie interessanti iniziative.

Si comincia alle 18.00 presso l'atelier orafo della Ditta Alvaro & Correnti sito a Messina in Via Ugo Bassi n. 59-61 con l'inaugurazione di una particolare mostra dal singolare titolo “Ferri e Ori”. L'esposizione, organizzata in collaborazione con l’Archeoclub Messina e che potrà essere visitata fino al 15 Febbraio, proporrà ai visitatori la ricostruzione in un autentico laboratorio orafo di fine '700, antica fucina di una vera arte in cui Messina ha espresso sempre il meglio.

La cerimonia inaugurale sarà introdotta da una relazione del Presidente Dott. Franz Riccobono. Alle 21.00 e alle 23.00 nella Cappella Santa Maria all'Arcivescovado i soci Marco Grassi e Alessandro Fumia parteciperanno con proprie relazioni all'incontro promosso dal Comitato Cittadino Maria SS. della Lettera su: "Iconografia della Madonna della Sacra Lettera".

A partire dalle ore 22.00 a Santa Maria Alemanna, nell'ambito delle iniziative promosse da questa Associazione per il "Bicentenario del Respinto Sbarco Francese in Sicilia", in sinergia con l'Assessorato Comunale alle Politiche del Mare, Il Circolo di Messina e l'Istituto Italiano dei Castelli si terrà una Mostra e una serie di Conferenze e Concerti dedicati al "Potenziamento della difesa dello Stretto: 1810, lo Sbarco Murattiano". La Mostra documentaria, che potrà essere visitata anche nei giorni successivi, è stata realizzata dallo Studio Galeano mentre per gli Amici del Museo interverranno Franz Riccobono, Armando Donato, Alessandro Fumia e Marco Grassi che affronteranno ogni specifico aspetto di questa significativa pagina di storia militare.

Durante la serata il Presidente Franz Riccobono interverrà con mirate relazioni anche presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Antonio Maria Jaci", presso il Circolo "Pickwick" per la presentazione del volume "Bolidi di Notte" di Nino Minutoli, presso la Chiesa di Santa Caterina Valverde e presso la Saletta Commissioni di Palazzo Zanca in occasione della proiezione di alcuni documentari relativi alla Processione della Vara promossi dal Comune di Messina e dal Comitato Vara. Altresì il socio Giuseppe Amato esporrà a Palazzo Zanca alcune riproduzioni di armature del XVI secolo.

Sicuri di una vostra nutrita partecipazione, formuliamo i più cordiali saluti

Il Presidente
Franz Riccobono

Il Segretario
Marco Grassi

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